Capitolo 28

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***23 settembre 2015***

MICKEY POV'S

Appena sto per salire, qualcuno mi prende per un braccio e mi fa quasi cadere. Per fortuna questa 'persona misteriosa' mi afferra subito per la vita, evitando di farmi fare una figuraccia davanti a tutti.
"Ehi come stai?" Chiede questo ragazzo preoccupato. "Bene grazie" Rispondo io. Ora che lo guardo meglio lo riconosco: è il ragazzo con il quale mi sono scontrata mentre riandavo in classe e quello con cui ho fatto una figuraccia questa mattina a causa di quella ragazza che mi ha fatto lo sgambetto. "Ma tu sei il ragazzo che viene in classe con me" Esclamo sorpresa. "Esatto" Dice lui. "Lorenzo, piacere" Aggiunge porgendomi la mano. "Piacere mio Lorenzo, io sono Mickey" Dico stringendogli la mano. "Solo per sapere... Sei stato tu a tirarmi per il braccio prima?" Aggiungo. "No... Saranno stati i soliti bulletti che per salire per primi potrebbero far scoppiare anche la Terza Guerra Mondiale" Risponde lui ridendo. "Addirittura" Replico meravigliata. "Non ti conviene prendere l'autobus al ritorno" Mi consiglia Lorenzo. "E allora come torno?" Chiedo io. "Ti posso accompagnare io" Si propone lui. "Abito a mezz'ora dalla stazione Tiburtina" Dico io. "E allora?" Domanda. "Ti va di farti tutta questa strada solo per accompagnarmi?". Chiedo. "Sì... Sennò non te lo avrei chiesto" Dice lui. A questo punto ci avviamo verso casa.
Durante il tragitto, parliamo del più e del meno. Prego Lorenzo di raccontarmi un po' di tutto: dalla scuola a qualche compagno a cui dovrei fare particolarmente attenzione. Perciò comincia "Allora... Vediamo... In classe, come hai avuto l'occasione di vedere, noi maschi siamo in minoranza. Tra le ragazze ci sono tre, anzi quattro gruppetti. Quello delle secchione, nel quale non ti auguro di entrare, quello delle bulle, con le quali meglio non avere problemi o discussioni, quello delle 'snob' e quello delle ragazze più normali, ovvero quello formato da Elena e Celeste. Entrambe sono molto simpatiche e gentili, sono socievoli e molto intelligenti: io sono amico con loro da sempre, fin dall'asilo. Poi c'è il gruppetto delle 'snob' che sono anche le più popolari, belle ma stupide e perfide della classe. Anzi, ora che ci penso anche di tutta la scuola. Questo gruppo è formato da Alessandra, Giulia e Lucrezia. Tutto il giorno, invece di seguire le lezioni, si sistemano il trucco e si acconciano i capelli. Talvolta, invece di acconciarsi i capelli, si limano le unghie. Questo solo ed esclusivamente se il giorno prima sono andate dal parrucchiere, non avendo così bisogno di sistemarsi l'acconciatura l'indomani. Diciamo che Alessandra è la loro leader e Lucrezia e Giulia sono più delle cagnoline da compagnia; la seguono ovunque e qualsiasi cosa faccia Alessandra, la fanno anche le altre due. Poi c'è il gruppo delle bulle. A loro devi stare molto attente: menano chiunque, senza differenza di sesso o età. Rispondono a modo anche ai professori o al Preside. Tu ti sorprendi di essere stata mandata il primo giorno in presidenza, ma loro fanno peggio: ci stanno quasi tutti i giorni. Strano che oggi non ci siano andate. È la prima volta da circa tre anni che non vanno in presidenza durante tutto il giorno. Poi va be' il gruppo delle secchione non te lo dico nemmeno ciò che fanno. Studiano, leggono, non escono mai e stanno tutte le sante ricreazioni sedute. Io non ce la farei a fare una vita così: a stare tutto il giorno in biblioteca a leggere e studiare invece di uscire all'aria aperta con i miei amici e divertirmi. Infine ci siamo noi maschi che bene o male siamo tutti uniti. Certo, qualche volta si litiga anche da noi, ma non sono quei litigi seri che fate voi donne. La scuola in generale... Beh... Che dire, non è tanto grande come alcune scuole ma non è tanto piccola come altre. È normale. Abbiamo una mensa, una palestra funzionante, dei laboratori utilizzabili e abbiamo anche una biblioteca e una stanza per guardare i film. Non ci possiamo lamentare. In fin dei conti c'è chi sta peggio di noi e non ha nemmeno una buona palestra. Questo è tutto: adesso che vuoi sapere?". Lo guardo, mi sorprende il fatto che abbia raccontato tutto questo ad una perfetta sconosciuta come me. Sono indecisa, cos'altro posso chiedergli... Vediamo... Ah sì, potrei farmi raccontare un po' di lui. "Finora mi hai parlato della scuola e della classe... Perché adesso non mi parli di te?" Domando disinvolta. Lui ci scherza su "Da grande potresti diventare un carabiniere, ti riuscirebbero sicuramente gli interrogatori!" "Grazie" Commento io. "Prego" Ribatte lui. Poi aggiunge "Volevi sapere qualche cosa su di me?". Annuisco. Allora continua "Beh... Mi chiamo Lorenzo, ma questo già lo sai. Ho 18 anni e questo si era intuito. Abito a dieci minuti a piedi dal parco. Mi piace giocare a calcio. Infatti sono nella squadra di calcetto della scuola. Non mi reputo un secchione, ma nemmeno troppo stupido. Se dovessi 'schierarmi' in un gruppetto in classe, starei dalla parte di Elena e Celeste. Anche se in terzo e per metà anno scolastico del quarto anno, sono stato insieme ad Alessandra. Ci siamo lasciati perché mi sono accorto di non essere davvero innamorato di lei, era solo attrazione fisica perché, devo ammettere che è una bella ragazza. E... Nient'altro. Adesso raccontami di te". Dice lui dandomi una leggera spinta. "Ti racconterò di me, solo se mi chiarirai un dubbio, anzi due" Aggiungo io. "Vai, spara" Risponde. "Ma Alessandra ti piace ancora? E secondo te, è stata lei a farmi lo sgambetto?" Gli domando. "Perché vuoi sapere se mi piace ancora? Comunque no... È finita definitivamente tra di noi. A me, personalmente, non piace più. Poi non so se a lei piaccio tutt'ora. E per rispondere alla tua seconda domanda, sì, penso che sia stata lei a farti quel dispetto" Afferma convinto. Proprio mentre finisce di parlare, arriviamo a casa. Abbiamo camminato per circa quaranta minuti. "Adesso mi devi raccontare di te" Esclama lui. "Peccato che sia arrivata a casa" Dico indicando la mia nuova casa. Posso intravedere dalla sua faccia, un'espressione delusa e al contempo irritata. "Ma... Ma..." Non riesce a dire nient'altro, se non a balbettare questa sillaba in continuazione. "Mi hai imbrogliato" Dice tentando di fare la faccia da cucciolo. "Non vale" Aggiunge. "Dai, ti prometto che domani ti racconterò qualcosa di me e della mia vita a Modena. Lo giuro" Dico, cercando di essere più credibile possibile. "Ci conto" Risponde lui. "Okay Lorenzo, allora ci vediamo domani" Lo saluto io. "A domani Mickey" Conclude.
Mentre entro in casa, mi volto per vedere se Lorenzo sia già andato via e purtroppo già non si vedeva più. Mi chiudo dietro la porta e vado diretta in camera mia. Poso lo zaino e dopodiché scendo giù in cucina. Saluto mia madre e poi mangio qualcosa per pranzo. Infine salgo in camera per fare i compiti. Appena finisco di studiare, mi stendo sul letto per riposarmi e ripenso al mio 'primo giorno di scuola'. Ripenso a Lorenzo, alle chiacchiere con lui. Devo ammettere che non è un brutto ragazzo, anzi, e devo dire che è anche molto simpatico. Chiudo gli occhi per far tornare un po' di pace nella mia testa e per scacciare tutti questi pensieri e, senza volerlo, mi addormento immediatamente.

***Il giorno seguente, 24 settembre 2015***

EMMA POV'S

Stamattina mi sveglio verso le 6.30 e anche prima di alzarmi, decido di controllare se ho ancora la febbre. Prendo il termometro che sta sopra il comodino e misuro. Aspetto cinque minuti poi vado a vedere: 36°C, che bello non ho più la febbre!
Ciò significa che devo alzarmi e prepararmi per andare a scuola. Dopo aver fatto la doccia, essermi sistemata i capelli e aver fatto colazione, prendo lo zaino e il cellulare e mi incammino verso la fermata. L'auto arriva quasi subito.
Appena scendo, nel piazzale della scuola, vedo Samantha insieme a Sara. Questo non è strano, di più. Loro due non si sono mai parlate e adesso? Passano anche del tempo insieme. Questo dimostra quanto ci metta la gente a cambiare idea sulle persone e a farsi influenzare.
Allora la chiamo. Entrambe si girano, ma mi saluta solo Sara. Infatti, come solito, Samantha mi rivolge subito uno dei suoi sguardi accusatori. "Ciao Emma" Esclama Sara. Poi aggiunge "Ehm... Non so se sai della mia amicizia appena nata con Samantha". "No... Sai per diventare amica di una persona ci si impiega circa una settimana, non due giorni. Almeno si cerca di conoscere quella persona" Dico sottolineando le ultime due parole. Lo faccio evidentemente per ricordare alla mia cara amica, se per caso se ne sia dimenticata, che Samantha è la ragazza più stronza che possa esserci in tutta la città. All'inizio l'avevo pure avvertita. 'Uomo avvisato mezzo salvato' dice il proverbio. Se lei vuole fare un passo più lungo della gamba, lo facesse, ma sicuramente ne rimarrà delusa. "E quella persona chi sarebbe?" Chiede Samantha con tono da saputina. "Questa persona potrebbe essere chiunque, come non potrebbe essere nessuno" Le rispondo con tono arrogante. Poi lei aggiunge "Senti Sara, io devo tornare da Christian, ci vediamo dopo. Ciao!". Finalmente si allontana da noi e scompare tra la marea di studenti affollati nel piazzale. "Quindi siete amiche?" Le domando. Lei, prima di rispondermi, mi guarda da capo a piedi e con uno sguardo terrorizzato, mormora "Sì...". "Immagino cosa abbia potuto dirti su di me mentre non c'ero. Saranno sicuramente state tutte balle e cattiverie tipiche di lei" Aggiungo. Sara sembra sempre di più presa dal panico, come se le stessi mettendo paura o le stessi facendo pressione, come se avesse qualcosa da nascondermi. Provo a convincerla a dirmi cosa le dica a proposito di me. "Su avanti, dimmi cosa ha detto di me quell'arpia". Niente, non parla. È come se un gatto le avesse rubato la lingua. A questo punto, anche piuttosto scocciata, affermo "Come mai prima parlavi tanto con Samantha e adesso stai zitta? Per caso hai perso la lingua? Oppure semplicemente stavate parlando male di me e non puoi dirmelo?". Vedo che prende un gran respiro e poi inizia "Senti Emma, il fatto che sia arrivata qui una settimana fa, non ti dà il permesso di parlarmi così. Non sono né tua sorella né una tua amica. Forse sì, prima eravamo amiche ma ora non più. Questo perché trovo che Samantha sia meglio di te, come amica, come persona e tutto. Probabilmente adesso ti darà fastidio il fatto che non sia più amica con te e lo sia con la tua acerrima nemica, ma... Fattene una ragione!". A queste ultime parole, scoppio a ridere. Cioè lei pensa che io ci stia male per lei?! Forse sì, ci sono rimasta un po' male per il fatto che così, di punto in bianco, non siamo più amiche o almeno non abbiamo più la stessa confidenza di prima. Ma stare male per lei no. Questo non accadrà mai. "Se davvero stai pensando che mi stai facendo un torto, ti sbagli: per me puoi fare ciò che vuoi. Io ti ho solo avvisato del carattere di alcune persone come Samantha, se poi tu non vuoi darmi retta, pazienza" Dico. "Va bene, ciao!" Esclama lei con aria presuntuosa. "Ciao!" Concludo io.
Farò a meno di lei. Quel che mi fa male davvero è la mancanza della mia migliore amica. Chissà se si sarà rifatta delle amiche... Spero che si trovi bene lì nella nuova città e che continui a pensare alla nostra amicizia. Con tutti questi pensieri, mi avvio verso la classe. Per tutto il giorno, cerco di stare alla larga da Samantha e Sara e di non incontrare i loro sguardi invidiosi.
Finite le lezioni, torno subito a casa, senza fermarmi a parlare con nessuno.
Nel pomeriggio, ricevo un messaggio da Fede.

*Ciao Principessa, vieni al parco alle 16?*

Allora gli rispondo.

*Okay Amore mio. Ma per cosa?*

Subito dopo ecco la sua risposta.

*Solo una parola: SORPRESA...*

Una sorpresa? Sinceramente ho un po' paura delle sue sorprese dato che sono quasi sempre stravaganti...

*Okay... Niente cose stravaganti, d'accordo?*

Mi risponde velocemente.

*Okay, promesso. Allora a dopo, Principessa.*

Gli rispondo.

*A dopo, Amore mio.*

Spengo il cellulare e comincio a truccarmi. Per le 15.30, sono pronta ed esco di casa. Mi faccio trovare puntuale all'entrata del parco.

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