Estelle si era addormentata sul divano, aspettando l'arrivo di Edmund. Si svegliò quando lui le tolse Il falcone maltese di mano.
"Edmund" disse, distorcendo il nome attraverso uno sbadiglio.
Lui la prese in braccio e le diede un tenero bacio in fronte.
"Lascia che ti porti in camera da letto e ti rimbocchi le coperte. Da quello che vedo, non ti ho lasciato riposare abbastanza."
"Non me ne lamento" biascicò Estelle contro la sua spalla possente. "Mi piace il modo in cui mi tieni sveglia. E poi non voglio che la mia bella camicia da notte vada sprecata."
Nonostante quella dichiarazione, si lasciò stendere sul letto e mettere sotto le coperte. La sensazione di essere accudita aumentò ulteriormente quando lui si tolse i vestiti, scivolò sotto le lenzuola e la abbracciò da dietro. Nonostante i muscoli di Edmund fossero forti e agili, la superficie della sua pelle era ancora più liscia della sua camicia da notte.
Lei cinguettò di piacere quando lui la circondò con un braccio, e iniziò a giocherellare con i peli del suo avambraccio. "Rimani a colazione, domani mattina. Chiuderò le mie nuove tende."
Edmund emise un suono a metà tra il dolore e il divertimento. Sarebbe bastato quello per farle capire che qualcosa non andava, ma quando l'abbraccio si fece più stretto lei dovette girarsi. "Cosa c'è, Edmund? Cos'è successo?"
Lui baciò il palmo della mano con cui lei gli aveva accarezzato il viso. "Io e Graham.... abbiamo litigato."
"Per me?"
Lui esitò. "In parte. Ma non per colpa tua." Gli occhi di lui fissarono quelli di lei nell'oscurità parzialmente illuminata dalla luce della luna, coi loro capelli che si sparpagliavano sul cuscino. Una sola, profonda ruga divideva le sue sopracciglia. "Pensavo che forse dovrei starti lontano. Evitare di aprire ulteriormente questa ferita."
"Non voglio che tu mi stia lontano" protestò lei.
Lui sorrise e la baciò dolcemente, e le sue labbra di seta le parvero un sogno. Estelle sospirò e premette il corpo contro quello di lui. Erano talmente vicini che lei sentì il suo sesso ingrossarsi prima ancora che lui le iniziasse a esplorare la bocca con la lingua.
"Estelle" mormorò stringendo a sé il suo corpo. "Non posso starti lontano, nemmeno per evitare di ferire i sentimenti di Graham."
Per il piacere di Estelle, la baciò ancor più in profondità. Stava facendo l'amore con la sua bocca, prendendone possesso lentamente e intimamente, in un modo che difficilmente le sarebbe potuto piacere di più. La sua mano le percorse la schiena per tutta la sua lunghezza, scivolò sul suo sedere e poi sollevò l'orlo della camicia da notte. Lei alzò i fianchi per aiutarlo, cosa che lo portò a emettere un gemito.
"Ho bisogno di te, stasera, Estelle. Ho bisogno di fare l'amore con te."
Lei aprì le gambe per lui e si sdraiò sulla schiena. L'intensità che lui aveva le strinse il cuore, l'idea che l'uomo che amava potesse avere bisogno di lei. Gli occhi di Edmund brillavano mentre si posizionò sopra di lei, e il suo respiro si fece più rapido. Spostò le ginocchia nello spazio che lei aveva fatto, e quel semplice atto la eccitò. Il suo cuore iniziò a battere più velocemente quando lui abbassò le mani sul proprio bacino. Se lo prese in mano, posizionando la grossa e calda punta del suo pene contro la sua entrata.
"Stasera facciamolo lentamente" disse, facendole una vaga promessa. "Non l'abbiamo mai fatto lentamente."
Sembrava determinato a rimediare. Si spinse dentro di lei un centimetro alla volta, diventando sempre più caldo e sempre più grosso a ogni gemito di piacere che lei non riusciva a trattenere. La pelle del suo uccello sembrava velluto, ma la sua consistenza era quella dell'acciaio. L'espressione di piacere che lui aveva disegnata sul volto mentre scivolava lentamente dentro di lei era una droga di cui lei non si sarebbe mai stancata.
Le venne in mente che doveva chiedergli dei profilattici, perché non era mai riuscita a convincersi a farlo. E anche questa volta le parole le rimasero in gola. Lasciare che lui la amasse le sembrò più importante. Quella lunga e dura parte di lui la apriva in maniera deliziosa, facendo uscire un liquido vischioso dalle sue pareti per rendere più semplice la penetrazione. Le sue ciglia dorate si abbassarono quando lui guardò giù per controllare il proprio progressi. Tremò di eccitazione quando arrivò a metà.
Notando quanto quella vista lo eccitasse, anche lei dovette guardare. Era qualcosa di particolare, essere testimone di come lui la prendeva. Le vene che gli percorrevano l'asta sembravano particolarmente scure in contrasto con la sua pelle. Lui deglutì facendo sobbalzare il pomo d'Adamo, e alzò lo sguardo sui suoi seni. Ciò che voleva non poteva essere più ovvio. Con una sensazione di incredibile potere e libertà, lei si sfilò la camicia da notte.
"Baciami qui" gli disse, e la vista di Edmund si annebbiò.
Si piegò per succhiarla, aprendo le labbra in anticipo. Stava quasi ansimando al semplice pensiero di assaporarla. Circondare con la bocca il capezzolo eretto gli fece uscire un piccolo suono di dolore dalle profondità della gola. Lo prese ancora di più in bocca, e lo stomaco le si strinse quando lui emise di nuovo quel suono.
La sua ingordigia rivaleggiava solo con la sua attenzione. La carne delle sue guance la avvolse, la lingua le carezzò la cima del capezzolo mentre lui prendeva a succhiare più forte. Qualcosa di duro cominciò a premere sulla sua areola, qualcosa di liscio e ricurvo. A quella sensazione lei gemette e inarcò la schiena. Come se i punti erogeni dei suoi seni e del suo sesso fossero collegati l'uno all'altro, la sua vagina fremette e lo inondò.
"Sei troppo dolce, tesoro. Non voglio farti male" gracchiò lui, liberandosi.
"Non mi stai facendo male" lo rassicurò lei.
Piantò le mani all'esterno delle spalle di lei, così da poter sollevare la parte superiore del proprio corpo con le braccia. Lei gli afferrò gli avambracci, sfruttando la sua incredibile forza per aumentare la leva e roteare i fianchi attorno alla sua lunghezza. Oh, com'era bello. Specialmente quando lui abbassò il bacino su di lei, aumentando la penetrazione fino a che le palle non furono schiacciate. Lei amava sentirlo dentro di sé così in profondità, e si contorse dal piacere.
"Non ti farò male" le assicurò ansimando di piacere. Gemendo, uscì da lei fino alla punta e poi la penetrò lentamente una seconda volta. "Non ti farei male per niente al mondo."
"Bene" disse lei allungando il collo per mordicchiargli l'impressionante muscolo della spalla. Non sapeva dire perché, ma provava un desiderio quasi incontrollabile di morderlo. Fortunatamente, lui sembrava apprezzare.
"Collo" la pregò, voltando la testa di lato quasi violentemente per permetterle di arrivarci. Le labbra erano tese in una linea dura che copriva i denti. "Forte."
Aumentò il ritmo della penetrazione quando lei obbedì, contorcendosi come un'anguilla ogni volta che raggiungeva il punto più profondo dentro di lei. Doveva amare esercitare quella pressione tanto quanto a lei piaceva sentirla. Ripeté la penetrazione ancora e ancora. Grazie anche ai piccoli morsi che lei gli dava, lui andò presto fuori di testa.
"Sì" gemette quando lei gli succhiò la carne tra i denti con più forza. Il suo corpo si agitava senza controllo, prendendo la sua erezione dentro di lei con movimenti brevi e bruschi.
"Oh si. Sì, signore."
E poi tremò e schizzò con forza dentro di lei.
Estelle rise alla sua espressione di sgomento. Avevano appena iniziato, dopottutto.
"Ebbene, ne sarei delusa" disse, abbracciandogli la schiena leggermente sudata. "A parte che l'esperienza mi dice che sei in grado di rifarlo."
Lui grugnì e le diede un bacio così bagnato e profondo che il sangue prese a scorrerle più rapidamente nelle vene.
"Posso rifarlo, e questa volta sarà solo per te."
Fu solo per lei, e la volta dopo anche. Quando lei smise di tremare per il suo terzo orgasmo, lui insisté perché si mettesse a dormire, nonostante alcuni segnali indicassero che sarebbe stato perfettamente in grado di continuare il loro gioco.
"Riposati" le disse all'orecchio con voce bassa e sexy. "Domani ci sarà un'altra notte."
"Ti amo, Edmund" mormorò lei con allegria.
Lei si irrigidì alle sue spalle, e lei si rese conto di non averlo mai detto a voce alta, prima.
"Anch'io ti amo" le disse con voce rauca dopo un istante.
"Ora dormi e recupera le forze."
Da ciò che sentiva contro il proprio sedere, le sarebbe servito.***
Il corpo di Edmund non prese a tremare fino a che lei non si addormentò. Non poteva negare che quel tremito fosse una reazione di paura. Avrebbe dovuto starle lontano, ma non per via di Graham. Quella notte era andato più vicino che mai a morderla. Gli si era offerta così piena di fiducia, con la volontà di confortarlo tanto ovvia quando toccante. Per quanto fosse lunga, la sua vita non era stata piena di gente che voleva farlo. Aveva l'impressione che l'unica cosa che gli aveva impedito di prendere tutto ciò che Estelle voleva offrirgli fosse stato il fatto che lei l'aveva morso. Le sue emozioni erano state fuori controllo, ma non pensava di poterne dare la colpa a quel fatto. Più lui ed Estelle diventavano vicini, più voleva un'unione vera, più voleva tutto di lei: corpo e anima e sangue. Anche in quel momento, i suoi canini pulsavano dalla fame. Ne massaggiò la base da sopra il labbro superiore, cercando di incoraggiarli a ritirarsi.
Non era di alcun aiuto. Anzi, quel tocco li fece allungare ulteriormente.
Scese dal letto imprecando silenziosamente. Non voleva affatto allontanarsi, la compagnia di Estelle era troppo piacevole, ma rimanere sdraiato accanto a lei non era una cosa sicura, in quel momento, non con l'odore del suo piacere che riempiva la stanza. Nudo, andò in cucina, sperando che del cibo normale potesse essere d'aiuto. Nel refrigeratore trovò un pollo arrosto che pensò il suo lupo avrebbe apprezzato, anche se probabilmente lei si sarebbe chiesta come aveva fatto a mangiarlo tutto. Ma in fondo, essere un ospite educato non era cosa che gli interessasse.
Mutò forma più velocemente possibile, trasalendo per lo strano rumore che i suoi artigli facevano sul linoleum. Quelle cucine 'abitabili' non erano disegnate per i lupi giganti. Dovette infilarsi la coda tra le zampe per evitare di rovesciare tutto quello che c'era sul piano. A parte la difficoltà di manovra, il pollo era saporito, probabilmente grazie al cuoco di Harrods. Lo mangiò rapidamente, poi si obbligò a mutare nuovamente forma mentre la bestia dentro di lui cercava di convincerlo a fare una passeggiata per tutto l'appartamento di Estelle. Uno spuntino di mezzanotte era una cosa, ma per stiracchiarsi le zampe come avrebbe voluto fare avrebbe dovuto aspettare di essere da solo.
Con la pancia piena si sentì più tranquillo, cosa che gli fece capire di dover stare particolarmente attento a nutrire il suo lupo da quel momento in poi. Ma anche se questo avrebbe aiutato, non avrebbe risolto il suo problema più grande: salvaguardare l'indipendenza del cuore e della volontà della sua amata. Era più determinato che mai in questo. Qualunque cosa fosse successa, non sarebbe diventato il mostro che Graham temeva che fosse.
Si rimise a fianco di Estelle con un sospiro che era parte preoccupazione e parte piacere. Aveva quella notte, e aveva il suo amore. Per il momento, avrebbe dovuto accontentarsi.
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IL PROFUMO DELL'OSCURITÀ
RandomLondra, 1922. La pioggia cade stanca sulla città, ma alla giovane Estelle non importa: oggi ha incontrato l'uomo della sua vita..... Dieci anni dopo, Edmund Fitz Clare, noto professore di Storia e vampiro mutaforma, deve fare i conti con un pericolo...