Capitolo 26

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***Il giorno dopo, 22 settembre 2015***

BENJI POV'S

Sento la sveglia suonare e mi affretto a spegnerla. Sono le 6. Questa mattina mi sono svegliato così presto perché alle 9 c'è il treno che mi porterà a Roma, dalla mia Mickey. Mi alzo e faccio subito una doccia rinfrescante, dopodiché mi vesto e sistemo i capelli. Indosso una camicia di jeans, dei pantaloni neri e delle Nike Blazer rosse. Sono quasi pronto, mi manca solo da ritrovare il biglietto che non so dove sia. Meglio che cominci a cercarlo dato che sono già le 7.30. Cerco dappertutto ma non lo trovo. Dove lo posso aver messo? Guardo in tutti gli angoli più remoti della casa, ma niente. Alla fine giungo ad una conclusione: quel biglietto non è qui, sennò l'avrei già trovato. Dove lo avrò scordato? Presumo che abbia la testa solo per separare le orecchie e non per pensare alle cose serie!
Allora chiamo Fede ma non risponde. Dubito che risponda a quest'ora della mattinata. Visto che sono già pronto, decido di andare da lui. Suono ripetutamente il campanello. Dopo 10 minuti di attesa, viene ad aprirmi. Apre la porta tutto assonnato e, prima di dirmi anche un semplice 'ciao', mi scruta da capo a piedi. Mi guarda in modo strano, con una faccia di chi ha appena visto un fantasma. "Buongiorno anche a te" Gli dico. "Che diavolo ci fai a quest'ora già in piedi?" Chiede lui perplesso. "Non ricordi? Oggi vado a Roma da Mickey e rimarrò lì tutto il giorno" Spiego io. "Ah, giusto" Si limita a rispondere lui. Si vede che è ancora molto assonnato. Prima che lui possa aprir bocca, mi giustifico dicendo "Ieri ho lasciato il biglietto qui e sono venuto a prenderlo". "Okay, entra" Risponde lui. Entro e guardo in ogni angolo della casa, ma niente. Il biglietto non è nemmeno qui. Devo controllare meglio, tra meno di un'ora parte il treno. Passando accanto alla cassettiera della sua camera da letto, lo trovo. Finalmente! È possibile che abbia controllato in ogni centimetro quadrato della casa e poi sia proprio lì, dove non mi sarei mai aspettato di trovarlo? Bah.
Prendo il biglietto, saluto Fede e corro verso la macchina. Metto in moto e in meno di 20 minuti sono alla stazione. Manca mezz'ora. Faccio in tempo a prendere qualcosa per fare colazione. Appena finito di mangiare, pago, esco dal bar e raggiungo il binario da dove partirà il mio treno. Cinque minuti dopo, si sente sbuffare in lontananza. Pochi istanti e arriva. Salgo, timbro il biglietto e mi metto a sedere. Per tutto il viaggio, ascolto la musica con le cuffiette. Per le 11.30 siamo alla stazione di Roma, la Tiburtina. Chiamo immediatamente Mickey, ma non risponde. Ci riprovo e dopo alcuni tentativi mi risponde.

"Pronto Benji? Amore mio! Quanto mi manchi!"

"Mickey! Anche tu mi manchi tanto, non riesco a vivere senza vederti. Per questo che sono alla Tiburtina, sono venuto a Roma per rivederti!"

"Cosa?! Dove sei ora?!"

"Alla Tiburtina"

"Abito a mezz'ora da lì, non ti muovere. Adesso dico a mamma di accompagnarmi subito"

"Okay, ti aspetto. Sbrigati."

"Arrivo amore mio"

"Ti amo"

"Anche io"

"Io di più"

Stacco senza darle nemmeno tempo di rispondere. Di solito, quando si dice 'ti amo' e 'anche io', dopo si continua fino all'infinito. Visto che sono impaziente, impaziente di rivedere la mia Mickey, di abbracciarla di nuovo e di assaporare ancora quelle labbra, voglio che non perda nemmeno un secondo di tempo e che venga immediatamente.
Dopo mezz'ora o forse anche 40 minuti, esco dalla stazione e trovo Mickey e sua madre che sono appena arrivate. Appena mi vede, Mickey esce dall'auto e mi corre incontro. Mi abbraccia forte, quasi da farmi perdere il fiato. Poi, all'abbraccio segue un bacio alquanto appassionato. Uno di quelli che avrei voluto darle anche prima, un bacio che mi era mancato ricevere durante questi ultimi giorni.
A separarci è la voce di sua madre, che, nel frattempo, è scesa dalla macchina. "Ciao Benji!" Dice lei, allargando le braccia in modo da abbracciarmi. "Ciao signora" Ricambio educatamente io. "Ancora signora? Per favore chiamami Maria!" Esclama lei. "Come vuole lei, Maria" Rispondo io. "E dammi del 'tu'" Mi ordina lei. "Okay" Concludo io, alzando le braccia al cielo, in senso di arresa.
"Ora immagino che siate entrambi molto affamati, che ne dite di andare andare a mangiare in un ristorante qua vicino?" Propone Maria.
Annuiamo contemporaneamente.
Saliamo in auto e ci dirigiamo verso questo ristorante.
Finiamo di pranzare e torniamo a casa. Chiedo a Mickey di farmi fare il 'giro turistico' della casa e lei accetta. Come ultima stanza mi mostra la sua camera. Entriamo e, per avere un po' di tranquillità, chiudiamo la porta a chiave. Mettiamo della musica e cominciamo a parlare dei raduni fatti in Italia. Mi racconta di ogni città, della marea di gente che andava là solo per vederli, degli autografi che firmavano, dei selfie che facevano con le loro fan. Comincio ad essere gelosa. Infatti gli lancio un'occhiata. Lui capisce subito e mi rassicura dicendo che sono l'unica ragazza per lui. Io non so come, ma gli credo. Alla fine che senso avrebbe tradirmi, se non volesse stare con me, me lo direbbe in faccia e ciao. Invece no, lui ci tiene a me e la prova di ciò è che è venuto fino a Roma, da Modena, solo per me. Durante tutto il pomeriggio guardiamo dei film e ci facciamo le coccole. Poi arriva l'ora di cena e andiamo a mangiare. Finito di cenare, torniamo nella mia stanza.
Ci raccontiamo delle storie di paura inventate sul momento e, infine, tra un bacio e l'altro, ci addormentiamo.

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