Cap 13

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Mancano cinque giorni a Pasqua: Samuele è strano da qualche giorno e anche i miei genitori. senza dire nulla a nessuno ieri sono andata nella nuova casa a pulire un po'. Samu era al lavoro e i miei non mi hanno vista prendere la macchina altrimenti mi avrebbero fatto il terzo grado, mi avrebbero scoperto e mi avrebbero impedito di andare via. Se qualcuno lo scopre posso considerarmi morta. Oggi pomeriggio abbiamo una visita extra del ginecologo per delle curiosità del mio ragazzo. ha detto che passa da casa un po' prima perchè deve fare una cosasenza cui non possiamo andare alla visita. Sento la porta chiudersi e vedo il mio bellissimo fidanzato che mi viene incontro tutto sorridente. "Ciao piccola, come state?" "Tutto bene amore." "Se vuoi puoi già salire in macchina, io preparo una cosa poi ti raggiungo." annuisco, prendo il giubbotto e lo indosso lasciandolo aperto, anche perchè non si chiude più, poi esco e salgo in macchina. Accendo la radio per non restare in silenzio e giro qualche canale prima di trovare una canzone orecchiabile. Mezz'ora dopo sento il bagagliaio aprirsi, ma non riesco a vedere cosa sta mettendo dentro il mio moroso per via di quel fastidioso aggeggio rigido che copre tutto. Dopo aver chiuso il portellone, Samu mi raggiunge dentro dentro la macchina, mette la cintura e partiamo. "Cosa hai caricato?" "Lo scoprirai più tardi." Sbuffo e lui sorride. Partiamo e ci dirigiamo alla clinica del ginecologo. Entriamo e salutiamo l'infermiera che, ormai, ci conosce e ci accomodiamo in sala d'attesa. Pochi istanti dopo il medico ci fa entrare e mi fa sdraiare sul lettino. "Allora, come stai? Hai avuto dolori o altri sintomi?" "No, solo un po' di febbre qualche giorno fa, ma per il resto tutto bene." Lui annuisce e accende l'ecografo. Guarda lo schermo e sembra accigliato. "Posso chiederti una cosa?" "Certo." "Hai fatto qualche grosso sforzo ultimamente? Pulire, uscire spesso o altro?" "Ehm..." "Mati cosa hai fatto?" Mi volto verso Samuele che sembra molto arrabbiato. "Ho pulito un po' la casa nuova." "Un po' quanto?" "Circa quattro ore." La mia voce è quasi un sussurro, ma riescono purtroppo a sentirlo entrambi e io mi sto vergognando da morire. Samu si sta trattenendo appena e il ginicologo lo nota. "Samuele potresti uscire e lasciarmi solo con Matilde per un po'?" Annuisce ed esce. Sento un sospiro dietro di me e torno a guardare il medico. "Matilde cosa devo fare con te?" Io abbasso lo sguardo: sono mortificata ma se non faccio nulla mi sento inutile. "Hai veramente pulito per quattro ore? O erano di più?" "No, solo quattro." Mi guarda male, poitorna a fissare i gemelli nello schermo. "Quando ti ho detto di lasciare l'Università l'ho fattoperchè sapevo che, altrimenti, ti saresti stressata troppo. Quello che non capisci è che se fai grandi sforzi adesso, quando sarai a sette mesi sarai costretta a rimanere a letto per tutto il giorno. Se, invece, fai poche cose con calma potrai continuare normalmente fino alla fine della gravidanza. Bisogna che ti prendi del tempo per te e per i gemellisenza pensare alla casa o al matrimonio. Sei quasi a cinque mesi e stai andando abbastanza bene." A quel discorso scattò qualcosa nel mio cervello. "D'accordo, cercherò di essere più tranquilla."

P.O.V. Samuele

Per fortuna che il medico mi ha fatto uscire, altrimenti non so cosa avrei potuto dire a Mati: non riesco a credere che sia andata a pulire da sola sdnza dire nulla a nessuno. Sarebbe potuta stare male e non ci sarebbe stato nessuno con lei. Circa una decina di minuti dopo la porta dello studio si apre e ne escono la mia ragazza accompagnata dal ginecologo. Mati tiene la testa bassa e il medico le tiene una mano sulla spalla. "Samuele mi raccomando, mi fido che non le farai fare sforzi." "Conti su di me." "Matilde ci vediamo fra un mesetto per il controllo." Lei annuisce e si avvia verso la porta lasciandoci soli. Io non la seguo subito perché devo parlare con il dottore. Quando Mati è uscita mi rivolgo a lui. "Nelle sue condizioni può viaggiare in aereo o è sconsigliabile?" "L'alternativa quale sarebbe?" "Un viaggio di parecchie ore in macchina." "Allora è preferibile l'aereo, l'unica cosa devi fare in modo che sia sempre tranquilla." Mi lascia delle pestiglie di tranquillanti in caso si agiti sull'aereo e poi ci salutiamo. Raggiungo la mia ragazza in macchina e stranamente è silenziosa a tal punto che non fa domande neanche quando capisce che non stiamo andando a casa. Sono sorpreso da questo suo atteggiamento, ma vista la situazione è piuttosto comodo. Non fa domande quando arriviamo in aeroporto, quando saliamo e nemmeno quando siamo già decollati. Sta semplicemente seduta al suo posto a guardare fuori dal finestrino. La prima ed unica domanda me la rivolge all'uscita dell'aeroporto in Sicilia: mi chiede come mai siamo lì, e io le sorrido in risposta, poi basta. Quando arriviamo in hotel le dico che staremo in Sicilia per tutta la Pasqua e lei annuisce solamente. Tutte le vacanze passano senza miglioramenti da parte sua: fa tutto quello che le si viene chiesto, mai nulla di sua iniziativa. Non si alza finchè non le do il permesso, non va deìa nessuna aprte se non lo propongo io: non va nemmeno a fare colazione ne i pasti se non lo dico io. Io non so cosa pensare, mi sembre di essere in vacanza con un automa. Purtroppo la situazione non migliora neanche al nostro ritorno anche se io avevo sperato e pregato che fosse così perchè non le piaceva il posto. Per tutto il mese di aprile non esce di casa, rifiuta le uscite con le amiche e con le sue sorelle, non viene mai a vedere come procede la casa. Dice che vuole vederla solo quando è finita, che si fida dei miei gusti ed è convinta che farò un ottimo lavoro. Non sono solo io a vederla così strana: nessuno di noi, fra amici e famiglia, sa più comee farla uscire da quella barriera che si è creata attorno per chissà quale motivo. A volte mi sento stupido perchè, in teoria, dovrei conoscerla talmente bene da sapere cosa passa per la sua testa: poi mi rendo conto che non lo capiscono neppure i suoi genitori e allora mi arrendo. Il mese di aprile era passato così e oggi, il 10, abbiamo l'appuntamento dal ginecologo per il controllo. Non vedo l'ora di chiedere spiegazioni a lui, perchè io non so più da che verso guardarla. Mati fa tutto con monotonia anche oggi. Quando arriviamo alla clinica non saluta nemmeno, va a stendersi direttamente sul lettino e fissa lo sguardo nel vuoto. Io sono sconvolto e, a quanto sembra, neanche il dottore si aspettava una cosa del genere. Gliene avevo già parlato un po' al telefono e lui mi aveva rassicurato, ma ora penso che non sappia cosa fare nemmeno lui. Facciamo la visita sperando in una qualche reazione alla vista dei gemelli, ma Mati non si muove di una virgola. Il dottore mi fa cenno di uscire, così la lasciamo da sola sul lettino. "Samuele cosa le è successo?" "Non lo so, è così dalla scorsa visita. Fa solo quello che le viene detto, se nessuno le dice nulla è capace di stare fermaper ore nel suo mondo." "Magari ha preo troppo seriamente la feccenda del riposrasi. 'altra volta le ho detto di fare le cose con calma, per il bene suo e dei gemelli. Deve aver preso le mie parole alla lettera. " Stiamo un po' in silenzio e sentiamo singhiozzare. Corro dentro la stanza e trovo Mati in lacrime con una mano sulla pancia e un'espressione di dolore sul volto. "Mati, cosa c'è?" Lei continua a tenesti la pancia e a piangere, tutta rannicchiata su se stessa. La facciamo standere di nuovo e il ginecologo le fa un'ecografia. "Maledizione!" Corre fuori a chiamare l'infermiera e torna poco dopo insieme a lei e un altro medico. "Cosa sta succedendo?" "Dobbiamo sedarla e operarla." Continuano a parlare tra loro come se io non ci fossi, ma a me basta che stiano bene tutti e tre. L'infermiera mi accompagna fuori dallo studio e io mi accascio sulla sedia senza sapere cosa sta succedendo là dentro.

Una parte di me ~ We stay together trilogy~# Wattys 2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora