Cap 17

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La mattina dopo mi sveglio con la luce che filtra dalla finestra illuminandomi il viso. Mi giro dal lato opposto per continuare a dormire, ma sbatto contro un petto nudo che ora sta vibrando per le risate del mio ragazzo. "Buongiorno piccola." Mugugno qualcosa che dovrebbe assomigliare a un buongiorno, ma sembra solo il verso di un animale strano. "Dai svegliati che ti ho portato la colazione." Apro piano gli occhi e incontro il suo sguardo divertito. "Certo che con un po' di cibo ottengo proprio tutto." "Ti piacerebbe." "Me lo dai il buongiorno?" Mi avvicino e lo bacio a stampo. "Per ora mi accontenterò." Si alza e prende il vassoio su cui ha sistemato la nostra colazione, poi si stende nuovamente accanto a me. Mangiamo con calma, visto che, ora che siamo nella casa nuova, non c'è più bisogno di fare le corse. Quando abbiamo finito di mangiare Samu mi fa alzare e mi copre gli occhi con una benda. "Cosa stai facendo?" "Ti voglio far vedere bene la camera dei piccoli. Ieri sera ti ho appositamente trascinato a letto così che tu non la vedessi." Mi fa camminare per qualche metro, apre una porta e mi fa fermare. "Quando arrico al tre puoi abbassare la fascia." Annuisco. "Uno... due... tre!" Abbasso piano la stoffa per non accecarmi e rimango letteralmente a bocca aperta difronte a una camera ancora più bella e perfetta della nostra. Il pavimento è in legno chiaro tranne sotto le due culle dove c'è un morbido tappeto bianco. Le pareti sono state dipinte tutte di celeste con il bordo in alto bianco. La finestra ha una sporgenza in fuori e crea un angolo convesso con le due pareti: lì vi hanno messo una cassapanca bianca con dei cuscini sopra come un divano.

Sulle parete adiacente sono state messe le due culle fatte da mio padre: una è in legno chiaro, l'altra fatta con una tonalità leggermente più scura, ma il modello è lo stesso

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Sulle parete adiacente sono state messe le due culle fatte da mio padre: una è in legno chiaro, l'altra fatta con una tonalità leggermente più scura, ma il modello è lo stesso. Sono state fatte a sbarre di legno con i piedi a dondolo per permetterci di cullarli anche quando saranno lì, senza bisogno di prenderli in braccio. Entrambe hanno un carrillon posizionato sopra con le api e i fiori che girano. C'è poi un cassettone, chiaro anche questo e, sopra, tutto l'occorente per cambiarli. Infine vi è una sedia a dondolo in legno e vimini. Quando la vedo mi commuovo: è la stessa sedia su cui sono stata cullata io le notti in cui facevo capricci. "Quella ce l'hanno data i tuoi genitori, volevano ti restasse qualcosa di concreto della tua vecchia casa." Scoppio a piangere e Samu mi porta a sedere sul divanetto. "Dimmi che queste sono lacrime di gioia." "Certo che sì. Hai fatto un lavoro stupendo, sia con la casa che con la cameretta dei piccoli. Non avrei saputo fare di meglio neanche volendo." Lo bacio e penso che ora dobbiamo solo aspettare che nascano i due piccoli, poi saremmo una famiglia a tutti gli effetti. Restiamo a coccolarci per un po', fino a quando mi viene in mente che non abbiamo ancora pensato ai nomi. "Non abbiamo ancora parlato di come li vorremmo chiamare." Samu dà vita ai miei pensieri. "Ci stavo pensando anch'io." Rimaniamo in silenzio a pensare, poi, ad un tratto diciamo insieme "Francesco" e ci guardiamo negli occhi. "Direi che questo è il primo. Voglio che il secondo lo scegli tu." Voglio lasciargli campo libero: io deciderò quandoarriverà il prossimo bambino, perchè io voglio avere un altro figlio. "Allora voglio si chiami Stefano." "Per me va bene tutto, tanto sceglierò io il prossimo." E gli sorrido sapendo che l'ho fregato. " Lo dovevo immaginare che c'era la fregatura sotto." "Capita anche ai migliori di perdere." "Quindi io sarei un migliore?" "Non ho detto questo, solo che visto che capita a loro, capita anche a te." Mi alzo il più in fretta possibile, pancione permettendo, e mi metto a correre per la casa mentre lui mi lascia un po' di vantaggio. Corro al piano inferiore, esco dalla porta finestra in salotto e vengo investita dal sole e dal caldo di giugno. Mi sbrigo a ripararmi sotto il gazebo e aspetto il mio ragazzo. Finalmente, dopo una decina di minuti, appare portando con se della spremuta fresca con due bicchieri. Si siede accanto a me, versa il succo nei bicchieri e me ne porge uno. Avvicina il suo al mio. "Brindiamo ai nostri gemellini: Francesco e Stefano quasi benvenuti in famiglia!" Scoppio a ridere per lo strano brindisi e faccio scontrare i nostri bicchieri per poi bere il succo fresco dentro il mio. Una volta bevuto, appoggio il mio sul tavolino. Alzo il braccio di Samuele e mi metto con la testa sulla sua spalla per poi lasciare ricadere il suo braccio sulle mie spalle. "Comoda?" "Moltissimo." Mi lascia un bacio sui capelli e restiamo così a guardare da fuori la nostra nuova casa in cui cresceremo i nostri splendidi figli.

Una parte di me ~ We stay together trilogy~# Wattys 2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora