La mattina seguente mi sveglio con un grande mal di testa, dato dal troppo pensare durante la notte e dormire poco. Non ho ancora detto ad America e ad Ashton del bacio, e voglio farlo il prima possibile; specialmente alla mia amica, che capisce molto bene la psicologia maschile, avendo tanti amici maschi, e un'esperienza di fidanzati alle spalle più esperta della mia. Sono certa che proprio per questo saprà consigliarmi qualcosa, o rassicurarmi. Ad Ash, invece, non so se glielo dirò: mentre prima sentivo di provare qualcosa per lui, di vederlo come "oltre a un amico", adesso sono veramente confusa. Non ci sentiamo ormai da molto, ecco perché chiamarlo per raccontargli una cosa del genere non mi sembra un buon pretesto per poter fare una chiacchierata e recuperare il tempo perso. Magari gli manderò solo un messaggio, giusto per sapere come sta, evitando il discorso "bacio". Non voglio che pensi che lo abbia messo da parte, e forse una cosa del genere potrebbe infastidirlo. Comunque oggi è il mio ultimo giorno di vacanza, perché domani, primo settembre, comincerà la scuola. Ecco perché mi sono svegliata molto tardi e mi sto prendendo questa giornata il più rilassata possibile. Solo che non ci riesco. Intendo, a stare rilassata. Perché ogni piccola cosa, anche la più insignificante, mi ricorda tutto della giornata passata con Niall ieri, e specialmente di quel bacio così intenso, ma allo stesso tempo misterioso.
Quel bacio non deve aver significato nulla per entrambi, okay? Ma sappi che io ho provato qualcosa.
Ancora ricordo la sua frase, che mi ha tormentato e sta continuando a tormentarmi da ieri sera, e continuerà a farlo per molto, se non mi do subito delle risposte. Scaccio dalla mente questi pensieri, e mi dirigo in cucina, per fare colazione. Anche questa mattina i miei se ne sono andati via, diretti a comprarmi la divisa scolastica, e a sistemare le ultime cose a scuola, come ad esempio l'iscrizione, in modo tale che domani sia tutto pronto e io non debba perdermi per la nuova scuola a caccia di informazioni, cosa che, tra l'altro, odio con tutta me stessa; mi fa innervosire. Ovviamente io non sono andata con loro, ma ho preferito dormire e stare a casa da sola. Amo stare a casa quando non c'è nessuno, perché ho tutto lo spazio a disposizione per fare ció che voglio, e non devo preoccuparmi del volume dello stereo o di combinare qualche pasticcio, visto che posso rimediare nel tempo in cui mamma e papà sono fuori casa.
Apro il frigo e le varie dispense della cucina per cercare qualcosa di buono e appetitoso da mangiare a colazione, ma non c'è nulla di quello che realmente desidero, tipo un buon cornetto alla Nutella e un cappuccino schiumoso, con quel retrogusto di caffè al punto giusto. Così decido di andare al piano di sopra e farmi un bel bagno scaccia pensieri, caldo e rilassante, per poi andare al bar a fare colazione. Salgo in fretta al piano di sopra, per dirigermi nella mia camera, e accendere lo stereo. Metto un CD fatto da me, pieno di stupide canzoncine commerciali che mettono di solito alle feste in discoteca, molto orecchiabili e poco impegnative da ascoltare. Alzo il volume più alto che posso, in modo tale che la musica si possa sentire anche dal bagno con la porta chiusa. Faccio scorrere l'acqua nella vasca e metto del sapone allo zucchero filato che ha un profumo molto buono e delicato. Poi rivado in camera e mi spoglio, cantando una canzone di cui ora non ricordo il titolo, per poi andare in bagno e affogare il mio corpo nell'acqua. Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dalle note ritmate del CD e dal dolce profumo del bagnoschiuma. Credo che se il paradiso esista, sia una cosa molto simile a questa. L'acqua e la schiuma mi avvolgono in un caldo abbraccio, sto per addormentarmi un'attimo, segno di una notte passata a tormentarmi quando.... Sento suonare il campanello.
Guardo l'ora. Sono solo le 10:00. Quindi è impossibile che siano i miei, visto che sono usciti alle 9:00, svegliandomi per avvertirmi, tra l'altro, e dicendomi che fino all'ora di pranzo non sarebbero rientrati. In più hanno le chiavi di casa, quindi non trovo il senso di suonare. 'Se non sono loro non apro' dico fra me e me. Sono un po' spaventata, a dirla tutta; viviamo a Dublino da nemmeno una settimana, non ho amici che mi possano cercare e i miei, oltre agli Horan, non conoscono nessun'altro. Chi potrebbe essere?
'Tanto se non apro non succede nulla.' penso. Richiudo gli occhi, ma non faccio in tempo a riprendere a rilassarmi che sento altre due volte suonare il campanello. Poi un'altra ancora. E un'altra. Preoccupata esco velocemente dalla doccia. Mi metto solo un'asciugamano non tanto lungo intorno al corpo. Grazie a Dio non mi sono lavata anche i capelli, perché sennò avrei bagnato tutto, e avrei dovuto asciugare il pavimento, non una delle mie cose preferite. Vado in camera e afferro il cellulare. Guardo dal balcone della camera che la macchina degli Horan non c'è.
'Quindi non sono loro' penso, abbastanza spaventata. Dal cellulare vado sulla rubrica, e cerco il numero di mio padre, in caso mi serva chiamarlo.
Scendo in cucina, e sento un'altra volta suonare il campanello. Sembra una di quelle scene dei film horror dove c'è la stupida ragazza che scappa dal maniaco di turno. Il problema è che la preda, sono io. Prendo un coltello, non tanto affilato. Da un lato mi viene da ridere, perché sembra veramente di stare girando un film dell'orrore, ma, dall'altro, sono inquietata. Non posso sentire chi è, perché il citofono è rotto, e mio padre non l'ha ancora riparato. La persona dietro la porta continua a suonare con insistenza. Tante e tante di quelle volte, che, alla fine, dopo aver preso un grande respiro e soprattutto sicurezza interiore, apro la porta.
"CHIUNQUE TU SIA SAPPI CHE HO UN COLTELLO!" urlo al tizio davanti a me, con faccia minacciosa, pronta a richiudere la porta all'instante.
"Bel coltello, peccato che con quello il massimo che puoi farmi è solo un graffietto. Perché ci hai messo secoli a rispondermi? E perché hai un coltello?" mi dice il ragazzo con faccia stupita e allo stesso tempo maliziosamente divertita, visto che sono abbastanza scoperta, avendo solo un asciugamano a coprirmi. Ovviamente quel ragazzo è Niall. L'unica cosa che mi esce dalla bocca è un: "Che cazzo ci fai qui?." Non proprio la finezza, ma non capivo realmente che voleva da me alle 10:00, forse ormai 11:00, del mattino.
"Beh, pensavo di fare colazione insieme. Quindi visto che i tuoi sono usciti, mi è venuta l'idea di venire a casa tua a farla."
Prima mi bacia, poi fa finta di niente, poi mi porta la colazione. Cosa mi sono persa? Poi è anche fidanzato!
"Come fai a sapere che i miei sono usciti?" gli chiedo puntandogli il coltello contro.
"Ehi, ehi, calmati " mi dice con un tono un po' spaventato "Dio siamo vicini di casa Zoe, li ho visti partire questa mattina, mentre ritornavo dalla mia corsa giornaliera, li ho salutati e chiesto dove andavano, e mi hanno risposto che dovevano sbrigare delle cose per la tua scuola, e tornavano tardi. Quindi ho preso la macchina, sono andato da Starbucks e ho comprato dei cornetti e dei cappuccini, che ora sono freddi. Se magari mi fai entrare, mangiamo un po'. Sempre che tu non abbia già fatto colazione."
"No macché muoio di fame, entra pure" dico, rassegnata, facendo segno di accomodarsi. Vince sempre, lui e i suoi occhi azzurri, il modo di fare sempre dolce. Lo odio per questo. Lo prendo per mano e lo conduco in camera mia. Prendo una tuta dall'armadio per cambiarmi.
"Guarda che puoi restare anche così" mi dice. "Per me non ci sono problemi."
"Tu sei scemo Horan" dico stizzita, alzando gli occhi al cielo.
Vado in bagno e mi metto velocemente la tuta. Rientro in camera. Lui ha già "apparecchiato" una sorta di picnic per terra, con i cappuccini e i cornetti. Ci abbuffiamo sul cibo, siamo entrambi affamati, e le uniche parole che smorzano il silenzio sono: "Questi cornetti sono buoni" o " il cappuccino è delizioso."
A fine colazione butto tutte le cartacce sul cestino, e ci sediamo sul letto. Lui non smette di fissarmi, cosa che mi mette in soggezione. Guarderei anche io all'infinito i suoi due occhi oceano, ma proprio non ce la faccio a mantenere il contatto visivo, sono troppo timida.
"Grazie per la colazione" dico " e scusa per prima"
"Niente Zoe è il minimo."
Poi c'è un silenzio di tomba. Credo sia dato dal fatto che entrambi ci ricordiamo del bacio di ieri sera. Mi prendo coraggio, e gli chiedo il perché di quel gesto improvviso.
"Niall, riguardo al bacio di ieri sera... Cioè? Perché lo hai fatto? Sei anche fidanzato... Spero tu non mi abbia baciato solo per divertimento." In questo momento mi sta per venire da piangere, perché per me ha significato.
Si mette una mano sui biondi capelli, scuotendoli un po'. Sembra indeciso su come rispondere. Poi, mi prende per le mani, e mi guarda negli occhi. Questa volta lo guardo anche io, speranzosa.
"Zoe, ti conosco da pochissimo. Ieri sera, dopo quella giornata a Dublino, mi sono accorto di quanto mi mancava una ragazza come te: solare, timida, impacciata, altruista e bellissima. Sono fidanzato da un anno con una ragazza di nome Selena, mi piace molto. Ma ieri ho sentito la scintilla che non provavo da tanto, o che forse non ho mai provato. Ti ho baciata per vedere se quelle emozioni che avevo sentito durante la nostra giornata erano vere oppure no. E lo erano. Perché, Dio, Zoe, ti avrei baciata per tutta la sera. Per sempre. Se non fossi fidanzato spererei tanto di averti come mia ragazza, ma con Selena va tutto alla grande, e io.... Scusa ho combinato un casino."
Sembra dispiaciuto, e il suo discorso è stato sincero. Non mi spiego solo come io, Zoe Turner, possa aver fatto "innamorare" un ragazzo così fantastico come Niall. Cioè, io non sono niente di che, e sono sicura che la sua fidanzata, Selena, è bella, simpatica, intelligente... Insomma, la ragazza perfetta.
"Scusa tanto Zoe, spero tu possa perdonarmi." A questo punto lo abbraccio.
"Ma certo Niall, ti voglio bene comunque."
"Anche io Zoe te ne voglio, molto più di quanto il tempo che ci conosciamo mi abbia permesso di volertene"
Mi sciolgo dall'abbraccio e gli sorrido. Lui ricambia. Poi toglie dal suo collo una collana con un trifoglio, che ora so che è il simbolo dell'Irlanda.
"Ecco tieni, voglio che sia tua. Sarò sempre con te, così."
"Niall tu non..."
"Shhh, prendilo come un regalo di benvenuto." E me la mette. "Vedi quanto ti sta bene?"
"Grazie, veramente." A questo punto mi sento in dovere di dargli qualcosa anche io. Così gli regalo il mio elastico per i capelli azzurro, che tengo sempre al polso.
"Questo invece" dico imbarazzata " questo invece è per te" e gli porgo l'elastico, senza nemmeno guardarlo negli occhi. Lo mette.
"È molto bello." commenta
"Una stupidaggine." Mi scosta i capelli dal viso. Poi mi sussurra: "È l'elastico di Zoe Turner, e io mi sento più che onorato di portarlo."
Rido. Quanto è dolce. Mi mordo il labbro al pensiero che forse non ci sarà mai un "noi." Perché mi piace, e non mi vergogno ad ammetterlo.
Parliamo un'altro po', sopratutto della scuola, che comincia domani.
"Agitata?" Mi chiede.
"Mamma mia" rispondo mettendomi le mani sul viso " non ci posso pensare!"
"Andrà tutto bene, ne sono certo."
Guardo l'ora: 12:40. Tradotto in: fra poco i miei saranno a casa.
"Niall, fra poco tornano i miei..."
"Okay si, è meglio che vada"
Scendiamo le scale insieme, poi lo accompagno alla porta.
"Grazie della collana, della colazione, di tutto."
"Grazie a te"
"Okay allora ciao"
"Ciao Zoe"
"Ciao Niall"
"A domani"
"Si a domani"
"A scuola alle 9:00 vero?" chiedo. Non voglio che se ne vada, già ne sento l'astinenza.
"Già, proprio così!"
"Allora ciao" e faccio il gesto con la mano, aprendo la porta. Lui esce, sto per chiudere la porta quando la blocca.
"Zoe aspetta!"
"Dimmi!"
"Senti, ti volevo chiedere, ma tu hai provato qualcosa, quando..." sembra esitare. Poi continua: "quando ci siamo baciati?"
"Certo. Mi piaci okay?" sono ritornata fredda, come agli inizi. Ma mi stupisco di aver detto, per la prima volta in vita mia, mi piaci ad un ragazzo, senza paura del suo giudizio. Comunque è fidanzato, e non avrebbe dovuto farmi "innamorare di lui."
"Anche tu mi piaci Zoe. Ma il discorso è sempre quello." Termina lasciandomi un lieve bacio sulle labbra, per poi andarsene come se niente fosse. Lo saluto nuovamente con la mano, stupita più che mai. So già che è l'inizio della fine.#SPAZIO AUTRICE 2
Mi ero ripromessa che non avrei fatto nulla del genere, ma devo. Allora, volevo dire a chi sta leggendo che se alle volte sarò assente, è perché è ricominciata la scuola :'( . Quindi ho molto meno tempo di scrivere, in confronto a l'estate, dove avevo mattina, pomeriggio e sera. Farò di tutto pur di mandare avanti la storia comunque. Ma se mi vedrete assente, beh, ora ne sapete il motivo!
Un bacio XXX
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Blue as the sky
FanfictionZoe Turner è un'adolescente di 16 anni che vive a Roma con la nonna, timida e impacciata. Ha una vita che considera "quasi perfetta". Un'amica fantastica,due genitori assenti ma che le vogliono bene comunque e una nonna giovanile e spassosa. Ma quan...