La porta della stanza di Ben era aperta, quando Sally trovò il coraggio di salire le scale per andarlo a cercare. Avrebbe dovuto sentirsi rassicurata dal fatto che non era chiusa, ma la cosa sembrava troppo premeditata.
Non c'è niente da nascondere, diceva.
Ben era sdraiato sul letto a leggere, con la schiena appoggiata ai cuscini impilati contro la testiera. Appoggiato sulle gambe aveva un pesante manuale automobilistico. Mentre lo osservava, alzò una mano sciupata ma aggraziata e girò pagina. Come al solito si era scompigliato i capelli, che ora gli rimanevano ritti in tanti ciuffi color del sole. Le sue gambe affusolate erano incrociate alle caviglie, mettendo in evidenza i piedi nudi. Sally sentì il corpo infiammarsi, facendole stringere i denti. Non si stava eccitando guardando i piedi nudi di Ben. Non era possibile.
"Hai intenzione di rimanere lì tutta la notte?" le chiese lui. Quando lei alzò gli occhi, quelli di lui erano pieni di cautela. Perlomeno non stava nascondendo i suoi sentimenti, da quel punto di vista. Sally si schiarì la gola e provò a smettere di stringere i pugni. Le sue dita ricordavano fin troppo bene quanto fosse morbida la pelle dei suoi genitali.
"Estelle è venuta a trovarci" disse, sentendo un mortificante calore crescerle dal sesso. "La signorina Jackie sta facendo la salsiccia in crosta, poi pensavamo di andare al cinematografo. Viene anche Graham, è arrivato a casa presto stasera." Ben la fissò, e la decisione del suo sguardo aumentò il nervosismo di Sally. Era la sua immaginazione, oppure l'attenzione di Ben si era concentrata per un istante sui suoi seni?
"Dovresti unirti a noi" disse, ma la voce cominciava a scenderle. "La signorina Mackie si offenderà." Fece una smorfia e distolse lo sguardo, cosa che diede in qualche modo a Sally la libertà di chiudere la porta e avvicinarsi.
"Ben" disse mentre la testa di lui si voltava con diffidenza di nuovo verso di lei. "So che... ciò che è successo tra noi rende le cose complicate, ma non voglio discutere con te."
Ben rise amaramente. "Sally, io e te 'discutiamo' praticamente da quando hai imparato a parlare."
"Non è vero! O perlomeno, non facciamo solo quello. E comunque, litigare con te è divertente."
"No, per me non lo è. Non più."
Non stava scherzando, la sua faccia era troppo seria. L'aveva ferito per tutto questo tempo senza neanche rendersene conto? Sally sentì gli occhi infiammarsi di vergogna. Estelle e gli altri avevano ragione, lei non era una bella persona.
"Mi dispiace" disse, voltandogli le spalle prima che le lacrime iniziassero a scorrere. Cercò di trovare la maniglia della porta, ma con gli occhi umidi faceva fatica a vedere. "Ti lascio da solo."
"Sally." Ben emise un suono di esasperazione e saltò giù dal letto. La tirò a sé, stringendo gentilmente le braccia attorno al suo petto. Premette una guancia sui suoi riccioli. "Dai, Sally, non essere triste."
"Ma sono stata cattiva con te" disse con voce soffocata.
"Per tutti questi anni, sono stata cattiva, sleale e scorretta."
"Va tutto bene, Sally. Anch'io sono stato cattivo con te, a volte."
"Non quanto lo sono stata io!"
Lui rise e la fece voltare. Lei non poté impedirsi di abbracciarlo.
"Dio, Sally" disse lui sopra la sua testa. "Cosa devo fare con te?"
Amami, pensò lei. Perdonami. Ma siccome non poteva dire certe cose, si asciugò il naso sulla sua camicia. Il calore del corpo di lui era fantastico, così come la sua gentilezza. Le mani di Ben le percorrevano la schiena sopra il maglione di cachemire, e il cuore prese a battergli più rapidamente sotto le costole. La cosa non mancò di attirare l'attenzione di lei, che portò indietro la testa per guardarlo. Lui asciugò col pollice una lacrima dal suo viso. Aveva uno sguardo preoccupato - preoccupato per entrambi, pensò lei. Sally si passò una mano sotto il naso.
"Sai," disse "hai un odore abbastanza buono per essere sporco di grasso."
Aveva intenzione di farlo ridere, ma un rossore gli colorò il volto e la mascella. Evidentemente la rabbia non era l'unica cosa che l'aveva fatto arrossire.
"Sally" disse con tono di avvertimento.
Stava per allontanarla, lei lo sapeva. Temette che da quel momento non sarebbero più stati amici. Con più disperazione che buonsenso, gli strinse il collo tra le braccia e lo baciò. Quel bacio fu come la chiusa di una diga che si apre. Ben emise un suono basso e gutturale, e poi rispose al bacio, voracemente. La sua lingua era ruvida ma esperta, decisa a rivendicare il suo diritto e la sua abilità nel farle qualunque cosa volesse. Sally non aveva intenzione di contraddirlo. La sua bocca le sembrò allettante esattamente come ricordava.
"Sally" mormorò, liberando le labbra e stringendo le mani sul suo sedere per alzarla e stringerla a sé. Lei lo sentì ingrossarsi e indurirsi tra le gambe, sotto i pantaloni di velluto a coste. La trasformazione sembrò magica. Di certo nessuna donna si era mai dilettata con il proprio potere come faceva lei. Incantata, si contorse contro di lui per sentirlo meglio. Ben la sbattè contro la scrivania, ma l'unica reazione che ottenne fu un gemito di approvazione. Fortunatamente indossava una gonna lavorata a maglia, facile da alzare. Le sue gambe si strinsero velocemente attorno ai fianchi di Ben, più strette possibili. La maniglia di uno dei cassetti le si era piantata contro il sedere, ma lei non se ne preoccupava. Girò i fianchi per avere una miglior frizione con l'insistente dondolio del suo rigido rigonfiamento. Si strinsero l'uno l'altro, emettendo suoni selvaggi e bramosi, infilando le mani sotto ogni vestito che riuscivano ad allentare. Quando Sally raggiunse la schiena di Ben, la trovò piena di sudore. Apprezzando quell'evidenza di eccitazione, gli alzò la camicia sulle spalle muscolose e gli leccò la pelle salata.
"Sally" rantolò lui mentre con le mani trovava i seni e li stringeva. Sally si contorse quando le sue mani callose le premettero i capezzoli. Quella ruvida carezza le sembrò molto più piacevole di quanto la logica avrebbe voluto. Ben non poté non accorgersi della sua reazione, né poteva rimanere indifferente. Con il colpo successivo portò in avanti tutto il corpo. Gemette direttamente nel suo orecchio. "Cristo, Sally, mi farai venire nei pantaloni."
"Vieni dentro di me" lo pregò lei, cercando freneticamente di slacciargli i pantaloni. Un secondo dopo imprecò. Il gancetto di metallo si era incastrato, bloccato dalla pressione della sua poderosa erezione. Le dita di Ben si unirono alle sue nel tentativo di aiutarla, quasi altrettanto inutilmente per via della brama che lo pervadeva.
"Sì" disse con voce bassa e insistente. "Sì. Sì, sì."
"Sally?" La voce di Estelle la chiamò dalle scale. "Ben è lì sopra?"
Sally soffocò un gemito di frustrazione.
Ben la lasciò andare come se il suo corpo scottasse. Il sostegno le mancò così all'improvviso che vacillò sulle gambe.
"No" disse lui facendo pochi passi avanti e indietro con entrambe le mani tra i capelli. "Non lo faremo di nuovo."
Sally sapeva che non poteva permettersi di perdere la testa come stava facendo lui.
"È qui" rispose a Estelle con tono più normale possibile.
"Scendiamo tra un minuto."
Agitata, rimise a posto i suoi vestiti e lo guardò. Ben smise di camminare e la guardò con sguardo cupo.
"Devi star mi lontana" disse.
"Io!" Avrebbe potuto dirgli un centinaio di ragioni per cui quello non era colpa sua. Le ci volle uno sforzo sovrumano per trattenersi del farlo, ma Ben non le avrebbe dato alcun credito.
"Tu sei la ragazza. Dovresti avere più autocontrollo."
"Ebbene, non ce l'ho" sbuffo. "A quanto pare."
A giudicare dal suo viso, Ben stava combattendo una sua guerra privata, ma dopo qualche secondo emise un lungo respiro. "Scendi di sotto e basta."
"E tu?"
"Ho bisogno di tempo per.... rilassarmi."
Lo sguardo di Sally fu attirato irresistibilmente verso il suo bacino.
"Gesù" esclamò lui quando il suo bozzo che stava diminuendo si ingrandì improvvisamente di un paio di centimetri. La pelle di Sally pizzico come fosse a contatto con dei fili elettrici. Tutto quello che doveva fare era guardarlo, e lui si eccitava.
"Va bene" disse lei, scostando con riluttanza lo sguardo dalla prova del suo potere. "Scendo prima io, ma non dare la colpa a me se devo passare tutta la serata a braccia conserte per nascondermi i capezzoli."
"Sally" grugnì Ben voltandole le spalle.
Non avrebbe dovuto dirlo, e di certo non avrebbe dovuto sorridere a quella sua reazione, neanche tra sé e sé. Però lo fece, e lo fece talmente a lungo che dovette passarsi una mano sul viso prima di entrare nella sala da pranzoEstelle non era a casa, cosa che gettò Edmund nel panico. Sentì il cuore in gola come se fosse un essere umano.
Datti una regolata, si ordinò. Probabilmente è con un amico. Quella possibilità era meno spaventosa, ma lo colpiva nell'orgoglio. Dopo tutto quello che aveva affrontato per lei, quella notte, non avrebbe dovuto aspettarlo nel suo appartamento? Non avrebbe dovuto essere in attesa di poter replicare la notte precedente?
Si sentì abbastanza idiota quando la trovò a casa sua che mangiava qualche orrido intruglio con salsiccia insieme alla sua famiglia. Lo sguardo di lei incrociò il suo nel momento in cui entrò in sala da pranzo, notando il suo sollievo come anche la sua conseguente tranquillità con una facilità di cui lui avrebbe dovuto preoccuparsi. Era andata lì per rassicurare Edmund del suo interesse. Lei prese un'aria divertita, e nei suoi occhi balenò un calore che Edmund pensò gli avrebbe fatto ingrossare il cuore al doppio delle sue dimensioni. Come per salvare il suo ego, le guance le si arrossarono quando lui rispose al suo sorriso.
"Salsiccia in crosta!" esclamò Sally allegramente. "Sapevamo che avevi lezione, così la signorina Mackie ha preparato il piatto preferito di Ben."
Che fosse benedetta la sua figlia più piccola. Poteva sempre contare sul suo essere inconsapevole anche alle cose più ovvie. Sembrava tenera e innocente come un gattino, nel suo crespo maglione azzurro. Graham, di contro, guardava lui ed Estelle come fosse lo spettatore di una partita di tennis.
"La mia lezione è stata cancellata" mentì Edmund distrattamente. "C'era una perdita nel soffitto del corridoio."
"Ma oggi non è piovuto" disse Graham.
"Infatti. È per questo che gli operai sono li adesso."
Graham abbassò lo sguardo sul suo piatto. La sua espressione era imperturbabile come sempre, ma Edmund poté immaginare il miscuglio di rabbia e senso di colpa che gli cresceva nel petto. Sapeva che il ragazzo gli voleva bene, e sapeva anche che la lealtà era tutto per Graham. Doveva essere convinto che il suo padre adottivo fosse un mostro. Mi spiace, Graham, pensò con una fitta nel cuore. Ti racconterei tutto, se potessi. L'impossibilità di farlo era parte del percorso. Edmund teneva dei segreti per tutti, nella sua vita, compreso Aimery. Se una persona fosse stata a conoscenza di qualcosa che non doveva sapere, avrebbe potuto far cadere tutto il suo castello di carte.
"La signorina Mackie ti ha preparato un vassoio con la cena" disse Estelle. "Qualcosa che sia un pó più di tuo gusto. Penso l'abbia lasciato ella dispensa."
"Dovresti venire al cinematografo con noi" disse Sally agitando la forchetta in aria. "C'è Busby Berkeley. Ti piace."
A Edmund effettivamente piacevano gli sciocchi musical di quel coreografo statunitense, era un suo cruccio.
"Dovresti" confermò Estelle, facendogli sapere ciò che voleva: lei ci sarebbe andata.
"Molto bene" disse. "Finite la vostra cena e ci raggiungerlo prima che uscite. Se volete, ci accompagno con la Minerva."
"Evviva!" gridò Sally come se avesse sette anni invece che diciassette.
Aver nominato l'automobile fece cadere l'attenzione di Edmund sul suo figlio di mezzo. Ben era abbandonato sulla sedia di fronte a Sally, con una strana forma di scontrosità che emanava dal suo corpo. A pensarci bene, l'allegria di Sally non sembrava un pó forzata quella sera? Senza dubbio i due avevano litigato. Ben non era perfetto, ma sopportava molto dalla sorella, di solito dimostrando una pazienza che meravigliava Edmund. Orgoglioso di lui, Edmund gli strinse le spalle larghe. Ben non aveva un grammo di grasso in corpo, nonostante mangiasse come uno scaricatore di porto.
"Tutto bene, Ben?" gli chiese gentilmente. "Sei silenzioso."
"Sto da favola" rispose, chiaramente senza pensarlo. Si scosse e si sedette composto. "Sto bene, signore. Sono solo stanco per il lavoro in officina."
Edmund gli scompigliò i capelli perennemente scompigliati, anche se ormai il ragazzo era troppo grande per farlo. Con tristezza, Edmund pensò che avrebbe voluto scompigliarglieli anche quando sarebbero stati grigi.
"Bene" disse, ignorando la pagliuzza che aveva davanti agli occhi. "Buon appetito."
Li lasciò per andare a cercare la sua cena. Con un pó di fortuna, la signorina Mackie gli aveva preparato un buon arrosto al sangue che il suo lupo avrebbe potuto mangiare. Se l'aveva fatto, per la prima volta lui avrebbe chiuso la porta e avrebbe assunto forma animale lì nella dispensa.
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IL PROFUMO DELL'OSCURITÀ
RandomLondra, 1922. La pioggia cade stanca sulla città, ma alla giovane Estelle non importa: oggi ha incontrato l'uomo della sua vita..... Dieci anni dopo, Edmund Fitz Clare, noto professore di Storia e vampiro mutaforma, deve fare i conti con un pericolo...