Promessa

6.6K 262 3
                                    

Lei sgranò gli occhi e pian piano aprì la bocca.
"Io" si bloccò lasciando la bocca semichiusa. L'ultima lacrima le rigò il viso. Deglutì e abbassò il volto fissando un punto impreciso sulla coperta.
"Penso per tutte e due" disse con fatica e anche incredula.
"Sul serio?" Chiesi sorpreso.
"È frustrante..." Alzò il volto con un sorriso malinconico e si asciugò con la manica della maglietta gli occhi. Quando si accorse di essersi sporcata col trucco sbuffò lasciandosi cadere all'indietro.
Io la guardai serio senza aprir bocca. Osservavo quello che faceva e ascoltavo quello che aveva da dirmi, tutto in assoluto silenzio.
Fece un lungo sospiro poi iniziò a singhiozzare.
"Passi tutta la vita a-a fare di tu-tutto in modo che i tuoi genitori siano fieri di te... A cercare di... Di essere perfetta così come loro vogliono ma poi arrivi ad un certo punto in cui capisci ch-che proprio tu che cerchi di essere perfetta se-sei l'imperfezione in persona" Ogni tanto si soffermava a fare un sorrisetto e a cercare di fermare le lacrime.
Io le feci un piccolo sorriso per tranquillizzarla poi con l'indice le fermai una lacrima che scendeva sulla guancia rossastra. Il suo volto era così caldo.
Al mio gesto lei sgranò gli occhi e mi fissò a lungo.
Io ritrassi la mano ma lei non si mosse di un millimetro.
Dopo qualche secondo deglutì, si alzò all'improvviso sulle ginocchia e mi prese il volto con tutte e due le mani umide. Rimanemmo a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altro. Riuscivo a sentire il suo alito di menta sulle mie labbra.
Quando iniziai a realizzare quel che stava succedendo e stavo chiudendo lentamente gli occhi, Ariel si voltò di scatto e starnutì.
Fu una scena abbastanza buffa poiché arricciò il naso, chiuse gli occhi corrugando la fronte e si portò le mani alla bocca.
Mi scappò una piccola risata e lei si voltò di scatto verso me ma non mi fulminò con lo sguardo, come al solito, rimase a fissarmi ancora una volta con quell'aria sorpresa e innocua.
Avete presente i gatti?
Quando di giorno hanno quegli occhi con le pupille strette e sembra che nella loro testolina stiano organizzando un qualcosa per ucciderti mentre di notte hanno quegli occhioni con le pupille dilatate e sembrano gli esseri più innocenti al mondo?
Ecco. Potevo paragonare Ariel ad un gatto, anche per altri aspetti ma non sto qui ad elencarveli ora.
Ora Ariel era un gatto versione notturna.
Con quegli occhioni arrossati mi fissava malinconicamente dritto nelle pupille e Dio solo sa cosa cercasse o cosa stesse pensando in quel momento.
Ad un tratto socchiuse gli occhi, si morse il labbro inferiore e mi abbracciò nascondendosi il volto.
In un primo momento mi irrigidii poi mi rilassai e ricambiai l'abbraccio stringendola forte a me. Non pensavo che l'avrei mai vista così fragile, avevo persino paura di dirle qualcosa ma alla fine decisi di aprir bocca.
"Ariel..."
"No. Ti prego... Non dire nulla per consolarmi... Non me lo merito e non-" le parole erano sommesse dal pianto ma uscivano comunque. Io la bloccai.
"Ariel! Ascolta!"
Le misi le mani sulla spalla spostandola un po' poi appoggiai la mia fronte sulla sua e la fissai dritta negli occhi con decisione mentre lei li sgranò.
"Io non so cosa mi stia succedendo o per quale motivo ora sto per dirti questo ma... Sono pronto a proteggerti ogni volta che ce n'è bisogno, so che la perfezione non esiste e tu hai molti difetti, ne sono consapevole, ma sono pronto a ripetertelo ogni giorno, ogni mattina al tuo risveglio, a ripeterti quanto sei perfetta. Te lo prometto" dissi con decisione.
Spalancò la bocca e mi fissò incredula. Almeno aveva smesso di piangere.
Il coraggio che ebbi nel dire quelle parole sparì e l'insicurezza prese il sopravvento.
"C-Ci-Cioè!" Le lasciai le spalla, mi allontanai e iniziai a muovere nervosamente le mani. "Io non mi sto dichiarando! Non era una dichiarazione d'amore! Io... Ci tenevo che tu sapessi che in queste situazioni... Ecco..." Mi grattai la tempia guardando il muro "Non sarai sola" conclusi.
Ci fu un silenzio imbarazzante poi Ariel scoppiò a ridere.
Fece la stessa risata del giorno prima quando mi buttai sulla faccia le buste. Così vera, senza cattiveria.
"Grazie" si fermò e fece un mezzo sorriso guardando a terra.
Rimasi a fissarla ancora un po' poi decisi di alzarmi.
"Devo andare giù ora. Ti consiglierei di lavare la faccia prima di scendere perché sai... Hai tutto ... Il..." Gesticolai con le mani.
"Sì sì. Ho capito. Vai Luke" rise.
Le sorrisi e scesi in cucina.
Wanda mi fissò in cerca di una risposta mentre Josh mi indicava il tavolo da preparare.
Le feci segno con la mano di aspettare e andai ad apparecchiare.
Preparato il tavolo della famiglia, preparai il nostro.
Fatta l'una e mezza i Signori decisero di alzarsi dal divano e sedersi a tavola dove notarono l'assenza di Ariel.
"Dov'è la nostra cucciola?" Chiese la madre.
"Nella sua cameretta dovrebbe scendere a momenti" risposi servendo il primo piatto.
"Valla a chiamare" mi ordinò il padre senza neanche guardarmi.
"Signore io credo che stia per scendere, non ce n'è bisogno" continuai a servirli.
"Ma insomma! Perché ci fa aspettare così tanto!? In questi giorni ci siamo visti pochissimo" esplose la signora impaziente.
Mi venne l'istinto di mollare tutto e gridarle in faccia che non era colpa di Ariel, anzi erano loro dei genitori orribili ma non lo feci. Mi calmai e sospirai.
"Signori. Forse non sono affari miei ma credo che siate voi ad avere molti impegni"
Josh mi lanciò un'occhiataccia.
"Stai dicendo che non ci siamo mai per nostra figlia?!"
"" pensai. Invece...
"No! No! Però... Sapete che oggi è il suo compleanno vero?"
Lasciarono cadere le posate sul tavolo e sgranarono gli occhi.
Io soffocai una risata. Che frane.
Ariel scese finalmente ed era tornata la solita. Aveva aggiustato il trucco e aveva la solita espressione indifferente.
"Tesoro! Finalmente!" Disse la madre.
Il padre rimase come umiliato a guardare il piatto poi alzò lo sguardo.
"Auguri Principessa" disse accennandole un sorriso.
"Buon compleanno" Continuò la madre alzandosi e abbracciandola.
"G-Grazie" Ariel rimase rigida e continuò a fissarmi.
La madre la lasciò e tornò a sedersi.
Durante il pranzo non volò una mosca. Mangiammo tutti in silenzio tranne quando si sentivano le voci dei signori e Ariel che rispondeva "Umh" "ok" "sì" "già"
Quando finimmo tutti, Ariel salì nella sua stanza e anche i suoi siccome dovevano uscire mentre noi rimanemmo lì a pulire.
"Luke ma che ti è preso prima?" Disse Josh.
"Eh? Non ho fatto nulla"
Lui mi fissò irritato poi continuò a sparecchiare.
Quando finimmo mi buttai sul divano.
La mattina era successo il finimondo e ora si respirava un po' di pace. Era tutto così tranquillo.
Chiusi un attimo gli occhi e li riaprii quando sentii qualcuno sedersi vicino a me.
Vidi Ariel con le braccia incrociate sul petto e le gambe accavallate che fissava irritata le televisione.
"Che stai f-" cercai di dire sedendomi bene sul divano ma lei mi bloccò.
"Shhh"
Deglutii.
"Ok"
Mi rilassai e continuai a fissarla confuso.
"Tra un po' esco" disse senza spostarsi.
"Perché me lo hai detto?" Chiesi confuso.
"Così..." Mi rispose alzando le spalle.
La guardai bene e notai che si era cambiata.
"Prenditi un giubbotto, piove fuori" le dissi.
"Umh" disse poi fece un lungo sospiro "Se tu non avessi aperto bocca non se ne sarebbe ricordati"
"Ho sbagliato?" Dissi cercando di guardarla meglio in faccia.
"No. Tanto sarebbe stato del tutto indifferente ormai"
Detto questo si girò verso di me e mi fece un mezzo sorriso.
"Puoi evitare di dire agli altri quello che è successo prima di sopra?"
"Devo tenere un altro segreto?"
"Facciamo così" si alzò sulle ginocchia, si girò verso di me e mi si avvicinò con tutto il corpo parlandomi all'orecchio a bassa voce "Tu non dici quello e io non dico che mi hai baciato e ti è piaciuto"
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Salve a tutti!
Ecco un altro capitolo 😁 spero vi sia piaciuto.
Grazie ancora per i commenti ❤️
Alla prossima.
~Pia

Don't let me goDove le storie prendono vita. Scoprilo ora