6. IL CERVO E LA LONTRA

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Albus Silente camminava nel suo studio, a capo chino. Pensava. Quegli occhi, così simili a quelli di qualcuno che però non riusciva a ricordare.. Era un tormento, da quando l'aveva visto due mesi prima, allo smistamento. Non sapeva assolutamente perchè, ma sapeva che era qualcosa di vitale. Il suo istinto glielo diceva, e il suo istinto non sbagliava mai. Avrebbe scoperto quale segreto si celava dietro a quel misterioso ragazzo. Dietro ad Harry Potter. Harry superò il cancello di Villa Malfoy senza alcun problema, come se le sbarre di ferro fossero fumo. Entrò, e all'ingresso trovò un'indifferente Narcissa di spalle che disse "Ti sta aspettando." Strano, quel giorno era già la seconda volta che si sentiva dire quella frase. Certo, la sensazione che provava però era nettamente diversa. Percorse i corridoi che sapeva a memoria, salì le scale che aveva contato tante volte ed arrivò di fronte alla Sua sala. Bussò, e la porta si aprì subito. "Entra, Harry." Quel sibilo fece impercettibilmente rabbrividire Harry. La porta si chiuse alle sue spalle. "Mio Signore." Harry s'inchinò. Voldemort lo fissò da lontano, con uno sguardo impenetrabile. Piano piano cominciò ad avvicinarsi. "Mi giunge voce che perdi il tuo tempo, Harry.." Cominciò, tranquillo. "Signore, chi.." Ma Harry fu interrotto bruscamente. "Crucio!" Il ragazzo non se l'aspettava, così rovinò rumorosamente a terra contorcendosi dal dolore insopportabile. Non urlò. Strinse forte gli occhi e non urlò. "Sai bene che non mi piace essere interrotto, Harry." Terminò Lord Voldemort voltandosi e allontanandosi di nuovo. Harry si rialzò subito, cercando di ridarsi un contegno. Gli usciva sangue dal naso, ma non si pulì. "Ti rendi conto, Harry, dell'immensa responsabilità che ti ho messo sulle spalle? Ti rendi conto di ciò che devi fare? Rispondi." L'immensa calma di Voldemort cozzava in pieno su ciò che stava dicendo. "Si, mio Signore." Harry era impassibile, dritto e guardava davanti a se. Il suo padrone si avvicinò di nuovo, tanto da essere proprio di fronte al ragazzo. "E allora perchè" la sua voce era un sussurro "perdi tempo e ti fai mettere in punizione per aver picchiato un inutile ragazzino?" Harry fece per rispondere, ma Voldemort gli diede un colpo così forte in faccia che il sangue dal naso uscì più velocemente e gli procurò un brutto segno sotto l'occhio. Harry tornò subito al suo posto, tornando subito impassibile e ossequioso. "Se sento ancora certe cose sul tuo conto, non te la caverai con qualche taglietto sull'occhio. Ricordati chi sei e ricorda il motivo per cui sei li. Ora vattene." Harry s'inchinò dicendo. "Mio Signore." Uscì dalla porta e si pulì il sangue alla bene e meglio sulla manica della giacca, l'avrebbe pulita dopo. Tornò all'ingresso e s'imbattè in Lucius e Bellatrix Lestrange, che lo guardavano con disprezzo. "Prova a deluderlo ancora, e te la vedrai con me!!" Urlò Bellatrix. "Torna da dove sei venuto, o noteranno la tua assenza." Lo congedò Lucius. Harry se ne andò senza aggiungere altro. Appena uscito dal cancello della Villa si smaterializzò, nello stesso identico punto in cui era scomparso poco prima a Hogsmeade. Uscì dalla stradina e si diresse velocemente al castello. Tutte le persone che lo incrociarono notarono il suo volto ferito, ma nessuno osò chiedergli cosa fosse successo. Nei giorni seguenti Harry cercò di evitare le domande di Draco riguardo la sua faccia, ma alla fine cedette e raccontò del suo incontro con il Signore Oscuro. "Ha ragione, hanno ragione tutti loro.. Ho fatto lo stupido, quando invece devo concentrarmi su ben altro.. Ma riusciremo a portare a compimento la missione, ne sono più che sicuro! A tempo debito, riusciremo a far entrare i mangiamorte nella scuola e uccideremo Silente.." Concluse Harry, mentre camminavano lungo il Lago Nero. Era sabato pomeriggio, ed era finalmente un giorno in cui non pioveva. "So che riuscirai.. Insomma, tu sei nato per questo no?!" Lo rassicurò Draco. Già, lui era nato per questo. Non facevano che ripeterglielo tutti, quindi sicuramente era così. "Ah, comunque.." aggiunse Draco "Silente è in viaggio, questa è una novità.. Non si allontana mai da Hogwarts." Harry rifletté su questa notizia, e decise che ne avrebbe sicuramente indagato. Dopo cena, i suoi compagni Serpeverde rimasero in Sala Comune a chiacchierare, ma lui decise di andare a fare una passeggiata nel castello. Voleva stare solo. Non seppe dire da quanto stava camminando quando vide una cosa decisamente strana: una ragazza dall'aria stralunata e dai lunghi capelli biondi era appena entrata dentro ad una porta che era subito sparita. Si avvicinò nel punto esatto in cui, giurava, era appena scomparsa quella ragazza. Stava pensando intensamente che voleva sapere dov'era andata a finire, quando la porta riapparve. Esitando solo per un secondo, la aprì ed entrò. Appena la porta si chiuse alle sue spalle, si trovò di fronte a una trentina di persone che lo guardavano sbalorditi e confusi. Il suo sguardo cominciò a correre veloce su tutti i volti, e notò a malincuore che c'era anche l'ultima persona che avrebbe voluto vedere: Hermione Granger. "Ciao!" Esclamò allegra la ragazza bionda che Harry aveva seguito fin li. Si avvicinò e tese la mano. "Io sono Luna Lovegood, e tu sei quello nuovo.. Harry giusto? Dicono tutte che sei molto bello ma anche molto pericoloso!" Harry non sapeva se ridere per l'imbarazzo o ridere e basta. Nel dubbio, rise e basta. Quella ragazza non era del tutto normale. Le strinse la mano. "Ma come avrà fatto ad entrare.." Disse Seamus. "E' semplice, ha seguito Luna.. E' entrato subito sopo di lei." Concluse Hermione incrociando le braccia. Harry alzò le mani "Colpevole, è vero. Chiedo scusa, sembra che ho interrotto una riunione intima.. Quindi è meglio se vado." Girò sui tacchi e fece per andarsene. "No, aspetta!" Squittì Luna "Sarebbe il primo Serpeverde qui.. Non lo trovate straordinario?" "Il primo Serpeverde in cosa scusa?" Chiese Harry confuso. "Nell'Esercito di Silente, è ovvio!" Allargò le braccia la bionda, come se avesse appena detto che la Terra è tonda. Harry continuava a non capire, e aggrottò la fronte. Allora Luna continuò. "Ci addestriamo, impariamo nuovi incantesimi.. Sai, con i tempi che corrono.." Harry ghignò. Si, ne aveva una vaga idea. Spostò lo sguardo su tutti i presenti, avevano tutti una bacchetta in mano. Credevano davvero quel branco di pappa molli di avere qualche minima chance? "Ma pensa.. e cosa imparate di preciso?" Chiese curioso Harry avvicinandosi. Se quel Esercito di Silente poteva comportare un pericolo, doveva saperne di più. "Lascia perdere Luna, ti sta solo prendendo in giro.. Non gli interessa perchè si sente superiore a noi." Disse acida Hermione. Ma Luna, a quanto pare la ignorò. "Ci stiamo esercitando con l'Incanto Patronum, ma con scarsi risultati.. Sai, è magia molto avanzata!" Harry scosse la testa ghignando, lui produceva un perfetto Patronus da almeno 4 anni. "Non è così difficile, vedrete che con un po' di impegno ci riuscirete.." Harry si girò di nuovo per andarsene, convinto che quel gruppo di persone non voleva dire pericolo. "Tu lo sai fare?? Ma è meraviglioso! Cosa vi dicevo? Harry ci insegnerà!" Luna era radiosa ed euforica. Prese un contrario Harry e lo portò al centro della sala, dove si erano avvicinate un po' di persone. Ma la maggior parte stava bel lontana da quello straniero. "Non credo che io.. non.." Provò a divincolarsi da quella situazione imbarazzante. "E dai, almeno facci vedere! Non abbiamo mai visto un vero Patronus, nessuno è mai riuscito a evocarlo.." Lo incalzò Cho Chang, con uno sguardo decisamente malizioso, osservò Harry. Infondo faceva qualcosa di male? No, certamente no. Stava solo facendo magia in una scuola di magia, tutto quadrava. Tirò fuori la bacchetta. Focalizzò il suo unico, raro pensiero felice. "Expecto Patronum!" Disse ad alta voce convinto, ed un meraviglioso e fiero cervo argento uscì dalla sua bacchetta trottando felice per tutta la sala. Si levarono tanti versi piacevolmente sorpresi, e anche un debole applauso partito da tre o quattro mani massimo. Harry richiamò il suo Patronus e mise via la bacchetta. Per prima cosa, guardò Hermione di soppiatto. Lo stava guardando sorpresa. "Sicuramente riuscirete anche voi.. Attaccatevi a un pensiero felice, il più felice che avete.. Dev'essere molto potente.." E così dicendo, sotto lo sguardo ancora sorpreso di tutti, se ne andò da quella misteriosa stanza. Arrivò fino alla Torre di Astronomia, era la prima volta che ci saliva. C'era una vista mozzafiato, quello era il classico posto dove poter stare tranquilli e in pace, a pensare semplicemente. "Con la fortuna che abbiamo insieme, rimaniamo chiusi pure qui dentro." O forse no.Hermione fissava Harry con le braccia incrociate. Il ragazzo sorrise. "Ti ho rubato un posto personale?" Chiese avvicinandosi a lei. "Be, in un certo senso.." Rispose Hermione, abbassando lo sguardo. Harry annuì, e senza aggiungere altro fece per allontanarsi. Ma la voce di Hermione lo fermò. "Come fai?" Lui si girò non capendo. "A fare cosa?" "Lo sai.. Il Patronus." Si mise seduta su un muretto. "Ah.. Te l'ho detto, devi concentrarti sul tuo pensiero felice.. Devi farti avvolgere completamente da esso, come se ne dipendesse la tua intera esistenza.." "Io sono piena di ricordi felici, ma non ne riesco a scegliere uno che potrebbe rispondere alla tua descrizione.. Ci credi? Dimmi il tuo, per favore.. Così magari capisco cosa vuoi dire." Harry si sedette vicino a lei. Essere li, insieme, era quasi irreale. Soprattutto dopo la discussione dell'ultima volta. Lei lo odiava, lui lo sapeva. Erano nemici, nemici naturali. Erano come il leone e la gazzella. Eppure parlavano, come se niente fosse.. Come se fosse assolutamente normale essere li. "Non saprei spiegartelo.." Sussurrò Harry. La sua voce gli sembrava quasi diversa. I battiti del suo cuore non potevano essere i suoi. Non aveva mai parlato con nessuno di questa cosa, con nessuno. "Provaci.." Lo incoraggiò Hermione voltandosi a guardarlo negli occhi. E Harry parlò, come se fosse la cosa più semplice del mondo. "Il mio ricordo felice è una risata.. La risata della mia mamma.." Lo disse così piano che credette che Hermione non l'avesse neanche sentito. "E non so neanche se è vero.. Credo che non si possano ricordare persone che non hai nemmeno conosciuto.. Insomma, io avevo solo 1 anno quando.. Ma è il ricordo più bello e prezioso che ho." Guardò fuori, oltre il Lago Nero, oltre le colline, cercando forse di disegnare nelle stelle un volto che non aveva mai visto. Hermione tacque, ma non smise di guardarlo. Aveva capito che aveva perso i genitori, e trovò incredibili sofferenze dentro quelle iridi così verdi. "Ma comunque" Riprese Harry passandosi una mano nei suoi indomabili capelli "Sono sicuro che ci puoi riuscire.." Si alzò, e le tese la mano. Esattamente come quella sera in biblioteca. "Forza, fammi vedere." Questa volta Hermione non esitò, prese la mano di Harry e si alzò. Si mise davanti a lui e chiuse gli occhi. "Hai il tuo pensiero felice?" Le sussurrò lui nell'orecchio. Lei annuì, tremando impercettibilmente. Lui si allontanò, lasciando che facesse da sola. "Expecto Patronum!" Disse forte e chiaro. Dalla sua bacchetta uscì subito un'elegante lontra, che sembrava felice di essere finalmente libera. Hermione sorrise felice, e Harry si sentì bene. Semplicemente bene. Fece uscire il suo Patronus pronunciando l'Incanto in modo non verbale, era diventato pratico anche di quello. Il cervo si unì alla lontra, giocando e correndo insieme. Harry e Hermione rimasero li, con le bacchette alzate verso le loro creature che danzavano elegantemente insieme, senza dire niente. Consapevoli dell'irrealtà che li avvolgeva. Consapevoli che tutte le scosse, tutte le sensazioni, e tutto quello star bene non lo avrebbero nascosto tanto a lungo.

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