Cap 11

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Apro gli occhi quando la sveglia comincia a suonare segnando le 8.00 del mattino. Mati si è agitata tutta la notte e dubito che si sveglierà presto: ieri sera era talmente stanca che non ho fatto in tempo neanche a darle la buonanotte. Le lascio un bacio sulla fronte e mi  alzo per andare in bagno. Mi lavo e indosso un paio di calzoncini  sportivi, tanto è sabato e il negozio è chiuso. Scendo al piano inferiore e metto a bollire l'acqua per fare un po' di thè per la mia ragazza e accendo la moka per farmi il caffè. non so perché Matilde ieri sera non mi abbia detto subito che stava male, forse voleva passare una serata con i suoi fratelli e sapeva che li avrei mandati via se non si sentiva bene. Prendo la tazzina col caffè ancora caldo e mi appoggio al piano della penisola mentre sorseggio il liquido amaro scuro. Sono immerso nei miei pensieri quando sento due braccia sottili avvolgermi la schiena e accarezzarmi delicatamente gli addominali. Sorrido immaginando la sua faccia assonnata e mi volto per trovare le conferme dei miei pensieri nel suo volto. Come previsto ha tutti i capelli arruffati e gli occhi sono ancora mezzi chiusi, ma ha un sorriso ebete che va da un orecchio all'altro. "Buongiorno piccola. Ti piace quello che senti?" " Sì, mi piace molto." E il suo sorriso si fa ancora più largo. "Come stai oggi?" "Un po'meglio, di sicuro è merito della tachipirina." La  stringo tra le mie braccia e le poggio le labbra sulla fronte notando che è ancora calda. "Dai vieni, ti faccio stendere nel divano." Le prendo la mano e la accompagno fino al sofà: metto a posto qualche cuscino, la faccio sdraiare e le metto una coperta sopra per farla stare al caldo. Poi vado in cucina a prendere la sua colazione. Verso il thè in una tazza con disegnati sopra tanti dolcetti e prendo su un pacchetto di gocciole, i suoi biscotti preferiti. Arrivato vicino a lei sposto il tavolino di vetro più vicino al divano e vi poggio sopra tazza e biscotti. Lei si tira su e prende la tazza tra le mani. "Se mi tratti così mi fai sentire una principessa." "Ma tu sei la mia principessa." Detto questo la bacio delicatamente sulle labbra. Mentre sta mangiando sento il suo cellulare squillare. Mati fa per alzarsi ma le dico che ci penso io, così corro in camera da letto dove trovo il suo smartphone attaccato alla corrente, poggiato sul suo comodino. Lo stacco e noto che il numero è sconosciuto. "Pronto?" "Salve, sono Angelica dell'agenzia immobiliare. Questo è il numero di Matilde?" "Sì, sono il suo ragazzo." "Oh, bene. Vi ho chiamato perché finalmente il proprietario della casa di cui vi ho accennato la scorsa volta ha firmato, quindi ora posso mostrarvi la casa." "Perfetto! Quando è disponibile lei?" "Se volete anche oggi stesso." "Non so se oggi sia il caso, la mia ragazza non sta molto bene. Posso parlarne con lei e richiamare fra qualche minuto?" "Certo che sì. A più tardi." "Grazie ancora." Chiudo la chiamata e sospiro: con tutti i giorni che c'erano proprio oggi che Mati non sta bene. Torno di sotto mettendo il cellulare in tasca. "Chi era?" "Era l'agenzia immobiliare. La casa ora è di loro proprietà, quindi ce la possono mostrare." "Quando la vedremo?" "La tua amica ha detto che, se volevamo, poteva mostrarcela anche oggi." "Perfetto, così ci togliamo il pensiero." "Ma tu non stai bene" "Hai ragione, ma voglio prendere una casa il prima possibile, sai che non mi piace fare tutto di corsa." "Ma sei sicura che ce la fai?" "Amore è solo una visita in una casa, non una scalata in montagna." Mi siedo accanto a lei e la abbraccio. "D'accordo, allora la richiamo e fisso l'appuntamento per oggi pomeriggio." "Bravo." Si allunga e mi bacia, poi io mi alzo per tornare a chiamare l'agenzia.

P.O.V. Matilde

Samu si preoccupa troppo. In fondo ho solo un po' di febbre, nulla di così preoccupante o pericoloso. Sono riuscita a convincerlo che andare oggi a vedere  la casa sia prefetto, così avremmo più tempo per pensarci. Continuo a sorseggiare il mio thè, ormai diventato tiepido, ma che comunque mi aiuta tantissimo a rilassarmi. "Piccola, va bene se andiamo a vedere la casa sulle 10.30?" Guardo l'orologio sul muro che segna le le 9.45. "Sì, va benissimo." Non mi importa a che ora dobbiamo andare, basta che ci andiamo oggi. Una volta finito di bere, mi alzo dal divano con non poca fatica e vado in camera  a cambiarmi. Sono incinta di quattro mesi e mezzo, ma vorrei che questi due piccoli uscissero di già. Non so proprio come farò ad arrivare al nono mese. In questo momento invidio un sacco Ilaria: lei ormai ha già finito i nove mesi e, in ogni caso, ne ha dentro solo una.  Questi due, inoltre, non stanno mai fermi, tanto che stanotte mi sono svegliata più volte. La prossima visita c'è l'ho fra due settimane e la prossima sarà la settimana di Pasqua. Mia madre ci ha già invitato tutti quanti a mangiare di sotto da loro come tradizione vuole, e penso proprio che accetteremo, visto che io non ho alcuna voglia di cucinare. Mentre facevo tutte queste riflessioni ho indossato un vestito un po' vecchio che però mi va ancora bene: almeno non dovrò indossare subito i vestiti nuovi. Indosso un paio di ballerine bianche, abbinate al vestito e prendo una giacca nera per coprirmi le spalle. "Piccola stai benissimo:" Quasi non salto dalla paura quando sento la voce di Samuele vicino al mio orecchio: ero talmente concentrata che non l'ho sentito arrivare. "Grazie:" "Per caso ti ho spaventata?" Mentre lo dice un sorrisetto furbo gli compare in volto ed è lì che capisco che lo ha fatto apposta. "Stronzo! Mi hai spaventata un sacco." Mi giro e lo colpisco pian su un braccio. Lui si sposta e va nella sua parte della cabina per cambiarsi. Quando usciamo dalla nostra camera lui indossa un paio di jeans consumati e una camicia con le maniche arrotolate fino ai gomiti. Quanto mi manca indossare un paio di jeans, ormai sarà un mese che non li trovo più della mia taglia e questo mi fa sentire tremendamente grassa. Le uniche cose che posso mettere sono vestiti larghi e pantaloni della tuta: in questo modo sono costretta a rinunciare a buona parte della mia femminilità. Usciamo di casa che sono già le 10.25, ma per fortuna non ci metteremo troppo ad arrivare alla casa in questione. Quando scendiamo dalla macchina, Angelica è già davanti alla porta che ci aspetta, così la raggiungiamo. "Buongiorno a tutti e due. Matilde come  stai? Samuele mi ha detto che non ti sentivi troppo bene." "Ora sto meglio, grazie." "Benissimo, allora prego accomodatevi." E detto questo apre la porta alle sue spalle e ci fa entrare in quella che potrebbe essere la nostra futura casa, ovviamente con milioni di modifiche.

Una parte di me ~ We stay together trilogy~# Wattys 2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora