29| per raggiungere l'amore

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ADAM

Fermi da dieci minuti, inizio ad agitare la gamba sinistra su e giù ritmicamente. È un gesto che mi concedo di fare quando sono nervoso, e adesso è uno di quei momenti.
L'autista parla al cellulare animatamente e capisco di non essere il solo infastidito dal ritardo.
Stiamo aspettando certamente qualcuno e quando passo in rassegna dei posti nel
pullman, quasi mi prende un colpo nel notare che il posto vuoto, appartiene al generale Sanchez.
Certo, lui non prenderà parte alla missione, ma ci accompagnerà fino all'aeroporto, per discutere con noi per l'ennesima volta, di punti e strategie vincenti e per spronarci a prendere questa nuova sfida con coraggio.

"Diamine ferma quella gamba Carter, o finirai per innervosire anche me" stava sbuffando spazientito il ragazzo sedutomi accanto.
Lo sguardo truce che gli rivolsi, bastò per fargli mettere l'anima in pace, ma dopo un pó quando lo sentii imprecare tra se e se aggiungi
"Va a sederti da un'altra parte Collins"
"Non sei una piacevole compagnia neppure per me"

"Che mi piaccia o meno, quello accanto a te è l'unico posto libero, e a quanto pare dovrò farmelo bastare"

"Mmm " avrei potuto mandarlo a sedere al posto vuoto di Sanchez, ma aspettate un attimo, sbaglio o aveva appena detto "unico posto libero" ?
Alzo lo sguardo e vedo il generale Sanchez scambiare informazioni con il ragazzo alla guida, poi sento il rombo del motore partire.
Tempo scaduto.
Butto la schiena indietro sul sedile e chiudo gli occhi sospirando. Inizia una nuova sfida con la paura, anche se in questo momento la paura più grande sembra quella di non riuscire più a liberarmi di questo peso al cuore.

CAMILA

Corro  come una pazza per raggiungere in fretta il pullman sperando che non sia già partito.
Gli stivaletti con il tacco che ho scelto di indossare stamattina, solo perché non sono riuscita a farli entrare in valigia, mi rallentano parecchio, senza contare il rischio che corro nello spezzarmi una gamba ad ogni passo che faccio.
Sbuffo, anche di fiato non sto messa un granché.
L'avevo detto che dovevo iniziare a fare più corse mattutine, eppure mi dispiaceva troppo abbandonare il caldo tepore che mi riscaldava al mattino sotto le coperte.
Perché accidenti non ho chiesto un passaggio a mio padre!
Sono davvero un disastro.

Cerco di ignorare il dolore che inizio a sentire sotto la pianta del piede ed aumento la velocità, guardandomi un po' a destra, un po' a sinistra, nella speranza di vedere una moto correre verso di me, e troppo tardi mi accorgo di una buca sull'asfalto e cado di peso a terra.
"Aaaaah"
Lancio un urlo strozzato.
Sento un dolore lancinante alla caviglia, provo a rimettermi in piedi, ma il dolore aumenta e mi accascio a terra, inizio a fare dei respiri profondi e cerco di non pensare alla pulsazione di dolore che martella in quel punto, probabilmente sarà slogata, spero non rotta.
Mi faccio coraggio e con difficoltà mi rimetto in piedi, cacciando un'altro urlo!

"Cazzo.Cazzo.Cazzo.Cazzo"

Non riesco neppure a poggiare il piede a terra, e questo mi rallentata ancora di più.
Cerco di farmi un calcolo a mente, mancano all'incirca un settecento/ottocento metri per raggiungere la piazza principale, ma in queste condizioni impiegherei troppo ad arrivare.
Proseguendo mi trovo davanti l'alloggio di Adam, anche se non sono mai stata da lui, riesco a riconoscere la sua motocicletta.
Così, mi viene un'illuminazione. Potrei prendere diciamo "in prestito" la sua moto e raggiungere più velocemente il pullman, se fosse già partito.
Mi avvio per il vialetto zoppicando e imprecando mentalmente ad ogni passo, per prima cosa devo entrare dentro casa per cercare la chiave, guardo sotto lo zerbino e trovando la chiave sorrido, banale e scontato come nascondiglio, ma finalmente ogni tanto qualcosa gira dalla mia parte.
Prendo la chiave e la giro nella serratura, la porta si apre ed entro dentro.

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