Che il gioco abbia inizio.

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Nicolas

Inspirai l'ultimo tiro per poi buttare a terra il mozzicone, schiacciandolo con la punta del piede.
Finalmente posso divertirmi.
Ringhiai in modo divertito e mi diressi verso il pullman a passo svelto. Appena misi piede sul pullman, la vidi. Indossava una felpa abbastanza larga per lei e il cappuccio le faceva da scudo, ma sentivo l'odore delle sue lacrime. Provai a leggergli la mente ma continuava a ripetere solo "Perché mi odia? Perché odia i Dampyri?" Oppure "Scusami papà".
Era colpa sua se lei si trovava in questo guaio, perché gli chiedeva scusa?!
Per non perdere il controllo, indossai un passo di cuffie ascoltando Keep our love alive - Afrojack.
Appena arrivai a casa, corsi su per le scale per poi lanciare lo zaino sul letto.
Perché odiavo i Dampyri? Semplice: uno di loro aveva ucciso i miei genitori quando avevo dodici anni.
Non potevo permettere che uno di loro vivesse ancora. Però prima l'avrei fatta soffrire, molto.
Mi sdraiai sul letto, con le braccia dietro la nuca e sorrisi aspettando con ansia la mia vendetta. Lunga, dolorosa e lenta vendetta.
Il giorno seguente me la presi con calma. Doccia, vestiti e sigarette in tasca.
Camminai lungo il sentiero e vidi in lontananza la sagoma della ragazza.
"Questo stronzo, ora mi sente."
Accennai un sorriso. Era tosta, ma non quanto me.
Con tranquillità le lanciai contro la mia cartella.
< Tienila. È pesante e mi da fastidio.> Dissi in modo freddo.
< Oh poverino..!> Borbottò ma tacque nel vedere il mio sguardo.
< Quando arriviamo in classe voglio che mi vai a prendere una bibita, gruppo zero negativo, e lo vorrei caldo quindi scaldalo. > Aggiunsi, salendo sul pullman che intanto si era fermato di fronte a noi.
< Non ti sedere vicino a me, stronzo.> Sibilò a dentro stretti, fissandomi con uno sguardo che avrebbe dovuto farmi scappare dalla paura ma mi fece solamente  ridere. < ... E non ridere!>
< Punto uno: io rido quando e quanto voglio, soprattutto se una Ragazzina come te si comporta come se fosse il capitano. Punto due: taci o faccio sapere a tutti cosa sei.>
Il suo piccolo e dolce corpicino s'irrigidì e in modo lento annuì in risposta. Brava ragazza.
Arrivati a scuola, tutti fissarono la mia cartella in braccio a Laurel e, con sguardo fiero andai avanti.
< Lau..!> Sentii la voce dell'amica in lontananza.
Lei mi guardò supplicante: "Fammela salutare..."
Entrambe si abbracciarono come se non si vedessero da anni. Troppa dolcezza.
< Mi state facendo venire le carie.> Sbottai, strattonando il braccio di Laurel. < Portami la cartella in classe, muoviti.>
Feci per andare, irritato.
< Lasciala stare! Non è la tua schiavetta!> Mi urlò contro l'amica, parandosi davanti a lei.
Fissai negli occhi entrambe e non feci in tempo a rispondere che Laurel la superò, facendo un piccolo sorriso.
<Tranquilla Lee.. Ho perso una scommessa e ora mi tocca subire, non ti preoccupare.> E con questo entrò nella scuola, seguita da me.
<I tuoi pensieri mi stanno irritando di nuovo.> Dissi entrano in classe.
Lasciò cadere la cartella sul banco e mi fece un sorriso finto. <Hai solo da non entrare nella mia testa.>
Subito dopo si diresse velocemente verso la porta.
< La bibita! > Le ricordai.
< Adesso arriva!!>
Accennai un piccolo sorriso, soddisfatto.
Il gioco è appena iniziato e mi sto già divertendo.

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Tan tan taaaan
Nicolas ne farà passare di tutti i colori a Laurel.

Grazie per aver letto il terzo capitolo :3
Domani prossimo capitolo!

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