Mentre sono sul taxi, decido di mandare subito un messaggio ad America, per avvertirla che sono arrivata.
"Sono a Dublino!" Le scrivo semplicemente. Mi risponde subito.
"Come è andato il viaggio? Sono felice che tu sia arrivata sana e salva! Fa freddo? Come è la città? Ci sono ragazzi carini?" Comincia a tempestarmi di domande. Rido al pensiero di Am che scrive velocissima sulla tastiera del cellulare e impazzisce, correndo per tutta la casa.
"MA SONO SOLO ALL'AEROPORTO PER ORA AMERICA!" Le rispondo. È sempre la mia solita migliore amica. Credo che la distanza ci separerà solo dal punto di vista dei corpi, ma resteremo comunque le amiche che siamo sempre state, perché continueremo ad essere noi stesse, nonostante tutto, e questo ci darà la forza di andare avanti. Guardo fuori dal finestrino la città. Il taxi ci sta portando in centro, alla mia nuova casa, che si trova in un quartiere di cui ora non ricordo il nome, che ho anche capito poco, tra l'altro. Sono agitata e curiosa di vederla, da un lato. Sono sicura che sarà molto più grande e spaziosa, rispetto alla nostra vecchia casa; spero solo che i miei riusciranno a mantenere, quando l'arrederanno, quella familiarità calda e accogliente che aveva la precedente casa. Siamo arrivati a quello che credo sarà il mio nuovo quartiere, il posto in cui conoscerò nuovi amici, passerò l'estate e i miei andranno a cena dai vicini. Rabbrividisco a questo pensiero. Avete presente i film in cui si vedono quelle case tutte in fila, separate da un'unica strada? Ecco, stessa cosa. Tante case azzurre immerse nel grigio di un cielo che promette solo pioggia. Il taxi si ferma davanti a una delle tante case tutte uguali. Riconosco che è la mia solo quando i miei scendono, e prendono i bagagli, aiutati dal tassista, portandoli verso quella che sarà l'entrata della mia futura casa. Faccio lo stesso. Siamo davanti l'ingresso.
Ho dei brividi, che non so se sono dovuti al freddo o al fatto che sono molto agitata di entrare. Mio padre paga il tassista, che ci augura buon soggiorno a Dublino, e noi ricambiamo.
"Ecco ci siamo" dice mio padre, prendendo le chiavi e aprendo lentamente la porta. Portiamo i bagli dentro. Vedo che ci sono già dei mobili, come il divano, ma non è ancora arredata. È grandissima, e ha una vetrata che si affaccia a un giardino con una fontana che io trovo inutile, ma sono sicura che a mamma è piaciuta moltissimo.
"Vuoi vedere dove sarà la tua camera?" Mi chiede mamma, sorridendomi. Annuisco. Mi fa salire le scale, prendendomi per mano, e mi apre la porta di una stanza molto spaziosa. Ha persino un balcone, che si affaccia al giardino, e da qui ho una buona visuale del centro città.
"È bellissima" dico sfiorando il letto con il palmo della mano.
"Grazie mille." Mi limito a dire, ma sono veramente felice di avere finalmente la camera dei miei sogni. Io e mamma scendiamo le scale. C'è papà che è ancora all'ingresso.
"Ti è piaciuta la camera Zoe?"
"Si tantissimo, grazie papà"
"Nulla tesoro" e mi lascia un bacio sulla fronte.
Decidiamo di sistemare i vestiti nell'armadio. Porto la valigia in camera mia. Mi ricordo che devo mandare un messaggio ad Ashton.
"Qui tutto bene, la casa è stranamente bella. Da te?" Gli scrivo, mentre apro la valigia stracolma di vestiti.
"Anche da me! Ma dove abiti?"
"In un quartiere di case blu di cui non ho capito bene il nome. Tu?"
"Credo vicino alla nostra futura scuola,perché ho letto l'insegna Dublin-Accademy High School. Ci posso arrivare a piedi se voglio!"
"Fico. Inquietante vivere davanti alla scuola ma fico"
"Ahahha. Senti Zoe ti devo lasciare che devo sistemare la valigia, a più tardi magari."
"SIAMO TELEPATICI! Anche io la sto sistemando! Si va bene a più tardi. Ciao Ahs."
"MAGARI SIAMO GEMELLI SEPARATI ALLA NASCITA!" Scrive ridendo. Rido anche io al pensiero di me e il mio amico sullo stesso lettino, identici e appena nati. Poi mi saluta con un:"Ciao bella."
Guardo la valigia, e mi dico che prima comincio e prima finisco. Ripongo tutti i vestiti sull'armadio ben piegati, ma so che quest'ordine non durerà ancora per molto, visto come sono fatta. Vorrei farmi una doccia calda e cambiarmi. Scendo al piano di sotto per cercare mia madre.
"Mamma abbiamo il sapone? Vorrei farmi una doccia"le chiedo. È in cucina e controlla che sia tutto perfetto e funzionante: frigo, fornelli, forno e altre cose.
"Si certo, l'ho già messo in bagno"mi risponde.
"Em...dove sarebbe?" devo ancora ambientarmi.
"Sali le scale, è vicino alla tua camera."
"Okay grazie."
Non avrò il bagno in camera come a Roma, ma questo, se pur non proprio il mio, è fantastico. Ha una bellissima vasca che può anche essere usata come idromassaggio o semplice doccia. Decido di farmi peró una doccia veloce. Mamma ha già sistemato anche gli accappatoi e il bagno è la parte più arredata della casa, fino ad ora. Con l'accappatoio e ancora un po' bagnata mi dirigo in camera mia. Mi asciugo e mi vesto. Devo ancora prenderci la mano con questo clima, quindi mi metto un maglione grigio e dei jeans neri strappati. Mi stendo sul letto. Guardo che si sono fatte le 11:00. Mi ricordo che dovevo fare una video chiamata con Am per mostrarle la nuova casa, quindi vado su FaceTime.
"Ciao America!"
"Zoe che bello rivederti, come va li?"
"Abbastanza bene, pronta per un giro turistico nella mia nuova favolosa dimora?"
"Siiiiiiii" mi urla eccitata dal cellulare. Le mostro tutto, la mia camera, il giardino, la cucina, il bagno, il fuori della casa, il giardino anonimo che hanno all'ingresso tutti e il triste cielo irlandese che mi ricorda quante mille altre città fantastiche ci sono, e io sono su quella dove piove e fa schifo il tempo tutto l'anno. A fine visita rivado in camera. Il suo commento è:"Mica male"
"È un luogo invivibile!" Le rispondo facendo finta di piangere.
"Dai, pensa ai bei biondini irlandesi che incontrerai, in più la casa è proprio bella!"
"Forse..." Ma sono più scoraggiata di prima. Poi le racconto di Ashton all'aeroporto. Lei ci vuole vedere fidanzati a tutti i costi, ma io non ne sono ancora convinta. Lo conosco da troppo poco, anche se so che è un ragazzo fantastico. Parliamo un'altro po' per poi chiudere la chiamata.
È 12:00. Considerando che da noi sarebbe l'1:00, io ho veramente tanta fame. Scendo al piano di sotto.
"Mamma, papà, dove pranziamo oggi?"
"C'è un ristorante vicino a casa nostra, pensavamo di andare li..." Dice mio padre.
"Certo!"
Così ci avviamo a piedi al ristorante. Mentre camminiamo vediamo una signora un po' più grande di mia madre, bionda e dall'aria spensierata, che con delle buste della spesa affretta il passo per venire verso di noi. Ci sta pure salutando appassionatamente.
'La pazza irlandese di turno' penso, e alzo gli occhi al cielo. Quando vedo mia madre salutarla, capisco che forse i miei la conoscono. Non so come, visto che viviamo qui da nemmeno un giorno, ma è così.
"Ciaooooo" mia madre l'abbraccia.
"Come va?" Le chiede.
"Molto bene grazie, voi? Come è andato il viaggio?"
"È andato abbastanza bene. Ora stiamo andando al ristorante a mangiare qualcosa, siamo affamatissimi"
"E questa deve essere la vostra Zoe. Dio che bella ragazza!" Dice la signora irlandese.
"Salve" mi limito a dire.
"Io e questa signora, Maura, siamo andate al college insieme. Eravamo grandi amiche, e ora ci siamo ritrovate!"
"Fantastico!" Rispondo. Ma di fantastico non c'è niente, proprio niente.
Parlano un'altro po'. Sento un discorso come: "domani venite a pranzo da noi", "a 12:30 andrà benissimo" e "ne saremo felicissimi."
Alla fine arriviamo al ristorante. Mangiamo di buon gusto per poi riavviarci verso casa, a piedi.
"Domani Zoe siamo dagli Horan, la famiglia di quella signora che abbiamo visto poco fa" sembra entusiasta, mia madre, mentre mi dice tutto ciò.
"Okay va bene" le rispondo, anche se non ho voglia di andare a mangiare da quella famigliola allegra irlandese, perché io sono estremamente triste e a tutti quelli che mostrano una grande gioia mi verrebbe solo da sputargli su un occhio. E gli irlandesi sono così: amano la loro patria come niente al mondo, sembrano sempre piccoli stupidi elfi felici e contenti, così caldi ed educati. Forse lo sono perché vogliono fare contrasto con il clima, spaventosamente freddo e poco accogliente.
Durante il pomeriggio non facciamo nulla, se non un giretto per il quartiere,
per conoscerlo meglio.
"Domani verrà un furgone alle 8:00 di mattina che ci porterà gli scatoloni con le nostre cose per arredare casa" spiega papà.
"Quindi Zoe sono sicura che ci darai una mano" aggiunge mamma.
"Ovvio!" faccio la finta entusiasta.
Rientriamo casa alle 4:30 del pomeriggio, che passo nella mia spoglia camera, ascoltando la musica. Sono così stanca che non ho nemmeno le forze di chiamare o Ashton o America per una chiacchierata. Sto solo stesa sul letto, immersa nei miei pensieri pessimisti.
Alle 20:00 ceniamo sempre nel solito ristorante del pranzo, altra alternativa non c'è, perché non abbiamo ne' la macchina ne' conosciamo bene il posto.
Quando torniamo verso le 21:00 mi rendo conto di quanto è stata stancante e piena di cose troppo nuove la giornata, così decido di andare a letto subito. Mando un messaggio alla mia migliore amica e ad Ash, per augurargli la buona notte, per poi addormentarmi in un sonno profondissimo.
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Blue as the sky
FanfictionZoe Turner è un'adolescente di 16 anni che vive a Roma con la nonna, timida e impacciata. Ha una vita che considera "quasi perfetta". Un'amica fantastica,due genitori assenti ma che le vogliono bene comunque e una nonna giovanile e spassosa. Ma quan...