Capitolo 39

4.3K 221 59
                                    

Cammino per le strade affollate di New York, in cerca di un bar caldo.

Non avevo le forze di stare nella mia camera a pensare ad Harry, oggi. Il solo pensiero che lui sia richiuso lì dentro per colpa mia, mi lacera dentro. Se lui non mi avesse difeso dalle parole aggressive di Derek, forse tutto questo non sarebbe mai successo.
Sono stata sempre a fissare il muro bianco della mia stanza, saltando la maggior parte delle lezioni: soprattutto quella di informatica. Sedermi dietro ad un computer, con accanto la sua sedia, mi demoralizza. E la cosa che mi fa arrabbiare ancora di più è il fatto che il video si sia cancellato dal mio computer.

Entro in un bar abbastanza vuoto, prendendo il primo tavolo sulla destra. Mi libero dei miei guanti ed aspetto che qualche cameriere venga a prendere il mio ordine.

Il campanellino della porta suona, facendo entrare qualcuno. L'idea che Harry possa entrare da quella porta mi balza in testa, ma la scaccio subito via quando una cameriera viene a prendere il mio ordine.

"Un cappuccino, grazie" Sorrido alla ragazza, che ritorna dietro il bancone a dare il mio ordine.

"Parker, da quanto tempo"

Judith, quella che era la mia migliore amica, si siede davanti a me. Non riesco a muovermi o a dire niente, la guardo in adorazione.

"Judith" Biascico, cercando di contenere le mie emozioni. La cameriera arriva subito a salvarmi, posizionandomi il mio caffè davanti al naso.

"Allora, come te la passi?" Mi chiede, sistemandosi sulla sedia.

"Male" Ammetto, girando il caffè. "E invece, tu e la tua musica?"

"Io e la mia musica andremo lontano, sono sicura" Sorride ampiamente, togliendosi la giacca.

"Perché sei qui? Cioè, io e te non ci parliamo da tanto tempo" Dico senza mezzo termini, prendendo un bel sorso della mia bevanda calda.

"Menti, ci siamo incontrate quel giorno che mi hai lasciato giù qualche dollaro. In centro" Sorride, chiamando la cameriera.

"Okay, ma non ci siamo parlate" Dico arrogantemente. Mi ricordo che fu Harry a spingermi verso di lei, con la scusa di darle un'offerta.

"Pensi che gli occhi non possano comunicare?" Ammicca, ordinando una cioccolata calda.

"Sei sempre la solita" Mi sciolgo in un sorriso, ridendo leggermente. "E scommetto che mi hai vista e seguita fino a qua dentro per farti pagare una cioccolata calda"

"Il lupo perde il pelo ma non il vizio" Sorride.

Quante cioccolate calde ho pagato quando andavo via con lei, quante volte ho dovuto rincorrerla in ogni bar per evitare che si abbuffasse di cioccolata e che scappasse via senza pagare.

"Allora, Jane, che fine hai fatto? Cioè, vai a scuola o cose del genere?" Mi chiede, appena portano la sua cioccolata.

"Si, vado al college" Dico vaga, finendo il mio caffè.

"E sei tipo fidanzata o sposata?" Ride, sistemandosi i capelli rosa da una parte.

"Io.. Ecco.." Balbetto, sentendomi a disagio. Harry è il mio ragazzo, e si trova in prigione per colpa mia.

"Ti ha trattata lui così?" Chiede preoccupata, indicando il mio occhio ancora giallastro.

"No!" Urlo un po' troppo forte, guadagnandomi qualche sguardo dai clienti del bar. "Non è stato lui" Dico, abbassando la voce.

Beats •H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora