18. TE LO PROMETTO.

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Il Ministro della Magia aveva offerto ad Harry un corso accelerato per diventare auror. "Un'esperienza come la sua nelle Arti Oscure, signor Potter, è estremamente rara e utile nel nostro dipartimento. Non appena finito il corso, sarà dei nostri come auror a tutti gli effetti." Harry si prese qualche giorno per pensarci, perchè intraprendere quel tipo di vita voleva dire buttarsi a capofitto nella lotta contro i maghi oscuri, nella ricerca dei mangiamorte ancora dispersi e chissà quante altre cose. Era un lavoro impegnativo, affascinante. Harry si chiese tante volte se non era proprio quello il suo vero destino, quello che gli si sarebbe presentato se Voldemort avesse fatto vivere i suoi genitori. Accettò. Cominciò l'addestramento quasi subito, rendendosi conto sempre di più giorno dopo giorno che quello era il lavoro della sua vita. Non solo era incredibilmente portato, ma non vedeva l'ora di cominciare. L'ultima mattinata del corso era incentrata su tutte le dovute visite mediche. Se non fosse risultato positivo a tutti i test che avrebbe fatto, non avrebbe potuto diventare auror. Si recò al San Mungo insieme ad altri cinque ragazzi, di qualche anno più giovani di lui, pronti alla lunga mattinata di visite. "Non ci posso credere!" Esclamò Kate leggendo la lista degli aspiranti auror che si sarebbero recati quella mattina per i controlli. "C'è anche Harry Potter!" Hermione alzò subito lo sguardo, ma finse di non essere particolarmente interessata a quella notizia. Cosa che invece infiammò tutte le altre sue colleghe. Cos'avevano da strillare tanto? "Io non ve l'ho detto.." Riprese Kate. "Ma qualche settimana fa l'ho conosciuto. Ci siamo scontrati per sbaglio, in centro. Voi non potete neanche immaginare quanto è bello. Ha degli occhi.. E poi ha un.." "Fammi vedere la lista, Kate. Così ce li dividiamo e ci sbrighiamo." La interruppe rapidamente Hermione strappandole la lista di mano. "Ma no tesoro ci mancherebbe! Sono solo sei, possiamo farli io e Martha senza alcun problema." Le sorrise Kate, e allungò la mano per riprendersi la lista. "Ma no, davvero. Nessun disturbo, posso sbrigare le altre cose dopo. Così ce ne prendiamo due a testa e finiamo in un batter d'occhio!" Squittì Hermione, mantenendo la presa salda sulla lista. "Va bene dai, così in effetti finiamo prima. Ma come ce li dividiamo?" Chiese Martha alzandosi per andare all'accoglienza a prenderli. "Ma, bo.. A caso facciamo dai!" Hermione finse di chiudere gli occhi e puntò il dito su un nome. "Oh, mi è capitato Harry Potter! Tocca a voi adesso." Sorrise a trentadue denti e passò la lista a Kate. "Ti prego Herm lascialo a me! Sono sicura che si ricorderà di me.. Ti preeeego!" Kate la implorò congiungendo le mani e chiudendo gli occhi, speranzosa. "Oh, ehm.." Infondo che diritto aveva lei nel scegliere con chi doveva uscire Harry? "Ma si certo, assolutamente!" Le sorrise e le consegnò la lista. Scelsero i nomi a caso, e uscirono. Stavano aspettando all'accoglienza, li avevano già messo in mano diverse fiale e provette e una sorta di tunica con la chiusura dietro a cui Harry non seppe dare un nome. Videro spuntare tre dottoresse da un corridoio e dirigersi verso di loro. Vide subito Hermione, e si mise dritto. Erano tre settimane che non la vedeva, e vederla con la divisa da medico gli fece uno strano effetto. Quant'era bella. "Bene, buongiorno a tutti." Fu proprio lei a parlare, senza degnare Harry di uno sguardo. "Io sono la dottoressa Granger, loro la dottoressa Ranbold e la dottoressa Anderson." Quel nome l'aveva già sentito. Si girà e si trovò davanti quella bella donna che aveva scontrato a Londra tempo prima. Tirò fuori il suo sorriso migliore e glielo donò. Lei ricambiò subito. Hermione si schiarì rumorosamente la voce. "Verrete divisi in tre coppie e ogni coppia sarà con una di noi." Volle cominciare subito da Kate, così si levava Harry da davanti. "Con la dottoressa Anderson il signor Harry Potter e il signor Mark Linkus. Andate pure." Immerse il viso nel suo foglio, così che quando Harry le passò affianco non dovette vederlo. Ma sentì il suo sguardo che bruciava su di lei. Harry si mise a seguire la dottoressa a cui era stato assegnato, sentendo in lontananza Hermione che finiva di dividere. Si mise affianco a Kate. "So che tra noi c'è un precedente, ma questo non vuol dire che voglio favoritismi. Come sta, dottoressa?" Scherzò. "Nessun favoritismo, signor Potter." Lo guardò ammiccante. "Dovrà subire analisi abbastanza doloroso stamattina, quindi non faccia il furbo con me." "Ero convinto che al nostro secondo incontro potevamo cominciare a darci del tu." Harry si finse offeso. Il ragazzo che era con loro seguiva smarrito la loro bizzarra conversazione. "Vedremo come finirà l'appuntamento, allora." Li fece entrare in un piccola sala. "Bene, uno per volta devo chiedervi di spogliarvi e mettervi poi quella tunica e venire nella stanza subito qui affianco." Disse indicando con la mano. "Bene, comincio io allora." Harry si tolse la maglietta, senza aspettare di proposito che lei uscisse. Si slacciò i pantaloni. "Bene, io l'aspetto di la." Kate uscì e si appoggiò alla porta con la bocca aperta. In quel momento passarono Martha con Hermione che andavano nella saletta dove era diretta proprio lei. "Che è quella faccia?!" Chiese divertita Martha, aprendo la porta e lasciando passare prima le due colleghe. "Si è tolto la maglia davanti a me, e non saprei neanche spiegarvi il fisico che ha." Disse Kate gesticolando. Hermione scontrò il tavolino facendosi male e borbottando contro l'oggetto che l'aveva ferita. O forse contro qualcos'altro. Presero posto e poco dopo entrarono i primi tre. Harry, lasciando uno sguardo di sfuggita a Hermione, si sedette di fronte a Kate. Gli fece tendere il braccio e gli infilò dolcemente l'ago nel braccio, per prelevargli il sangue. "Dobbiamo prenderne un po', quindi si rilassi se no potrebbe avere un mancamento." Disse Kate tenendo la mano sul braccio di Harry. "Al limite può soccorrermi lei." Rispose lui. Hermione alzò la voce per parlare con il suo paziente, che quasi si spaventò. Tutti la guardarono sbigottiti, ma lei fece finta di non essersi accorta di niente. Finito il prelievo, Kate lo fece prima riprendere e poi lo fece sdraiare su un lettino qui di fianco. "Le devo iniettare una pozione che funge da vaccino contro tutte le possibili infiammazioni da piante magiche. Quindi, ehm.. si deve girare e calare le mutande." Arrossì visibilmente. Harry ubbidì senza dire niente, sorridendo divertito. Prima di bucare con l'ago, lanciò uno sguardo decisamente eloquente alle sue due colleghe. Una delle quali non approvò. In poco più di un'ora Harry finì tutte le visite, e Kate lo approvò. "Congratulazioni, adesso è un auror a tutti gli effetti." Gli strinse la mano lei, sorridendo. Lui le mise un pezzo di pergamena in mano, con su scritto il suo indirizzo di casa. "L'aspetto stasera sera a cena, non si accettano rifiuti." Le baciò la mano ed uscì dalla stanza con tutta la sua roba. Dirigendosi verso l'ingresso, s'imbattè in Hermione che veniva dalla parte opposta. "Salutare non fa più per te?" Le chiese Harry senza fermarsi. Quando lei gli passò accanto, gli rispose acida. "Invece fare il piaccione continua a fare per te." Svoltò nel corridoio, a testa alta. Harry scosse la testa. Piaccione. Sarebbe andato a cercare il significato una volta a casa. Quello stesso pomeriggio i nuovi auror a servizio del Ministero prestarono giuramento, e da quel momento Harry era in piena attività. Avere un lavoro lo rendeva felice, finalmente aveva trovato un vero scopo nella sua vita. Appena arrivato a casa cominciò a sistemare per bene e a preparare qualcosa. Non era mai stato un asso ai fornelli, ma riuscì a combinare piatti abbastanza decenti nonostante tutto. Quando Kate arrivò, Harry non poté non notare la sua bellezza. Era alta, quasi quanto lui, i lunghi e lisci capelli neri incorniciavano un viso giovane e abbronzato. La cena non era ancora finita, che si stavano già rotolando sul divano spogliandosi avidamente. La scarsa loquacità di Harry lo portava ad agire subito, senza troppi discorsi o convenevoli. Non la portò in camera sua, non l'aveva mai fatto nel suo letto personale neanche a Villa Malfoy, con nessuna ragazza. Era una cosa troppo privata, troppo intima. Si mise in piedi e la sollevò di peso con un braccio, mentre con l'altra mano la spogliava senza il minimo timore. E a lei tutta questa irruenza sembrava piacere parecchio. "Non potete neanche capire cos'è stato.. Credo di aver trovato il Dio del sesso amiche mie." Disse Kate sognante mentre erano in pausa caffè. Hermione era voltata e fingeva di essere impegnata a scrivere qualcosa, il suo stomaco le faceva malissimo. Avrebbe vomitato se avesse sentito qualcos'altro. "Mi ha sbattuta ovunque, ovunque! Era instancabile, mai avuto un rapporto del genere in vita mia giuro." Continuava, e Jane e Martha la riempivano di domande, estremamente curiose. "Non ha voluto farmi dormire li, però.. Non ho capito il perchè. E poi parla pochissimo, è un tipo molto fisico diciamo. Infatti ti spiazza, non riesco a capirlo. Non so neanche se vuole rivedermi perchè non mi ha detto niente." Finì di bere il suo caffè e buttò via il bicchiere di plastica. Martha stava per rispondere, ma Hermione la precedette. "Harry è così, e non lo devi pressare. Non gli piace sentirsi soffocare, e non gli piace sentirsi fare troppe domande. Se non ti ha fatta dormire a casa sua, è perchè a lui piace stare solo." Si era voltata, non aveva resistito più. Buttò via anche lei il suo bicchiere, con un sorriso malinconico. Le sue tre colleghe la stavano guardando a bocca aperta. "Herm.. Ma come, cioè.. Tu e lui.." Chiese confusamente Kate. "E' stata una vita fa, non ti preoccupare. Non ve l'ho detto proprio perchè appartiene al passato, e li resta per me." Sorrise all'amica, cercando di sembrare il più sincera possibile. Nessuna rispose, e lei uscì dalla stanza ritornando al suo lavoro. Hermione era venuta senza macchina quella mattina, le era venuta voglia di camminare. Ma quando arrivò la sera cominciò a piovere, e si maledì. Non poteva smaterializzarsi davanti a casa sua, rischiava che qualche Babbano la vedesse. "Sei senza macchina, Herm? Ho finito anche io, ti do un passaggio a casa!" Kate tirò fuori le chiavi della macchina guardandola. Hermione avrebbe voluto dire di no, perchè sapere che nel viaggio le avrebbe parlato di Harry. Ma non aveva scelta. "Si, grazie mille Kate." Salirono in macchina e si buttarono nella pioggia estiva di Londra. Rimasero in silenzio per un po', ma poi Kate cominciò come Hermione aveva sospettato. "Mi dispiace davvero, Herm. Se solo avessi saputo ti giuro che io.." "Ma Kate, non dirlo neanche per scherzo! Te l'ho già detto, stiamo parlando di un'altra vita." Sperò che quella risposta bastasse a concludere l'argomento. Kate annuì. "Mi piace per davvero, sai?" Niente, non lo capiva proprio che non ne voleva parlare. Cercò di non essere scortese nella risposta. "Bhè, bene no? Ti auguro davvero che possa funzionare." Mentì Hermione, e finalmente Kate capì che era un invito a chiudere la conversazione. Appena arrivò a casa, senza neanche levarsi l'impermeabile, le venne un'improvvisa voglia che non le veniva da almeno tre anni. Andò alla scrivania di camera sua, e guardò quel cassetto chiuso molto tempo prima con la magia. Tirò fuori la bacchetta. "Alohomora." Sussurò, e la serratura scattò immediatamente. Indugiò per un po', ma poi l'aprì. Tirò fuori il contenuto, e andò a sedersi sul letto. Harry e Hermione di sette anni prima erano abbracciati, e lei rideva a crepapelle buttando la testa all'indietro e poi tornando a guardare lui. Avevano quello sguardo che non avrebbe mai più trovato con nessun altro e che non avrebbe mai più donato a nessuno. Lui la teneva stretta a se, come se in quell'abbraccio avesse potuto dirle che non l'avrebbe lasciata mai. Una lacrima cadde sul volto di lui, ed Hermione subito la tolse. Non voleva sciupare l'unico e bellissimo ricordo che poteva vedere e toccare con mano di loro due. Le aveva sempre dato la sicurezza che tutto ciò che avevano vissuto era stato reale. E magnifico. Hermione girò la foto, e passò le sue dita su quelle parole scritte da lei qualche anno prima. Il giorno in cui decise di mettersi con Ron. Ti amerò per tutta la vita, lo prometto. La pioggia lo faceva inesorabilmente pensare a lei. Gli ricordava quel giorno alla biblioteca di Hogwarts, alla paura di lei dei tuoni, a quanto era bella e fragile. Harry sorrise al ricordo, e poi si decise a mettersi a letto perchè il giorno dopo a lavoro lo aspettavano presto. Un attimo prima di addormentarsi, in quel momento in cui sei in bilico tra la piena coscienza e il sonno profondo, la voce di Hermione sussurrò nella sua testa. "Te lo prometto." Harry spalancò subito gli occhi. Era già successo che la sognava ovviamente, ma quella volta era stata come averla li affianco nel letto. Richiuse gli occhi e mise una mano sul cuscino vicino a lui, come se potesse sfiorarla davvero. E si addormentò. Nei giorni successivi Harry non cercò mai Kate. Ma non lo fece per cattiveria, ma proprio perchè non gli veniva in mente di farlo. Mentre camminava per Diagon Alley, ancora nelle vesti da auror anche se aveva finito il turno, pensò che magari l'avrebbe cercata per vedersi nel week end. "Sono convinta che sei così zuccone che ti sei anche dimenticato che oggi è il tuo compleanno." Hermione gli si mise affianco guardandolo sorridendo. Lui si fermò e le sorrise di rimando. "Hai una stima troppo bassa di me. Immagino che ti stupirai, ma invece l'ho scoperto niente meno che all'ora di pranzo. Devi ammettere che miglioro." Incrociò le braccia, facendo scuotere la testa ad Hermione. "Buon compleanno, Harry." Si alzò sulla punta dei piedi e gli diede un bacio sulla guancia appoggiando la mano sull'altra. Harry chiuse un attimo gli occhi a quel tocco, sentendo bruciare dove le labbra di Hermione si erano appena posate. "Ti ringrazio." Le rispose, sinceramente contento. "Credo che dovremmo smetterla di incontrarci per caso, potremmo anche darci un appuntamento ogni tanto. Dai, offrimi una Burrobirra." Le indicò il bar li di fronte con la testa, e sperò nel suo assenso. "Volentieri." Gli sorrise e si infilarono nel bar. "Non ti ho fatto neanche le congratulazioni per il tuo nuovo lavoro." Hermione gli indicò la divisa che portava lui, mentre si sedevano a un tavolo e ordinavano due Burrobirre. "Congratulazioni! Hai trovato proprio il lavoro che fa per te." "Già, strano però no? Sono passato dall'essere il mangiamorte più vicino a Lord Voldemort a un auror a tutti gli effetti. Se fosse ancora vivo, ne morirebbe." Hermione rise. Fecero cozzare i bicchieri, brindando al compleanno di Harry. Parlarono tranquillamente, quasi come due vecchi amici. Con una grossa particolarità però: non erano mai stati amici. "So che alla fine sei uscito con Kate. E' una brava ragazza, non fare lo stronzo." Piegò leggermente la testa di lato guardandolo accigliata. Harry amava quello sguardo. "Sappi che mi sono dovuto documentare sulla parola piaccione" Harry fece le virgolette con le mani. "E devo informarti, cara So-Tutto-Io, che è una parola inesistente." "Non cambiare discorso, non attacca con me. E poi.." Ma il suo cerca persone dell'ospedale vibrò, segno che c'era un'emergenza. Lo guardò e lo fece scattare. La voce di Greg uscì forte e chiara. "Herm, lo so che ti disturbo ma devi venire subito. La moglie di Draco Malfoy vuole solo te per partorire, e ci siamo." Harry e Hermione si alzarono subito. "Oddio, sta nascendo il figlio di Draco!" Harry si sentiva euforico. "Vieni con me, dai corriamo!" Hermione lasciò i soldi sul tavolo e lo prese per mano. Appena usciti dal bar si smaterializzarono insieme davanti alla porta del San Mungo. "Vai nella stanza 112 al quarto piano, io arrivo subito li." Harry ubbidì e corse di sopra. Vide Draco li davanti che camminava nervosamente avanti e indietro. Quando lo vide rimase scioccato. "E' una lunga storia.. Come sta Alice?" Si diedero la mano. Draco era contento di averlo li. "Voleva a tutti i costi Hermione, l'ha sempre visitata lei e si fida solo di lei. Ah, eccola." Draco andò incontro a Hermione e la riempì di domande. "Adesso fammi entrare a visitarla, e poi farò entrare anche te ovviamente. Jane ti darà tutta la roba che devi metterti." Entrò subito nella stanza dove Alice si stava lamentando dal dolore. Draco era così agitato che Jane dovette aiutarlo ad indossare tutte le cose che doveva mettersi sopra i vestiti. Dopo una mezzora, Hermione uscì. "Ci siamo. Vieni dentro, ha bisogno di te." Draco entrò, dopo che Harry gli diede una pacca sulla spalla. Appena la porta fu chiusa, Harry si sedette e cominciò ad aspettare. Passò un'infinità di tempo, e poi finalmente quella porta si aprì. Harry balzò subito in piedi e Hermione gli andò incontro sorridendo. "E' un maschio, sta benissimo. Anche Alice, ha bisogno di riposare però. Ha faticato parecchio." Si tolse i guanti e la cuffietta. Harry, senza sapere bene perchè, l'abbracciò. Si sentiva incredibilmente orgoglioso di lei. "Sei eccezionale." Le sussurrò all'orecchio. Lei rispose dolcemente all'abbraccio. "L'abbiamo già pulito e controllato, vieni dentro. Draco vuole presentartelo subito." Harry, visibilmente agitato, entrò seguendo Hermione. Draco era in piedi e cullava quel piccolo e bellissimo bambino, con l'amore che solo un padre può comprendere. Harry diede un bacio sulla mano di Alice. "Sei stata bravissima." "Vedi, piccolo Scorpius, questo è tuo zio Harry." Draco fece per metterglielo in braccio, ma Harry si ritirò. "No io non.. Non sono capace." Disse imbarazzato. Hermione sorrise. "Aspetta, ti aiuto.." Prese Scorpius con il consenso di Draco e si avvicinò a Harry. "Lo teniamo insieme.." Gli sussurrò. Harry mise le braccia sotto quelle di Hermione e guardò quella piccola meraviglia della natura che dormiva beatamente. Era così piccolo che Harry ebbe paura di romperlo. "E' così bello.. Ciao Scorpius.." Gli sussurrò piano, per non svegliarlo. Era un'emozione davvero incredibile, anche perchè Draco gli aveva già detto che sarebbe stato il suo padrino. In quel momento Harry desiderò tanto averne uno suo. Inconsciamente guardò subito Hermione che ancora era li davanti a lui, che lo guardò a sua volta con gli occhi lucidi. Si, avevano avuto lo stesso identico pensiero. Piano piano, lo lasciò nelle braccia di Harry. Si allontanò, continuando a guardarlo con immensa tenerezza. Draco e Alice non interruppero per nessuna ragione al mondo quel momento così magico. Poi Hermione tolse di scatto lo sguardo. "Io.. Vi lascio soli." Uscì dalla stanza senza aggiungere altro, seguita con lo sguardo da Harry che però non fece niente per fermarla. "E' nato lo stesso tuo giorno, quindi non potrai mai dimenticarti del suo compleanno." Disse Draco, riprendendosi suo figlio e sorridendo. Harry decise di lasciare la nuova famiglia appena composta in pace, e uscì dalla stanza. Cercò Hermione con lo sguardo, per i corridoi, dentro qualche stanza rimasta aperta. Ma niente, nell'ospedale regnava il silenzio visto la tarda ora. Uscì fuori, e una fresca arietta lo accolse. Chiuse gli occhi e si smaterializzò davanti a casa sua. Prima di entrare si voltò e guardò verso il cielo, così sereno e stellato quella sera che sembrava più immenso di quanto già fosse. Quel cielo era lo stesso che in quel momento vegliava su Hermione, così disse rivolto a lui e sperando che in qualche modo lei potesse sentirlo. "Anche io te lo prometto." Poi si voltò ed entrò in casa

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