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La luna é un soffio, se alzi il braccio puoi toccarla.
Ti guarda immobile ed ha un sorriso da bastarda.

Valentina e Mattia se ne stavano seduti su una delle tante panchine poste sul lungofiume, ormai era tarda notte e i locali erano in orario di punta.

Sarebbe stato un sabato sera come gli altri, tra alcool e musica a palla, se non fosse stato per ciò che era accaduto una ventina di minuti prima all'interno del locale.

E tra le stelle i desideri della gente che cerca un po' di se mentre io cerco te.


Se ne stavano lì, inermi, a contemplare il cielo convinti che ci fosse una strana ma spettacolare magia negli astri.

Nessuno dei due osava parlare, non era il momento adatto.

Valentina non si capacitava dell'improvviso senso di inadeguatezza che si era insinuato in lei nel momento in cui quelle note avevano iniziato a diffondersi lievi nella sala.

Quella canzone, una di quelle che era riuscita a strapparle ogni possibilità di reazione lasciandola con le lacrime agli occhi dalla paura.
Si, paura.


E mi ero affezionata, mi sono incasinata.

Non aveva avuto la possibilità di controllare il suo cervello, il suo cuore.
Era rimasta in balia del nulla, in quel momento come l'anno prima.
Era vuota: ogni parte di lei era evaporata, costretta a mantenere gli occhi chiusi per non permettere alle lacrime che meccanicamente stavano riempiendo i suoi occhi.

Parlami, parlami adesso che io ti sento che non sei più lo stesso.


Si, il giorno prima della sua partenza, Valentina aveva capito che qualcosa in Mattia non funzionava.
Lo osservava dalla finestra di casa sua mentre lui, come suo solito, fumava la sigaretta dopo il pasto.

Quella volta, però, non fu una ma tre.
Si ricordava perfettamente la sequenza che meccanicamente veniva eseguita dal moro non appena rimanevano due centimetri di cicca.

Quel giorno lui non si era fatto vivo a scuola, come suo solito.
Stranamente nessuno dei due riusciva a rimanere in casa, tra i libri, si trovarono quasi per caso nella vietta che portava al piccolo parco del quartiere.
Lei aveva sforzato un 'ciao' che lui non ricambiò: in quell'esatto momento Valentina intuì che qualcosa di terribilmente brutto stava per accadere.
Solo dopo pochi minuti Mattia si decise a rivolgerle un saluto, in precedenza era troppo assorto dai suoi pensieri per potersi accorgere che la bionda si era seduta accanto a lui sul marciapiede.

Che me ne frega di esserti amica, mi sembra assurdo solo a pensarlo, cosa vuoi che dica?

Solo nell'ultimo periodo aveva capito il significato di quella frase.
Riascoltandola dopo un anno era riuscita ad identificarsi in quelle parole, era riuscita ad ammetterlo a se stessa senza alcuna titubanza: a lei non bastava che Mattia fosse semplicemente un suo amico, uno come tanti.


Guardaci, guardaci adesso: non c'é più un gesto, non c'é compromesso e lo capisco dal tono diverso di voce con cui mi dici "stasera ho da fare, non mi aspettare."

Così le disse, quel pomeriggio, prima di alzarsi dal marciapiede e allontanarsi per la via.

Aveva rinunciato al solito incontro mensile che i ragazzi della loro età solevano organizzare per ritrovarsi.

Remember me| Briga.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora