15. LE PERSONE SBAGLIATE AL MOMENTO SBAGLIATO

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Beep..
"E' fuori pericolo. Ha perso molto sangue, e il suo fisico era già decisamente provato per tutto ciò che aveva subito. Credo sia un miracolo se sia ancora vivo."
Beep.. Beep..
"E' in coma da sei giorni, ma credo che a breve si risveglierà. Va tenuto ancora sotto osservazione per qualche giorno, ma il peggio ormai è passato."
Beep.. Beep.. Beep..
"D'accordo, dottore, la ringrazio molto. Anche della possibilità di avermi fatto entrare." Il medimago uscì, lasciando Silente da solo nella stanza del San Mungo con Harry. Si avvicinò al suo letto e lo guardò. Era ancora addormentato, ma aveva decisamente ripreso il suo colorito quasi naturale. Aveva le mani e i piedi legati al letto, era la prassi ospedaliera. Era pur sempre un ex e, forse, un futuro detenuto. I beep del cuore di Harry si andavano sempre più regolarizzando ormai. Silente gli guardò il braccio sinistro, adesso coperto da una pesante benda. Il Marchio Nero era stato distrutto da Voldemort stesso, a Harry gli sarebbe rimasta solo una cicatrice. "Hermione.." Disse quasi in modo impercettibile Harry. Silente sorrise, finalmente si stava svegliando. Sospirò contente e sollevato. "La signorina Granger sta molto bene, Harry. Non preoccuparti. Tu hai bisogno di riposare." Disse il preside appoggiandogli una mano sulla fronte. Harry si riaddormentò all'istante. Quando si risvegliò, erano passate sicuramente diverse ore perchè vide la luce del mattino entrare prepotentemente dalla finestra. Si sentiva stordito, ma era vivo. Ne era certo. Provò a muoversi, ma si rese conto di essere legato al letto. "E' solo per precauzione, hanno dovuto farlo per forza." Silente si alzò dalla sedia chiudendo il libro che stava leggendo e si avvicinò al letto di Harry. "Sei stato molto coraggioso, Harry. Molto coraggioso." "Che cos'è successo dopo? Non ricordo niente. Ricordo solo.." Harry chiuse gli occhi focalizzando i suoi pensieri. "Ho ucciso Voldemort." "Proprio così. E finalmente la verità è venuta fuori, come la mia teoria aveva correttamente previsto. Sai, Harry, da questo momento in poi non esisterà mago o strega che non conoscerà il tuo nome. Sei il salvatore del mondo magico, infondo." Silente avvicinò la sedia e si sedette, continuando a guardare Harry. "Oltre all'amore di tua madre, Harry, l'amore di Hermione ti ha protetto fino alla fine. E' magia molto antica, sai. Nemmeno un grande mago come Voldemort avrebbe potuto distruggerla." Harry rimase in silenzio e guardò il soffitto, i suoi pensieri vagano veloci. Era tutto finito, non ci poteva credere. Finalmente aveva la verità, finalmente aveva un passato. Tuttavia, non era tanto sicuro che avrebbe avuto anche un futuro. Non si poteva avere tutto, infondo. "Tornerò ad Azkaban, non è vero?" Chiese Harry, già sicuro della risposta. "Tra due giorni ci sarà un'udienza. Non solo per te, ma per tanti altri mangiamorte. Ne stanno facendo davvero parecchie di udienze: sono tutti divisi in gruppi. Tu sarai nell'ultimo gruppo. Tanti mangiamorte sono scappati, e gli auror sono già in movimento per cercarli." "Non mi assolveranno mai. Voldemort aveva ragione infondo, sono un assassino esattamente come loro." Disse Harry convinto. Silente non rispose subito, sapendo bene che il ragazzo non aveva torto. "Questa volta, avrai una difesa però." E indicò se stesso sorridendo. "Faremo di tutto, è una promessa." Ma Harry non sembrava affatto positivo. "Vorrei vedere Hermione, se lei vuole vedermi." "E' venuta ogni giorno qui in ospedale, ha dato del filo da torcere a tutti i medimaghi del San Mungo, puoi credermi. Ma non è possibile poter vedere un ex mangiamorte in attesa di giudizio. Confido che tu lo possa comprendere." Harry si aspettava anche quello, e annuì. Silente finendo di parlare si alzò. "Io ora devo andare, tu riposati. Servi in piene forze all'udienza, dopodomani." "Signore.." Chiese ancora Harry. "Se dovessi finire di nuovo ad Azkaban, gli altri mangiamorte mi uccideranno. Non ne uscirò vivo." "Te l'ho detto, Harry. Faremo di tutto affinchè tu non ci finisca." Detto questo, il preside si congedò. Nel pomeriggio e nel giorno seguente i medimaghi fecero alzare Harry e lo fecero camminare. Si sentiva molto meglio, e piano piano riprendeva le forze. Stare a riposo gli era servito per recuperare, anche se la ferita all'addome gli dava ancora parecchi dolori. Silente, la sera prima dell'udienza, gli spedì un abito adatto con una pergamena insieme. Verranno a prenderti alle 8.15, l'udienza comincerà alle 9. Io sarò la, pronto per mantenere la mia promessa. Ricorda, comunque vada, sei l'uomo più coraggioso che conosco.Albus Silente. Harry mise quel pezzo di carta nella tasca della giacca che avrebbe messo la mattina dopo, come se fosse la sua unica possibilità di slavezza. Passò la notte in bianco, era troppo agitato per dormire. E poi aveva dormito per praticamente sette giorni di fila, era abbastanza riposato per tutto. Si cominciò a preparare alle prime luci dell'alba, sentendo l'agitazione tartassargli lo stomaco. Quando vennero a chiamarlo per andare, era già pronto da un bel po'. Ringraziando i medimaghi che lo avevano curato, se ne andò con i due auror che erano venuti a prenderlo. Prima di salire nell'auto del Ministero, gli ammanettarono le mani. Sembravano quasi mortificati nel farlo, e Harry non oppose resistenza. Arrivarono al Ministero e lo scortarono fino all'Ufficio Misteri, nella stessa aula dove Harry era già stato quasi due mesi prima. C'era una differenza però: la gabbia al centro della stanza era decisamente più grande, e al suo interno c'erano altri sei mangiamorte. Appena videro Harry avvicinarsi cominciarono a urlare, a sputargli addosso, a minacciarlo di morte. Harry entrò a testa alta e venne legato esattamente come tutti gli altri. "Sei morto Potter. Non durerai neanche due giorni ad Azkaban. SEI MORTO!!" Urlarono insieme Greyback e Dolohov. "SILENZIO!! Qui dentro non si fiata!!" Gridò un auror sbattendo qualcosa sulla gabbia, facendo parecchio rumore. "Goditi questi attimi, Potter. Saranno gli ultimi della tua inutile vita." Sussurrò Bellatrix, così da farsi sentire solo da Harry. Ma lui non rispose a nessuno di loro, non ce n'era alcun bisogno. Anche perchè sapeva che stavano dicendo la verità. Piano piano l'aula cominciò a riempirsi. Entrò prima la stampa, che non si fecero problemi a riempire Harry di foto. Mancavano 15 minuti all'inizio e l'aula era già stracolma, e la gente continuava ad entrare. Chiaramente quell'udienza era la più interessante e la più attesa di tutte. Harry guardava in direzione dell'entrata aspettando. Finalmente lo vide entrare: Silente, seguito da Lupin, Arthur Weasley e, con estrema sorpresa di Harry, da Hermione. Si alzò dal suo posto, facendo rumore con le catene. Tutti i giornalisti cominciarono a fotografare Hermione, e si rivolsero subito verso Harry vedendolo alzarsi. Si guardarono, e si dissero tutto quello che volevano dirsi. Harry vide gli occhi di Hermione riempirsi di lacrime, e si odiò di nuovo per come la faceva soffrire. Desiderò di non averla mai incontrata. Andarono a sedersi nei primi posti, riservati a loro, e Silente si avvicinò a Harry. "Vai a sederti, potrai vederla dopo." Harry obbedì, non sentendo tutti gli insulti provenienti dagli altri mangiamorte affianco a lui. Fortunatamente, si disse, erano ben legati. "Dichiaro aperta l'udienza per l'incarcerazione dei mangiamorte Bellatrix Lestrange, Walden Macnair, Fenrir Greyback, Bart Yaxley, Thorfinn Rowle, Antonin Dolohov e Harry Potter." Battè il martelletto sulla scrivania, e i sette appena nominato furono spinti ad alzarsi in piedi. L'uomo che parlava ero lo stesso che aveva incarcerato Harry quasi due mesi prima, il che non era affatto positivo. Cominciò ad elencare i crimini commessi di tutti loro: Harry impallidiva al confronto dei reati e degli omicidi dei suoi ex compagni. "Harry Potter, associazione con Lord Voldemort." Harry si sconvolse di sentirlo pronunciare il suo nome, la paura era chiaramente scomparsa ormai. "Colpevole di omicidio dell'auror Alastor Moody, già precedentemente incarcerato e fuggito da Azkaban." L'uomo fece una pausa, e poi decretò la sua proposta di sentenza. "Incarcerazione di tutti i mangiamorte fino alla fine dei loro giorni." Si levò un boato di assenso, con insulti verso i mangiamorte chiusi nella gabbia che non dissero niente. Il tempo di spadroneggiare era finito qualche giorno prima. "Prima della votazione da parte della giuria, concedo ad Albus Silente di intervenire a favore del detenuto Harry Potter." Yaxley sputò ai piedi di Harry, giurandogli con il labiale che era un uomo morto che camminava. Tutta l'aula si zittì non appena Silente si alzò, si sentivano solo i rumori delle piume prendi-appunti sulle pergamene dei giornalisti. "Ringrazio la corte per questa preziosa occasione." Cominciò Silente dirigendosi davanti alla gabbia e camminando lentamente avanti e indietro. "Non posso negare che il signor Potter abbia commesso tutti i reati prima citati, ma vorrei porre una questione: dove saremmo tutti noi adesso se non fosse mai scappato da Azkaban? Saremmo a seppellire il triplo dei morti e Lord Voldemort sarebbe probabilmente il Ministro della Magia." Si fermò e guardò uno per uno i giurati. "Chiedo a tutti voi di sentir ragione. Ormai la storia la sapete tutti, è inutile ripeterla. L'unico reato di Harry è stato quello di essere stato molto sfortunato e di aver ceduto alle lusinghe di chi, per lui, era come un padre e un maestro. Ma alla fine, come tutti ben sappiamo, ha voltato le spalle sprezzante della paura e del rischio e ha salvato l'intero mondo magico. Credo che basti questo a farvi riflettere l'ultima volta." Silente tornò a sedere, e Harry lo guardò con tutta la gratitudine che poteva mostrargli da dentro quella gabbia. Comunque fosse andata, sapeva che non alla fine non lo avevano lasciato solo. Che qualcuno si era presentato per lui. "La giuria si ritira per deliberare." Si alzarono e andarono in un aula più piccola affianco a quella, per discutere in separata sede del destino di Harry Potter. Gli auror si avvicinarono alla gabbia, per evitare qualsiasi disordine. Harry si girò verso Hermione, che lo stava guardando. Cercò di alzare la mano per salutarla, ma riuscì a tirarla su di poco. Così le sorrise, per tranquillizzarla. Sorrise anche lei, con una lacrime che le rigava il volto. Probabilmente anche lei già sapeva. Dopo alcuni minuti la giuria rientrò. Il cuore di Harry prese a martellare forte, segno che una piccola speranza ancora albergava in lui. "La giuria ha deciso." Cominciò l'uomo, indifferente. "Con la maggioranza di un solo voto, la giuria ha dichiarato Harry Potter colpevole." Hermione chiuse gli occhi, e si sentì sprofondare in un baratro senza fondo. Avrebbe preferito essere morta, avrebbe preferito che Harry lasciasse che quel coltello colpisse lei. Non avrebbe dovuto soffrire così tanto. Non vedeva più via d'uscita, era finita. Completamente finita. Si alzarono fischi di dissenso dalla platea. "E' il nostro salvatore!!" "Liberatelo! Liberate Potter!" Sentì urlare Harry. Ma gli urli non servivano a molto. Uno per volta i mangiamorte furono trascinati fuori per essere subito trasportati ad Azkaban, con il ghigno sul volto per la piccola conquista ottenuta. Sapevano che avrebbero avuto Harry tutto per loro a breve, non ci sarebbero stati sempre gli auror presenti a proteggerli. Fecero uscire Harry per ultimo, senza trascinarlo fuori ma lasciandolo libero di uscire. "Per favore, levatemi le catene solo per un momento.. Per favore.." Harry implorò le guardie. "Noi.. Noi non possiamo, ci dispiace.." Risposero sinceramente mortificati. Harry si allontanò, ma non lo fermarono. Infondo, non c'erano molti posti dove sarebbe andato. Andò nell'unico posto dove si era mai sentito bene e felice. Nell'unico posto dove avrebbe voluto stare tutta la vita. Affianco ad Hermione. Nessuno osava parlare, nessuno osava fermarlo. Sollevò entrambe le braccia, ancora legate dalle catene, e passandogliele sopra la testa, l'abbracciò. "Non piangere piccola.. non piangere.." Le baciò le lacrime, appoggiò la fronte sulla sua. "Non m'importa se loro non mi hanno perdonato, mi importerà solo quando riuscirai a perdonarmi tu." "Io ti ho già perdonato.." Sussurrò lei chiudendo gli occhi. Le faceva male il cuore, non sentiva più niente se non un buco enorme dentro di se. "Ti aspetterò. So che ti faranno uscire prima o poi, riusciremo a riscattarti e.." Harry la zittì scuotendo la testa. "Ricordi la promessa che mi hai fatto quando sei venuta a trovarmi in prigione? Mi hai promesso che non saresti venuta più, che avresti vissuto la tua vita. Me l'hai promesso, Herm." "Harry.." La sua voce era rotta dal pianto che non riusciva più a trattenere. "Grazie per avermi amato e per esserti lasciata amare. Mi hai insegnato a vivere, non lo dimenticherò mai. Tienimi con te, se ti va, e io non andrò mai via." La baciò strizzando forte gli occhi, cercando di dirle tutto ciò che non era in grado di dire a parole. Lei gli stringeva forte la maglia, per non farlo andare via. Lui si staccò e la liberò dalle sua braccia, senza guardarla più si voltò. Guardò Silente, ringraziandolo con gli occhi. Gli auror lo presero per le braccia e lo portarono fuori, dirigendosi direttamente alla prigione di Azkaban che Harry, purtroppo, conosceva già. Due mesi dopo. Hogwarts piano piano stava risorgendo dalle sue ceneri, con l'aiuto di tutti era già quasi completamente intatta. A causa dei numerosi giorni persi, gli studenti del quinto e del settimo anno erano dovuti rimanere più a lungo per poter concludere gli esami. Hermione era riuscita ad ottenere tutti i MAGO necessari per intraprendere la carriera da medimago: dall'autunno successivo avrebbe comunciato i tre anni di studio e praticantato direttamente al San Mungo. Ron poteva puntare a diventare un auror, Neville e Dean coltivavano il sogno di diventare futuri insegnanti nella loro amata scuola, mentre Seamus e Luna erano ancora indecisi. Ginny aveva ancora un anno di tempo per decidersi. "Ma come farò senza di voi l'anno prossimo?! Hogwarts non sarà la stessa.." Camminavano per i corridoi tutti insieme per l'ultima volta. Quello era il loro ultimo giorno, e Ginny sembrava depressa. "In effetti sarà una noia!" La schernì il fratello. Hermione sorrise, ed era un evento quando succedeva. Nessuno aveva più nominato Harry Potter, ci pensavano già i giornali a palarne ogni giorno. Forse per questo Hermione non era più interessata alla Gazzetta del Profeta. Silente aveva chiesto di vederla quella sera, e lei non ne aveva alcuna voglia. Significava di nuovo sentire il suo nome, di nuovo piangere, di nuovo stare male. Ma quella sera andò lo stesso, infondo probabilmente non avrebbe rivisto il preside per molto tempo, o magari non l'avrebbe rivisto mai più. Pronunciò la bizzarra parola d'ordine che le fece quasi venire voglia di dolce, e salì l'ormai familiare scala a chiocciola fino ad entrare nell'ufficio del preside. "Siediti pure, Hermione." La invitò Silente. "So che ti sto togliendo del tempo prezioso con i tuoi amici, visto che questa è la tua ultima sera nel castello. Vorremo congratularmi per i tuoi ottimi risultati agli esami, ma non avevo dubbi su una della studentesse migliori che Hogwarts abbia mai avuto." "La ringrazio molto, signore." Hermione arrossì, sinceramente contenta di quel complimento. "La tua carriera da medimago sarà fantastica, vedrai." Il preside sorrise. Aprì un cassetto della sua scrivania, e tirò fuori una busta chiusa, troppo grande per essere semplicemente una lettera. "Oltre a complimentarmi, ho una cosa per te. Colin Canon me l'ha consegnata prima di andare via, qualche giorno fa. Diceva che avrebbe potuto darla ai giornalisti, ma ha preferito darla a me. Chissà mai perchè.." Silente sorrise e la porse a Hermione. "Forse perchè sapeva che alla fine l'avrei data a te, perchè credo proprio debba averla tu." Hermione esitò, ma poi afferrò la busta. Con mano tremante la aprì e tirò fuori il contenuto. Era una foto che ritraeva lei e Harry, lui la teneva tra le braccia dicendole qualcosa e lei rideva. Rideva di cuore, rideva davvero. Hermione si ricordò subito: erano ad Hogsmeade, quel giorno che andarono lei e lui a comprare l'abito per il matrimonio di Bill per Harry. Sorrise, mentre le scivolava una lacrima. Era stata l'unica volta che erano usciti insieme. La guardò per un tempo che sembrò sempre troppo breve, poi la rimise nella busta e la strinse al cuore. "Grazie." Disse semplicemente rivolta a Silente. "Grazie davvero." "Sono io che devo ringraziare te. O meglio, tutto il mondo magico ringrazia te." Le sorrise e, stringendole la mano, la lasciò andare via. Mentre Hermione tornava nel suo dormitorio si promise che avrebbe conservato quella foto per sempre, nel ricordo dell'unico uomo che avrebbe mai amato per tutta la vita. Nel ricordo di loro due, le persone sbagliate al momento sbagliato. Harry guardava fuori mentre era seduto a terra appoggiato al muro. Restava nella sua cella più che poteva, evitando anche di andare a mangiare a volte. Faceva di tutto per non incontrare gli altri mangiamorte, perchè se no erano sempre guai. E le punizioni con i Dissennatori non le sopportava più. Il sole brillava alto nel cielo, ma Harry si chiese come mai in quel posto sperduto in mezzo al mare e dimenticato da Dio il caldo dell'estate non si sentiva ancora. Probabilmente, non si sarebbe sentito mai. Pensò a lei, inevitabilmente. C'era abituato ormai, era così tutti i giorni. Probabilmente era così dal giorno in cui l'aveva incontrata. Ma le faceva compagnia, era come averla li con lui anche per pochi minuti. Chiuse gli occhi sospirando forte, poi li riaprì e guardo la cicatrice sul suo braccio sinistro. Non bruciava più, adesso. Almeno quello andava bene.

Ciao a tutti :) Vi scrivo qui per dirvi che la storia non è ancora finita, e perchè per questa volta voglio darvi un piccolo assaggio del prossimo capitolo. Il titolo sarà: Sette Anni Dopo. Ops! Ho forse già detto troppo?! A presto ;)

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