Capitolo 20

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Se c'è una cosa che odio di più quando sto dormendo profondamente, è l'essere svegliata da qualcuno. Se poi quel qualcuno mi sveglia alle 8:00 solo perché devo aiutare a sistemare casa, allora la situazione è ancora più critica. Così quella mattina mia madre mi svegliò molto presto, perché arrivava il così detto furgone che ci avrebbe portato il resto delle cose che avevamo a casa a Roma, e io dovevo aiutare a svuotarlo, portare gli scatoloni in casa e sistemare ciò che c'era dentro. Tutto questo affannarsi doveva finire per le 11:00, perché poi a 12:30 avevamo quel fottuto stupido pranzo irlandese, al cui solo pensiero andavo in escandescenza. Vedere quei visi felici e paffutelli, con le guance rosse e gli occhi allegri e luminosi mi faceva venire i brividi di rabbia. Scendo le scale strisciando i piedi, perché questa mattina mi sono svegliata con il piede storto, e già so che sarò agitata e scorbutica tutto il giorno. Sul tavolo mi aspetta una tazza di latte e dei cereali al cioccolato, segno che mia madre è stata a fare la spesa, in non so quale supermercato visto che ieri non ne ho visto nessuno nei paraggi.
"Dormito bene cara?" mi chiede mia mamma, tutta frizzante ed esasperata; per me quella sua amica del college, con la sua allegria irlandese, l'ha contagiata fin troppo. È in cucina e sta lavando le tazze con cui hanno fatto colazione lei e mio padre.
"Mamma per favore, dimmi che stai scherzando" le rispondo strabuzzando gli occhi. Possibile che non vede che sono uno zombie vivente? Ho due occhiaie da far paura e un viso spietato e arrabbiato.
"Dai non esagerareee!"ore le tiro la mia ciabatta.
"Io vado in giardino da tuo padre, che Maura e suo marito ci stanno spiegando un po' come funzionano le cose quaggiù. Vestiti veloce, fra poco si comincia a lavorare!"
Le rispondo con un verso di lamento. Mentre mia madre esce, io finisco di fare colazione. Vicino a me c'è il suo cellulare. Non ha il codice, quindi vado sulla galleria per guardare qualche foto. Ne vedo una che mi colpisce: c'è Maura e quello che credo sia suo marito, con un bambino piccolo, biondo e un po' cicciotto che sembra un angioletto.
'La famiglia al completo. Questa la deve aver inviata a mia madre per fargliela vedere' penso. Devo essere sincera, per essere suo figlio è davvero piccolo! Insomma, non dico che l'amica di mia madre sia "vecchia" ma una donna di quella età dovrebbe almeno avere un ragazzo minimo di diciotto anni in casa, non un bimbo così piccolo! Penso che però abbia partorito tardi, e mi rallegro del fatto che non dovrò incontrare nessun ragazzo. Almeno mi divertirò dopo pranzo con il piccolino, mente i miei parleranno ore e ore con gli Horan. Questa cosa del non avere un figlio mio coetaneo  a dire il vero mi ha migliorato la giornata, così, felice, dopo aver sparecchiato, vado in camera a cambiarmi. Metto un pantalone della tuta e una felpa a fiori dell'Adidas. Mi lavo i denti e il viso e mi lego i capelli in una treccia a lato.
Esco e vedo che è già arrivato il furgone. Maura e suo marito non ci sono più, così io e i miei iniziamo a scaricare i vari scatoloni. Ci impieghiamo buona parte della mattinata a sistemare tutto, ma per le 11:00, come prestabilito, riusciamo a finire. Ora la mia camera, con tutte le mie cose, è molto più accogliente e mi appartiene maggiormente. Sono felice del risultato finale.
Decido di farmi una doccia e poi cambiarmi. Non so che mettermi, a dire il vero. Mamma mi stressa di mettere il vestito che mi ha regalato Am, ma io le dico che non è la giusta occasione e che non mi va. Non era il vestito che avrebbe fatto colpo su un bel ragazzo? E qui di bei ragazzi non ce ne sono, escluso il bimbo di Maura, sempre che si possa considerare tale. Quindi scelgo una semplice maglietta e un paio di jeans. Mi sciolgo i capelli e mi metto le Vans verdi portafortuna. Non sto poi tanto male.
Si è fatto 12:00. Anche se la famiglia che ci ospita ci ha invitato per 12:30 io e i miei decidiamo già di andare a casa degli Horan. Mia madre ha persino portato il dolce.
Suoniamo il campanello. Ci apre Maura.
"Ciao splendori! Prego accomodatevi."
Mamma le da il dolce, e la signora Horan tutta eccitata ringrazia. Lo portano in cucina, e iniziano a parlare di cibo. So che resteranno li per un bel po'. È sempre così.
Mio padre è preso dal signor Horan, che lo porta in garage per fargli vedere la moto.
Io resto sola. Mi siedo sul divano del salotto. C'è il figlio degli Horan sul tappeto, che sta giocando con le costruzioni.
"Ciao bel bimbo"
Mi fa ciao con la manina. Gli costruisco una torre con i vari mattoncini colorati, e lui ne sembra entusiasta, perché batte le mani.
Improvvisamente il mio sguardo è rivolto ad una bellissima chitarra. Deve essere una Taylor. Fra le tante cose che so fare, suonare la chitarra è una delle mie preferite. Mi ha insegnato con il tempo mio padre, che faceva parte di una band, al college. Mi alzo dal tappeto dove ero seduta e l'afferro.
Mi siedo sul divano e strimpello un po' le corde. È perfettamente accordata.
Decido di suonare 'Wish you were here' una delle miei canzoni preferite dei Pink Floyd. Quanto mi è mancato questo dolce suono.Comincio a canticchiare, e sono molto trasportata dalla musica quando sento che insieme a me, si è affiancata a cantare una voce angelica di un maschio. Inizialmente non realizzo, penso sia solo la mia immaginazione. Ma quando qualcuno si siede accanto a me, e inizio a sentire un respiro in più al mio, smetto e mi volto di scatto. Al mio fianco c'è un ragazzo biondo, dagli occhi azzurri come il cielo quando è sereno, che mi fissa. Non so chi sia, ma sono completamente catturata dal suo sguardo ipnotico.
"Sei brava" mi dice, senza staccare i suoi occhi dai miei. "Ma la chitarra è la mia"
ZOE TURNER SVEGLIA NON SEI IN UN SOGNO AGISCI.
"Em... Oh... Si ma certo... Cioè io stavo solo... Vedendo se era accordata... È molto... molto....Grande!"
GRANDE? NO ASPETTA COSA STO DICENDO?
"Grande" il ragazzo sembra perplesso.
"È si bella grande, cioè... Una chitarra molto bella.... Em... Carina."
Mi alzo per rimetterla a posto.So che sono tutta rossa. Nel breve tratto che devo fare, inciampo sulle costruzioni di quel bambino che non so ormai chi sia, e cado, con la chitarra in mano. Credo di aver fatto un grande botto, perché le due mamme accorrono subito.
"Cosa è successo qui?" Dice Maura, preoccupata.
Mi rialzo di scatto.
"Tutto okay!" Dico appoggiando la chitarra al muro. In realtà non è per niente tutto okay, perché sento il polso che mi fa malissimo, segno che me lo sono slogato.
"Credo di essermi slogata il polso" dico facendolo roteare per vedere se tutto va bene, ma il dolore è insostenibile.
"Oh mio Dio cara" accorre subito Maura. Vedo che mia madre mi ha lanciato un'occhiataccia, segno che sono nei guai; si avvicina anche lei.
"Ci penso io" dice il misterioso ragazzo.
"Si bravo, portala in bagno e curala"le dice la signora Horan.
Lo seguo verso il bagno. Chiude la porta.
"Siediti" mi ordina.
Mi siedo sul water. Lui prende una pomata e una benda. Si accovaccia davanti a me.
"Dammi pure il polso" mi dice. Comincia a farmi un delicato massaggio, proprio nel punto dove mi fa male. Poi me lo benda.
"Così dovrebbe andare meglio"dice  soddisfatto.
"Grazie....Em... Scusa per la chitarra, io non volevo...."
"Tranquilla, l'importante è che tu non ti sia fatta male." Mi sorride: ha il sorriso più bello che io abbia mai visto, e non lo dico tanto per dire, ma lo penso veramente. Poi si alza e faccio lo stesso anche io.
"Piacere comunque, Niall Horan" sembra imbarazzato.
"Zoe Turner, il piacere è tutto mio."
"RAGAZZI È PRONTO!" Maura ci chiama dalla sala da pranza.
"Ah bene, sono abbastanza affamata!"dico.
"Anche io" risponde Niall, e mi sorride, di nuovo.
"Come va il polso cara?"mi chiede la signora Horan.
"Molto bene, grazie"
"Sono felice che tu abbia conosciuto mio figlio Niall!"
FIGLIO? E quel bambino?
"Mi scusi ma quel bambino allora chi è?" Le chiedo cortesemente.
"Quello è mio nipote" ride e prende in braccio il piccolo, che è veramente tenero.
Sorrido in imbarazzo per quello che avevo pensato come una stupida.

Il pranzo scorre veloce. Sono vicino a Niall, che parla molto con i miei di Dublino. Anche lui è nella mia stessa scuola. Sfortunatamente. O fortunatamente. Ha 18 anni. Mi mordo il labbro. Perché non avrò messo il vestito di America? Vestita così sono una ragazza qualunque, magari con quello avrebbe persino pensato che ero, se anche poco, carina.
Aspetta, aspetta, aspetta. Io non voglio avere niente a che fare con questo ragazzo. Penso che nei prossimi giorni lo eviterò, specialmente dopo la figuraccia fatta. Si, farò così.
"Zoe" inizia mia madre " Zoe, Niall, non sa nemmeno dove sia la sua futura scuola. È disinteresatissima a questo posto. Con noi non viene in giro, magari tu gli potresti far fare un giro "turistico" per Dublino, visto che conosci così bene la città!"
"MAMMA!" protesto. La situazione sta veramente degenerando. E io mi sento la bambina che piagnucola perché non gli comprano il gelato.
"Certo signora Turner, non ci sono problemi. Sempre che sua figlia voglia." mi fa l'occhiolino. Alzo gli occhi al cielo.

Dopo pranzo stiamo un'altro po' tutti insieme. Io, ovviamente, e anche per forza, devo stare con Niall.
"Sei proprio brava a suonare la chitarra"
"Grazie!"
"Dove hai imparato?"
"Mio padre mi ha insegnato, faceva parte di una band, quando frequentava il college"
"Suonami qualcosa"
"Ora? No dai, ora no, cioè..."
"Si dai voglio vederti mentre suoni"
Afferra la chitarra e me la porge.
"Ecco tieni."
La prendo e mi siedo sul divano. Inizio a suonare, ma sono così agitata che sbaglio un pezzo della canzone. Niall credo la conoscesse, così si mette vicino a me, mi mette un braccio intorno e con la mano sopra la mia mi aiuta a fare i giusti accordi. Ci guardiamo negli occhi. C'è una sorta di alchimia, non so spiegare bene cosa sia. È come se lo conoscessi da una vita.
"Vedi" mi dice "non è poi così difficile"
"Si hai ragione" gli abbozzo un sorriso.
"Il polso come sta?" mi chiede.
"Oh molto meglio, grazie veramente"
"Niente, tranquilla."
Arrivano i miei.
"Zoe noi dobbiamo andare, oggi pomeriggio dobbiamo fare delle commissioni" mi dicono.
"Okay va bene"
"Noi ci avviamo alla porta" aggiungono.
"Certo arrivo" rispondo. Voglio prima salutare Niall.
"Okay allora ciao" gli dico semplicemente. E lui, come se fossimo da sempre amici, mi da un bacio sulla guancia.
"Domani fatti trovare pronta alle 10:00"
"Domani? Alle 10:00? Che dobbiamo..." non mi fa finire la frase che mi mette un dito sulla bocca, segno che devo stare in silenzio.
"Fallo e basta."
"Okay va bene..."non sono affatto convinta. Ma di una cosa sono certa: sarà impossibile stare lontano da Niall Horan.

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