Capitolo 18

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I miei mi svegliano la mattina seguente alle 6:00. Sono stanchissima perché la notte non ho dormito nulla per via dei pensieri negativi che mi assalivano e l'ansia. Mi vesto alla svelta: mi metto come sempre dei pantaloncini di jeans a vita alta, una maglia nera lenta con lo scollo a V e le mie Vans verdi porta fortuna. Metto sopra una felpa dello stesso colore delle scarpe. È mattina presto e anche se ancora è agosto fuori fa un po' fresco, in più dentro l'aeroporto l'aria condizionata rende l'ambiente congelato. Facciamo colazione tutti insieme. C'è pure nonna Cecilia, che per l'occasione si è svegliata presto, insieme a noi, per poterci salutare. Dopo aver mangiato io e mamma aiutiamo papà a portare le valige fuori casa, dove aspettiamo il taxi che ci porterà all'aeroporto. Ovviamente mio padre ha venduto la nostra macchina, e con il ricavato ne comprerà un'altra, arrivati a Dublino. Alle 6:50 arriva il taxi. Salutiamo nonna Cecilia. Mi stringo al suo petto: posso sentire che ha un profumo di fiori, un'essenza che le avevo regalato per Natale, nonché la mia preferita. Credo che lei sarà la persona che più mi mancherà, quando sarò in Irlanda. Le do un grande bacio sulla guancia, lei ricambia e mi dice di stare attenta. Faccio un sorriso genuino, e lascio che saluti anche i miei, che l'invitano da noi appena la casa sarà agibile e arredata. Lei risponde che non vede l'ora, e che il verde dei paesaggi Irlandesi la rilassa. Dopo i saluti entriamo nel taxi, e vedo la nonna rientrare in casa. Le faccio ciao con la mano, lei ricambia e si stringe nella sua vestaglia viola chiaro. Mi viene da piangere un po', ma trattengo le lacrime giusto perché sono in una macchina che non è la mia, con un'uomo che nemmeno conosco; in più non voglio far preoccupare i miei. Arrivati all'aeroporto mio padre paga il tassista, e poi ci avviamo verso l'entrata. Nonostante sia mattina presto,  c'è moltissima gente, e una grande confusione. Io e i miei facciamo tutto un po' di fretta, poiché per le 8:00 dobbiamo imbarcarci, e il tempo sfugge. Fortunatamente riusciamo a finire per le 7:40. Decido di sfruttare quel momento libero ( e soprattutto di tregua ) per sedermi e ascoltare un po' di musica, mentre i miei sono dentro un negozio, e cercano qualche rivista da leggere durante il viaggio. Mi lascio trasportare dalla melodia di una canzone lenta e malinconica. Chiudo gli occhi ed entro nel mio mondo senza paranoie e preoccupazioni. Cerco di rilassarmi il più possibile.

POV di Ashton
I miei sono una vera palla, quando si tratta di negozi. E l'aeroporto è pieno di stupide boutique dove tutti credono che le cose costano meno, ma in realtà i prezzi sono sempre gli stessi, se non più alti. Sono stufo di questo stupido viaggio senza ritorno in Irlanda, e so già che, per un'australiano come me, sarà un incubo con quel clima. Già in Italia il freddo invernale è struggente, figuriamoci poi se lo devo sopportare per 12 mesi l'anno. Mi consola il fatto che con me c'è qualcuno che condivide questa sfortuna: Zoe Turner. In assoluto la ragazza più bella, simpatica
e sensibile che i miei occhi abbiano potuto mai vedere. Sembrerò esagerato, ma lo penso veramente. Non so se mi piaccia. Ma so solo che ho una voglia matta di rivederla e parlare con lei di qualsiasi cosa mi passi, anzi ci passi per la mente, cosa che abbiamo fatto molto, in questi giorni prima della partenza. Mi guardo intorno, per cercare un posto a sedere, ma la maggior parte sono occupati. Alzo lo sguardo per vedere se più lontano ci sia qualche speranza di trovarlo, quando, improvvisamente, scorgo la figura di Zoe. È seduta e sta ascoltando la musica, con gli occhi chiusi. Sembra molto rilassata, ma decido di andare da lei comunque, per salutarla. Magari abbiamo lo stesso volo e avrò anche la fortuna di viaggiare accanto a lei. Mi dirigo a passo svelto dove è seduta e, facendo attenzione a non distrarla da quel momento di relax, mi metto dietro di lei, mettendole delicatamente le mani sugli occhi.

POV di Zoe.
La musica mi ha decisamente trasportato nel mio mondo. Sono molto rilassata, e non mi preoccupo nemmeno più tanto dei miei genitori, che sembrano stati risucchiati dai vari stupidi negozi dell'aeroporto. Sto aspettando che parta la prossima canzone, quando, improvvisamente, sento delle mani appoggiarsi con delicatezza sui miei occhi ancora chiusi. Sobbalzo un po' spaventata e mi giro di scatto. Sto per dire a quel lei o lui che mi ha coperto gli occhi cosa gli è saltato per la mente, quando vedo davanti a me Ashton. Non ci posso credere, il destino ci vuole realmente insieme.
"Cosa ci fai tu qui?" gli dico stupita e molto felice.
"Beh prendo l'aereo per Dublino!" mi risponde come se fosse la cosa più scontata del mondo. Effettivamente lo è, ma averlo qui davanti a me, è come un desiderio che si avvera e non posso che non essere felice.
"Non pensavo prendevamo anche l'aereo insieme!" Intanto sposto la mia borsa per farlo sedere sul posto che prima quest'ultima occupava.
"E invece si!" Mi abbraccia forte. Ha un profumo di sigaretta, che rende la sua figura già da ribelle ancora più attraente. Non sapevo che fumasse. In caso, oggi doveva essere molto nervoso, perché molto spesso c'è chi sfoga il nervosismo in una sigaretta.
"Fumi?" Gli chiedo.
"Em... Si... Ti da fastidio?"
"No no, affatto era per sapere, avevi la maglia che "profumava" di sigaretta."
Credo di averlo messo in imbarazzo, quindi cambio argomento chiedendogli dove siano i suoi.
"In quegli stupidi negozi" sbuffa e mi indica una serie di boutique. "I tuoi invece?"
"Anche loro, sono ossessionati!"alzo gli occhi al cielo, e scoppiamo a ridere. Vedo i miei a fare la fila per l'imbarco, che sembra interminabile. Evidentemente mi hanno visto con Ashton e non hanno voluto disturbarmi. Non gli ho parlato di lui, quindi mi preparo ad una serie infinita di domande sul suo conto, durante il viaggio.
"Ashton io devo andare, il mio aereo sta per partire." Il ragazzo guarda improvvisamente l'ora sul telefono.
"Merda sono le 8:00, anche io devo partire."
"Siamo anche sullo stesso volo?" Non posso non sorridere.
"A quanto pare si, cara Zoe" e mi lascia un bacio sulla guancia. Così ci avviamo insieme alla fila per l'imbarco. Qui le nostre strade si dividono però, perché io sto con i miei e lui con i suoi, e farci vedere insieme significherebbe il dover vivere una straziante situazione di imbarazzo.

Entriamo sull'aereo alle 8:20. La fila è stata qualcosa di interminabile. Dentro sistemiamo i nostri bagagli a mano, e ci sediamo sui posti prenotati. Io sono seduta vicino ai miei, invece Ash ai suoi. Mi dispiace, perché avrei voluto realmente stare un po' al suo fianco, durante il volo. Mentre sistemo il mio bagaglio anche Ashton è intento a fare la stessa cosa. Mi aiuta perché mi vede in difficoltà e io lo ringrazio.
"Ci vediamo li" mi sussurra all'orecchio.
"Ma certo" gli rispondo, un po' in imbarazzo del suo fare malizioso.
Quando tutti i passeggeri si sono sistemati, dopo la spiegazione fatta da uno steward su cosa fare in caso di emergenza, siamo pronti per partire.
"Chi è quel ragazzo con cui parlavi prima dell'imbarco?" Mi chiede mia madre, mentre ci allacciamo le cinture.
"Un'amico..." Le rispondo velocemente, e guardo fuori dal finestrino il cielo che si schiarisce, perché voglio davvero evitare l'argomento. Alla fine si parte alle 8:40.
Durante il viaggio dormo tutto il tempo ascoltando la musica, ne ho proprio bisogno. A svegliarmi è solo mia madre, che mi avverte che siamo arrivati.
"Salve a tutti sono Lucia. Siamo a Dublino, ora locale 7:40. Il clima è fresco e nuvoloso, forse pioverà. Vi ringraziamo per aver viaggiato con la nostra compagnia aerea, speriamo che abbiate passato un viaggio rilassante con noi. Il capitano vi augura buon soggiorno a Dublino. "
Se prima ero stanca, ora con questo fuso orario lo sono ancora di più. È come se non avessi dormito nulla.
Prendiamo i bagagli ed usciamo. La hostess ci augura buona giornata, e miei ricambiano. Appena uscita mi rendo conto che il mio abbigliamento non è proprio adatto al clima, è veramente fresco. Sembro come una turista che pensava di andare alle Hawaii e invece si ritrova in Alaska. Un pullman piccolo ci porta tutti dentro l'aeroporto, dove dobbiamo prendere gli altri bagagli. Tra la tanta folla scorgo Ashton e decido di andarlo a salutare.
Ci abbracciamo.
"Come è andato il viaggio?" Mi chiede.
"Bene ho dormito molto, ma con questo fuso orario è come se non avessi fatto nulla"
"Mi dispiace molto" fa il finto dispiaciuto, e ridacchia come la prima volta che ci siamo visti. Gli do un leggero pugno sul braccio.
"Che aggressiva ragazza abbiamo qui"
"Stupido!" E rido.
Vedo che i miei mi stanno aspettando, con tutte le valigie.
"Io vado Ashton, ciao ci si rivede!"
"Certo, mandami un messaggio quando arrivi a casa!"
"Contaci!" Gli rispondo mentre mi avvio verso i miei.
Usciamo dall'aeroporto con le valigie, per aspettare un'alto taxi che ci porterà nella nostra nuova casa.
"Benvenuta a Dublino" dico fra me e me.

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