14. LA BATTAGLIA DI HOGWARTS

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Erano passati giorni dalla visita di Silente, e Harry si sentiva solo e deluso. Non aveva visto arrivare nessuno a liberarlo. Forse, ancora una volta, si era fidato della persona sbagliata. Ma proprio mentre stava per addormentarsi nel freddo della notte, vide entrare nella sua cella la guardia che sorvegliava quell'ala della prigione. "Muoviti, Potter, non abbiamo tutta la notte!" Harry si alzò e lo guardò dubbioso. Ma cosa gli prendeva? Lo aveva trattato a schifo fino a poche ore prima, e adesso sembrava quasi volesse liberarlo. "Sono il professor Piton, immagino che adesso ti sembrerà tutto più chiaro." Harry, non seppe perchè, ma quasi gli venne da abbracciarlo. Senza neanche fiatare, lo seguì lungo il corridoio. Vide per terra diversi corpi delle guardie Schiantate. Il Patronus di Piton li guidò fino ad una finestra che dava sul mare, come ogni dannata uscita di quella maledetta prigione. Harry sapeva che non avrebbero potuto smaterializzarsi, e vide due scope che venivano verso di loro richiamate dalla bacchetta di Piton. "Muoviti, presto!" Piton lo spinse sulla scopa e gli diede la sua bacchetta, Harry la tenne stretta e quasi non gli sembrò vero di poterla riavere dopo tante settimane. Il Patronus di Piton si infranse e partirono subito a grande velocità verso l'oscurità. Sentivano solo il rumore del mare, e una grande disperazione che si impossessava di loro."Appena ti do il via, Smaterializzati e vai a Villa Malfoy!" urlò Severus, che stava piano piano riprendendo le sue sembianze. Volarono veloci per altri interminabili secondi, fino a che il professore gridò: "ORA!!" Harry si smaterializzò all'istante, comparendo qualche istante dopo davanti al cancello di Villa Malfoy. Era così debole che crollò per terra, riuscì a sentire la voce di Narcissa un attimo prima di svenire. "E' lui, è arrivato! Presto, portiamolo dentro.. Presto!" Poi il buio. "E' fatta, è libero." Piton era appena entrato nell'ufficio di Silente, che lo attendeva. "Molto bene, Severus." Poi guardò fuori dalla finestra, oltre gli alberi, come a cercare qualcosa che non avrebbe mai potuto vedere a occhio nudo. "E adesso, non ci resta che sperare." Quando Harry riaprì gli occhi vide tutto sfocato, e sentì parlare una voce che conosceva bene. "Sta meglio, mio Signore, ma ha bisogno di riposo. E' molto debole e disidratato. Ecco, si sta risvegliando finalmente." Lucius si spostò, lasciando la vista libera a Lord Voldemort. "Harry, credevamo di averti perso questa volta. Ma io non perdo mai, e tu mi servi ancora." Disse con estrema freddezza il Signore Oscuro, avvicinando il suo viso a quello di Harry. Senza avere la forza di rispondere, richiuse gli occhi e si riaddormentò. "Aveva un aspetto orribile, immagino. Ora l'avete rimesso a nuovo vedo.." Draco guardava Harry stando seduto vicino al letto, parlando con sua madre. "Deve solamente tagliarsi i capelli e radersi, e poi.." "Tanto sono lo stesso più bello di te.." Disse Harry debolmente e aprendo gli occhi. Draco rise, sinceramente felice di rivedere l'amico vivo. "Bastardo, mi hai fatto prendere un colpo! Quando ho saputo che ti avevano preso.. Volevo fare un macello, un macello!" Si diedero la mano e Harry si tirò più su sul letto, gli girava ancora un po' la testa. "Quanto ho dormito?" Chiese rivolto a Narcissa. "Quasi tre giorni. Ora vieni, ti diamo una sistemata e poi il Signore Oscuro vuole vederti subito. Ha detto di avvisarlo appena ti svegliavi. Draco, tesoro, vai tu per favore." Draco si alzò ubbidendo e si avviò verso la stanza più grande di tutta la Villa. Harry si alzò a fatica, ma si abituò subito allo stare in piedi. Si avvicinò a Narcissa che lo fece sedere davanti a lei. Gli tagliò i capelli corti e gli lasciò il necessario per radersi. Quando uscì, si chiuse la porta alle spalle. Harry mentre si faceva la barba si guardava allo specchio. Si sentiva ancora debole, ma stava decisamente meglio. Ora doveva chiudere la mente, come la persona con cui stava per andare a parlare gli aveva insegnato bene. Doveva chiuderla completamente, o sarebbe morto da li a pochi secondi. Gli sembrava ancora tutto assurdo, ma si rese conto che non aveva assolutamente via d'uscita. Aveva fatto una scelta: combattere contro chi lo aveva cresciuto. Se lo faceva per Hermione o per il mondo magico non lo sapeva, ma comunque aveva preso la sua decisione. Sarebbe finito ad Azkaban in un modo o nell'altro, ma voleva finirci da uomo libero e da uomo con un passato reale. Si mise gli indumenti da mangiamorte che ormai non gli appartenevano più, e uscì dalla stanza. Quando arrivò davanti alla porta che doveva attraversare, prese un respiro profondo e chiuse la sua mente. Bussò ed entrò. "Mio Signore." Harry si inchinò lievemente. "Ti sei fatto scoprire, e adesso non puoi più andare ad Hogwarts. Come potrà solo il giovane Malfoy adempiere alle mie richieste? E' qui adesso, per le vacanze di Pasqua, e io ne percepisco la paura." Voldemort camminò lentamente in direzione di Harry, parlando a bassa voce. "Mi hai deluso, Harry. Vuoi continuare a farlo?" Ora Voldemort era pericolosamente vicino. "No, mio Signore. Finirò il mio compito." Rispose piatto Harry. "Non sei passato dalla parte sbagliata, vero Harry? Non hai tradito il tuo Signore per una insulsa mezzosangue?" "No, mio Signore. Vi ho già detto che lei non conta niente. Mi sono servito di lei per poter andare alla casa dei Weasley, come voi mi avete ordinato." Harry aveva la mente sigillata, e stava facendo uno sforzo immenso. Voldemort grugnì malignamente e lo fissò negli occhi. Stava provando a entrare nella sua mente, Harry lo percepì. Ma aveva tirato su un muro molto alto e invalicabile. Dopo pochi istanti, il Signore Oscuro si voltò di scatto tornando al caminetto spento. "Continuerai la tua missione a distanza, allora. Saremo divisi in tre grandi gruppi. Tu comanderai quello che entrerà a Hogwarts attraverso l'Armadio Svanitore nella Stanza delle Necessità." Harry sapeva cos'era, perchè Draco l'aveva riparato l'anno prima da solo. "I dettagli verranno discussi in separata sede, con chi dirò io. Tieniti pronto, l'attacco sarà a breve. Ora vai." Appena Voldemort concluse, Harry uscì senza farselo ripetere. Si rese conto che gli aveva detto ben poco, e questo voleva dire che non si fidava più di lui. Ma Harry questo se lo aspettava, e si sarebbe riconquistato la sua fiducia con tutte le sue forze. Ma intanto aveva scoperto due cose essenziali: l'attacco sarebbe stato diviso in tre punti e in tre plotoni di chissà quanti mangiamorte e creature dannate e sarebbe stato entro poche settimane. Silente doveva essere informato al più presto: Hogwarts dove prepararsi a combattere. Hermione camminava per i corridoi velocemente, era in ritardo per la lezione di Pozioni. Era tornata il giorno prima dalla vacanze di Pasqua e non si era ancora abituata a doversi svegliare di nuovo presto. Era stata con i suoi genitori, lontana da tutto e da tutti, e si era riposata e basta. Ne aveva avuto davvero bisogno. Entrando nell'aula incontrò Malfoy, lo guardò per un secondo. Quanto avrebbe voluto chiedergli se sapeva qualcosa di lui.. Scosse la testa e prese posto vicino a Ron. Harry era in prigione e ci sarebbe rimasto probabilmente per sempre, doveva levarselo dalla testa. Non gli importava di sapere più niente, non voleva soffrire più. Ron le sorrise e le fece l'occhiolino. "Sei arrivata giusto in tempo.." Le disse, e infatti proprio in quel momento Piton cominciò la lezione. Silente, nel suo ufficio, cercava di decifrare il messaggio che gli era arrivato da un gufo malconcio quella mattina. Era chiaramente di Harry, lo capiva:James Retpot. Era il nome del padre con l'anagramma del suo cognome. Decifrare tutto il messaggio era decisamente più difficile. Nella lettera si parlava del passato, delle gite trascorse al mare, degli anni a scuola. Harry si era finto un vecchio amico di Silente, e sicuramente in mezzo a quelle parole vuote ci doveva essere qualcosa di necessario. Pochi minuti dopo, il preside si bloccò. Avvicinò la sua bacchetta illuminata più vicino alla pergamena e notò dei puntini quasi invisibili sotto a qualche parole. Prese una piuma e cominciò a scrivere in ordine le parole che avevano quel piccolo segno. Appena concluse, Silente lesse il messaggio reale. Attacco imminente. Tre grandi gruppi divisi. Il mio entrerà dalla Stanza delle Necessità. Preparatevi. Dietro a quei racconti di un passato felice mai esistito, c'era un messaggio di guerra chiaro e tondo. Piegò la pergamena con il messaggio e la mise in tasca, bruciò la pergamena scritta da Harry. Era arrivato il momento. Erano tutti seduti al tavolo nella grande sala centrale di Villa Malfoy. Voldemort era a capotavola e accarezzava distrattamente l'enorme serpente Nagini, che sibilava. Harry e Bellatrix erano seduti proprio affianco a lui. Loro due avrebbero guidato i due gruppi più piccoli che sarebbero sbucati di sorpresa. Voldemort, invece, avrebbe guidato il plotone decisamente più numeroso attaccando il castello allo scoperto. "Mio Signore.." Cominciò Yaxley, titubante. Voldemort lo guardò, attendendo la sua richiesta. "Lui ci ha già guidati in battaglia, Signore, con scarso successo. Lasciate a me il comando, non vi deluderò!" Mentre parlava indicava ferocemente Harry. Dal tavolo si levarono dei grugniti di assenso. "Osi contraddire le mie decisioni, Yaxley? Non sei tu ad esserti fatto scappare più volte Albus Silente? E non sei tu ad aver perso innumerevoli duelli anche con il più pessimo degli auror?" Qualcuno rise, mentre Yaxley abbassò lo sguardo imbarazzato. "Qui nessuno vale quanto me. E sono costretto a scegliere fra il marcio e la muffa." Disse con disprezzo Voldemort, Nagini sibilò più rumorosamente. "Non voglio permettergli di finire l'anno scolastico. Agiremo il primo giorno di maggio. Tutti verranno chiamati a tempo debito, e tutti sapranno che dovranno venire." Chissà se Silente aveva ricevuto il suo messaggio, chissà se lo aveva capito e decifrato. E soprattutto, chissà se sarebbero stati in grado di difendersi con così poco preavviso. I pensieri di Harry finirono anche sulla sua Hermione, ma li cacciò subito via. Non poteva permettere alla sua mente di vagare altrove, doveva restare li sempre. "Tutti i professori sono stati avvisati, Albus. Tutte le misure di sicurezza sono state attivate. L'Ordine della Fenice e tutti gli auror del Ministero sono nascosti ad Hogsmeade, in attesa di ordini." Piton concluse la frase e si alzò. "Bene, Severus. Credo che a questo punto Voldemort ti chiamerà. Cerca di stare nel gruppo che non sarà guidato da Harry, così avrai la possibilità di rallentarli e di informarci da dove attaccano." Silente rimase seduto. "Sai bene, Albus, che se anche il ragazzo dovesse riuscire nell'impresa e rimanere vivo verrà rinchiuso ad Azkaban. Non potrai aiutarlo." Disse piatto Piton. "Certo, lo so. E credo lo sappia anche lui, ma non gli importa. So che nel profondo lui ha capito da che parte stare, a prescindere da come finirà. E' il suo destino. E il nostro è nelle sue mani. Possiamo aiutarlo più che possiamo, ma sarà lui il solo in grado a distruggere Voldemort." Piton, una volta che Silente ebbe concluso, si girò e senza aggiungere altro uscì dalla stanza. Quella stessa notte, il suo Marchio bruciò. "Hogwarts verrà attaccata, era solo questione di tempo infondo.. E' tempo che tutto ciò che abbiamo imparato qui venga messo in atto!" Ron parlava a gran voce nella Stanza delle Necessità davanti a tanti suoi compagni, non solo Grifondoro. "Come puoi esserne così sicuro?" Spuntò Colin Canon. "Non vi siete accorti di come hanno aumentato la sicurezza intorno al castello? E poi ho ricevuto un gufo da mio fratello Fred che mi parlava di Mielandia. Era per farmi capire che sono ad Hogsmeade, loro e chissà quanti altri. Pronti a combattere." Neville si affiancò a Ron, e Seamus e Dean lo imitarono. "Se solo Hermione potesse dirci di più su Potter.." Disse Cho Chang cercando Hermione con lo sguardo. Sentendo il suo nome, alzò la testa. Cominciò a camminare e si mise vicino a Ron e agli altri suoi amici. "Non sono qui per parlare di lui. Sono qui per combattere." Tirò fuori la bacchetta. La maggior parte dei presenti si alzò e si andò a mettere vicino ai loro compagni, ma altri non sembravano convinti. "Dite un mucchio di fesserie, Hogwarts non potrebbe mai essere attaccata con Silente.." Qualcuno andò via. "Per chi è con noi" Cominciò Neville ad alta voce. "Useremo le solite monete per comunicare. E quando sarà, saremo pronti!" Harry si guardò allo specchio, con la sua divisa da mangiamorte. Gli sembrava così sporca che avrebbe voluto levarsela all'istante. Si girò tra le mani la maschera, che quel giorno non gli sarebbe servita. Voldemort aveva ordinato di attaccare il castello a volto scoperto. Dovevano guardare in faccia la vittoria. Draco entrò nella stanza, già vestito anche lui. Era visibilmente terrorizzato. "Si va eh, ci siamo.. Chi l'avrebbe mai detto che questo momento sarebbe arrivato così presto.." Disse con la voce quasi tremante. "Draco, appena vedrai il mio segnale prendi i tuoi genitori e scappa. Scappa lontano, sono stato chiaro?" Harry lo guardò deciso e serio. "Harry, ma che cav.." Draco era sbalordito. "Non chiedermi niente! Sei sotto al mio comando da adesso, e io te lo sto ordinando. Al mio segnale, scappa via." Si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla. Lo sguardo di Draco era sempre più incredulo. "Sei mio fratello.." Sussurrò Harry, e uscì dalla stanza dirigendosi all'ingresso. Il suo gruppo lo avrebbe aspettato a Diagon Alley, davanti a Magie Sinister. Li dentro sarebbero entrati poco alla volta nell'Armadio Svanitori e sarebbero comparsi dentro la Stanza delle Necessità grazie all'aiuto di Tiger e Goyle che erano nel castello. "Conosci il piano, Harry." Sibilò Voldemort girandogli intorno. "Conosci tutti i punti, conosci le tempistiche. Se mi deluderai, ti ucciderò insieme alla peggio feccia. Vai." Harry non rispose, sapeva bene che il Signore Oscuro stava dicendo la verità. Lui, Draco e Yaxley uscirono dal cancello e si smaterializzarono all'istante. Il negozio di Diagon Alley era occupato da più di cinquanta mangiamorte assetati di sangue. "Voglio entrare io per primo! Voglio uccidere Silente, farlo a pezzi." Erano eccitati. Si erano preparati per anni per arrivare a quel momento, e non gli importava neanche di vivere o di morire. Voleva riempire di gloria il Signore Oscuro. Harry vide anche alcuni dipendenti del Ministero, segno che ormai Voldemort era più vicino che mai alla sua ascesa totale al potere. Si rese conto che la sua era una missione suicida, niente di più. "Entreremo dieci per volta, e non ci muoveremo prima che tutti non siano arrivati. Chi parte senza aspettare i miei ordini, verrà ucciso." Harry parlò freddamente. Entrò lui per primo nell'Armadio, seguito da altri nove mangiamorte. Chiusero la porta. Harry pronunciò l'incantesimo, e quando riaprirono la porta vennero accolti da due esaltati e imbecilli Tiger e Goyle. Harry lo scostò malamente e richiuse la porte dell'Armadio. Aspettò qualche istante e pronunciò di nuovo la formula. Aprì la porta e uscirono altri dieci di loro. Fece la stessa cosa per altre cinque volte, e la Stanza delle Necessità si era riempita di magia oscura. "Puntate a Silente e all'Ordine della Fenice. Uccidete chiunque vi bloccherà il passaggio." Harry deglutì, non sapeva come ancora riusciva a reggere la tensione della sua messa in scena. "Conquistiamo la scuola, conquistiamo il potere!" i mangiamorte urlano entusiasti in risposta. Passarono i minuti, dovevano aspettare il segnale. Ci stavano mettendo più tempo del previsto. Avevano trovato intoppi. Un'esplosione squarciò l'aria, e cominciarono a sentire urla e grida provenire da fuori la Stanza. Non potevano più aspettare. "ANDATE!!" Urlò Harry, e i mangiamorte si diressero di corsa fuori dalla Stanza. Come Harry aveva sperato, ad aspettarli trovarono un folto numero di auror. Cominciarono la battaglia in modo cruento, lampi verdi e rossi illuminavano il corridoio del settimo piano. Harry riuscì a strappare Draco dalla battaglia Schiantando un auror e gli gridò: "Vattene!! Cerca i tuoi genitori e vattene!!" Lo spinse via con forza e lo vide correre più che poteva giu per le scale. Harry si mise a correre dalla parte opposta, doveva trovare assolutamente Silente. Si fermò ad una finestra e vide che la battaglia stava impazzando anche fuori, la maggior parte dei mangiamorte erano già riusciti ad entrare. Altre esplosioni fecero cadere un mucchio di macerie. Harry si tirò su il cappuccio, non voleva essere visto. Si riparò da tutti gli incantesimi che gli venivano scagliati contro ma non rispose mai. "Combatti, codardo!!" Riconobbe la voce di Neville, e con un tuffo al cuore pensò che Hermione poteva essere li nei paraggi. Ma non poteva farsi vedere. Continuò a correre percorrendo il castello. Passò in mezzo a mille duelli, scavalcò corpi che non volle neanche guardare. Vide fuori da un enorme buco che si era formato nel muro che un gruppo di Giganti guidato da innumerevoli mangiamorte si avvicinava velocemente dal ponte. Bellatrix urlava incitandoli. Voldemort dov'era? Si stava tenendo fuori dal combattimento, sarebbe intervenuto solo se necessario. Non si sarebbe sporcato troppo le mani. Vide Ginny Weasley combattere con Greyback: non avrebbe avuto speranze. Si nascose dietro un'armatura e lo Schiantò violentemente, buttandolo a diversi metri da lei. Ginny si girò in cerca del suo salvatore, ma non vide nessuno. Così si ributtò a capofitto nella battaglia. Harry proseguì e prima di svoltare al corridoio che l'avrebbe portato all'ingresso dell'ufficio di Silente, si fermò sentendo delle voci urlare. Yaxley e Dolohov stavano combattendo contro Silente in persona. "Sei mio, vecchio preside!!" Harry uscì allo scoperto e colpì alle spalle Yaxley, lasciando Dolohov nelle mani di Silente. "Tu.. piccolo traditore.. Lo sapevo che.." Cominciò rialzandosi Yaxley. Cominciarono a duellare ferocemente, e alla fine Harry ebbe la meglio. "Harry, presto, chiudiamoli qui dentro o quando si risveglieranno faranno saltare la tua copertura." Tirarono su i corpi, li legarono magicamente e li rinchiusero dentro uno sgabuzzino. "Signore, non riusciremo mai a fermarli. Sono troppi e io non ho niente per uccidere Voldemort." Era la prima volta che diceva il suo nome, e gli risultò estremamente semplice. "Hai il coraggio Harry! Devi attirarlo nel castello, qui dentro sarà al massimo della vulnerabilità. Noi continueremo a combattere. Vai adesso, vai!" Harry riprese a correre a perdifiato, senza sapere bene cosa fare. Si decise ad uscire dal castello, continuando a proteggersi da tutti gli incantesimi che gli auror e gli studenti di Hogwarts gli lanciavano addosso. Corse verso la Foresta Proibita, sicuro che l'avrebbe trovato li. Una volta al sicuro dalla battaglia, smise di correre e cominciò a camminare. Sperò con tutto il suo cuore che il suo istinto avesse ragione. E dopo pochi minuti di ricerca, vide la conferma: Voldemort parlava con Piton a pochi metri da lui. Lo sentirono e si girarono di scatto verso di lui con la bacchetta alla mano. L'abbassarono appena videro Harry. "Lasciaci soli un momento, Severus." Piton s'inchinò e si allontanò. "Mio Signore, credo ci sia bisogno di voi al castello.. Le perdite sono parecchie, credo che sei interveniste.." Cominciò a Harry, con un po' di fiatone. "Mi sei stato molto utile, Harry. Più di quanto pensi." Voldemort lo guardava freddamente e accarezzava la sua bacchetta viscidamente. Harry lo guardò confuso. "Oggetti curiosi, gli Armadi Svanitori." Continuò piatto il Signore Oscuro. "Funzionano solo se la persona che pronuncia l'Incanto ha buone intenzioni. Quindi, solo chi aveva intenzione di salvare Hogwarts avrebbe potuto far funzionare quell'Armadio." Harry sentì il sangue gelare, il cuore gli martellava nel petto. Sentì la sua mente che piano piano si stava aprendo. La sua bacchetta era dentro la sua veste, non avrebbe mai fatto in tempo a prenderla. "Silente penserà che ho fatto un errore a mandarti ad Hogwarts. Penserà che ti ho portato alla mente il ricordo dell'amore, e così facendo ho inevitabilmente riportato a galla la profezia. Ma Silente è un povero vecchio sciocco." Voldemort continuava a lisciare la sua bacchetta, senza togliere gli occhi da quelli del ragazzo. Harry fu incapace di rispondere, e lo sentì entrare nella sua mente. "Non ha capito che era proprio ciò che volevo. Così che tu, come i tuoi poveri stupidi genitori, avresti fatto di tutto per salvare le persone a te care. Così è perfino troppo facile.." Gli puntò la bacchetta contro sorridendo senza allegria. "Tu, il mio unico possibile nemico. L'unico possibile salvatore del mondo magico. Quante storie sarebbero nate se non avessi eliminato ogni traccia di quella profezia. Tu, Harry Potter. Venuto a morire." Harry provò a infilare la mano nella sua veste per estrarre la bacchetta, ma non ebbe tempo. Lui, il tempo per vivere, non ce l'aveva mai avuto. Vide il viso di Hermione. Sorrideva. Si promise che non l'avrebbe mai dimenticato. "Avada Kedavra!!" Un lampo di luce verde lo prese in pieno petto, ed Harry volò lontano. Inerme. Ron, Hermione, Neville e Luna combattevano fianco a fianco, difendendosi a vicenda e facendo del loro meglio. Erano nella Sala Grande, ormai distrutta. Un lampo squarciò l'aria, e tutti i vetri si ruppero distraendo tutti i combattenti. Poi, la voce di Lord Voldemort parlò forte e chiara nelle orecchie di tutti. "Ordino a tutte le mie forze di ritirarsi. La guerra è finita, io ho vinto. D'ora in poi riporrete la vostra fiducia e la vostra lealtà in me. Uscite tutti fuori, vi dimostrerò il perchè." Tutti i mangiamorte uscirono velocemente, devoti al loro Signore. Lo videro laggiù, con a fianco un Gigante che teneva in braccio qualcuno. Qualcuno che sembrava essere morto. I seguaci di Voldemort lo raggiunsero e gli si misero tutti affianco o dietro, lui neanche li guardò. Tutti si voltarono a guardare quella sagoma in braccio al Gigante, e riconobbero subito Harry Potter. Spogliato dalle vesti di mangiamorte e rimasto con solo una maglia e un pantalone. "E' morto! E' morto!!" Gridò eccitata Bellatrix saltellando. Ma che costa sta succedendo? Ero convinto che da morto non avrei più sentito niente. E' tutto buio intorno a me, non so dove sono. Sento il braccio sinistro bruciare e un liquido caldo mi scorre fino alla mano. Sangue. Sono sospeso in aria, le braccia penzoloni. Qualcuno o qualcosa mi sta sorreggendo. Sento, io sento tutto. Sono morto? Harry mosse appena gli occhi e riuscì a socchiuderli per un secondo, giusto per rendersi conto di dov'era e cosa stava succedendo. L'Anatema che Uccide di Voldemort non aveva funzionato su di lui, era vivo. Sentiva solo un forte dolore al braccio sinistro all'altezza del Marchio Nero. Com'era possibile? Prima che potesse farsi altre domande, Voldemort parlò a pochi metri da lui rivolto al grande pubblico che gli si apriva davanti. Tutta Hogwarts e tutti gli auror erano proprio li davanti. "Molti anni fa nacque un ragazzo. Sentii una profezia a suo riguardo: diceva che era il prescelto, era colui che avrebbe sconfitto il mago oscuro più potente di sempre. Lord Voldemort." Fece una pausa e cominciò a camminare. Harry lo sentì avvicinarsi a lui. "Come potevo io, Lord Voldemort, avere un possibile nemico? Andai a casa sua, uccisi i suoi genitori e presi il piccolo nato da appena un anno con me. Non aveva senso ucciderlo, mi sarebbe servito in futuro." Alzò la bacchetta e la puntò contro Harry, lo sollevò e lo fece schiantare rovinosamente a terra, ai suoi piedi. Il ragazzo dovette fare violenza su se stesso per non fare smorfie di dolore. "Lo crebbi con ,e lo addestrai. Feci di lui il mangiamorte migliore di tutti. Gli ordinai di farmi entrare nella vostra scuola per poterla conquistare. Fino ad arrivare a questo." Voldemort girò con un calcio il corpo di Harry verso il suo attento pubblico. "Harry Potter è morto." Concluse freddamente il Signore Oscuro. Hermione urlò, Harry ebbe un tuffo al cuore."Tu devi essere lei.." Disse viscidamente Voldemort scavalcando il corpo di Harry e dirigendosi verso Hermione. "Sei stata la soluzione di tutto, mezzosangue.." Fece per accarezzarle i capelli ma lei si scostò schifata e impaurita. Harry socchiuse gli occhi per vedere, si rese conto solo in quel momento che Silente era imprigionato in mezzo a quattro mangiamorte che lo tenevano legato. Voldemort si allontanò da Hermione e le puntò la bacchetta contro. "Vediamo come muore una bella mezzosangue come te." Harry estrasse in un attimo la bacchetta dai pantaloni e si alzò di corsa, sotto lo sgaurdo stupefatto di tutto. "Stupeficium!" Voldemort fu Schiantato contro il muro vicino. "La tua stupidità e il tuo egocentrismo ti hanno fatto perdere alcuni punti essenziali, mio Signore." Vide tutti i mangiamorte puntargli le bacchette contro, e tutti gli hogwartiani fare lo stesso nella loro direzione. Erano tutti così stupiti di quello che era appena successo, che non sapevano dove guardare. "Di ai tuoi uomini di abbassare le bacchette, siamo solo io e te. Come doveva essere dal principio. Nessuno morirà più questa notte!" Harry gli puntava la bacchetta contro e aspettò che si alzasse. Voldemort fece segno ai suoi si abbassare le bacchette. Alzò la sua contro Harry. "Tu appartieni a me. Io ti ho allevato." gli sibilò. "Non più, adesso." Harry si scoprì il braccio sinistro rivelando una ferita dove prima c'era il Marchio Nero. "Come mi hai tolto la libertà anni fa, pochi minuti fa nella Foresta Proibita me l'hai ridata." Voldemort non capiva, e Harry colse l'occasione per continuare. Improvvisamente, tutte le domande di una vita avevano una risposta. "Mia madre mi ha protetto quando mi hai ucciso, vero? Con quella protezione tu non potevi toccarmi, non potevi uccidermi. La protezione di mia madre è durata fino ad oggi, non è mai andata via. La tua Maledizione contro di me non ha avuto alcun effetto." Tutti ascoltavano rapiti la voce di Harry, e nessuno osava muovere un muscolo. "E' vero, io ti ho fatto entrare nel castello questa notte. Ma anche se fosse l'ultima cosa che faccio, non ne uscirai più vivo. Questa notte verranno vendicati i miei genitori e tutte le persone innocenti che hai ucciso. Questa notte tu finirai, e tutti i tuoi seguaci finiranno ad Azkaban per il resto della loro vita." Voldemort rise, spiazzando Harry. "Credi che tu riuscirai a uccidere me? E se anche riuscissi a farlo, finiresti ad Azkaban anche tu. Non dimenticare, Harry, sei un assassino tanto quanto loro." Cominciarono a duellare, senza che nessuno intervenisse. Lo scontro era alla pari, era come vedere maestro e allievo scontrarsi per la resa dei conti. Cominciarono anche ad usare le mani, per poi tornare a scontrarsi con le bacchette. Harry riuscì abilmente a disarmare Voldemort, che corse verso i suoi seguaci per chiederne una a loro. Successe tutto in un attimo. Harry vide con la coda dell'occhio Bellatrix fare qualche passo in avanti e prendere la mira. Si mise a correre disperato verso Hermione. Bellatrix lanciò il coltello verso di lei. Harry si mise davanti a lei, e il coltello gli si infilzò nel basso ventre. Si sentì mancare, sentì Hermione urlare il suo nome e sorreggerlo. Vide Voldemort ridere con in mano una bacchetta non sua e lo vide avvicinarsi. Doveva stare lucido, doveva stare lucido. "Harry.. No.. Ti prego.." Hermione aveva le mani piene del sangue di Harry. Lui si tolse il coltello dalla carne, la spinse nella folla, Ron la presa al volo proteggendola. Si girò e con tutta la forza che aveva attaccò Voldemort. Fece sparire il sorriso dal suo sguardo serpentesco. Gli puntò due bacchette contro, la sua e quella del suo avversario. Con tutta la forza che gli era rimasta gridò: "AVADA KEDAVRA!!" Il lampo di luce verde colpì in pieno in viso di Voldemort, che volò parecchi metri indietro. Era morto, era morto davvero. I mangiamorte cominciarono a smaterializzarsi, gli auror gli furono subito addosso e ne bloccarono la maggior parte. Era tutto così confuso, così irreale. Harry cadde con un tonfo all'indietro lasciando andare le due bacchette che teneva in mano. Hermione si lanciò su di lui, piangendo e tremando. "Aiutatelo! Chiamate aiuto, vi prego! Qualcuno lo aiuti!!" "Mi dispiace.. Mi dispiace Hermione.." Sussurrò Harry con le forze rimaste. "Non dire niente, shhh. Ti prego amore, resta con me. Ti prego.. Non lasciarmi." Hermione gli teneva la mano aspettando che arrivassero i medimaghi per soccorrerlo. "Sei così bella.." Harry le accarezzò il viso. Poi la sua mano cadde a terra, e i suoi occhi si chiusero.

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