Per una volta, Estelle non si lamentò quando lui se ne andò prima dell'alba. Capiva che volesse dare un'occhiata ai figli, e che magari avesse bisogno di starle lontano per un certo periodo. La sua fame diventava troppo forte se passava troppo tempo con lei. Ritenne fosse meglio passare la giornata nel proprio letto.
A fine giornata, il cuore iniziò a corrergli nel petto al pensiero di lei nel momento stesso in cui aprì gli occhi durante il tramonto. Quello che avrebbe potuto essere il peggior momento della sua vita - essere scoperto da lei nella sua forma di lupo - si era rivelato essere il migliore. Probabilmente superò il record mondiale di corsa, mentre percorreva la distanza che separava la sua casa da quella di lei. Ignorando l'ascensore, salì le scale con la con la facilità del ragazzo che non era più da cinquecento anni. Essersi aperto a lei, senza riserve, era stato una delizia inaspettata. Dopo tutto ciò che aveva sentito, Estelle lo amava ancora. Non stava fuggendo da lui.
Non solo non stava fuggendo, ma lo stava aspettando dietro la porta. Iniziarono a strapparsi i vestiti di dosso non appena lui la chiuse con un calcio dietro di sé, cadendo l'una sopra l'altro come stessero morendo di fame. Nessuno dei due avrebbe potuto aspettare quella sera.
Quando ebbero appagato le loro peggiori voglie, Estelle gli fece un regalo. Dopo aver chiuso le sue nuove tende, portò un vassoio fuori dalla cucina. A meno che il suo naso non lo stesso ingannando, conteneva un arrosto molto al sangue. Lei mise il vassoio al centro del tappeto in salotto.
"Spero che le spezie vadano bene" disse. "La rosticceria non ne aveva senza condimento."
Edmund la guardò stupito.
Lei sorrise con un pizzico di nervosismo. "Volevo vederti mutare. Ho pensato avessi bisogno di un piccolo incentivo."
Edmund andò da lei a grandi falcate, le prese il viso tra le mani e la baciò con passione. "Ti amo, Estelle. Più di quanto tu possa immaginare. Non credo di aver mai ammirato una donna più di te."
Lei arrossì piacevolmente sotto le sue mani, e il rossore gli scaldò i palmi. "Quindi anche la strada per il cuore di un vampiro passa per il suo stomaco."
Lui rise e si allontanò da lei. Già nudo, tutto ciò che dovette fare fu chiudere gli occhi e ripensare alle sensazioni sensoriali che il suo lupo amava di più: il profumo dei boschi, la sensazione del muschio e della felce sotto le zampe, il cuore che corre a mille nell'eccitazione della caccia. La familiare magia si sviluppò facilmente. Una luce azzurrina si diffuse dal suo corpo, dissolvendolo come una stella calata nell'acqua. Per un istante non fu nulla e fu tutto. Poi fu la bestia che, secoli prima, aveva accettato di legare la propria anima a quella di Edmund.
Estelle ansimò e indietreggiò di un passo, una reazione istintiva alle enormi dimensioni della creatura che ora si trovava nel suo appartamento. Non si rese conto di avere meno da temere da lei di quanto dovesse temere un lupo vero. Edmund controllava la bestia, anche se essa aveva le sue preferenze. Si prese il piacere di avvicinarsi a Estelle per annusarle la mano.
Non era cibo per lui. Di rado gli esseri umani lo erano per i lupi, e quasi mai per il tipo di ibrido che Edmund era. Secondo la sua esperienza di lupo gli esseri umani erano predatori interessanti, fonti di curiosità e allo stesso tempo di pericolo, che potevano essere - in occasioni molto speciali - anche compagni di giochi. Il suo lupo guaì nella speranza che lei usasse le sue mani esperte per fare ciò che più gli piaceva.
"Oh mamma." Estelle ispirò, e mentre gli occhi le si riempivano di meraviglia si inginocchiò lentamente di fronte a lui.
Il lupo le leccò la faccia con più entusiasmo di quanto Edmund avrebbe raccomandato, ma lei si mise semplicemente a ridere e lo abbracciò attorno al collo.
"Oh Edmund, è....sei bellissimo."
Il lupo capì il tono ma non le parole, dando per scontato il suo senso di ammirazione ma allo stesso tempo scaldandosi con una soddisfazione cui gli esseri più complicati erano estranei. Estelle era sua, ed Estelle lo amava. Era tutto a posto nel mondo.
Quando lei infilò le mani sotto il suo folto mantello invernale e gli diede una bella grattata ai fianchi, lui divenne il suo schiavo più devoto, emettendo piccoli gemiti canini e rotolandosi sul pavimento.
Lei rise anche di quello, chiaramente incantata dal potere che aveva sull'altro lato di lui. Edmund decise che per il suo divertimento valeva la pena sacrificare la propria dignità.
Mangiò l'arrosto prima di mutare nuovamente, velocemente e dandole le spalle. Era piuttosto ordinato quando mangiava: i lupi della sua razza non lasciavano indietro niente, delle loro prede. Nonostante quello, avendo fatto progressi così grossi, non voleva correre il rischio di far nulla che potesse disgustarla.
Era incredibilmente rilassato, quando tornò in forma umana. Forse perché il sangue gli scorreva così facilmente nelle vene, sviluppò un'erezione istantanea.
Quando Estelle sollevò le sopracciglia lui sorrise. "Vuoi scoprire l'altra strada per arrivare al cuore di un vampiro?"
Lei la conosceva già. Lo guidò fino in camera, dove lo fece sdraiare sul letto e accarezzò la sua forma umana con ancor più attenzione di quella che aveva messo nell'accarezzare il suo lupo. Ogni volta che lui tentò di alzarsi, o almeno di restituire il favore, lei lo spinse giù di nuovo. Le sue mani calde e delicate accarezzarono ogni centimetro del suo corpo, fino a quando non fu scosso da brividi da capo a piedi, e non strinse le lenzuola nei pugni. Lo toccò dovunque tranne nel sesso, e nonostante questo l'uccello era talmente duro da fargli male.
I suoi gemiti non le fecero alcuna pietà.
"Non ti muovere" gli ordinò quando lui tentò di alzare i fianchi in maniera suggestiva. "Non ho ancora finito di tastarti."
"Anche questa parte di me si può tastare bene."
"Troppo bene" disse lei, acida. "Basta sfregarlo una volta, e finisce che ti monto sopra."
Il suo ragionamento non gli rese più facile aspettare. Quando finalmente lei acconsentì che lui la prendesse, fu una cosa rapida e feroce, e culminò in maniera esplosiva per entrambi. Siccome prima di finire le aveva bloccato i polsi al di sopra della testa, ricominciò più lentamente, più che altro per dimostrare di poterlo fare, anche se si beò di ogni gemito e di ogni spasmo che provocò in lei. La fece stancare più di quanto avrebbe voluto, ma se ne preoccupò appena, quando lei si rannicchiò tra le sue braccia alla fine di tutto.
Il cuore di Edmund era così pacifico, con la guancia di lei appoggiata al petto, che si sentiva un uomo diverso. Pensando di potersi addormentare nonostante l'orario, fece scorrere la mano con un movimento sensuale lungo le morbide onde dei suoi capelli. Non fu sicuro del perché disse ciò che disse subito dopo, solo che dubitava che avrebbe trovato la forza d'animo di parlarne nuovamente.
"La tua vita non sarà mai normale, se stai con me."
Il sorriso di Estelle gli solleticò il petto. "È una cosa che ho considerato."
"Qualcun altro ti potrà amare. Molti qualcun altro."
Lui sapeva che era vero, il suo stesso figlio ne era un esempio. Estelle appoggiò il mento al suo avambraccio per poterlo guardare negli occhi.
"Molte altre donne amerebbero te" rispose. "E non mi sembra tu voglia che io ti lasci."
"Pensavo solo.... Non è che voglia che tu trovi qualcun altro...."
"Non essere stupido" disse. "Stare con te non è un sacrificio. Per quale motivo scoprire che sei un vampiro dovrebbe cambiare le cose?"
"Questo non è uno scherzo" disse lui, facendosi di colpo più serio di quanto non fosse prime. Lei lo doveva a sé stessa, di prendere seriamente i suoi avvertimenti.
Estelle abbassò nuovamente la testa e chiuse gli occhi. "Non sto scherzando. Tu sei l'uomo che amo. L'uomo che mi completa. Con te posso essere me stessa, e mi ami ugualmente. È una cosa piuttosto meravigliosa, credo."
Era effettivamente una cosa piuttosto meravigliosa, credo."
Era effettivamente una cosa piuttosto meravigliosa. Ancor più, era esattamente ciò che lui avrebbe detto di lei.
Lei era rannicchiata addosso a lui, con la parte destra del corpo sollevata. Così stupito dalla propria fortuna da essere costretto al silenzio, fece scorrere delicatamente la punta di un dito attorno alla cicatrice vicino all'occhio destro di Estelle. Pensava fosse un gesto inutile, ma dalla parte lupesca della sua anima fuoriuscì una sensazione di possesso.
"Stai ricordando a te stesso come mi hai marchiata?" gli chiese maliziosamente. "Quella cicatrice dice che sono tua, no?"
"Estelle!" esclamò. "Avevi quindici anni quando quel fulmine ti ha quasi uccisa."
"D'accordo" disse lei con un sorriso. "Suppongo allora che ti piaccia toccare il marchio che il tuo lupo ha impresso su di me quando avevo quindici anni."
Edmund cambiò posizione, a disagio. "Estelle...."
Lei si sollevò sul gomito. "Non puoi dire che te ne vergogni. Pensi che non avresti dovuto salvarmi la vita?"
"Certo che no, ma - dannazione, Estelle - quella cicatrice mi ricorda che ero attratto da te anche allora, dall'istante in cui ho posato gli occhi su di te, e non lo sarei dovuto essere per niente al mondo. Eri una bambina."
"Stai dicendo che non mi avresti salvato la vita se non fossi stato attratto da me?"
"Non lo so. Non è stata il tipo di decisione su cui uno riflette. Ho avuto un istante per muovermi, e semplicemente il mio lupo ha preso l'iniziativa."
La mano di Estelle gli accarezzò dolcemente il petto, seguendo il contorno delle ossa e dei muscoli. "È se fossi stata una bimba in carrozzina? Il tuo lupo avrebbe salvato una neonata? O magari un terzetto di orfani?"
"È diverso" disse Edmund scontrosamente.
"Davvero?" Alzò la mano destra, palmo in fuori, come se stesse facendo un giuramento al posto suo. "Ricorda: posso sentire la verità dentro di te. I tuoi figli non erano cibo per te, né futuri compagni di letto, eppure li hai salvati."
"Mi sentivo solo," protestò "e nessuno con un pó di cuore avrebbe mai separato quei tre. Non mi rende un eroe. Tu non hai idea di quanti impiegati dell'ufficio adozioni ho controllato mentalmente senza provare alcun rimorso per riuscire a mandare avanti la pratica."
"Ebbene, ora penso tu sia davvero un vile codardo! I tuoi figli sarebbero stati enormemente meglio se avessi lasciato che fossero adottati da affettuosi genitori umani come i miei!"
Era davvero arrabbiata, poteva sentirlo dalle calde vibrazioni che nascevano da lei. Sapeva che i suoi genitori erano stati spaventosamente indifferenti nei suoi confronti, ma non quanto lei ne fosse risentita. Dio solo sapeva perché avessero fatto un figlio. Probabilmente perché, secondo loro, fare figli era ciò che le persone sposate dovevano fare. "Estelle...."
"No, Edmund. Devi ascoltare ciò che ho da dire. Posso non avere il tuo potere, ma sento qualcosa d'altro dentro di te, qualcosa che mi preoccupa. Quando ripensi a te e tuo fratello da ragazzi, quando ricordi che Aimery era l'eroe, che tutti amavano lui e non te, pensi che avessero ragione a farlo!"
Una lacrima di rabbia sgorgò dai suoi occhi. Si stava morsicando il labbro inferiore per impedirsi di continuare, la pressione dei denti faceva impallidire la sua carne rosa e piena. Edmund sentì gli occhi bruciargli, come reazione a quella accalorata difesa, e un sottile velo rosato gli appannò la vista.
"Estelle" disse, asciugando gentilmente la sua lacrima. "Se lo penso, è perché ho ragione di farlo. La mia stessa moglie si innamorò di Aimery. Cercò di avvelenarmi così da poter stare con lui, e finì quasi con l'uccidere lui per sbaglio. Fu così che Aimery divenne un upyr, perché i miei difetti avevano messo in pericolo la sua vita."
"A me sembra siano stati i difetti di tua moglie a farlo."
Dovette sorridere alla sua testardaggine. "Ho avuto mezzo millennio di tempo per capire chi sono. Non sarò mai bravo e coraggioso quanto mio fratello. Non avrò mai la sua integrità morale. C'è stato un tempo in cui vedere Aimery fare strada nella scala gerarchica mi faceva quasi morire dalla gelosia, ma anche allora c'era una parte di me che sapeva - che sapeva, Estelle - che io sarei stato un disastro per il mio popolo se avessi avuto il potere che aveva lui. Non ho la metà della sua natura imparziale. Non ho la sua imparzialità in nulla."
Estelle si accigliò. "Non devi essere uguale a tuo fratello per essere una brava persona."
Edmund capì che non avrebbe risolto niente con quella conversazione.
"Come desideri" disse arrendendosi, regalandole un piccolo sorriso. Sospettò di non volerla realmente convincere. Gli piaceva l'altra opinione che aveva di lui.
Era sufficiente che lui sapesse ciò che sapeva di sé stesso.
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IL PROFUMO DELL'OSCURITÀ
CasualeLondra, 1922. La pioggia cade stanca sulla città, ma alla giovane Estelle non importa: oggi ha incontrato l'uomo della sua vita..... Dieci anni dopo, Edmund Fitz Clare, noto professore di Storia e vampiro mutaforma, deve fare i conti con un pericolo...