22. Somewhere Only We Know

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"So tell me when you're gonna let
Me in. I'm getting tired and I need
Somewhere to begin".

Ero arrivata a un punto della mia vita in cui non desideravo altro se non poter premere il tasto di riavvolgimento e tornare indietro. In verità non era la prima volta che mi capitava: avevo spesso voglia di cancellare tutto e ricominciare da zero. Purtroppo, però, non mi era possibile. Anche perché sarebbe stato decisamente troppo semplice, altrimenti. C'erano tante cose che avrei cambiato, che avrei evitato di fare, o che avrei fatto. Ho sempre odiato vivere di rimpianti, tuttavia era quello che stavo facendo. Mi forzai a smettere di pensare e a concentrarmi sul vento freddo che mi colpiva violentemente le guance, sui capelli che fuoriuscivano dal casco e svolazzavano liberi nell'aria, sulle mie mani avvolte attorno al busto di Dave per evitare di cadere all'indietro, sul paesaggio che scorreva rapidamente davanti ai miei occhi, mentre la strada sembrava estendersi all'infinito. Scossi la testa e abbassai le palpebre, per poi rialzarle e inspirare a pieni polmoni. Non sapevo da quanto tempo fossimo su quella moto, diretti chissà dove, ma mi ritrovai a sperare di rimanerci un po' di più, quando Dave accostò a un marciapiede, nell'area parcheggio di quella che aveva tutta l'aria di essere una tavola calda. Non c'erano molte vetture parcheggiate all'esterno. Alla nostra destra c'era un palo altissimo, che reggeva un'insegna con su scritto "Babs' Diner" in azzurro e giallo, con accanto il disegno di una tazza fumante di caffè, illuminata a sua volta dalle luci intermittenti. Scesi dal veicolo quando Dave spense il motore, e mi sfilai il casco, dopo aver slacciato il laccetto di sicurezza. Mi aggiustai lo zaino in spalla, mentre lui poggiava la moto sul cavalletto e tirava fuori la catena dal sellino. Quando ebbe chiuso il lucchetto della catena attorno alla ruota posteriore, si tolse il casco e lo mise al posto della catena, nel sellino, per poi richiuderlo, prendere quello che avevo indossato io dalle mie mani e appenderlo al manubrio. Non faceva particolarmente freddo, e si stava avvicinando l'ora di cena. Pensavo che fosse incredibile come volasse il tempo. Sembravano passati solo pochi minuti da quando mi ero trovata sotto lo sguardo rimproveratore del professor Harris, invece erano passate delle ore. Il cielo era tinto di blu scuro e violetto, e andava lasciandosi dietro i segni del tramonto appena terminato. Dave mi sorrise, dopodiché mi fece cenno con il capo di seguirlo all'interno del locale. Alla nostra entrata un campanello posto sopra la porta tintinnò, facendo voltare verso di noi: due cameriere intente a servire dei tavoli, una donna dietro un bancone, e un ragazzo dall'altra parte di quest'ultimo - assorto mentre parlava con la donna. La donna dietro al bancone si aprì in un sorriso radioso alla nostra vista, e circoscrisse il banco per avvicinarsi.

"Dave, tesoro!" esclamò, con il tono di voce che faceva facilmente trapelare la sua contentezza, allargando le braccia e tendendole verso di lui, in attesa di essere abbracciata.

Era bassina e un po' paffutella, con la pelle mulatta, un pronunciato naso a patata e due profondi occhi color nocciola. I capelli erano castano scuro, ed erano raccolti in uno chignon basso tenuto fermo da una retina. Avrà avuto una quarantina d'anni. Indossava un vestito color senape lungo fino al ginocchio e a maniche corte, e un grembiule bianco in vita, da sopra la gonna dell'abito. La targhetta argentata su di esso riportava il nome: "Babette". Le labbra piene si aprirono in un sorriso ancora più fulgido, quando lui la strinse tra le sue braccia. Lei si dovette alzare sulle punte e lui abbassare notevolmente, piegando le ginocchia. Sorrisi istintivamente nel vedere quella scena, rimanendo un po' in disparte.

"Guarda, guarda chi si rivede!" affermò una delle due cameriere, avvicinandosi maggiormente e abbracciandolo a sua volta.

Era più giovane di quella che supposi essere la proprietaria del posto, e portava la stessa divisa. Aveva i capelli di un castano chiaro raccolti in una coda alta, e avevo potuto intravedere i suoi occhi verde bosco poco prima che si catapultasse addosso a Dave. Era di qualche centimetro più bassa di lui e molto più alta di me, e la sua figura era decisamente slanciata.

Celeste - La miglior cosa che non ho mai avutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora