14. Don't You Remember

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"You left with no goodbye, not a single
Word was said, no final kiss to seal
Any sins, I had no idea of the state
We were in.

I know I have a fickle heart, and a
Bitterness, and a wandering eye,
And heaviness in my head,
But don't you remember
The reason you loved me before?".

Il tempo sembrava scorrere straziantemente lento, mentre firmavo la mia condanna a morte. Si mossero silenziosamente, come se ogni gesto brusco avesse potuto far scoppiare quella bolla di sapone che ci aveva racchiusi al suo interno da quando nessuno di noi era più riuscito a proferire parola alcuna. Deglutii, e persino quell'atto risultò rumorosissimo, in quel frangente. Stavo sudando freddo, perché sapevo perfettamente che il nostro incontro, riunione familiare, o come la si preferisce chiamarla, non sarebbe per niente andata a buon fine. Mamma fu la prima a mettere piede in quella stanza, e papà le andò dietro pochi attimi dopo. Li seguii a mia volta, capacitandomi della ormai inevitabilità del disastro. Ancora mi chiedevo come avessi potuto essere così stupida e imbecille da dimenticarmi del fatto che mi avessero anche avvisata della loro venuta. La mia camera non appariva molto disordinata, dopotutto. Ogni cosa era al proprio posto, e l'unico elemento che più stonava, nel complesso, era solo e soltanto il mio letto sfatto, e Peter che vi dormiva beatamente sopra, con i capelli scompigliati, completamente infoderato nelle coperte, tanto da non lasciar capire se stesse indossando o meno i vestiti. Cosa che fece accigliare non poco mamma e papà: per quanto fossero all'antica, non avevano ancora capito che siamo nel ventunesimo secolo, e che nessuno più aspetta il matrimonio per perdere la castità. Non osai neanche immaginare cosa sarebbe successo se fossero venuti a conoscenza del numero di ragazzi con i quali sono stata. Peter non si spostò di un millimetro, rimanendo a dormire placidamente sonni tranquilli. Lanciai un'occhiata a lui, poi riportai lo sguardo su mamma e papà, che erano entrambi completamente inespressivi, e non c'era cosa che mi irritasse di più. Avrei preferito un milione di volte che mi avessero sgridato a squarciagola, che mi avessero punito, che avessero fatto qualcosa. Qualsiasi cosa. Ma non fecero né dissero niente. Quel fastidiosissimo silenzio continuava a incombere su di noi, e io non sapevo per quanto ancora avrei potuto sopportarlo senza impazzire. Dopo aver posato a lungo, molto a lungo, gli occhi su Peter, li ricondussero su di me, scannerizzandomi, per poi soffermarsi in modo particolare sui miei capelli. Loro erano vestiti impeccabilmente, invece, nonostante fosse prima mattina, nonostante fosse sabato, e nonostante avessero potuto benissimo ritardare la loro venuta, dato il giorno festivo. Ma, evidentemente, non vedevano l'ora di rivedermi, siccome erano due settimane che me ne ero andata di casa, e non eravamo mai stati lontani per così tanto tempo. E io, egoisticamente, avevo addirittura scordato il fatto che sarebbero venuti. Mamma aveva i capelli scuri raccolti in un'ordinatissima crocchia, dei pendenti dall'aria molto costosa, e un tailleur blu notte, composto di una gonna al ginocchio, una camicetta rigorosamente bianca, e una giacca che si intonava al colore della gonna. Il tutto completato da dei tacchi vertiginosamente alti, che lei portava con disinvoltura e scioltezza, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo. Persino il trucco sul suo viso non aveva niente di sbagliato o imperfetto. Papà, dal suo canto, era in giacca e cravatta, come suo solito, e i suoi capelli erano tenuti indietro da una buona quantità di gel. Si era persino rasato la barba, e sembrava decisamente più giovane. Io, invece, avevo un diavolo per capello, un pigiama che loro non avrebbero neppure definito tale, e un ragazzo a loro sconosciuto che stava dormendo tranquillamente nel mio letto. Il mio cuore accelerò notevolmente i suoi battiti a quel pensiero. Ripensandoci, Peter era l'unico ragazzo in assoluto con il quale avevo davvero solo dormito insieme. Passarono altri svariati secondi di silenzio, in cui la mia ansia aumentò sempre di più, perché due erano le cose: o stavano pensando a cosa dirmi per farmi una sfuriata, oppure stavano cercando di trattenersi dal farlo. Non so quale delle due opzioni mi spaventasse di più.

Celeste - La miglior cosa che non ho mai avutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora