Tornare a vivere

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"Devi essere sincero con me!" Urlai al mio cliente. Si chiamava Grant ed era stato accusato di furto solo perché si trovava nei plessi del locale rapinato all'ora del furto..
"Sono stato sincero!" Ribatté lui alzando le mani.
"Non è vero! E io odio le bugie quindi muoviti a dirmi la verità" Continuai e mi buttai all'indietro sullo schienale della mia sedia.
Lui fece un lungo sospiro, dopodiché mi fissò dritto negli occhi e si sporse verso di me.
"Ok va bene. Io stavo-" Stava per dire finalmente quando la mia segretaria aprì la porta e ci interruppe.
"Ariel possiamo parlare?" Domandò gentilmente.
"Oddio!" Esclamai e mi portai le mani nei capelli.
Si chiamava Cloe. Era davvero molto impacciata ma comunque era quella con cui avevo fatto più amicizia.
"Scusa ho interrotto qualcosa?" Chiese con un po' di timore.
"Decisamente" Sbuffai alzando gli occhi al cielo.
"Ok io vado" Disse lui alzandosi e correndo verso la porta.
"Grant, domani mi devi dire tutto" Lo avvertii e lui mi rispose con un sorriso.
Cloe entrò e prese il posto Grant.
"Problemi con il tuo cliente?" Domandò intimidita.
"Non mi dice la verità" Risposi appoggiandomi al tavolo.
"Come fai a dirlo?" Chiese confusa inclinando un po' la testa.
"Con gli anni ho imparato a distinguere il vero dal falso" Dissi inarcando una sopracciglia e guardando a terra.
"Vorrei avere il tuo dono" Ammise un po' imbarazzata.
Scrollai il capo e abbozzai un sorriso, poi alzai la testa e incrociai il mio sguardo con il suo.
"Ok, che cosa vuoi?" Chiesi un po' impaziente.
"Nulla... mi chiedevo... come mai rifiutassi Don" Svelò abbassando lo sguardo.
Io alzai le sopracciglia e mi appoggiai ancora una volta allo schienale incrociando le gambe.
"Non mi piace Don" Risposi, spostai lo sguardo sulle mura di vetro insonorizzate che circondavano il mio ufficio e lo vidi parlare con una mia collega.
"C-Come fai ad esserne sicura?!" Domandò ancora balbettando.
Tornai a fissarla un po' confusa. Perché le interessava così tanto?
"Ho detto che non mi piace" Dissi rimarcando il concetto.
"Potresti dargli un'opportunità" Propose cercando di evitare il mio sguardo.
"Non credo proprio"
"Perché non ci vuoi provare?" Domandò corrugando la fronte.
"Perché dovrei?" Domandai a mia volta inarcando le sopracciglia un po' perplessa.
"Lui è pazzo di te credimi" Rispose e spostò lo sguardo sulle sue mani.
Inarcai una sopracciglia e alzai il mento.
"Ti ha mandata lui?" Chiesi più che sicura della risposta.
Lei sgranò gli occhi e scrollò velocemente la testa.
"Lo sapevo" Dissi alzando gli occhi al cielo.
"Ascolta è importante! Non l'ho mai visto struggersi così tanto per una ragazza" Continuò afferrandomi una mano.
"Perché non mi può avere Cloe e non mi avrà mai. L'essere umano è attratto dalle cose irraggiungibile. Credimi lo so bene" Risposi ritirando lentamente la mano.
Lei abbassò il capo e portò le mani sul grembo.
"C'è un altro ragazzo non è così?" Domandò e lì persi le staffe.
"Perché devo avere una scusa per non voler uscire con Don? Ho detto che non mi piace e basta!" Esclamai alzandomi e lei sobbalzò dalla sedia.
Spostai lo sguardo verso la sveglia e iniziai a raccogliere le mie cose.
"Scusa ma devo andare a casa ora" Dissi esortandola ad uscire dal mio ufficio.
Lei si alzò e fece per andarsene però poi si fermò prima di girare la maniglia.
"Ariel... però riflettici... meriti anche tu un'altra possibilità" Continuò all'improvviso voltandosi di nuovo verso me.
"Che significa?" Domandai sgranando gli occhi.
"Ariel chiunque sia interessato a te, e credimi sono tanti qua, ha fatto qualche ricerca sul tuo conto" Spiegò.
La fissai per un attimo, poi abbassai lo sguardo e corrugai la fronte.
"Stai scherzando vero?" Domandai sperandolo veramente.
"Quel ragazzo, quello delle riviste che compri sempre,  credo dovresti dimenticarlo, andare avanti Ariel..." Continuò abbassando il tono di voce.
"Tu non sai nulla della mia vita" Risposi scrollando lentamente il capo.
"Hai ragione, ti chiedo scusa, ho solo immaginato cosa ti fosse potuto capitare ma... un po' l'ho azzeccato giusto?" Chiese avvicinandosi a me.
"Neanche un po' " Risposi alzando lo sguardo.
"Ah! Quindi non stai aspettando il suo ritorno?" Domandò e sembrò che tutta la sua timidezza fosse scomparsa.
Sgranai gli occhi ancora una volta e strinsi i pugni.
"Non sono affari tuoi" Risposi a denti stretti.
Lei mi poggiò una mano sulla spalla e abbozzò un sorriso.
"Hai ragione ma riflettici su" Concluse, mi diede un bacio sulla guancia e se ne andò.
Rimasi immobile nel mio ufficio per un po' poi presi la borsa e tornai a casa.
Cloe era stata la prima a rivolgermi la parola, avevamo fatto amicizia sin dall'inizio e quando l'assegnarono come mia segretaria fece i salti di gioia. Non l'ho mai capita bene e continuo a non farlo.
"Noah" Lo chiamai non appena entrai dalla porta.
Lui spuntò dalla porta della cucina e mi fece un'enorme sorrisone.
"Hey! Sei tornata! Credevo mi lasciassi andare solo dai suoi amici" Disse buttandosi sul divano e dopo di lui uscì dalla stanza anche Chris. Il suo ragazzo.
Stavano insieme da un bel po', lui abitava dall'altra parte della strada ma era come se vivesse con noi.
Abituarmi a due uomini in casa non era stato tanto difficile in ogni caso.
"Ciao Chris" Salutai anche lui senza entusiasmo.
Noah mi osservò attentamente poi inclinò il capo.
"Che hai?" Chiese corrugando la fronte e la sua allegria scomparì.
"Ti ricordi quel ragazzo? Don?" Gli domandai sedendomi sulla poltrona vicino a lui.
"Ovvio, come posso dimenticarlo? Quando sono venuto a portarti la colazione mi fatto un'interrogazione da vero detective su chi fossi, è davvero cotto di te" Disse ridendo ma quando si accorse che io non avevo cambiato espressione si fermò.
"Ti importuna ancora?" Domandò diventando serio.
"Mi ha invitato a cena" Risposi chiudendo gli occhi e sospirando.
"Oh, beh... non è la prima volta" Notò lui con aria confusa.
"In realtà ha detto che ci saremmo trovati alla festa di Lana e poi mi avrebbe invitato a prendere un drink" Spiegai giocherellando nervosamente con le mani.
"Quando è questa festa?" Domandò Chris introducendosi nel discorso.
"Stasera" Dissi distogliendo lo sguardo.
"Oh!" Esclamarono entrambi scambiandosi qualche occhiata.
"Non ci vai?" Domandò infine Noah.
Io lo fissai e scrollai il capo per dire di no.
"Devo venire con te" Risposi alzando le spalle.
Lui si scambiò ancora una volta qualche sguardo con Chris poi si avvicinò a me.
"Ariel tu vuoi andarci?" Domandò ancora cercando il mio sguardo.
Io chiusi gli occhi e sentii una prima lacrima rigarmi il viso.
"Non lo so" Risposi e mi alzai prendendo la rivista dentro la borsa.
"A-" Cercò di dire lui ma lo bloccai buttandogli la rivista ai piedi.
"Noah sono patetica" Dissi iniziando a piangere.
Lui si alzò immediatamente e mi prese dalle spalle.
"Cosa? Assolutamente no!" Esclamò afferrandomi il volto e cercando di asciugarmi le lacrime.
Io mi liberai dalla presa e feci qualche passo indietro.
"Sì invece! Lo sto ancora aspettando! Dopo quattro anni continuo a credere che lui mi ami ancora, andare da Patrick non è servito a nulla!" Dissi disperatamente.
"Non sei l'unica che continua a crederlo" Commentò di sottofondo Chris.
Abbassai le spalle e mi morsi il labbro inferiore.
"Ti prego non mi illudere ancora di più" Dissi alzando il capo.
Noah si avvicinò ancora una volta a me e mi afferrò le mani.
"Ascolta, non puoi aspettarlo per sempre Ariel. Se è destino che voi stiate insieme, allora un giorno lo sarete di sicuro. Ma ora... ora devi vivere la tua vita, devi darti un'altra possibilità" Disse abbozzando un sorriso.
Mi asciugò le guance e io chiusi gli occhi.
Iniziai a respirare lentamente come mi aveva consigliato Patrick e presto riuscii a calmarmi.
"Cosa posso fare?" Domandai deglutendo.
Lui mi sorrise e mi abbracciò.
"Vatti a preparare, io posso fare a meno di te" Rispose e poi venne affiancato da Chris.
"Ti accompagneremo noi a quella festa e poi tu ci dirai se dobbiamo o meno venirti a prendere" Continuò il ragazzo.
Io sorrisi e li abbracciai entrambi.
"Grazie" Dissi ed andai a prepararmi.
Dovevo darmi un'altra opportunità.
Dovevo tornare a vivere, sì.
Accettare di uscire con Don sarebbe stato sicuramente un grandissimo sbaglio ma ne avevo fatti così tanti nella mia vita, uno in più, uno in meno, non sarebbe cambiato nulla.
Mi feci una doccia veloce dopodiché mi vestii.
Misi un vestito che mi lasciava quasi tutta la schiena nuda.
Sì, avevo smesso di nascondere il tatuaggio.
A New York i miei non c'erano, poi nessuno si sarebbe scandalizzato da quella macchia di inchiostro sulla schiena e, cosa più importante, non c'erano paparazzi che mi perseguitavano.
La cosa più bella della città in cui vivevo era che non ero nessuno là. Ero solo un comune avvocato.
Stavo andando nella mia stanza quando sentii suonare alla porta.
Andai ad aprire senza pensarci troppo.
Non avrei mai potuto immaginare che in seguito a quella mia azione tutto sarebbe cambiato o, meglio, la persona presente dall'altra parte avrebbe cambiato per sempre tutta la mia intera esistenza.











Hey!
Here I am.
Credo proprio che il prossimo capitolo sarà l'ultimo. Con questo non vorrei mettervi ansia, sto solo cercando di convincermi. Non mi sembra vero di essere arrivata fino a questo punto 🤔
In ogni caso, spero che questo vi sia piaciuto!
E come sempre ci risentiremo la possima settimana!
Bye!
~Pia

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