Capitolo 1°

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La mia vita non era come quella di tutti gli altri, volevo tanto che lo fosse, ma per una ragione o per un altra il destino decise che magari dovevo essere un puntino rosso in mezzo a tanti altri bianchi.

Ero diversa da chiunque, o almeno mi sentivo diversa per avere sedici anni e mezzo.

Odiavo da morire confondermi in mezzo a quella massa che era come se andava sempre in una direzione, io ero il tipo che cambiava spesso direzione.

Tra la scuola appena finita, i vari corsi di pittura che frequentavo abitualmente e tutti gli altri vari impegni...non avevo mai tempo per me stessa. Forse perché ero troppo impegnata ad accontentare gli altri, sopratutto i miei genitori che da me si aspettavano molto di più di quello che ero veramente, ed io ero disposta a darglielo ad ogni costo.

Erano appena iniziate le vacanze estive, percepivo già quell'aria calda, il sole sempre splendente senza mai una nuvola a coprirlo. Sentivo che quel mese, giugno, avrebbe portato qualcosa di speciale, almeno lo speravo.

Era come se volevo fare una pausa da tutti quei impegni abituali, volevo voltare pagina quei tre mesi di libertà che avevo ed infatti la prima occasione che ebbi la colsi al volo immediatamente.

Mia madre Primrose e mio padre Thomas erano due genitori stupendi, anzi meravigliosi. Mia madre in un modo o in un altro riusciva sempre a capirmi perfettamente; a volte credevo che potesse leggermi nel pensiero, ci credetti fino a nove anni.

Mentre mio padre all'apparenza poteva sembrare duro e burbero ma in realtà aveva un gran cuore, non voleva mai ammetterlo ma mi viziava in continuazione essendo anche la sua unica figlia.

Erano due genitori che amavano viaggiare, spostarsi da un luogo all'altro quando avevano la possibilità.

Come ogni estate  ci trasferivamo in una piccola e desolata cittadina nel Maine, spesso mi chiedevo come i miei potessero trasferirsi lì, ma poi mi ricordavo del mare, la spiaggia, quei posti unici che sapevi benissimo che non avresti trovato in altre parti.

Era come se i luoghi in quel posto possedessero ricordi, quando passavo di lì mi passava davanti tutta la mia infanzia prima che papà si trasferisse per lavoro, ma ero piccola non ricordo altri particolari.

Trascorrevamo in quel posto solo l'estate per poi ritornare a New York, era lì la mia vera vita, avevo i miei amici , Meri e Ethan che per me erano come se avessi dei fratelli, poi la scuola, i vari corsi che frequentavo. A volte pensavo che quella non era la mia vera vita, che era come se qualcuno la stesse raccontando al posto mio a addirittura la stesse vivendo al posto mio.

I tre mesi passati d'estate in quella casetta di legno con il giardinetto sempre verde, quella piccola dondola dove mio padre mi spingeva sempre da bambina. Ecco, quella vita invece sembrava così surreale, come se stessi vivendo un sogno, troppo bello per essere vero fino a quando non ti svegli e scopri chi sei veramente.

Io e la mia famiglia lasciammo New York quasi all'inizio di giugno, la grande auto di mio padre era la più grande in quella piccola cittadina, così semplice da riconoscere. Bastava quell'auto ad annunciare il nostro imminente arrivo.

Per mio padre era come una seconda casa quel posto, forse perché era proprio lì che aveva trascorso la sua infanzia come me o magari perché aveva conosciuto mamma. Un amore a prima vista, proprio come quello che si racconta nei film. Quando pensavo all'amore a volte non volevo crederci, ma poi ricordavo i miei, loro si che sono la prova che in vero amore esiste davvero.

Il sole stava già tramontando, avrebbe toccato l'acqua del mare da un momento all'altro ed io mi sentivo proprio come il mare in quel momento. Doveva sopportare il peso del sole solo per poco tempo prima di sentirsi libero veramente.

Ecco perché in un certo senso mi sentivo strana.

Scesi dall'auto e mi soffermai per qualche minuto ad osservare quella casa; niente era cambiato dall'ultima volta che ero stata lì. Il colore acceso delle finestre blu non si era scolorito con il tempo, come il bianco perla di quella casa e il portico circondato da fiori, erba e piccoli alberi. L'unica cosa che trovavo diversa era quell'altalena, era come se diventava più piccola ogni anno che passava ma probabilmente ero io a diventare troppo grande per starci ancora.

- Punzie invece di stare imbambolata a fissare quell'altalena perché non ci vieni a dare una mano a prendere i bagagli dall'auto? -

Quasi mi venne da ridere a vedere mia madre che inciampava con la mia valigia perché era troppo grande per lei, era fatta così, voleva sempre fare tutto da sola ma a volte doveva ammettere che aveva bisogno di aiuto.

- Scusa, arrivo subito! -

Papà aveva già aperto la porta di casa e disposto gli altri bagagli nel soggiorno, feci lo stesso anch'io con la mia roba ma preferii portarla di sopra nella mia vecchia camera, così avrei avuto tutto il tempo che volevo per disfarla.

Neanche la mia camera era cambiata, la prima cosa che notai fu il tetto, non c'era un vero e proprio lampadario ma era cosparso di tante lucine piccole che sembravano stelle. I muri erano azzurro e mamma aveva fatto disegnare alcune nuvole da sembrare un vero e proprio cielo,il pavimento era marrone chiaro fatto in legno. C'era ancora la scrivania, la piccola libreria, il letto, un comodino e alla fine della stanza un finestra con le tende verde acqua. Era abbastanza accogliente.

Ero così sfinita del lungo viaggio che avevamo fatto che mi rifiutai anche di cenare nonostante tutte le proteste fatte da mia madre.

- So che ancora non abbiamo molta roba da magiare ma domattina ti prometto che rimedierò. Adesso per favore vuoi sederti a tavola con noi? Credevo che l'insalata pronta ti piacesse. -

- Mi piace mamma, mi piace, ma è che.... ho la nausea, mi fanno male le gambe e voglio andare solo a letto. E' un problema? -

Vidi lo sguardo di mio padre che mi sorrise, solo lui sapeva fare quel sorriso, credo proprio che sia la ragione che fece innamorare mi madre. Non potevo non sorridere anch'io, capì che mi aveva lasciato andare e potevo tranquillamente andare a dormire.

Con un "grazie" stentato salgo le scale a chiocciola che mi facevano girare la testa ogni volta e raggiunsi la mia camera chiudendo bene la porta.

Mi infilai il mio pigiama e mi stesi sul letto rannicchiandomi sotto le coperte. Erano così fresche e profumate quelle lenzuola, non riuscivo a spiegare la pace che potevo provare in quel momento. Avevo lasciato la finestra aperta e da lì entrava un piacevole venticello.

L'atmosfera era perfetta ed infatti dopo pochi minuti mi addormentai.


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