Capitolo 13

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"E se il mondo è malato,
aspettiamo le analisi."

Fedez - 21 grammi

Mi alzo dal letto con lentezza, osservando il mondo girare attorno a me. Mi metto una mano sulla testa, tentando di fermare il mondo attorno a me. Va tutto così in fretta, fermati.
Ritiro la mano dalla fronte, Dio quanto scotta.

Aspetta... Questo significa che ho la febbre! E se ho la febbre niente lezioni! E niente lezioni è uguale a dormire tutto il giorno!

Amo la matematica in questi casi, tutto torna.

No non è vero, in realtà la detesto.

Ma comunque sta di fatto che sto da schifo.
Infatti pochi minuti dopo dó un colpo di tosse e cerco un fazzoletto con la mano, soffiandomici poi il naso.

Chiamo mio fratello, accostando il telefono all'orecchio.

-Bozzolo, che vuoi?- Mi chiede lui con la sua solita gentilezza.

-Ciao fratello dalla dubbia sessualità.- Uuhh questa brucia. Divento più stronza quando sono ammalata? Beh dovrei ammalarmi più spesso.

-Non sei divertente.-

-Non lo sono mai. Ascoltami. Ho la febbre, oggi non vengo a lezione, avverti i miei prof.- Faccio io, sintetica.

-Infatti ti sentivo più trans del solito.-
Ha-ha-ha. Ti ammazzo. -Vuoi che ti porti una tachipirina?- Ora riconosco il suo tono preoccupato. Scuoto la testa anche se so che non può vedermi. Divento anche più deficiente. Ah no quello non solo quando ho la febbre.

-No, c'è l'ho, tranquillo. Adesso vado in letargo, ciao.- Riporto il piumone sopra il mio naso ghiacciato.

-Rimettiti bozzolo, poi ti mando Beth.- Okay magari non ti ammazzo.

-Va bene.- Chiudo la telefonata chiudendo gli occhi e notando con molta gioia il fatto che Catherine non sia in camera.

Certo, per essere troia va a tutte le lezioni.

Compliments.

Mentre sto per assopirmi sento la porta che si apre, ma non sento dei tacchi sulla moquette... I passi sono più pesanti e una voce mi raggela.

-Murphy.- Eh vabbe però. Spalanco gli occhi, poggiandomi sui gomiti.

-Ostuni! Che cazzo fai qua?!- Sono abbastanza sconvolta dal fatto che lui sappia quale sia la mia camera e il mio bipolarismo si accentua ancora i più quando sono malata. Sono anche abbastanza sconvolta di aver urlato con la febbre.

-Wo, calmati,- Ridacchia lui, sedendosi accanto a me, osservandomi. -deduco tu non stia molto bene.- Almeno ci vedi. Ma guarda, sono ciclata e ho la febbre, sto da dio. Emetto uno sbuffo e lascio ricadere la mia testa sul letto, con gli avambracci sugli occhi.

-Sto uno schifo.- Ammetto.

-Che hai?- Mi domanda lui. Sta cercando di fare conversazione?

-Ti interessa davvero?- Rispondo acidamente e vagamente stupita.

-Ho già scopato se è quello che ti stai chiedendo, quindi non ti molesto almeno oggi, credo.- E mi fa l'occhiolino. Ti tiro un pugno. Ma scopa di mattina?

-Un punto a mio favore.- Sospiro. -Mi fa male la pancia e ho la febbre.- Rispondo alla sua domanda sospesa.

-Uh, povera.- Non ho capito se mi sta sfottendo o mi sta compatendo. In entrambi i casi non va bene.

-Cosa ci fai tu qua?- Accento il tu mentre penso dove io abbia buttato la tachipirina.

-Cercavo Catherine.- Accenna.

-Se hai un cervello attivo e funzionante riusciresti a capire che magari sta facendo lezione a scuola, non ti pare?- Dico mentre gli do' le spalle, cerando nella tasca della mia ormai abbandonata valigia sul pavimento la dannata bustina.

-Ah. E quindi ora cosa facciamo?- Domanda cone se fosse normale che noi usciamo tutti i giorni, si. Bestfriendforevah.

-Non è supposto da nessuno che noi dobbiamo fare qualcosa insieme. E poi io sto male, se non l'hai capito.- Non voglio fare nulla. Anzi devo vedermi una nuova puntata di American Horror Story, di nuovo.

-Vieni fuori a fumare?- Mi chiede improvvisamente.

-Non ho cicche.- Ribatto, un po' triste. Devo andare a coprarmene un pacchetto.

-Io si.- Dice. Davvero non capisco se mi sta solo dando un'informazione o me ne sta buttando una. Forse sto leggendo troppo tra le righe.

-Che hai?- Chiedo mettendomi qualcosa che non siano ciabatte, calde e comode ciabatte.

-Winston. Le ho prese da una tipa ieri notte.- Ah. Quasi mi passa la voglia di fumare ma cedo e lo seguo, sedendomi sulle gradinate del campo, dove ci fu il nostro primo incontro. Mi passa una sigaretta e me la accende; che gentiluomo. -Che volevi fare quindi da sola in camera? Un'idea ce l'ho, ma non lo ammettersti mai.- Mi guarda malizioso. Ma cosa cazzo.

-Ho il ciclo!- Ribatto. Che schifo.

-E quindi?- Continua a fissarmi per poi fumarmi in faccia.

-Ma dai! Vabbe io vado dentro, ciao.-

-Aspetta.- Oridina, prende l'ultimo tiro e la butta a terra, per poi schiacciarla con le sue Vans grigie. -Allora cosa vuoi fare?- Chiede, stavolta serio.

-American Horror Story.- Guardo la sua faccia perplessa. -Cos'è, hai paura?- Lo sfido.

-Scherzi.- La sua voce, un po' insicura mi fa capire tutto

-Facciamo una scommessa,- (che ovviamente vincerò io)- se vinco io dovrai non parlarmi per una settimana e se vinci tu...-

-Dovrai baciarmi ogni giorno per una settimana.- Conclude.

Scusateci, davvero.
Mi faccio un po' schifo scusate.
ALLORA, NON DITE CHE LA STORIA È FINITA PERCHÉ FINCHE NON VEDRETE UNA SCRITTA "THE END" COME IN HOPE VUOL DIRE CHE NON È FINITA. OKAY?
E io pubblico il capitoli durante biologia hihihi xdxd acab.

Black Swan || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora