Capitolo 14 Tu sei diversa

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~Sai, in questa stanza di solito metto la mia ospite di fronte ad una scelta....~
~Perchè?~ interruppe lei.
~Perché? Beh sono fatto così, è quello che sono abituato a fare...~
~ Che scelta?~ interruppe di nuovo con lo sguardo pieno di curiosità fisso su di lui.
~ Non è una cosa facile da spiegare...~
~ Dovrò scegliere anch'io? ~
~ Mi lasceresti finire almeno una frase? O vuoi continuare ad interrompermi ad ogni parola? ~
~ Oh si, scusa...~ disse abbassando lo sguardo e tornando a guardarsi le mani.
~ Ecco, ho deciso che per il momento  non voglio metterti davanti a nessuna scelta, niente rose rosse o blu per te, tu sei diversa da tutte le ragazze che ho incontrato nella mia lunga, lunghissima vita....~
Le alzo il viso con la mano e con l'altra tirò fuori una cosa dall'impermeabile. Era una rosa bianca.
Gliela porse, e lei la prese confusa, le tremavano le mani e non riusciva a capire.
~ Tu sei diversa, e meriti qualcosa di diverso. Ho deciso di tenerti qui con me.~
Lo guardò intensamente con una punta di irritazione.
~E se io non volessi rimanere?~
~Non mi pare di aver chiesto la tua opinione a riguardo~ commentò sarcastico.
~Beh io non ho nessuna intenzione di rimanere in questo posto!~ disse alzandosi di botto.
~ Senti ragazzina non farmi pentire della mia decisione, se no ti stacco quella brutta linguaccia che hai, e non scherzo!~
~ Non ho la minima intenzione di rimanere prigioniera di un mostro per sempre!~ Urlò. Le lacrime iniziarono a rigarle il volto e prima che lui potesse vederle, lancio la rosa che aveva in mano sul pavimento e corse via, corse verso la porta d'ingresso. Di sicuro era chiusa ma tanto valeva provare. Non riuscendo ad aprirla e sentendo lui che la raggiungeva corse verso le scale e raggiunse la sua stanzetta nei sotterranei chiudendosi a chiave e si rifugiò sul letto disperata.

"Un mostro, così l'aveva definito, ebbene si, era quello che era, lo sapeva anche lui, e non se ne era mai importato. Le ragazze erano solo strumento di piacere. Niente sentimenti, solo sesso e sangue, e l'euforia di avere la vita di una persona nelle tue mani e decidere tu il momento in cui metterne fine. Questa era la sua vita.
Come aveva potuto cedere di fronte ad una ragazzina. E come gli era venuto in mente di dirle quelle cose, non avrebbe dovuto darle quella rosa. Non aveva mai fatto una cosa del genere e si sentiva salire il diabete solo a ripensarci. Eppure si sentiva ferito. Una mocciosa era riuscita a ferirlo. Aveva sempre avuto molta pazienza. I suoi omicidi seguivano sempre lo stesso rituale, era abitudinario. E ora una bambina aveva messo a repentaglio il suo equilibrio, la sua pazienza..."
Raccolse la rosa dal pavimento e si diresse verso la stanza dov'era la ragazza. La porta era chiusa. Dietro non proveniva alcun rumore. Si teletrasportò all'interno della stanza, e lei era stesa sul letto che dormiva. Gli occhi gonfi, il viso bagnato dalle lacrime, stringeva forte il cuscino a se. Sembrava così vulnerabile in quel momento. Poggiò la rosa sul comodino e le diede un piccolo bacio sulla fronte. Poi silenziosamente come era entrato, uscì.
Mi sono rammollito pensò.

Al risveglio la ragazza trovò la rosa sul comodino, all'inizio sorrise, poi subito il sorriso le sparì dal volto. Doveva andarsene da lì. Non avrebbe trovato pace fino a quando non se ne sarebbe andata da quel posto. Aveva bisogno di un cellulare, di avvisare qualcuno. Voleva tornare a casa sua. In quei giorni avrebbe elaborato un piano. Non si sarebbe arresa, non voleva essere il giocattolo di un mostro.
Però ripensando a quella frase, tu sei diversa, in quel momento, si era sentita speciale, quasi felice, però non l'avrebbe mai ammesso, nemmeno con se stessa.

My lovely OffendermanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora