20. SCELGO TE PER TUTTA LA VITA.

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"Comunque, lasciatelo dire, sei proprio un coglione." Harry alzò la testa sbigottito dal commento che gli aveva appena fatto Draco. Era a casa sua, e teneva il piccolo Scorpius in braccio. Si era innamorato follemente di quel bambino, e ogni volta che aveva un po' di tempo andava a trovarli. "Come scusa?" Gli chiese sconcertato. "Ma si, dai! Te ne vai in America solo perchè Hermione si sposa con Weasley.. Credi che io non lo sappia? Credi che non mi rendevo conto delle cazzate che mi raccontavi a Hogwarts? Siamo cresciuti insieme, Harry." Continuò Draco. "Draco!! Se non la smetti di dire parolacce davanti a nostro figlio vengo li e ti picchio!" Urlò Alice dalla cucina. Draco fece una faccia colpevole ma non rispose. Abbassò la voce. "E quando dovresti partire?" "A fine settembre purtroppo.. Speravo prima." Harry tornò a guardare il bambino, che si stava svegliando. Gli sorrise e si fece stringere il dito. "Stai sbagliando, amico. E se te la fai scappare questa volta, non puoi riprendertela più. Pensaci bene." Si alzò e raggiunge la moglie in cucina, lasciando Harry a riflettere. "E tu che mi dici? Anche tu pensi che sto sbagliando?" Chiese Harry a Scorpius, che lo guardò con occhi azzurrissimi. Gli venne da pensare a Silente, da cui era andato proprio il giorno prima. Non era la prima volta che andava a trovare lui e i suoi genitori, e in quel momento avrebbe voluto averli tutti e tre per potergli dire cosa stava provando in quel momento. Era sicuro che loro l'avrebbero capito. Immerso nei suoi pensieri, Harry sobbalzò piano sentendo il sensore delle emergenze fischiare nella sua tasca. "Draco, vieni veloce!" Arrivò subito e Harry gli mise il bambino in braccio. Tirò fuori il sensore, da cui uscì subito la voce del suo capo. "Emergenza, presentarsi subito al Ministero." Harry, lanciando solo un'occhiata a Draco che capì immediatamente, si smaterializzò subito. Appena arrivato al Ministero si diresse al sua Dipartimento, dove un piccolo gruppo era già presente. "Andate subito a vestirvi e dopo vi spiego, veloci." Andarono nei loro spogliatoi e misero la divisa per le missioni, Harry teneva già la bacchetta fuori dalla fondina, saldamente in mano e pronta. "Cinque mangiamorte stanno seminando il panico in un piccolo villaggio Babbano a Nord della Scozia, non sappiamo perchè si stanno facendo vedere. Ma bisogna fermarli." Disse il loro capo guardandoli. Harry contò rapidamente il piccolo gruppo: erano solo in sette. Lui conosceva bene le mosse dei mangiamorte, e questa aveva tutta l'aria di essere una trappola. "Signore, credo che sarebbe meglio se venisse qualcun altro con noi." Disse Harry, senza indugiare. "Sono solo in cinque, voi siete due in più. Non discuta, Potter! Così è deciso. Ho scelto i migliori di voi, Brett sarà al comando." Marlon Brett si fece avanti, Harry lo odiava. Non aveva la minima capacità a comandare e a gestire le situazioni. Il loro capo consegnò una Passaporta a Brett, che se la mise subito in tasca. "Questa è in caso di feriti, si attiverà automaticamente ogni mezzora ed arriverete direttamente al San Mungo. Tutte le direttive sono già state date a Brett, ora andate." Harry trovava tutto ciò senza il minimo senso e organizzazione. Mentre si avviavano al punto dove si sarebbe smaterializzati, si avvicinò a Marlon. "Brett, ascoltami. Non saranno solo cinque ma molti di più. Dobbiamo.." "Senti, Potter, per ciò che mi riguarda devo controllare anche te visto il tuo passato. Ho mostrato il mio dubbio sul farti venire con noi, ma il Capo ha insistito tanto. Però farai quello che dico io." Rispose arrogantemente l'auror. Harry avrebbe voluto picchiarlo, molto forte. Ma in quel momento aveva ben altro a cui pensare. Si attaccarono tutti al braccio di Brett, che era l'unico a sapere la destinazione prima, e si smaterializzarono congiuntamente. Riapparvero pochi istanti dopo alle porte di un villaggio che sembrava stesse andando a fuoco. Harry aggrottò la fronte, quello era sicuramente un diversivo. Con la bacchetta alla mano, seguì i compagni all'interno. Si divisero, e Harry preferì rimanere l'unico da solo. Si sarebbe trovato a breve faccia a faccia con persone che anni prima considerava compagni. Teneva la bacchetta tesa davanti a se e si muoveva lentamente. Il villaggio sembrava deserto, con la maggior parte delle case in fiamme. In un lampo d'istinto, Harry si voltò appena in tempo per proteggersi da una Maledizione lanciata da un mangiamorte incappucciato e, quindi, irriconoscibile. "Potter? Sei proprio tu? La vendetta sarà dolce.." Harry non riconobbe la voce, ma nemmeno gliene importò. Cominciarono a duellare e subito ne spuntò un altro. Arrivò un collega di Harry a dargli man forte, per fortuna. "Non ci posso credere.." Quella voce, Harry, l'avrebbe riconosciuta ovunque. Lucius Malfoy si tolse la maschera, tenendo la bacchetta puntata su Harry. "Abbassa quella bacchetta, piccolo bastardo. Ti ho permesso di vivere a casa mia e ti ho cresciuto." Ma Harry non lo ascoltò. "Ti ho dato una possibilità per salvarti, e tu ci hai sputato sopra. Hai voltato le spalle a tua moglie e a tuo figlio." Harry urlò, era come una rivincita per lui. "Io non ho moglie e non ho figlio." Disse freddamente Malfoy, e lo attaccò. Ma i suoi riflessi erano diventati più lenti, perchè Harry lo disarmò in pochi attimi e lo legò stretto. "Chiamateli, ORA!!" Urlò Malfoy agli altri quattro mangiamorte che ancora combattevano con gli auror. Harry ebbe un brivido e una pessima sensazione. Chi dovevano chiamare? Ma la risposta arrivò quasi subito. Videro in lontananza avvicinarsi velocemente almeno trenta persone. "Ma.. ma sono Babbani." Disse Brett, non capendo. Brandivano pistole, fucili e quant'altro. "Sono sotto la Maledizione Imperius." Disse Harry, sicuro di ciò che stava dicendo. Marlon fu preso dal panico e si nascose dentro una casa, buttando giù una finestra per entrarci. "Disarmate tutti i mangiamorte, se non hanno la bacchetta non possono controllarli!" Urlò Harry, e tutti subito gli ubbidirono. Si lanciarono all'inseguimento e al combattimento dei quattro mangiamorte rimasti liberi. Mentre combattevano, i Babbani cominciarono a sparare all'impazzata mirando tutti gli auror. Mentre cercavano di difendersi dai colpi di arma da fuoco, venivano colpiti dai mangiamorte. "Io e Jack vi copriamo le spalle, voi prendeteli!" Harry e il suo collega più giovane evocarono il Protego sui loro compagni. I Babbani, confusi e stregati, cominciarono a sparare su chiunque gli capitasse a tiro. Colpirono in piena testa un mangiamorte, uccidendolo sul colpo. Gli altri cominciarono ad agitarsi, rendendosi conto che non gestivano più la situazione. Era il momento di agire. "Jack, andiamo!" I loro Protego scomparvero all'istante e si buttarono a capofitto sui mangiamorte rimasti, disarmandoli e legandoli. Harry teneva le ginocchia sopra a uno di loro per tenerlo fermo, e successe. Era stato uno stupido, aveva abbassato la guardia. L'ultimo proiettile sparato prima che i Babbani si rendessero conto che non sapevano ciò che stavano facendo colpì Harry in pieno. Cadde violentemente all'indietro, sentendo un dolore lancinante a tutta la parte sinistra del suo corpo. "Harry!! Cazzo.. Brett, brutto idiota muoviti!! Lo hanno colpito!!" Harry vide Jack arrivare sopra di lui, cominciò a respirare affannosamente. "Sono stato.. Proprio un coglione." Disse, sentendo il sapore del sangue in bocca. Si guardò, e vide la ferita da dove usciva parecchio sangue proprio sopra al cuore. Chissà se l'aveva colpito, chissà se stava morendo. Ormai quella sensazione la conosceva bene, e si disse che non poteva essere fortunato tre volte. Cominciò a vedere tutto confuso, ma restò cosciente. Non svenne, anche se avrebbe tanto voluto per far smettere quel dolore. Mise la mano destra sopra la ferita, cercando di bloccare il sangue. Sentì arrivare Brett, tutti lo insultarono. "Lo porto al San Mungo, mandate un avviso al Capo e fate venire qui i rinforzi per portare via i mangiamorte e modificare le menti dei Babbani." Appena Jack finì di parlare, mise un vecchio medaglione tra le dita di Harry. "Ci siamo, la Passaporta sta per partire. Ci siamo Harry, resta con noi. Forza." Hermione si stava dirigendo verso il suo armadietto, aveva fatto solo mezza giornata perchè quel pomeriggio sarebbero andati alla Tana per poi fermarsi a cena. Le faceva piacere, era da tanto che non ci andavano. Si stava togliendo il camice, quando Jane entrò di corsa. "Finalmente ti ho trovata! Herm, devi venire subito." Aveva il fiatone e non riusciva a parlare. "Jane calmati, che succede? Non capisco se parli così!" Le disse Hermione avvicinandosi all'amica. "Herm devi correre giù, si tratta di Harry.." Disse finalmente Jane, e Hermione sbiancò all'istante. "Come sarebbe a dire Harry? Dov'è?" Senza neanche rendersene conto si mise a correre, seguita da Jane che ormai ci aveva preso l'abitudine. "E' appena arrivato tramite Passaporta con un collega, erano in missione segreta. E' stato ferito da un arma da fuoco Babbana Herm, sai benissimo com'è difficile. Non vogliono dirci altro." Hermione si stava sentendo mancare, non ci poteva credere che stava succedendo di nuovo. Le tremavano le mani e le gambe, ma doveva restare lucida. Entrò nella stanza che gli indicò Jane, e vide che c'erano già due dottori e Kate li da lui. Non si fece minimamente scrupoli e gli andò vicino. Era sveglio e cosciente, ma tremava. "Harry.. Va tutto bene, tutto bene." Gli guardò la ferita, la maglia zuppa di sangue che gli avevano tagliato per esaminare la ferita. "Herm, dobbiamo subito levargli il proiettile che si trova ancora dentro." Fecero uscire subito Kate, che piangeva. Hermione continuava a guardare Harry e la sua ferita, non ce la faceva. Si sentiva mancare. "Hermione!" Greg le afferrò il braccio e la scosse. "Abbiamo bisogno di te!" Nel frattempo con una pozione l'altro dottore fece addormentare Harry, che era diventato così bianco che si confondeva con il lenzuolo. Con la magia sarebbe stato più semplice, ma era anche vero che loro non trattavano ferite Babbane. Rischiavano di far perdere ad Harry più sangue di quanto già avesse perso. Riuscirono ad estrarre il proiettile, che non aveva preso il cuore per un centimetro. Hermione si mise subito a spargere piano l'Essenza di Dittamo sulla sua ferita, sapeva che doveva stare attenta alle dosi se no rischiava di bruciargli la pelle. Le tremava la mano. "Adesso è fuori pericolo, fortunatamente avevano quella Passaporta.. Se no.." Greg le mise una mano sulla spalla una volta finito. Lei annuì, era ancora troppo spaventata per parlare. Aiutandosi con la bacchetta cominciò a fasciargli la ferita che si stava già velocemente rimarginando con estrema dolcezza. "Her..mione.." Disse Harry, ancora immerso nel sonno indotto dalla pozione. Lei gli posò un bacio sulla fronte. "Non me ne vado, mi senti? Brutto incosciente che non sei altro." Hermione uscì, doveva pulirsi dal sangue. Kate le andò subito incontro, strillando come una ragazzina. "Mi hanno detto che sta bene, è vero??" "Si, ma ora ha bisogno di riposo. Lo controllerò io. Bisogna darsi un contegno, visto il lavoro che facciamo." Hermione la gelò sia con lo sguardo che con le parole. Aveva sfogato la sua preoccupazione e la sua frustrazione su di lei, e subito se ne pentì. Però Kate si allontanò, offesa e senza replicare. Harry non si svegliò per tutto il giorno, e a tarda sera Hermione vide Ron entrare all'ospedale. Solo in quel momento le venne in mente della cena alla Tana. Si battè una mano sulla fronte, ancora prima che lui parlasse. "Che è successo? Perchè sei ancora qui? Ti abbiamo aspettata, ma.." Cominciò Ron non capendo. "Sono stata bloccata qui, scusami. E poi.. Hanno ferito Harry." Gli raccontò brevemente l'accaduto, e lo vide diventare rosso. "Ci saranno altre decine di medici che possono fargli da balia! Non vedo perchè devi stare qui se intanto è in mezzo coma." Ron era decisamente accigliato. "Ma che cosa stai dicendo, Ron? L'hai capito o no che ha rischiato di morire?" "E' la terza volta che succede, eppure non muore mai purtroppo." Hermione si trattenne dal dargli uno schiaffo forte. "Non mi interessa ciò che pensi, io sto lavorando e stanotte resto qui." Si voltò, decisa a chiudere li la discussione. "Che cosa? Resti qui con lui?" Hermione si voltò di nuovo, secca. "Resto qui con tutti i pazienti!" "Non ho parole, Hermione. Mi fai venire voglia di chiedermi se è giusto che ci sposiamo tra poco più di due settimane o no." Hermione rimase di sasso a quell'affermazione di Ron. Cominciò a sentirsi in difficoltà. "Che cosa vuoi dire?" Chiese con un filo di voce al rosso. "Che è tutto così ovvio che non riesco a capire come faccio ancora a raccontarmi cazzate da solo.." La guardò, deluso e ferito. Si voltò e uscì dall'ospedale. Hermione chiuse gli occhi guardandolo andare via, incapace di muoversi. Avrebbe dovuto seguirlo, era il suo fidanzato, il suo futuro marito che le aveva appena chiesto la conferma della sua scelta. Ma invece si voltò, e si diresse di nuovo nella stanza di Harry. Per i due giorni successivi, Hermione non lasciò mai l'ospedale, ad eccezione di rare mezzore in cui andava a farsi una doccia e a cambiarsi a casa. Non sapeva perchè non si svegliava, e continuava a chiederlo a Greg che ormai non le rispondeva più. Perchè nemmeno lui lo sapeva. Finito il suo turno di lavoro, si metteva nella stanza con lui. Finalmente la sera del terzo giorno Harry cominciò ad aprire gli occhi piano e a mugugnare. Hermione si alzò dalla sedia e si avvicinò, sorridendo. Lui la guardò con la fronte aggrottata. "Herm.. Dove siamo?" Harry era convinto di essere in paradiso, e l'avrebbe condiviso con lei. Finalmente sarebbe stato felice, allora. "Sei in ospedale, sei stato ferito tre giorni fa ma ora stai meglio. Sei proprio uno stupido, tu e la tua mania di fare l'eroe." Hermione si finse arrabbiata e gli accarezzò il viso. "Vado a chiamare il mio superiore, così ti visitiamo e domani mattina ti possiamo dimettere." Fece per allontanarsi, ma lui le afferrò la mano. "Ti sposi davvero?" Glielo chiese, come se fosse l'ultima occasione di poterle parlare da soli. "Harry, questo non mi pare.. Si, mi sposo." Disse lei, per evitare che lui cominciasse ad agitarsi per la mancata risposta. "Lo ami?" Hermione lo guardò sgranando gli occhi. "Non sono domande da fare queste! Certo che sei proprio uno.." Harry si mise seduto, facendo una fatica immensa e vedendo tutta la stanza girare. Hermione gli si avvicinò subito sorreggendolo. "Ma sei pazzo? Vuoi provare a morire l'ennesima volta?!" Harry alzò lo sguardo e la fissò. "Mi stai già uccidendo tu." Hermione non credeva a ciò che gli stava dicendo. "Dimmi che lo ami, dimmi che sei felice e ti giuro che ti lascio stare. Però me lo devi giurare, Herm." Mise le mani sul letto e si spinse per alzarsi. "Harry, smettila.. Sei troppo debole, ti sei appena svegliato.." Hermione aveva un filo di voce. "Voglio che me lo dici guardandomi negli occhi, non sopra ad uno stupido letto di ospedale." Harry si era alzato in tutta la sua statura, e ora sovrastava Hermione. Le gambe gli sarebbero cedute dopo non molto, si disse Harry. "Voglio che mi dici se senti le cose che sentivi con me, se lo ami come amavi me, se quando fate l'amore senti quella cosa dentro che sentivamo io e te." Aveva il fiato corto, e si rese conto che Hermione stava cominciando a piangere. "Lo so che hai maledetto tante volte il giorno in cui mi hai incontrato, perchè l'ho fatto anche io. Ma io sono qui adesso, libero di scegliere te. Te, che sei l'unica donna della mia vita. Io ti sto scegliendo adesso, Hermione, come sette anni fa. E continuerò a scegliere te fino alla fine dei miei giorni," Prese un ultimo respiro. "Dimmi che sei felice con lui, e la tua felicità mi basterà quasi come se avessi scelto me." Non aveva mai parlato così tanto in tutta la sua vita, era decisamente la prima volta che faceva un discorso così lungo. Si era appena svegliato dopo tre giorni di quasi totale incoscienza, era bianco, con le occhiaie, i capelli schiacciati e con addosso solo i pantaloncini ospedalieri. Per il discorso più importante della sua vita aveva scelto chiaramente il momento peggiore di tutti. Hermione si staccò e si diresse verso la porta, lasciando Harry sbigottito. "Vado a chiamare il medico.." Disse lei quasi arrivata all'uscita. "Hermione!!" Harry aveva praticamente urlato. "Non usare urlare con me, Harry Potter!!" Hermione tornò indietro, urlando anche lei e puntandogli il dito contro. In quel momento non sembrava più importarle se Harry qualche giorno prima avesse rischiato la vita. "Mi hai tenuto dentro ad una menzogna per tutto l'anno in cui ti ho amato, ti ho dato tutto!! Tutta me stessa, tutto il mio corpo e la mia anima. E tu non facevi altro che mentirmi, e tu avevi ucciso Malocchio." Cominciò a piangere forte, sfogando tutto ciò che non aveva mai tirato fuori per sette anni. "E tu eri un mangiamorte. Non ti ho mai chiesto niente in cambio, perchè il tuo amore valeva più del mondo per me. Non mi hai dato neanche il tempo di starti accanto, i momenti con te erano fugaci e troppo brevi." Hermione fece una pausa per calmare i singhiozzi. "Credi che io non sappia ciò che mi stai dicendo? Se solo potessi tornare indietro, se solo potessi.." Harry non sapeva dire altro. "Spunti dopo sette anni, quando avevo imparato a vivere con la tua assenza, avevo imparato a colmare quell'immenso vuoto che sentivo. Perchè è questo che ho sempre provato con te, Harry! Vuoto, tristezza e dolore." Harry chiuse gli occhi, consapevole che le parole che gli stava dicendo lei erano la pura verità. "Vuoi una risposta alla tua domanda di prima, Harry? Si, sono felice adesso. Finalmente sono felice." Finì la frase smettendo di piangere, e a testa alta si voltò uscendo definitivamente dalla stanza. Harry non aveva avuto il tempo di rispondere, anche se in realtà la discussione era finita. L'aveva persa, e questa volta per sempre. Si lasciò cadere sul letto, facendo una smorfia per la ferita che tirava. "Oh vedo che si è già sollevato, molto bene!" Il superiore di Hermione era appena entrato, e si avvicinò per visitarlo. Harry non disse niente e gli fece fare ciò che voleva. Sinceramente, non gli importava un granchè. Hermione tornò subito a casa, senza fermarsi a parlare con nessuno e ignorando gli sguardi nel vederla con quella faccia. Era palese il fatto che aveva appena pianto. Infilò le chiavi nella toppa, e con suo sgomento si accorse che era già aperta. Entrò piano, con un misto di paura e ansia in lei. Poi lo vide. Ron era seduto sul suo divano, con in mano la foto di Harry e Hermione scattata setti anni prima. Alzò lo sguardo su di lei, che lo guardava quasi mortificata. Altre lacrime cominciarono a scenderle sul viso. Lui le sorrise e le fece segno di sedersi li di fronte a lui. Hermione ubbidì, senza proferire parola. "Sai quando ho scoperto questa?" Sventolò la foto ad Hermione. "Quasi tre anni fa. Avevi dimenticato di chiudere il cassetto, e io e te c'eravamo appena messi insieme." Sorrise malinconico, continuando a guardare Harry e Hermione ridere innamorati. "Avrei dovuto capirlo già da li. Ma invece ho pensato che prima o poi avresti potuto amare anche me, proprio come amavi lui. Invece mi sbagliavo." Appoggiò la foto sul divano, e posò i suoi occhi in quelli di lei. Hermione era immobile, con lacrime calde che le cadeva in silenzio. "Ho sempre pensato che l'amore vero era quello con te, ma poi ho capito che per essere vero dev'essere ricambiato." Si avvicinò di più a lei, continuando a parlarle dolcemente e senza la minima rabbia. "Sei ancora innamorata di lui, vero?" Hermione sapeva che in quel momento, come mai prima, Ron le stava chiedendo sincerità. "Non ho mai smesso di amarlo." Confessò finalmente lei a se stessa, più che a Ron. Lui annuì, abbassando lo sguardo ferito. Infondo, era solo la verità che aveva sempre saputo. Hermione si tolse l'anello di fidanzamento, e lo lasciò cadere nelle mani di Ron. "Senza di te sarei morta, lo giuro. Spero che tu un giorno possa perdonarmi per ciò che ti ho fatto." Ron si alzò, e le accarezzò il volto. "Sono il tuo migliore amico, ti ho già perdonata. Va da lui, non è troppo tardi." Sorrise triste, lasciò le chiavi dell'appartamento di lei sul tavolino e se ne andò. Hermione andò verso il bagno e si sciacquò forte la faccia, ridandosi un contegno. Aveva le mani che tremavano, e non stava capendo niente. Era successo tutto così in fretta che non sapeva neanche dove si trovava in quel momento. Passarono pochi secondi, poi tornò velocemente in salotto e si smaterializzò. Spuntò davanti alla porta dell'ospedale, con il cuore che le martellava in petto. Entrò praticamente di corsa, evitando tutte le persone che la guardarono ancora più storditi rivendendola apparire con uno sguardo adesso euforico. Entrò nella stanza dove c'era Harry, ma trovò solo Greg scrivere su un foglio. "Dov'è.. Dov'è Harry?" Si rese conto di avere il fiatone. "Se n'è andato, ha firmato per uscire e.." Ma Hermione stava già correndo verso l'uscita. Prima di smaterializzarsi si chiese se non era carino presentarsi direttamente nel salotto di casa sua, ma si disse che non era il momento per buone maniere. Prese male i calcoli però, perchè atterrò sul bordo del divano e cadde a terra con un tonfo. La sua entrata trionfale era andata a farsi fottere, insomma. "Ma che.. Chi è??" Harry brandì subito la bacchetta scendendo piano le scale verso il salotto. "Abbassala immediatamente, Harry Potter, se no ti faccio rimpiangere i tempi di Voldemort." Hermione si alzò massaggiandosi il sedere dolorante. Harry abbassò subito la bacchetta e la guardò stupito. "Sei uscito dall'ospedale! Certo che sei proprio stupido.. Hai appena rischiato la vita e hai bisogno di cure! E poi.." Hermione lo riprese parlando velocissima e arrabbiata. "Ti rendi conto che ti sei appena smaterializzata nel mio salotto e mi stai insultando?" Harry aveva le braccia alzate, sinceramente confuso dalla situazione. "Be, si.." Hermione abbassò lo sguardo sorridendo, e cominciò ad avvicinarsi a lui. "E' che mi stavo chiedendo se tutto quel bel discorso che hai fatto prima te l'eri preparato o è uscito spontaneo." Harry la guardò avvicinarsi e lanciò un'occhiata alla sua mano sinistra. L'anello di fidanzamento di Ron era sparito. "Sai che potrei chiederti la stessa cosa? Anche il tuo non era affatto male." Le disse lui incrociando le braccia. Aveva ancora i capelli bagnati perchè era appena uscito dalla doccia. "E' vero, però io ho omesso una cosa molto importante. Che non potrei mai amare nessuno, al di fuori di te." Aveva concluso la frase in un sussurro, si alzò sulla punta dei piedi e lo baciò. Stanca di aspettare, stanca di non poterlo avere, stanca di tutto. Da quel giorno comandava solo e soltanto il suo cuore. Harry strinse gli occhi, chiedendosi se stava sognando o se era tornato cosciente del tutto. Quando si staccò, appoggiò la fronte su quella di lei. "Ti sceglierò fino alla fine dei miei giorni, Harry. E' sempre stato così." "Non ti lascerò mai più, te lo prometto.. Ti amo Hermione, più del primo giorno." La baciò di nuovo, ma quella volta consapevole che avrebbe potuto farlo tutte le volte che voleva, da quel momento. Salirono nella sua stanza, e cominciarono a spogliarsi piano a vincenda. "Ti ricordi di me?" Le chiese lui, baciandole il seno nudo. "Ricordo solo te." Gli rispose mettendogli le mani nei capelli e ansimando. La fece sdraiare sul letto, mettendosi sopra di lei. "Fai piano.. Sei ancora ferito.." Disse lei, baciandolo sopra la benda che ancora aveva. Lui sorrise. "Sei ancora più bella quando ti preoccupi per me." Entrò dentro di lei, sentendo immediatamente la sensazione di essere al posto giusto. Erano di nuovo completi, erano di nuovo Harry e Hermione insieme. "Ti darò tutto il mio tempo, non ti farò mai mancare niente.." Harry ansimava e la guardava. "Abbiamo tutta la vita, adesso." Lei gli strinse la mano e si lasciò amare, amando a sua volta. Si sentiva felice come non mai, finalmente piena di lui e piena d'amore. Nessuno dei due avrebbe avuto paura ad addormentarsi, quella notte. Perchè sapevano per certo che si sarebbero ritrovati la mattina dopo, uno affianco all'altra.


Salve a tutti :) Sono sicura che state pensando che la storia finisce qui.. E invece no! Perchè una storia deve per forza finire dopo l'attesa unione? No, io voglio raccontarvi anche cosa succederà dopo.. Un lieto fine, per essere lieto, merita di essere raccontato! Al prossimo capitolo.

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