La mattina seguente, esattamente alle 8:00, la sveglia del cellulare suona nuovamente, dopo tre mesi di relax estivo in cui avevo abbandonato definitivamente l'opzione di impostare la sveglia, poiché potevo dormire quanto volevo. La scuola qui a Dublino comincia alle 9:00. Ma è il primo giorno, e voglio fare tutto il più con calma possibile. Sono molto agitata, riguardo alla nuova scuola; ho paura di non riuscirmi a fare amici e trovarmi male con i professori, per non parlare del modo di studiare con cui mi ritroverò a lavorare, senza ombra di dubbio molto diverso da quello italiano. Il mio solito animo pessimista ha preso già il sopravvento dal mattino, non so dove andrò a finire se non fermerò i pensieri negativi che stanno riempiendo inutilmente il mio cervello. Mi alzo dal letto sbuffando, si stava benissimo tra le calde coperte e nel mondo dei sogni, ma il lavoro mi sta chiamando e io devo rispondere. Mi stiracchio un'attimo, poi vado in bagno. Non c'è tempo per lavarsi nella vasca, cosa che, tra l'altro, adoro , quindi opto per una doccia veloce. Fatta la doccia mi dirigo in camera. Mi guardo un'attimo allo specchio. Con i capelli arruffati e due occhiaie violacee mischiate a del lieve nero, sono uno zombie vivente pronto per il suo primo (in tutti i sensi) giorno di scuola "Modalità spavento mattutino in corso" penso, scocciata dal fatto che oggi sarò costretta a truccarmi per non spaventare i passanti e i miei futuri compagni di classe. E se c'è una cosa che proprio non mi va di fare la mattina, è truccarmi. Prima di dedicarmi a questa cosa ( che già ha reso la mia giornata impossibile, più di quanto già non lo sia ), afferro la divisa scolastica che è poggiata sulla sedia della mia camera. Anche lei, fa parte dell'incubo, per una che adora jeans e qualsiasi tipo di felpa, basta che lo sia. Calze nere con una gonna verde scuro a pieghe, camicia a maniche lunghe bianca e un maglione senza maniche con lo scollo a V dello stesso colore della gonna, con lo stemma della nostra scuola. Cravatta nera e verde. Le scarpe sono a nostra scelta, quindi metto le Vans che mi aveva regalato Am, che stonano meravigliosamente con il resto del completo, visto che sono verde chiaro e brillante, ma almeno mi porteranno fortuna. O per lo meno, mi inciteranno a pensare positivo. Il risultato finale sembra una versione di Serpeverde, del film Harry Potter, riuscita molto male. Un fallimento totale. Dopo essermi vestita ritorno in bagno per truccarmi, pettinarmi e lavarmi i denti. Dopo essermi lavata la faccia e i denti mi dedico al trucco. Lo scorrere del tempo non ha minimamente eliminato le mie occhiaie , che forse, causa della luce dello specchio, sono più accentuate che prima. Metto del semplice correttore su tutto il volto e del mascara. Non sto poi così male. Pettino i capelli, e faccio due treccine ai lati che riprendo dietro la testa con una pinzetta. Sono abbastanza carina, alla fine. Mi ricordo della collana di Niall, chissà se lui avrà portato il mio elastico al polso. Decido di metterla. Ci tengo che veda che mi ricordo di lui. Scendo le scale velocemente, per andare a fare colazione.
"ECCO LA NOSTRA PICCOLA SCOLARETTA!" urla mia madre, gioiosa e frizzante più che mai.
"Mamma!" protesto "non ho più cinque anni!"
"Hai ragione" dice con tono di rimprovero a se stessa "ora sei grande! Fai colazione, sbrigati, fra poco si parte" sorride entusiasta, e io alzo gli occhi al cielo. Arriva papà. Mi lascia un bacio sulla fronte, senza dire nulla, mentre io sto provando a mangiare qualcosa, ma proprio non ce la faccio, sono troppo agitata e il mio stomaco sembra essersi richiuso. Mamma, diversamente dal solito, non mi rimprovera se non mangio, perché credo che abbia capito la mia agitazione e preoccupazione. Bevuto quel poco latte e caffè che è bastato a riempire il mio stomaco già pieno di ansie, dico a mia madre che ho finito, e che possiamo andare. Sarà lei ad accompagnarmi, visto che mio padre fra poco dovrà andare in ufficio. Metto il parka verde, e afferro la borsa di pelle che userò per i primi giorni.
"Sei pronta cara?" mi chiede all'ingresso.
"Si" le rispondo semplicemente, abbozzandole un lieve ma sincero sorriso. Vado in cucina per salutare mio padre.
"Io vado papà!" dico ad alta voce per attirare la sua attenzione. Come sempre è intento nella lettura concentrata del suo giornale.
"Va bene Zoe, stai attenta e divertiti. A dopo!"
"Ci proverò" rispondo con una falsa felicità. Poi rivado all'ingresso.
"Possiamo andare?" Mi chiede mia madre.
"Certo, sono pronta."
Usciamo di casa e salgo in macchina, allacciandomi la cintura. Il breve viaggio sembra infinito, causa del silenzio che forse scandisce troppo il tempo. Ma, alla fine, arriviamo. La Dublin-Accademy High School, con tutta la sua imponenza, è davanti ai miei occhi. Sono eccitata e spaventata allo stesso tempo, felice e triste, e non capisco come sentimenti così opposti fra loro possano scontrarsi con una facilità evidentemente molto scontata.
"E quindi eccoci"dice mamma. "Ricorda, fai la brava e divertiti, non parlare ai ragazzi più grandi e..." non le lascio finire la frase che la rimprovero per la seconda volta, ma questa volta in modo più scherzoso. Le do un bacio sulla guancia veloce per poi uscire dalla macchina. Lei mi saluta con la mano dal finestrino, e io mi incammino all'ingresso. Tiro fuori dalla borsa la mappa della scuola. Sono nel giardino della scuola, che è grande, verde e curato. È pieno di ragazzi che gridano e scherzano, coppie di fidanzati che si baciano e cheerlder antipatiche e smorfiose. C'è la frenesia tipica del primo giorno, e l'atmosfera che percepisco è di una sorta felicità, nonostante sia ricominciata la scuola. La mappa illustra tutto l'impianto: ci sono due campi da tennis, uno da basket e uno da calcio, una piscina coperta, poi la scuola e tanti, tantissimi altri luoghi per attività extra scolastiche. Insomma, un' impianto veramente bello, devo ammetterlo. Io sono all'aula 243 al terzo piano, mi dice la scheda. Entro nell'ingresso. Anche qui è pieno di ragazzi. E la scuola, dall'interno, è ancora più grande. Sapendo che solo una mappa non mi aiuterà mai a trovare l'aula, dato il mio senso di orientamento scarso, mi guardo intorno per cercare un buon bidello che possa accompagnarmi. Mi faccio spazio tra la folla quando un ragazzo ( molto probabilmente spinto da un suo stupido amico ) mi viene addosso, facendomi quasi cadere.
"Stai un po' più attento" dico con tono di rimprovero, mentre sto cercando di riprendere equilibrio. Quando alzo lo sguardo, noto che quel ragazzo è Ashton. Lo abbraccio forte, dimenticandomi che mi avrebbe potuto far fare una figuraccia già dal primo giorno di scuola, non una delle mie cose preferite.
"Zoe!" sembra felice di vedermi.
"Ash, Dio che fine avevi fatto?"
Inarca un sopracciglio.
"Forse TU che fine avevi fatto!"
"Em... Impegni con i miei" mento toccandomi un capello e mordendomi un labbro, mi sento in colpa a non dirgli la verità, ma non posso prendere altre strade. Ride leggermente.
"Capisco, anche io ho avuto da fare" mi spiega, ruotando gli occhi.
"Ti dona questa divisa" dice toccandosi il ciuffo, in tono malizioso. Arrossisco involontariamente.
"Anche tu stai bene con questa camicia" e gli lascio un bacio sulla guancia. Sento una sorta di farfalle nello stomaco a contatto con la sua pelle e il suo profumo, ma cerco di dare poca importanza alla cosa.
"In che aula sei?"
"243, se solo riuscissi trovarla!"dico sbuffando.
"Siamo abbastanza vicini allora! Io sono alla 249. Se vuoi ti accompagno!"
"Magari" rispondo sollevata. È per me l'incubo peggiore, non trovare l'aula il primo giorno.
"EHI ASH MA CHE CAZZO FAI? Ho capito che sei un fico pazzesco e tutto, ma dai, vieni dobbiamo andarci a iscrivere a un corso di tennis prima che i posto migliori finiscano, cazzo." Un ragazzo dai tratti orientali si è avvicinato ad Ash. Dal modo in cui parla, sembra veramente strano.
"Cal, 1) i posti di tennis non esistono, è un corso aperto a tutti 2) tutti questi cazzo davanti alla mia amica te li potevi risparmiare" dice Ash al ragazzo, che ora ho capito che è un suo amico.
"Okay okay" risponde lui facendo segno di stare calmo ad Ashton con le mani.
"Amica di Ash, io sono Calum Hood, il migliore amico del tuo quasi-ragazzo. E tu sei....?"
"Siamo solo amici, e comunque sono Zoe Turner, piacere!"
"Si si so già come ti chiami. Io vado ad iscrivermi al corso di tennis, non avere rimpianti se dopo non l'hai trovato il posto anche per te Ash!" dice Calum.
Ashton ride.
"Va bene Cal, a dopo!"
"E quindi tu parli ai tuoi amici di me?" chiedo ad Ash mentre ci stiamo incamminando alla mia futura aula.
"Solo se quella amica è speciale come te" risponde facendomi l'occhiolino.
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Blue as the sky
FanfictionZoe Turner è un'adolescente di 16 anni che vive a Roma con la nonna, timida e impacciata. Ha una vita che considera "quasi perfetta". Un'amica fantastica,due genitori assenti ma che le vogliono bene comunque e una nonna giovanile e spassosa. Ma quan...