17. TROPPO TARDI

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Harry aveva la casa così piena di cibo che non avrebbe dovuto fare la spesa per più di una settimana. Stava ancora cercando di mettere in ordine, anche se il frigo era ormai pieno. Erano tutti doni che continuavano ad arrivare dai suoi vicini, e non solo: ormai, grazie a quell'articolo sulla Gazzetta del Profeta di qualche giorno prima, tutti sapeva che era stato scarcerato. Scosse la testa mettendo sopra ad una credenza un pacco decisamente enorme di Caramelle Tutti i Gusti +1, chiedendosi se volevano ucciderlo di diabete. Aveva passato quei giorni a rifarsi completamente l'armadio e a comprare tutto ciò che gli serviva, aveva anche cominciato a dormire sul letto per almeno metà della notte. Il che era una grande conquista. Aveva fatto conoscenza con la maggior parte del Villaggio, erano quasi tutti estremamente cortesi, a parte qualcuno che ancora lo guardava con titubanza. Ma Harry era riservato, e sperava che questo suo lato del carattere potesse essere apprezzato e non preso come scortesia. Parlava poco, lo aveva sempre fatto. Rilesse la lettere che gli aveva mandato il Ministro quella mattina, per essere sicuro di non dimenticarsi il giorno e l'ora. Avevano organizzato una festa in suo onore al Ministero la sera dopo, e piuttosto che andarci sarebbe tornato a fare un vacanza ad Azkaban. Odiava essere al centro dell'attenzione e odiava sentirsi in soggezione, ma non poteva di certo non andare. Anche perchè il Ministro aveva espresso il desiderio di potergli parlare nuovamente in privato. Insomma, non aveva via d'uscita: era obbligato. "Alla festa di domani sera in onore per Potter, non sei obbligata a venire.. Insomma, se non ti va di.." "Te l'ho già detto, Ron, vengo perchè tu sei stato invitato e anche io, in qualità di tua fidanzata." Rispose Hermione sistemandogli la giacca e dandogli un bacio. "Ora vai, sei in ritardo." "Goditi la tua giornata libera, amore." Ron la baciò di nuovo e uscì, lasciandola sola. Hermione chiuse la porta e ci si appoggiò sopra, chiudendo gli occhi. Si era presa un giorno libero. Il giorno prima avevano ricevuto l'invito per quella festa, ma lei non lo voleva vedere dove lo avrebbero visto tutti. Voleva vederlo da sola, con calma. Aveva visto dove abitava nell'articolo uscito qualche giorno prima, la vecchia casa dei suoi genitori. Quanto aveva pensato alla loro vita se quella profezia non fosse mai esistita, quanto ci aveva pensato neanche lei lo sapeva più ormai. Subito dopo pranzo, si preparò. Si cambiò mille volte, e poi altre mille. Improvvisamente non le stava bene niente e il suo armadio sembrava tremendamente vuoto. Quando finalmente si decise, cominciò a cambiarsi il modo di tenere i capelli per innumerevoli volte, optando poi per tenerli disordinatamente tirati su. Si sentì una stupida diciassettenne. Si truccò leggermente, e uscì di casa. Le tremavano le mani, e si continuava a chiedere se fosse stato meglio avvisarlo piuttosto che presentarsi così di prepotenza in casa sua. Stanca di pensare, prese un bel respiro e si smaterializzò concentrando i suoi pensieri sul villaggio di Godric's Hollow. "Sono davvero contento che lei sia venuto qui, comunque." Harry aveva appena finito un lungo pranzo pieno di conversazione con Remus Lupin, che aveva accettato calorosamente l'invito del figlio dei suoi più grandi amici. Gli aveva parlato di James e Lily, dei loro anni a scuola, del loro grande amore, della loro tragica morte, di tutte le bugie raccontate su di loro. Gli mostrò foto e ricordi. Harry si sentì meglio. "E' stato un piacere, Harry. E ti prego, dammi del tu. I tuoi genitori sono sepolti al cimitero qui al villaggio, dove si trova anche la tomba di Silente. Sai, anche lui ha vissuto qui." Continuò Lupin andando verso la porta di casa, accompagnato da Harry. "Non esitare a chiamarmi per qualsiasi cosa, e ci vediamo domani sera." Remus gli prese la mano sorridendo, e uscì dalla porta salutato da Harry con la mano. Hermione vagava per il villaggio, controllando i nomi di tutte le vie. Era la prima volta che metteva piede a Godric's Hollow, e lo trovava bellissimo. A un certo punto vide Remus spuntare da una via poco più avanti di lei, e si nascose dietro a un albero. Non voleva farsi vedere, non voleva che Ron sapesse che era andata li. Appena Lupin scomparve, Hermione entrò nella via da dove era appena uscito e vide con gioia e timore che era proprio la strada che stava cercando. Controllò per l'ennesima volta il numero civico, e ci si trovò davanti subito. La villetta era molto graziosa e accogliente anche da fuori, se ne innamorò subito. Scosse la testa e prese altro coraggio, se ne aveva ancora, e superò il cancelletto d'entrata. Arrivata quasi alla porta, si voltò per tornare indietro. Chiuse gli occhi e respirò profondamente. Di nuovo. Si voltò ancora e arrivò alla porta d'ingresso di casa Potter. Non seppe precisamente quanto passò prima di farlo, ma alla fine bussò decisa. Harry alzò lo sguardo, dubbioso. Chi poteva essere ancora? Poi sorrise. Sicuramente Remus aveva dimenticato qualcosa. Si alzò dal divano e si diresse verso la porta. Senza chiedere chi fosse, sicuro di chi si sarebbe trovato davanti, la aprì. Il cuore di entrambi si fermò all'istante, per poi riprendere a battere troppo forte e forse anche troppo rumorosamente. Hermione Granger era sulla soglia della sua porta. Harry Potter era davanti a lei con la porta spalancata. "Ciao.." Hermione fu la più coraggiosa dei due, e azzardò a parlare. "Ciao.." Rispose lui con un filo di voce. Si rese conto che la stava facendo aspettare fuori dalla porta, maleducatamente. "Io, scusami.. Vieni, entra." Si spostò e lei sorridendo entrò. Gli passò affianco, e il profumo di lei lo invase completamente. Dopo sette anni, non era cambiato di una virgola quell'odore meraviglioso. Andiamo, Harry! Datti un contegno. Chiuse la porta e le fece strada verso il salotto. Non riusciva a parlare, il suo cervello non connetteva più. Aveva dimenticato quanto fosse bella o semplicemente lo era diventata di più? "Prego, siediti..dove vuoi tu." Harry le indicò i divani e Hermione si sedette in quello più grande, sistemandosi con le mani la sua gonnellina. Harry prese una sedia e si sedette poco distante da lei, di fronte. Non voleva mettersi vicino per due motivi: voleva guardarla bene e non voleva rischiare di toccarla e prendere la scossa. Hermione sentiva i suoi occhi addosso, così decise di cedere e lo guardò a sua volta. Aveva pregato non sa quante notti di poter rivedere quegli occhi verde smeraldo, e ora ce li aveva li a poco più di un metro di distanza. "Come stai?" Gli chiese, cercando di non farsi tradire dalla sua voce. "Sto bene, adesso. Non è stato semplice, ma ora sto bene." Sorrise. "E tu?" "Anche io sto bene adesso.." Evitò di dire altro. "Stai bene con un po' di barba." Continuò, sorridendo anche lei. Lui se la toccò per istinto. "E tu stai bene come sempre, sei solo più bella." Gli era uscito spontaneo, non aveva potuto impedirlo. Lei arrossì e abbassò lo sguardo. Sette anni di assenza, sette anni di lacrime e pianti, sette anni di amore soffocato e ora non sapevano assolutamente cosa dirsi. La tensione poteva tagliarsi con il coltello. "Vuoi qualcosa da bere?" Ruppe il silenzio Harry. "No, ti ringrazio. Questa era la casa dei tuoi genitori? E' molto bella." "Vieni, te la mostro meglio." Si alzò e cominciò a farle vedere tutta la villetta, portandola anche al piano di sopra. "Ecco qui è dove dormo io, era la stanza dei miei genitori. E questa.." Aprì una porta e una stanza più piccola e vuota apparve. "Era la mia stanza di quando era bambino. Cioe, insomma.. Del mio primo anno di nascita e basta." Hermione avrebbe tanto voluto abbracciarlo. "E davvero bella, tutta la casa. Magari questa stanza la userai quando avrai un figlio." Sorrise, con un ombra negli occhi. Tornarono al piano di sotto in silenzio. "Io non ho molto da dire, purtroppo. Dimmi di te." Si risedettero, e Harry si mise ad ascoltarla. "Sono diventata un medico, due anni fa. Sono molto felice, è il lavoro che ho sempre sognato e ce l'ho fatta." "Non avevo dubbi che ce l'avresti fatta! Complimenti.." Harry le sorrise, sinceramente contento. "Adesso vivo in un bell'appartamento nella Londra Babbana, mi piace restare ancora unita un po' alle mie origini." Continuò a raccontargli alcune cose, che però confronto a tutto ciò che avevano passato entrambi sembravano vuote. Ma Harry l'ascoltava rapito. Come se dipendesse da quel racconto, come se stesse dicendo le cose più importanti del mondo. "Ho capito, immagino che non sia affatto semplice lavorare al San Mungo, ma a te è sempre piaciuto così tanto. E.. Ti sei sposata?" Era inutile fingere che quello non gli interessasse. "No, non sono sposata." Lo stomaco di Harry sussultò piacevolmente e inconsciamente. "Però ho un ragazzo, da tre anni." E precipitò rovinosamente giù. "Ah bene, bene! Si, insomma, è fantastico.. Bene!" Harry cominciò a ripetere cose a caso. "Insomma.. Sono contento se sei felice, ecco. Volevo dire questo." Si passò una mano tra i capelli, e Hermione fece finta di non notarlo. "Grazie, mi fa piacere. Che farai adesso?" Chiese lei, desiderosa di cambiare discorso. "Difficile a dirsi.. Troverò un lavoro e andrò avanti nella mia nuova vita da uomo libero. Più di questo, non so dirti." Si andò a prendere una Burrobirra e tornò subito, sorseggiandola. "Ci sarò anche io alla tua festa, domani sera. Sai, il mio ragazzo lavora al Ministero e quindi.." "Ah, sul serio? E allora perchè sei venuta qui oggi? Potevi evitarti il disturbo.." Ma infondo Harry lo sapeva il perchè. Hermione scosse la testa, come per dirgli che non si era disturbata affatto. "E' bello rivederti, Harry." Non diceva quel nome probabilmente da sette lunghi anni. E ridirlo la fece sentire quasi completa di nuovo. "Anche per me, Hermione." La musica che suonava nella mente di Harry come il nome di lei non l'avrebbe ascoltata mai con nessun'altra. Lei chiuse gli occhi per un attimo, riempendosi della sua voce che diceva il suo nome in un modo unico e raro. "Ora, devo andare.. Ma ci rivediamo domani sera." Si alzò, e Harry a malincuore l'accompagnò alla porta. "Grazie per essere venuta, mi ha fatto molto piacere." Hermione annuì, senza guardarlo. "Allora, ciao e a domani." Gli disse lei. Lui aprì la porta per farla uscire, ma appena lei mosse un passo la richiuse di colpo. "Se solo potessi dirti quanto mi dispiace, ti giuro su Dio che lo farei. Ma non sono capace.. E' stato così difficile, Herm, così difficile. Non ho potuto fare niente e.." Harry ricominciò a dire cose a caso. "Harry, non devi dirlo neanche! Io lo so che tu eri la e.. Ti ho aspettato tanto sai, credo che.." Si fermò, non disse che lo aveva aspettato fino a quel momento. Adesso si guardavano negli occhi. "Ma adesso l'importante è che sei uscito, che stai bene. Che potrai rifarti una vita come.." "Come tu ti sei rifatta la tua. Io e te non abbiamo mai avuto il tempo, se ci pensi.. Non siamo stati insieme mai come si deve.. Come tu meritavi.." Hermione cominciò a piangere silenziosamente, chiudendo gli occhi per non vedere più quegli smeraldi. "Sono convinto che lui ti fa solo ridere, e mai piangere." Detto questo, finalmente, dopo tutto quel tempo. L'abbracciò. E lei lo lasciò fare, si lasciò andare in un pianto liberatorio che teneva nascosto da troppo. Si nascose tra le sue braccia forti, e si sentì di nuovo protetta come tanti anni prima. Stettero così, senza dire niente. Il silenzio rotto solo dai singhiozzi di Hermione. Con il cuore sempre più a pezzi, la lasciò andare. Le accarezzò una guancia e lei mise la sua mano sopra quella di lui. Si guardarono ancora una volta, urlandosi tutto senza dire una parola. Poi lei uscì, chiudendosi la porta alle spalle. Harry si appoggiò alla porta e si lasciò scivolare, fino ad arrivare a sedersi per terra. Si mise il viso tra le mani, chiudendo gli occhi. Doveva riprendere a respirare, piano piano. Hermione appoggiò la schiena e la testa alla porta, sperando che si riaprisse da un momento all'altro. Chiuse gli occhi e con la mano accarezzo il freddo materiale che la divideva da Harry, quasi come se quella carezza potesse arrivare a lui. Dopo pochi secondi si allontanò, uscì dal cancelletto e si smaterializzò. Hermione era a casa di Ron, quella sera. Stavano cucinando insieme, parlando del più e del meno. Appena ci fu un po' di silenzio, lei non riuscì più a tenerlo nascosto. "Sono andata da Harry, oggi.." Ron fece cadere il mestolo e la guardò subito. Non sapeva se era più scioccato dal sentire quel nome detto da lei o dal fatto che l'aveva visto. Optò per la seconda cosa. "Oggi? E perchè non me l'hai detto?" Le chiese incrociando le braccia. "Non lo so, pensavo ti potesse dare fastidio." Continuò a mescolare, evitando il suo sguardo. "Perchè ci sei andata? Lo avremmo visto domani." Incalzò lui. "Perchè volevo vederlo prima, da sola." Hermione finalmente lo guardò, rispondendo sinceramente. Questa volta fu Ron a togliere lo sguardo, scuotendo la testa. Mollò tutto ciò che stava facendo e andò in salotto a sedersi sul divano. Hermione abbassò il fuoco sotto la pentola e lo raggiunse. Si mise seduta affianco a lui. Non disse niente, aspettò e basta. "Cos'hai provato quando l'hai visto?" Le chiese ancora senza guardarla. "Niente." Mentì lei. "Solo tanta felicità per la sua libertà. Certo, ero contenta di vederlo. Ma niente di più. Stessa cosa vale per lui." Sperò che non insistesse. "Mmm.." Grugnì lui di rimando. "Che ha detto?" "Che si sta abituando alla libertà, che cercherà un lavoro e si rifarà una vita da capo. E io.." Gli prese la mano. "Gli ho detto che sono felicemente fidanzata da tre anni con un uomo meraviglioso" Ron la guardò e le sorrise, davvero felice per ciò che aveva detto. La prese tra le braccia, baciandola. "Scusa amore, è solo che sono geloso.. So benissimo cos'è stato lui per te e.." "Ron, ascolta." Lo interruppe lei. "So che non ne abbiamo mai parlato veramente, ma con Harry è stato tutto sbagliato fin dall'inizio. Avevamo diciassette anni e abbiamo passato così poco tempo insieme davvero che non è proprio paragonabile la mia storia con lui con quella con te.. Anzi, non la posso chiamare nemmeno storia! Tu sai che ti amo adesso, e il passato non conta più." Hermione fece uno sforzo enorme a dire tutto, e sperò che non servissero altre parole. Se no sarebbe scoppiata. "Ti amo anche io, da morire." Ron le baciò la mano, sinceramente felice e fiducioso in lei. Harry stava camminando velocemente per le vie del centro di Londra, era pomeriggio inoltrato e se non si sbrigava a tornare a casa sarebbe arrivato in ritardo alla festa. Stava giusto guardando l'orologio, quando scontrò per sbaglio una donna. La colpì così violentemente che dovette prenderla al volo per evitare che cadesse. "Mio Dio, mi spiace davvero! Non stavo proprio guardando.. Si è fatta male?" Chiese Harry ancora sorreggendola. "Ma che diavolo! Ma dove ha la testa? Poteva far.." La ragazza con i capelli neri si fermò a guardarlo quasi a bocca aperta. Harry aggrottò la fronte, confuso. La lasciò andare. Lei scoppiò a ridere, con una risata calda e cristallina che quasi contagiò Harry. "Che cosa c'è di tanto buffo?!" Chiese lui in una via di mezzo tra lo stupido e il divertito. "C'è che ho pensato che se mi facevi cadere e per sbaglio mi uccidevi, saresti tornato ad Azkaban dopo solo una settimana di libertà!" Continuò a ridere, e Harry alzò un sopracciglio. Era sicuramente una strega, perchè lo aveva riconosciuto. Così tese la mano sorridendo. "Harry Potter." "Kate Anderson, sono una strega anche io da come avrà capito." Si strinsero la mano. "Bè, signorina Anderson, è stato un vero piacere ma io sono maledettamente in ritardo per andare in un luogo in cui non vorrei assolutamente andare. Quindi, se non le dispiace.." Fece un inchino ossequioso, scherzando. Lei sorrise. "E io sono in ritardo per il mio turno notturno al San Mungo, ma essendo una dottoressa non posso scegliere se andare o no." Harry la guardò, anche lei dottoressa. Ma facevano tutte le dottoresse? Scacciò quel pensiero. "Magari ci vediamo un'altra volta, così posso proporle di darci del tu." Le baciò la mano in modo galante senza distogliere lo sguardo e, senza aspettare risposta, se ne andò. Infondo, anche dopo sette anni di vita reclusa, ci sapeva ancora fare con le donne. Appena riuscì a trovare un posto nascosto, si smaterializzò direttamente davanti a casa. Entrò e si preparò senza perdere neanche un attimo di tempo. Hermione si guardò allo specchio, indossava un vestito bellissimo e per fare quell'acconciatura c'erano volute due ore e l'aiuto della sua migliore amica. "Stanno benissimo Herm, smettila di toccarteli." Disse Ginny finendo di ritoccarsi il trucco. "Ma lui com'è? Cioè.. Anche fisicamente!" Le chiese girandosi verso Hermione, che la guardò sbalordita. "Fisicamente?!" "Eh, si! Ha passato sette anni ad Azkaban.. Fa schifo? Oddio, schifo è difficile perchè comunque aveva una discreta base in effetti.." "Ti rendi conto che ti stai dando botta e risposta da sola? Comunque no, fisicamente sta molto bene.. Anzi, sembra pure messo meglio di prima." Era bello da farla stare male, altrochè. "Vi muovete??" Urlò Dean dal piano di sotto. "Vedo che il tuo futuro marito è sempre molto cortese.." Disse Hermione guardandosi un'ultima volta. Scesero insieme, e Ron e Dean fischiarono facendo gli scemi. "Ma quanto sono fortunato?" Chiese Ron all'orecchio di Hermione. Lei gli sorrise semplicemente, e finalmente uscirono dirigendosi al Ministero con la macchina di Ron. Harry si mise l'abito più bello che aveva comprato, e ci mise almeno mezzora ad aggiustarsi bene la cravatta. Neanche con la bacchetta inizialmente ci riuscì, ma poi vinse lui. Cercò di sistemare al meglio i capelli e si accorciò la barba. Più di così, non aveva tempo di fare. Avrebbe visto Hermione con il fidanzato, una punta di gelosia che piano piano cresceva gli spuntò nello stomaco. Uscì di casa e vide già presente la macchina che il Ministro gli aveva detto che avrebbe trovato. Salì e si mise alla guida, sapendo già dove andare. Quando arrivò, un parcheggiatore lo stava aspettando. "Sono in ritardo, vero?" Chiese Harry speranzoso. "Mi dispiace signore, ma sono già tutti dentro." Rispose cordialmente quel ragazzo prendendogli le chiavi della macchina. Perfetto. Non solo doveva sorbirsi tutta la serata, ma avrebbe anche fatto l'ingresso con tutti presenti e pronti a guardarlo. Prese un bel respiro, ed entrò nella grande sala centrale che era stata tutta allestita a posta. Appena entrò, partì un applauso che gli fece venire voglia di sprofondare in un profondo baratro. In men che non si dica, fu travolta da decine e decine di persone. Non conosceva nessuno. "Harry.." Si voltò, smettendo all'istante di parlare con quella signora grassa e decisamente troppo spinta verso di lui. Rimase quasi a bocca aperta nel vedersi arrivare in contro Draco Malfoy. Si abbracciarono subito, senza bisogno di tante cerimonie. "Fratello.. Se solo avessi potuto fare di più. Ti devo la vita, se oggi io sono qui è solo grazie a te." Disse Draco staccandosi. "Non dirlo neanche, so cos'hai fatto per me mentre ero li dentro. Come fossimo fratelli, giusto?" Si strinsero forte la mano, sinceramente felici di vedersi. "Ma sto pizzetto?!" Lo schernì Harry. "Parla l'altro! Mi copi sempre.. Non lo capisci che intanto sono più bello io! Ora hai da fare, ma domani vieni assolutamente a cena da me, devo presentarti mia moglie. Stasera non c'è, sai è alla fine dell'ottavo mese.." Harry gli diede una pacca sulle spalle. "Congratulazioni! Alla faccia, diventerò zio allora. Vengo volentieri, poi mi dici dove e quando." Prima ancora che finisse la frase fu travolto da altre persone. Lo riempivano tutti di domande, e lui rispondeva quasi mai. Quando finalmente tutti si stancarono di stargli attorno e animarono la festa tra di loro, Harry si avvicinò al tavolo del buffet e prese un bicchiere di Champagne. Sospirò forte, come se avesse fatto una maratona lunga 100 km. "Non sei mai stato bravo in queste cose, tu.." Hermione si avvicinava con lo sguardo divertito. "Ti si legge in faccia che non vedi l'ora di andartene." Era così bella che a Harry mancò il fiato per qualche secondo. "Si nota tanto, eh?" Le sorrise. "E il tuo fidanzato? Devi presentarmelo ovviamente." Bevve un sorso dal bicchiere. "In realtà non ce n'è bisogno, perchè lo conosci già.." Proprio in quel momento, Ron Weasley spuntò alle spalle di Hermione. "Eccomi, ci ho messo un po' scusa." Le cinse le spalle con un braccio, e Harry sprofondò nella gelosia più scura. Dovette controllarsi per non far esplodere il bicchiere. "Harry, ci tenevo tanto a salutarti e a darti il bentornato." Ron tese la mano cordialmente, e Harry l'afferrò sorridendo e biascicando un grazie. Arrivarono anche sua sorella Ginny accompagnata da Dean Thomas. Anche loro, cordialmente, salutarono Harry. "Immagino che sarai già stato tartassato di domande abbastanza per tutta la vita, eh!" Disse Dean sorridendo. "Già, proprio così.." Harry cercò di sembrare il più gentile possibile. Ma vedere Hermione insieme ad un altro era decisamente peggio di quanto si era immaginato. "Accompagnami in bagno, Herm." Ginny la prese e si allontanarono. Dean fu subito preso da quello che sembrava essere il suo capo e cominciarono una fitta conversazione lavorativa. Benissimo, e ora? "Siamo tutti contenti che ti abbiano scarcerato, era giusto così." Cominciò titubante Ron. Harry sorrise, come per concludere li quella conversazione che non aveva assolutamente senso. "So che è venuta da te ieri, me l'ha detto. So che ti aveva detto di me, quindi non è niente di nuovo. Però voglio che tu sappia che Hermione finalmente è felice, adesso. Ed è quello che merita." Harry si trattenne dal dargli un pugno. "E' inutile fingere, anche perchè a me non piace avere scheletri nell'armadio e non mi piace che Hermione li abbia. Vorrei solo che tu le lasciassi vivere la vita che merita." Continuò Ron, quasi arrabbiato. "Ascolta, Weasley. Io non mi voglio intromettere in cose non mie. Era così che doveva andare fin dal principio, io sono stato una piccola parentesi nella sua vita. Quasi inesistente, perchè abbiamo passato così poco tempo insieme che non è stata neanche una storia forse. L'unica cosa che voglio ora è che lei sia felice, e lo sarà solo con te. Tu rappresenti il futuro che la farà ridere e stare bene, io il passato che l'ha fatta piangere e sentire molto sola." Finì in un sorso lo Champagne, e senza aggiungere altro si allontanò. Vagando per la sala, incontrò il Ministro, al quale promise che sarebbe andato il pomeriggio seguente a parlare con lui. In quel momento, non gli interessava assolutamente parlare con nessuno. Cercò di non farsi vedere da nessuno, e se andò via. Non prese la macchina, uscì a piedi con le mani in tasca e si immerse nella tranquillità di quella serata uggiosa londinese. Luglio era già cominciato, ma il caldo in quella città era difficile sentirlo. Il cielo era grigio, proprio come il suo umore. Camminò a lungo, senza avere una meta precisa. Camminò, cercando di placare il dolore che sentiva dentro. Era un'agonia, era tutto sempre un'agonia. L'aveva persa, ne era sicuro. Ma in cuor suo sapeva che almeno così sarebbe stata davvero felice. Mentre ancora camminava, una macchina si fermò poco distante da lui. Si fermò, non credendo alla sua incredibile sfortuna. Hermione scese dalla macchina insieme a Ron. Ridevano. La sua risata lo trafisse mentre si nascondeva in un angolo buio. Cominciò a piovere. Li vide entrare dentro un portone, era arrivato per puro caso sotto casa di lei. Scosse la testa, bestemmiando il destino infame. La pioggia cominciò a inzupparlo piano piano, ma lui sembrava non rendersene conto. Guardò il palazzo dov'erano appena entrati e dopo pochi istanti vide accendersi una luce, poi un'altra. Quello era l'appartamento di Hermione. Si spostò per vedere meglio, era praticamente in mezzo alla strada. L'acqua cominciò a venire forte, e teneva gli occhi aperti a fatica per guardare verso l'appartamento. Aveva il respiro corto, la gelosia lo stava uccidendo. Voleva entrare, spaccare tutto, picchiarlo e riprendersi lei. La sua Hermione. Invece restò li, come uno stupido sotto al diluvio a guardare verso una finestra illuminata. Ma poi, passati altri secondi interminabili, spuntò lei. Stava per chiudere le tende, e lo vide. Harry smise di respirare, e la guardò. Hermione lo guardò, completamente zuppo e fermo in mezzo alla strada. Si fissarono, anche da così distanti. Ma era troppo tardi ormai. Hermione chiuse le tende e tornò da Ron. Harry chiuse gli occhi e si smaterializzò.

Ciao a tutti :) Vi avviso che la storia non è affatto conclusa! Quindi continuate a seguirmi.. Le sorprese non finiscono qui! Un abbraccio e a presto con il prossimo capitolo

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