8. DIMENTICA.

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"Io non credo che questa tua teoria possa essere esatta, Albus. Non ci possiamo focalizzare sul fatto che.." "Perdonami, Remus, ma non sono d'accordo." Albus Silente e Remus Lupin parlavano alla luce di un caldo caminetto acceso, nello studio del preside. "Non solo per il fatto degli occhi, che ti concedo può essere una prova eccessivamente scarsa. Ma il cognome allora?" Lupin si alzò, allargando le braccia esasperato. "Andiamo Albus! Potter è un cognome diffuso in Gran Bretagna.. E' come se domani mi imbattessi in un tizio che di cognome fa Riddle e lo facessi rinchiudere ad Azkaban!" Si passò una mano sul volto stanco, e continuò. "Sai benissimo l'amicizia che legava me con James e Lily.. Come puoi pensare che non mi avrebbero informato dell'esistenza di un figlio?" "Non lo penso affatto, infatti." Anche Silento si alzò, e parlò calmo. "Credo che Harry sia l'anello mancante, Remus.. Quante domande abbiamo senza risposta? Quanti passi facciamo verso Lord Voldemort senza mai arrivare al traguardo? Da quando ho visto Harry, non riesco a non pensare che c'entri qualcosa con James e Lily.. E non posso non pensare che non siano affatto stati uccisi da due Babbani.. Ma, infondo, questo non l'ha mai pensato nessuno." Lupin fissò il preside, e poi si voltò. Chiuse gli occhi, e le immagini di James e Lily morti gli apparvero immediatamente. "Facevano parte dell'Ordine, e Voldemort lo sapeva.. Questo bastava per ucciderli. Così come è morto Sirius e tanti altri.. Così come può succedere a me, o perfino a te." Tornò a guardarlo, convinto di ciò che aveva appena detto. "Già, forse.. Forse hai ragione tu." Ma Silente non era del tutto convinto. E sapeva benissimo dove andare per cercare altre prove. Per dimostrare che quello era davvero il figlio di James e Lily, e che se nessuno lo sapeva c'era un motivo importante. Troppo importante. Dicembre era arrivato e aveva portato con se tanta di quella neve che se si guardava fuori dalla finestra non si vedeva altro che bianco, ovunque. I Serpeverde avevano appena finito la partita contro Tassorosso, vincendo finalmente. "Forse riusciamo ancora a prendere i Grifondoro, dobbiamo vincere sempre d'ora in poi.." Commentava Draco mentre lui e Harry tornavano nei dormitori per cambiarsi e andare a pranzo. "Posso farti una domanda?" Azzardò il biondo. Harry annuì semplicemente, dandogli via libera. "Non ti ho più visto con la Granger.." Harry sussultò, nascondendo bene il battito accelerato. Erano passati giorni da quella sera, e non si erano più degnati di uno sguardo. Perchè era giusto così, punto. "Perchè dovrei perdere tempo con un mezzosangue?" Disse, glaciale. "In effetti hai ragione" sghignazzò Draco. "Però sai, pensavo te la volessi portare a letto.. Tanto per fare! Per altro avresti tutta la mia approvazione e stima, anche se è so che è feccia.. Che peccato!" Concluse Draco dandogli una gomitata sul braccio. Avevano cominciato a concentrarsi seriamente sulla missione, e avevano giurato di non farsi distrarre più da niente e da nessuno. Dovevano essere in grado di far entrare i mangiamorte nella scuola a tempo debito, e superare le barriere di protezione erette da Silente stesso non era affatto semplice. Quindi, per prima cosa, bisognava uccidere il preside. Draco distolse Harry dai suoi pensieri. "Si parla del diavolo.." Harry guardò nella direzione dove stava guardando Draco, e sentì una rabbia senza precedenti invadergli l'anima. Hermione era seduta su un muretto insieme a Ron, e rideva. Rideva per qualcosa che lui le aveva detto. Com'era possibile? Solo Harry poteva farla ridere, solo Harry. Senza dire niente, affrettò il passo e girò l'angolo per lasciarsi indietro quell'immagine insopportabile. "Te lo giuro, e poi il calderone è esploso.. non ti dico la faccia di Piton! Dovevi esserci!" Rise Ron mentre imitava la faccia del professore a Hermione. "Non ci posso credere, siete pazzi voi.." Continuò a ridere lei. Non che le importasse molto ciò che stava dicendo l'amico, ma per lo meno riusciva a distrarla. Visto che neanche nei sogni Harry Potter la lasciava in pace, le provava tutte. "Cambiando discorso.. Immagino che hai saputo del ballo di Natale, che faranno tra due settimane.. Proprio il giorno prima della fine delle lezioni.." Cominciò Ron imbarazzato, mentre le sue orecchie si tingevano di un rosso fuoco. "Certo che si.." Hermione aveva temuto quel momento. Il momento in cui il suo migliore amico si sarebbe fatto avanti. "Ecco, infatti.. E mi chiedevo se, ehm.. Se non hai altri impegni, si intendi.. Magari ci vai già con McLaggen.." Si torturava le mani." Però, magari.. Ti andava di venirci con me.." Sembrava aver fatto uno sforzo enorme. Hermione aveva già detto di no a Cormac, facendogli capire che non era affatto interessata a continuare a vedersi con lui. Ma come poteva dire di no a Ron? Hermione sapeva dei suoi sentimenti probabilmente da sempre, e adesso era li che le confessava goffamente i suoi sentimenti, con la scusa di invitarla al ballo. Lo guardò. Dove avrebbe mai trovato uno così? Da nessuna parte, si convinse. "Certo Ron.. Non sai quanto sono contenta che tu me l'abbia chiesto! Ci vengo volentieri.." Lo aveva reso felice. E anche lei lo era, certo. Sicuramente. "Però lasciatelo dire, sei un rompi coglioni immenso quando ti ci metti.. Ma che ti costa!" Mancavano pochi giorni a quel benedetto ballo, e Harry non ne poteva più di sentirne parlare. Tanto lui ovviamente non sarebbe andato. Draco, però, non sembrava d'accordo. "Lo sai quante ragazze stanno dicendo di no a tutti perchè aspettano che sia tu ad invitarle? Me lo ha detto Pansy.." Harry scrollò le spalle, sinceramente indifferente alla cosa. "Io sto andando ad Hogsmeade per comprare il vestito.. Lo compro anche a te, e non fare quella faccia! Se non verrai ti sentirai almeno in colpa di avermi fatto spendere soldi inutilmente.. Ingrato!" E tirandogli una scarpa, Draco uscì dal dormitorio. Harry rise, Draco faceva ridere quando si arrabbiava. A pranzo si trovò ad essere uno dei pochi rimasto nella scuola, quasi tutti erano ad Hogsmeade per fare gli ultimi acquisti per Natale. Ormai, dopo pochi giorni, sarebbero tornati quasi tutti a casa dalle loro famiglie. Ma Harry no, ovviamente. Non aveva mi festeggiato il Natale. La famiglia di Draco andava sempre da certi parenti in Norvegia e non lo avevano mai portato con loro. Rimaneva da solo, e come regalo aveva la possibilità di allenarsi di più nella Arti Oscure. Vide un gufo planare proprio verso di lui. Gli fece cadere una lettere tra le mani. Riconobbe immediatamente la scrittura storta di Lucius Malfoy, e aprì. Carissimo Harry,nelle vacanze natalizie dovrai accompagnare i nostri amici più stretti a trovare alcune persone. Non posso dirti di più, perchè se no rovinerei la sorpresa a te e, soprattutto, a chi riceverà la visita. Ne sarai entusiasta, ne siamo tutti più che sicuri. Finalmente, potrai guidare tu. Con amore, Lucius. Harry rilesse più volte la lettera, scuotendo la testa per lo scarso tentativo di Lucius nel sembrare uno zio amorevole. Era tutto poco chiaro e vago, ma ovviamente non potevano dirgli di più. Rilesse un'ultima volta, e alla fine capì. Il Signore Oscuro aveva scelto lui per comandare una missione, che si sarebbe svolta nelle vacanze natalizie. Rimase li fermo, non ci credeva. Non vedeva l'ora di scoprire a quale missione si riferiva, era un onore davvero immenso quello che gli stava dando l'Oscuro Signore. Non avrebbe ancora detto niente a Draco, era meglio non parlarne troppo. Gliel'avrebbe detto a tempo debito, anche perchè lo voleva al suo fianco. Bruciò la lettera attento che nessuno lo vedesse, e uscì dal castello per fare una passeggiata. Aveva bisogno di pensare. Hermione si stava provando mille vestiti, e sembrava che nessuno fosse quello giusto. "Quello di prima ti stava d'incanto!" Disse Luna, pagando il suo. Ginny continuò a cercare per l'amica. "Non sai quanto è contento mio fratello, l'ha già detto a tutti. E per altro nessuno ci crede!" Rise la rossa. Hermione sorrise continuando a cercare. Ecco questo starebbe benissimo con gli occhi di Harry.. Scosse la testa dandosi della stupida e si arrese. "Qui non c'è niente per me, meglio andare.." "Guarda questo! Mio dio.. ti starebbe benissimo!!" Hermione guardò il vestito che le stava mostrando Ginny, e rimase a bocca aperta. "Non so, forse.. è troppo per me.." Ma Luna l'aveva già spinta nel camerino a provarselo. "Con questo lo mandi al tappeto il povero Ron!" Il giorno dell'attesissimo ballo erano tutti su di giri, soprattutto le ragazze. Avevano tutte intenzione di andarsi a preparare subito dopo pranzo, sotto lo sguardo sbalordito dei ragazzi. "Ho detto a mamma che verrai da noi alla Tana per Natale, era eccitatissima.. Ah, quasi dimenticavo.. Sarai la più bella stasera.." Sussurrò Ron ad Hermione, che gli sorrise. Perchè non sentiva il brivido che le dava Harry quando le sussurrava qualcosa? "Credo che tu sia l'unico stasera che non verrai accompagnato.." Disse Draco con la bocca piana di cibo. "Credo che me ne farò una ragione.. E poi scoperò lo stesso più di te." Disse Harry dandogli un colpo sulla schiena che quasi lo fece soffocare. Si alzò ridendo e si diresse verso l'uscita della Sala Grande. Svoltando, scontrò Ron Weasley che se la rideva beato con Hermione. Una fitta allo stomaco tanto violenta che Harry pensò che stesse per vomitare. "Almeno impara a levarti dai piedi.." Disse freddamente Harry. A quando pare il rosso voleva farsi bello davanti ad Hermione, perchè questa volta rispose. "Dovresti imparlarlo tu se mai!" Harry si voltò e gli andò davanti, vide con la coda dell'occhio lo sguardo terrorizzato di Hermione. Si preoccupava per il suo piccolo Ron, ma che dolce. "Cos'è, Weasley, hai bisogno di fare il duro per portartela a letto?" "Non osare parlare così di Hermione!" Ron diventò rosso. Harry guardò Hermione. La delusione che vide nei suoi occhi fu come un pungo in faccia. Se ne andrò senza il bisogno di aggiungere altro. Piano piano avrebbe ucciso una volta per tutte quella fastidiosa sensazione che ancora viveva in lui, alla quale non sapeva neanche dare un nome. "Hermione, ma dove.." Harry sentì Ron dire questa frase prima di svoltare nel corridoio, e prima di sentirsi strattonare il braccio. "Sei un vile, un viscido! Puoi prendertela con me quanto vuoi, ma lascia stare Ron.. Hai capito bene?" Hermione gli stava davanti e gli sbarrava la strada. Harry voleva abbracciarla e portarla con se in un posto lontano. Invece fece tutt'altro. "Se il tuo fidanzato non sa difendersi da solo allora cerca di fargli capire contro chi può mettersi.. Non vogliamo che si faccia del male, no?" Harry era freddo, ma Hermione non di scompose. "Lo sai, avevi ragione.." Disse. "Tu rappresenti tutto ciò da cui io VOGLIO stare lontana." Girò sui tacchi e se ne andò. "E allora stammi lontano, è meglio.." Sussurò Harry a se stesso. Harry e Draco scesero insieme quella sera, vestiti di tutto punto con il loro smoking nuovo di zecca. Arrivati davanti alla Sala Grande, Draco raggiunse la ragazza che aveva invitato (Harry non ne ricordava il nome). Rimase da solo, con le mani in tasca e appoggiato a una colonna. Si maledisse per aver ceduto, non sarebbe dovuto andare. Si sentiva osservato, un gruppo di ragazze lo guardava e parlottava. Non gli diede importanza, poi ci avrebbe pensato a fine serata quale scegliere. "Accidenti.." Sentì mugugnare da Seamus Finnigan, e si voltò verso le scale. Si raddrizzò immediatamente e strinse forte la mascella. Hermione stava scendendo le scale con due sue amiche, ma erano invisibili confronto a lei alla vista di Harry. Indossava un abito verde scuro, che le lasciava scoperte le spalle e metteva in risalto le sue forme perfette. Era un abito lungo, e aveva un importante spacco sulla schiena. Per tutta la violenza che Harry cominciò a fare su se stesso, non riuscì a distogliere lo sguardo. Hermione. Pensava solo al suo nome, che gli sembrava suonare come musica. Com'era bella, com'era bella.. Hermione finì la scalinata e venne accolta da un alquanto imbarazzato e sorpreso Ron. "Mio Dio.." le disse "Sei bellissima.." Gli sorrise sinceramente grata. Si avvicinarono ai loro amici, pronti per entrare nella Sala. Si voltò, non sapendo bene il motivo per cui lo fece, e lo vide. Era la, appoggiato alla colonna da solo. E la stava guardando. La guardava con quell'intensità uguale alla sera del loro bacio. Era così bello che toglieva il fiato. Si guardarono per un tempo che sembrò infinito, poi lei a malincuore distolse lo sguardo e si avviò prendendo Ron a braccetto nella Sala Grande. Tutti i tavoli erano stati tolti e la Sala sembrava più grande del solito. Piano piano cominciò a riempirsi. La musica era ormai cominciata, ma Harry non si era ancora deciso ad entrare. Camminava li fuori, nervoso e pensieroso. Era solo, salvo alcuni studenti ritardatari. "Non entri, Harry?" Silente si mise al suo fianco, guardandolo gentilmente. Harry sussultò. "Oh, io.. ehm.. diciamo che non sono fatto per certe cose.." Disse con lo sguardo basso. "Capisco.. Be, se ti può rincuorare, nemmeno io! Ma alla fine a certi balli succede sempre qualcosa sai, qualcosa che ci fa cambiare idea.." Il preside si allontanò. Ma perchè era così enigmatico? E perchè diavolo lo chiamava per nome? Ron e Hermione ballavano, o per lo meno ci provavano. "Oh scusami.. io non.." Si scusò Ron per aver pestato per l'ennesima volta il piede ad Hermione. "Non ti preoccupare.." Gli rispose dolcemente. Ma perchè non entrava? La stava facendo letteralmente impazzire. Stava la fuori, tutto solo. Ogni tanto lo vedeva spuntare dalla porta e il suo cuore sussultava, ma poi spariva di nuovo. Dopo un po', prese una decisione avventata. "Vado un secondo al bagno, arrivo subito.." Disse a Ron, e uscì dalla Sala Grande. Prese il vestito tra le mani per camminare più velocemente, voleva solo vedere cosa faceva, con chi era, se era con un'altra.. L'idea la fece sentire ancora peggio. Poi alla fine lo vide, appoggiato al muro e con lo sguardo perso in chissà quali pensieri. Ora era tranquilla per lo meno, si voltò per andarsene. "Hermione.." Sentirlo dire il suo nome fu come una pugnalata nel cuore. Si girò a guardarlo, stava venendo verso di lei. "Che ci fai qui?" Harry sentì la sua voce dolce, e si maledisse per questo. "Io.." cominciò lei "Stavo andando al bagno.." Non era capace a mentire. Ma lui annuì. La musica si sentiva in lontananza, era cominciata una canzone lenta e romantica. Come tutte le volte che era con lei, Harry agì senza pensare. Le prese la mano. "Balla con me.." Le sussurrò. Lei, tremando, di fece trasportare. Si strinsero, come se fossero l'unico appiglio l'uno per l'altra. Come se la loro vita dipendesse da quel ballo lento e unico. Hermione appoggiò la sua testa sul petto di Harry, che prese ad accarezzarle la schiena dolcemente. Voleva morire così, con lei tra le sue braccia. La sua sensazione spuntò fuori, felice come non mai. "Hermione.. Herm!" La voce di Ron li svegliò bruscamente da quell'assurdo sogno e si staccarono immediatamente. Che scusa avrebbero usato ora? Ron spuntò in quel momento. "Herm, ti stavo.. che ti ha fatto??" sbottò arrabbiato. Hermione aveva il volto rigato dalle lacrime, Harry non se n'era accorto. "Niente Ron, sono caduta.. lui è arrivato proprio ora e.." "Non continuare a difenderlo!!" Ron era furente, tirò fuori la bacchetta. Ma Harry fu più veloce: lo disarmò senza che il rosso avesse il tempo di reagire. La bacchetta di Ron volò lontano. E Harry abbassò la sua rimettendola a posta. "No!! Smettila, lascialo stare!!" Gridò Hermione a Harry. Harry non disse niente, aveva il cuore che gli batteva troppo forte. Troppe emozioni contrastanti, sarebbe esploso a breve. Ron non si arrese: fece per scaraventarsi su Harry, ma Hermione lo bloccò. "Ti prego, Ron.. Non roviniamoci la serata! Torniamo dentro.. Ti prego.." Harry era immobile, lo stava solo aspettando. "Lascialo andare, vediamo se ha le palle." Disse Harry con freddezza. "Ti prego, no.. vattene via e lascialo in pace, ti prego.." Hermione aveva di nuovo il viso rigato dalle lacrime e implorava Harry. Ron si liberò dalla presa e si buttò contro il moro. Harry non si fece prendere alla sprovvista: lo schivò e gli diede un pugno in faccia così forte che lo buttò a terra, sanguinante. Sentì Hermione urlargli contro, maledirlo. Ma lui ormai era già lontano, in un altro corridoio, in un altro posto che gli poteva dare solitudine. Hermione raccontava agli amici l'accaduto mentre teneva il ghiaccio sull'occhio di Ron. "Che cos'è un ballo senza una bella scazzottata infondo?!" Disse Seamus ridendo, e contagiando subito anche l'amico ferito. "Hai fatto bene a batterti con quel Potter, schifosa serpe che non è altro.. è un mangiamorte quello, ve lo dico io!" Neville alzò il dito in aria mentre parlava, come per rendere la sua sentenza più vera. Hermione non poteva sentire una parola di più. "Ci vediamo in Sala Comune.." disse, e se ne andò senza rispondere alle domande degli amici. Aveva bisogno di stare sola, lontana da tutti, o sarebbe esplosa. Harry seguì il puntino di Hermione Granger e vide che sparì nel nulla proprio al settimo piano. Capì subito che era entrata nella Stanza delle Necessità.. Ma perchè? Harry arrivò davanti al muro e si mise a pensare intensamente ad Hermione, non gli era particolarmente difficile in quel momento. Con sua estrema sorpresa, funzionò. Gli apparve una porta davanti a lui. Senza esitare, l'aprì ed entrò. Hermione lo guardò esterrefatta, era riuscito a trovarla pure li. Si alzò da terra, inciampando quasi nel vestito. Andò dritta contro Harry e lo schiaffeggiò violentemente sulla faccia. Era stato così forte, che Harry aveva ancora la faccia girata dall'altra parte. Se l'aspettava, infondo. "Io non voglio avere niente a che fare con te.. Io non c'entro proprio niente con te.. Vattene, vattene subito!" Prese a picchiarlo sul petto ricominciando a piangere. Harry cercò di fermarla, ma inutilemente. Così la lasciò sfogare. Urlava, gli diceva di tutto. Tanto li dentro mai nessuno li avrebbe trovati, e mai nessuno li avrebbe sentiti. Esausta, si lasciò andare tra le sue braccia. "Ti odio.. vorrei non averti mai incontrato.." Disse sussurrando. Harry la prese in braccio, pensò che avrebbe voluta farla stare più comoda e magicamente apparve un divano in mezzo alla Stanza. Harry ci si avvicinò e la posò delicatamente sopra e si mise in ginocchio davanti a lei. Hermione non lo guardava. Fece per spostarle un ciuffo ribella dal viso, ma lei scostò la testa. "Se non mi guardi, impazzirò." Era convinto di averlo pensato, e invece l'aveva detto ad alta voce. Hermione lo guardò. "Perchè mi fai questo.." gli chiese, mentre un'altra lacrima gli solcava il viso. Era così bella e fragile che Harry si sentì di nuovo male. "Chiedimi di andarmene, e lo farò. Chiedimi di sparire, e sparirò per sempre." Piantò i suoi occhi verdi nei suoi nocciola, sentendo che finalmente erano al loro posto. Harry non fece in tempo a ragionare, il suo corpo e il suo cuore lo guidavano. Proprio a lui, che non aveva mai creduto di averlo un cuore. La baciò. Hermione gli prese il viso tra le mani, e si lasciò baciare con tutta la dolcezza che Harry le stava donando. "Resta.." Sussurrò lei a fior di labbra. "Resta." Harry si alzò e delicatamente si mise sopra di lei, senza smettere neanche per un secondo di baciarla. Lei allargò le gambe, per farlo stare più comodo. Continuarono a baciarsi, e Harry non riusciva a mantenere il controllo. Lei gli afferrò i capelli, mentre lui cominciò un'irresistibile tortura al suo collo. I pensieri di Harry dovevano essere decisamente espliciti, perchè il divano si trasformò in un grande letto matrimoniale. I due non si fecero distrarre, e Harry fece alzare in piedi Hermione. La fece voltare, e lentamente le sfilò il vestito. Lei chiuse gli occhi al suo tocco, credendo di impazzire. Non si era mai sentita così prima d'ora. Si voltò verso di lui, che si stava togliendo la giacca del vestito. Lo aiutò a slacciarsi la camicia. Hermione era rimasta in biancheria, e l'eccitazione di Harry aumentò a dismisura. Non aveva mai visto una donna bella quanto lei, e mai l'avrebbe vista. Si tolse la camicia, e lasciò che le mani di lei gli accarezzassero il petto e gli addominali. Aveva cicatrici, tante cicatrici che spuntavano sul sul corpo. Hermione le baciò tutte, senza fare domande. Probabilmente, in quel momento, non voleva sapere. Harry si slacciò i pantaloni, e quando se li calò la sua eccitazione era visibile attraverso le mutante. Sollevò Hermione e l'adagiò sul letto. Si mise sopra di lei e spinse dolcemente il bacino sul suo. Gemette, facendo eccitare ancora di più Harry. "Aspetta.." Riuscì a sussurrare Hermione, ormai drogata di eccitazione. "Harry.. aspetta.." Riuscì a fermarlo a fatica. Lui la guardò, quasi implorante e così eccitato che aveva il fiato corto. "Che succede?" Le chiese con la voce roca. "Non posso Harry.. io.. non posso.." Si vergognava da morire. "Sono vergine.." Non sapeva niente di lui, niente. Poteva essere chiunque, poteva essere la persona più pericolosa in circolazione e lei gli si stava concedendo. Com'era arrivata fino a quel punto? Proprio lei, così ferma e famosa per il suo autocontrollo.. Ma Harry l'accendeva e la faceva sentire in un modo a lei sconosciuto. "Oh.." Harry non se l'aspettava. "Scusa.. io non.. lo sapevo.. Se non vuoi, lo capisco." Ma non riuscì a spostarsi. E Hermione lo strinse ancora più a se. Ripresero a baciarsi, incapaci di fermarsi. "Farò piano, te lo prometto.. Farò piano.." Le sussurrò dolcemente mentre le slacciava il reggiseno e le sfilava le mutande. Toccò il suo piacere, facendola gemere. Harry strizzò gli occhi, sarebbe scoppiato da un momento all'altro. Si tolse le mutande e la guardò. Lei annuì, e lui capì che poteva entrare. Aiutandosi con la mano entrò piano in lei, cercando di mantenere la calma. Sospirava man mano che la penetrava sempre più a fondo. Le afferrò la mano stringendola. "Senti male?" Le chiese, con una voce che non sembrava sua. "No.. Non mi faresti mai male.." Lo guardò negli occhi e cominciò ad ansimare insieme a lui. Dopo qualche spinta un po' più decisa, Hermione gemette più forte e fece una smorfia di dolore. Harry la baciò ovunque. "Ti prego, dimmi che ti piace.." "Mi piace.. mi piace da morire.. Oh Harry, Harry.." Sentirla dire il suo nome lo fece uscire di testa. Nascondendo il viso nel suo collo, Harry ansimò più forte. Vennero insieme, sussurrando i loro nomi. Rimase dentro di lei, mentre la guardava con uno sguardo che avrebbe conservato solo ed unicamente per lei. Hermione lo accarezzava, senza distogliere lo sguardo. Non aveva niente da dirsi, si erano appena detti tutto ciò che era necessario. Avevano fatto, entrambi, l'amore per la prima volta. E lo rifecero ancora e ancora, senza mai stancarsi. "Promettimi che domani ti trovo qui.." Sussurrò Hermione poco prima di addormentarsi, sul petto di Harry. "Te lo prometto.." Disse baciandole i capelli. Era quasi l'alba, e Harry si stava vestendo velocemente. Il Marchio aveva preso a pulsare da pochi minuti, e una paura profonda si era impossessata di lui. Guardava Hermione costantemente, quando dormiva era (se possibile) ancora più bella. Doveva correre a fare i bagagli, Villa Malfoy lo attendeva. Scrisse qualcosa su un bigliettino, lo lasciò sul suo cuscino vuoto. Uscì da quella maledetta Stanza, senza voltarsi. Hermione si stiracchiò, era già mattina inoltrata. Si girò, e non vide nessuno. Per un attimo credette di aver immaginato tutto. Ma non era possibile, era nuda in un letto matrimoniale e dentro la Stanza delle Necessità. "Harry?" Provò. "Harry.." disse più a se stessa. Se lo sarebbe dovuto immaginare infondo. Un senso di vuoto si impadronì di lei. L'aveva forse usata? Scosse la testa, sentendo fastidiose lacrime fare capolino nei suoi occhi. Era stato così bello, era stato così dolce.. No, non poteva averla usata e basta. Il suo sguardo cadde su un biglietto, scritto di fretta. Lo lesse, almeno cinque volte. Lo bagnò con le lacrime. Lo lasciò cadere, proprio a fianco di una piccola macchiolina rossa di sangue, che stava li quasi a farla sentire peggio. Si rimise di fretta il suo bel vestito, e sperando di non incrociare nessuno tornò dirtutta al suo dormitorio. Doveva fare le valige, doveva andare alla Tana con Ron. Avrebbe fatto ciò che c'era scritto nel biglietto che Harry le aveva lasciato, perchè ciò che era successo nella Stanza sarebbe rimasto custodito li per sempre. Chiuse gli occhi e rivide il contenuto del biglietto, così freddo e senza sentimento: Dimentica.

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