Cap 1

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è strano pensare che dopo tanti casini io e Samuele ora stiamo formando una famiglia tutta nostra. Ieri abbiamo fatto la visita dal medico e la notizia che ci ha dato ci ha un po' sconvolto: aspetto due gemelli e la cosa mi spaventa. Già facevo fatica a immaginarmi con un bambino, figuriamoci con due. Quando siamo tornati a casa erano tutti lì che aspettavano di sapere, ma sicuramente nessuno pensava che sarebbero stati due. Ormai sono sveglia da un'ora ma sto cercando di non svegliare Samu. Le mie mani accarezzano la pancia e io sto immaginando come sarà quando nasceranno. Sento delle mani poggiarsi sulle mie e mi volto verso il mio moroso. "Come mai già sveglia piccola?" "Non riuscivo più a dormire." "Non è che poi ti addormenti a lezione?" "Chissà, non si può mai sapere." "Che ne dici se stasera invitiamo i nostri amici per dargli la bella notizia?" "Per me va bene, ma vorrei che i primi a saperlo fossero i nostri migliori amici. Il fatto di non aver detto loro in disparte che ero incinta mi è dispiaciuto. Stavolta voglio che lo sappiano prima degli altri." "Allora oggi invitiamo loro. Ti va se noi maschi vi aspettiamo qui mentre le ragazze vengono a prendervi all'università?" "D'accordo, ora sento con Simo e ci mettiamo d'accordo sull'orario." Mentre mi preparavo per andare in università mi arrivò la risposta di Simona. -Per me non ci sono problemi. Ora sento con le altre. Ti passiamo a prendere alle 17.00, va bene?- -Certo! Ci vediamo dopo.- Arrivai in cucina e Samuele aveva preparato una colazione degna di una reggia: c'erano l'affettato e i formaggi, i biscotti e la torta oppure i cereali con la frutta. Io presi una tazza dalla credenza e la riempì di cereali. Samuele si stava preparando il caffè. Quando ne sentii l'odore lasciai cadere il cucchiaio nella tazza e corsi in bagno. Avevo appena scoperto che neanche il caffè era più alla mia portata. Tornai in cucina e il mio ragazzo mi circondò la vita con le mani. "Vedrai che presto passerà. L'ha detto anche il dottore che è normale solo nei primi mesi." "Sì, poi arriverà la stanchezza continua, le caviglie gonfie e tutto il resto." "Non ti preoccupare, ce la farai." Mi baciò e andò in camera a prendere la mia borsa mentre io andai a salire in macchina per accendere il riscaldamento. Samu mi raggiunse dopo pochi minuti e partimmo verso Bologna. Mi lasciò davanti alla facoltà, poi ripartì per andare a lavoro. Mentre attraversavo il corridoio mi scontrai con qualcuno e la mia borsa cadde a terra rovesciando tutto il suo contenuto. "Oddio, scusa, non ti avevo vista!" "Non ti preoccupare." Mi chinai e raccolsi tutte le mie cose rimettendole dentro la tracolla. "Tieni, questo è tuo." Mi porse una busta e mi accorsi che era quella con le foto dell'ecografia al suo interno. Sorrisi imbarazzata sperando non ne avesse visto il contenuto e la presi. "Grazie." "Comunque piacere, mi chiamo Angelica." Era una ragazza di media altezza, con lunghi capelli neri fino al fianco e occhi di un azzurro chiarissimo. Aveva un fisico formoso e un gran sorriso stampato in facci a come se fosse sempre felice per tutto. "Matilde." Le porsi la mano e ce la stringemmo. "è stato un piacere. Magari ci incontriamo in giro." "Certo, grazie ancora." "Di niente, figurati." Mi allontanai e mi avviai verso l'aula in cui avrei svolto la lezione di Scienze dell'Educazione.  Durante la mattinata non ebbi  molti problemi con la nausea, tranne quando mi passava accanto il professore che col suo profumo orribile mi dava alla testa. Il problema sorse quando andai in pausa pranzo: c'era un bar frequentato da molti studenti e professori e io mi diressi lì, ma l'odore all'interno mi fece rivoltare lo stomaco come non mi era mai successo. Riuscii appena ad arrivare dentro un bagno, senza neanche chiudere la porta, che vomitai l'anima. Andai avanti per dieci minuti e fui scossa dai conati per altri cinque. Dopo un quarto d'ora stavo così male che facevo fatica ad alzarmi. Presi il telefono dalla tasca e feci il numero del mio ragazzo. "Mati?" Cosa c'è?" "Samu, non sto per niente bene." "Dimmi dove sei che ti vengo a prendere." "Ti aspetto fuori dal bar di fronte alla facoltà, quello frequentato un po' da tutti." "Faccio il prima possibile. Aspettami lì che sto arrivando." Chiuse la chiamata e io rimisi il cellulare in tasca. Samuele non sarebbe arrivato prima di un'ora, così aspettai di essermi ripresa completamente prima di cercare di alzarmi dal pavimento. Erano passate due o tre ragazze e mi avevano guardato tutte male visto che ero seduta per terra con la schiena e la testa appoggiate al muro. Dopo una mezz'oretta mi alzai lentamente e uscii dal bar cercando di non farmi tornare la nausea. Trovai una panchina lì vicino e vi appoggiai la borsa. Mi lasciai cadere a peso morto e cercai di fare dei respiri profondi. Ero talmente stanca che mi si chiudevano gli occhi mentre aspettavo che arrivasse Samuele.  Quando arrivò ringraziai il cielo e mi addormentai mentre lui veniva verso di me.

P.O.V. Samuele

Mati mi aveva chiamato e dalla voce che aveva   non stava per niente bene. Andai alla velocità più alta consentita dalla legge per raggiungerla il prima possibile. Avevo imparato che spesso, quando stava male, non riusciva a stare sveglia a lungo una volta che si era rimessa e non avrei voluto che si addormentasse da sola in mezzo a Bologna. A quel pensiero spinsi di più sull'acceleratore e arrivai nel giro di tre quarti d'ora invece di un'ora. Parcheggiai davanti al bar e la vidi seduta poco più in là su una panchina che stava per addormentarsi. La raggiunsi e le sostenni la testa prima che le cadesse sulla panchina. Mi misi la sua borsa a tracolla e poi la presi in braccio per portarla in macchina. La appoggiai sui sedili posteriori e le misi il mio giubbotto sotto la testa per farla stare più comoda. Chiusi lo sportello e mi sedetti al posto del guidatore. Misi la sua tracolla di fianco a me, accesi la macchina e partii verso casa.

Una parte di me ~ We stay together trilogy~# Wattys 2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora