•Capitolo 12•

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Entriamo nella macchina di Louis. Ovviamente non gli ho lasciato la cioccolata, come potrei fare una roba simile? La cioccolata è la mia dipendenza, specialmente se quella è 'cioccolata calda'.
"Ma dove andiamo?" Domando curioso.
"Lo scoprirai. Ti fidi?"
"Ehm" non so che rispondere.
"Fidati e basta" dice mentre mette in moto.

Partiamo e prendiamo l'autostrada.
"Ma il preside non ti dice niente?" Dico quasi urlando perche' la musica della radio è molto alta.

Il vento mi scompiglia i capelli e Louis è sempre così sorridente e perfetto.
Credo che la mia autostima sia andata a farsi fottere da quando l'ho conosciuto.
Allungo la mano per abbassare il volume della radio quando anche lui fa lo stesso identico movimento. Come specchi: abbiamo fatto lo stesso movimento. Gli sfioro la sua fredda mano e lo guardo con la punta degli occhi.
Tolgo subito la mano.

"Lo faccio sempre. E no, non mi dice niente perche' non lo sa ed è uno stupido ubriacone" risponde sorridendo allegro abbassando il volume.

"Capisco" mormoro a disagio.

"Hai paura?" Domanda mentre entriamo in un altra città.
"Di te? No, certo che no" sbuffo ironico.
"Sul serio. Hai paura?" Ferma la macchina in mezzo alla strada.
"Un po'"
Lui mi guarda serio e dopo un po' sorride.
"Beh dovresti" dice e tira fuori una pistola d'acqua.

Il mio cervello dice di scappare mentre Louis mi spara acqua.
Scendo dalla macchina velocemente e per poco non inciampo.
Scende anche lui, lasciamo la macchina lì in mezzo alla strada come se fosse normale, e ci rincorriamo per tutta la città.

Anche questo, come se fosse normale.
Cosa che non è, ma penso che si è capito.
Sono sfinito, ora siamo in un parco. Non sappiamo come ci siamo arrivati.
Per essere a novembre, oggi si sta bene.
Siamo tutti e due zuppi fradici.
"Bene. Ora dimmi come ci cambiamo" sbuffo pensando ancora alla corsa più faticosa e divertente che abbia mai fatto.

"Ci facciamo asciugare dal sole. Semplice" fa l'intellettuale.
Ci sediamo sull'erba verde e riscaldata da un sole debole di novembre.
"Peccato che non ho una pistola d'acqua anche io" dico sorridendo.
"Già. Forse un giorno te la comprerò. Va bene figliolo?" Scherza.
"Scemo" dico tirandogli un pugno amichevole sulla spalla.

Alzo la testa su, verso il sole, sperando che mi asciughi il più presto possibile.
Muovo la testa verso di Louis, notando che mi sta guardando sorridendo, anzi sta quasi per scoppiare dal ridere.
"Che c'è?"
"Come pretendi di asciugarti se non ti togli la maglietta?" Ride e intanto se la toglie.
Io? Togliermi la maglietta a novembre? Ma anche no.
"Dimmi come cavolo fai a resistere! Fa un po' freddo a novembre! No?" Mi meraviglio. Sto sentendo freddo anche per lui.

"Minimo ci becchiamo un raffreddore. Vuoi tornare a casa ancora zuppo o bello ed asciugato?" Domanda alzando le sopracciglia sorridendo.
Beh, sinceramente che sarà mai un raffreddore? Meglio asciugarsi che rimanere con la maglietta zuppa.

"Hai vinto!" Esclamo togliendomi la maglietta.
Sono esausto, se potessi mi stenderei. Ma mi sporcherei tutto.
"Stendiamoci" mi legge nel pensiero Louis.
"Potremmo sporcarci" lo avverto.
"Ma ti lamenti sempre? Perche' non ti godi questa giornata con Louis William Tomlinson?" Scherza e si stende.
"Mi stendo solo per te" finisco e mi stendo vicino a lui con le spalle nude che si toccano.

Sto bene. Insomma, una giornata di novembre non troppo fredda, con un debole sole che ci bacia, è perfetto.
Mi sto davvero rilassando.
"Un po' di musica?" Louis prende le sue cuffie dalla sua tasca ed il suo telefono.
"Certo" sorrido.
"Tieni" mi passa una cuffia e me la ficco nell'orecchio.

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