Il viaggio dura dalle otto alle dieci ore, non lo so di preciso, ma gran parte del tempo lo passo a dormire. Di tanto in tanto passa una donna ben vestita; porta una gonna ed una camicetta perfettamente abbinati fra di loro ed intonati con il suo colore della pelle. È blu, il suo completo, con una cintura in vita color nero. Passa con un carrellino a chiedere ai passeggeri se hanno fame, sete, o bisogno di qualunque cosa. È così gentile che chiede anche, ad uno ad uno, se sia tutto apposto, poi sorride. Io ricambio ogni suo sorriso, è raro che qualcuno mi chieda come sto.
Quando l'aereo atterra sono appena scattate le 8.30 p.m., rimango stupita dalla puntualità. Ci fanno scendere in fila indiana, poi ci consegnano le nostre valige. Devo passare per l'aeroporto della California per chiedere piccole informazioni, ed il controllore che sta alle porte è così gentile da chiamare per me un taxi. Lo ringrazio, e lui mi dice che è stato un piacere aiutarmi.
Arrivato il taxi, non so indicare al tassista la strada per arrivare al college, gli dico che non sono di queste parti e che quindi non conosco le varie strade, ma lui è così in gamba da capire esattamente di che scuola sto parlando.
In taxi rimango a fissare le luci che riflettono sul finestrino, creando uno spettacolare gioco di colori da cui non riesco a staccare gli occhi; è la prima volta che vedo questo spettacolo, e me lo sto godendo appieno. Per un momento sento i brutti pensieri, le sensazioni negative, il passato, allontanarsi da me, dando spazio a ciò che sto provando in questo momento, così indescrivibile. Poi il taxi si ferma.
«Signorina, siamo arrivati a destinazione».
Io distolgo l'attenzione dal finestrino, e ringrazio il tassista.
«La ringrazio, è stato veramente molto gentile». Pago il mio passaggio e scendo dall'autovettura, accompagnata dal mio bagaglio. Mi dirigo verso l'entrata, e chiedo informazione ad uno studente: «Scusa, la presidenza?»
«Infondo al corridoio, la prima porta bianca»
«Grazie», ringrazio con un sorriso e mi dirigo verso la porta bianca; il corridoio è semivuoto, comprensibile data l'ora. Busso, ed entro solamente quando sento una voce darmi il consenso di entrare.
«Buonasera. Sono Cleo, Cleo Harvey. Mi sono iscritta due mesi fa, ma solo settimana scorsa mi è arrivato il documento di ammissione», tiro fuori dalla borsa il foglio di cui sto parlando e lo mostro alla presunta direttrice.
«Ben arrivata, signorina Harvey», mi sorride e prende fra le mani quel foglio, leggendo i miei dati inseriti sulla carta.
«La ringrazio»
«Arriva da Londra, a quanto leggo. Ha fatto buon viaggio?», mi chiede, ma non stacca lo sguardo dal foglio.
«Oh sì, la ringrazio»
«Se mi segue, le mostro la sua camera».
Annuisco e mi alzo, accanto a me ho ancora il mio bagaglio. La direttrice è così gentile da aprire la porta e lasciarmi uscire per prima. Poi inizio a seguirla, saliamo due piani di scale, finché, finalmente, raggiungiamo la stanza numero 36 B. Lei, ancora una volta, apre la porta e mi fa cenno di entrare.«La maggior parte degli studenti sono stati messi insieme in camere, ragazze e ragazzi divisi, a tre a tre, ma ancora non c'è stata nessuna nuova iscrizione dopo la sua, di conseguenza dovrà condividere la camera con una sola studente che è arrivata giusto questa mattina del primo anno, ma che evidentemente non è ancora rientrata in stanza. Io ora la devo lasciare, veda di riposare che domani la aspetta una lunga giornata. Ah, a proposito! Passi in presidenza domattina verso le nove, devo completare la sua iscrizione e ho bisogno di lei», parla velocemente, ma riesco a seguirla nel discorso. Mi limito ad annuire, finché non esce. A quel punto mi tuffo sul materasso, lasciando il bagaglio accanto alla porta.
Non faccio in tempo a chiudere gli occhi e a rilassarmi sulle lenzuola ancora fresche, leggere, che qualcuno apre la porta, spingendo il bagaglio sul pavimento e facendo un gran baccano.«Non è possibile! Come è potuto succedere?!»
Una ragazza dai capelli ricci e neri piomba in camera, talmente presa dalla conversazione che non nota minimamente la mia presenza. Io la guardo ma non dico nulla, finché lei non chiude la chiamata. Solo in quel momento si accorge di me, ed esclama qualcosa come: «E tu chi sei?!»
«Shht!», tento di farla calmare; mi alzo e le tappo la bocca con una mano. «Sono la nuova arrivata, nessuno ti ha avvisata del mio arrivo?»
La vedo tirare un sospiro di sollievo, allora sposto la mano dal suo viso.
«Oh sì! Menomale, mi sentivo già troppo sola... Ah, comunque piacere e benvenuta! Sono Laila. Sei appena arrivata? Ma è ovvio, altrimenti ti avrei vista già da prima. Come ti trovi qui? Ah no aspetta, ma se sei appena arrivata come puoi rispondermi... Ehi ma non mi hai ancora detto il tuo nome! Come ti chiami?»
Scoppio a ridere coprendomi la bocca con una mano. «Il mio nome è Cleo»
«Cleo... scusami se sono entrata così in camera, ma è successo che hanno perso il mio bagaglio in aeroporto, sono così arrabbiata».
Si tuffa sul suo materasso mettendo le braccia conserte.
«Non preoccuparti. Nel frattempo che aspetti che lo ritrovino, posso sempre prestarti qualcosa di mio per la notte, e domani puoi andare a comprare qualcosa».Lancio una breve occhiata al di fuori della finestra, poi mi ci avvicino. Scosto la tenda e vedo come la luna giochi a nascondersi dietro le nuvole.
«Sei gentilissima. Anzi, ti aiuto a disfare la valigia», annuisce freneticamente e mi sorride, io non posso fare a meno che ricambiare.
Sistemiamo la valigia sul letto, la apriamo ed iniziamo a sistemare le magliette. Lei mi passa le grucce, io ci sistemo su le magliette e poi le ripasso nuovamente a lei che le sistema nell'armadio accanto al mio letto.
«E tu sei di queste parti?», mi chiede lei.
«No, arrivo dall'Inghilterra, Londra»
«Caspita! Bella Londra. Ci sono stata quando ero piccola, passavo lì quasi tutte le mie vacanze»
«E tu invece di dove sei?», le chiedo ora io.
«Spagna, Madrid», lei mi risponde.
«E come mai sei venuta fin qui per studiare?»
Lei alza le spalle e mi sorride. «Per lo stesso tuo motivo!»
Rido appena. La sua espressione mi fa divertire, è così contagiosa. I capelli neri e ricci le cadono lungo le spalle, ma si capisce che non sono neri naturali. Sono un nero lucido, quasi blu elettrico sotto il riflesso della luce. La sua pelle è abbronzata, color caffè-latte, normale data la sua provenienza. Gli occhi neri si abbinano perfettamente alle labbra carnose e pallide, che risaltano sul suo incarnato.Le passo una maglietta lunga e larga, color bianco. Lei la prende e mi ringrazia, poi si leva quella che già indossa e slaccia i pantaloni senza farsi troppi problemi per infilare quelli che le sto prestando.
«Domani devo andare in presidenza verso le nove, devo completare la mia iscrizione. Prima facciamo colazione insieme?», le chiedo io un po' imbarazzata, mentre inizio a svestirmi per indossare i pantaloncini corti fino alla coscia grigi e la maglia larga color nero che io tengo apposta per la notte. Entrambe portiamo gli stessi calzini corti alla caviglia color blu notte.
«Sicuro», mi risponde lei. Usciamo entrambe con il nostro spazzolino ed il nostro dentifricio per dirigerci in bagno; io la seguo, poiché non conosco la strada.
In bagno, io in un lavandino e lei in quello accanto a me, laviamo i denti prima di dormire. Lei asciuga le mani con un asciugamano, poi lo passa a me ed io faccio la stessa cosa prima di tornare in camera.
Mi metto a letto, sotto la coperta perché questa sera il freddo è più percepibile, e guardo Laila. Lei spegne la luce, e va a stendersi sul letto accanto al mio. I nostri letti sono separati da un comodino, e per quanto tutte le luci possano essere spente, io riesco ad individuare i lineamenti del viso della mia nuova compagna. Le brillano gli occhi, e la luna alle mie spalle si riflette nel suo sguardo, illuminando il mio.
«Buonanotte Laila», le auguro io, a bassa voce.
«Dormi bene, Cleo», mi risponde lei, tirando un lieve sospiro.~•~•~•~•~•~•~•~•~
{ Capitolo revisionato. }
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Stay
Romance~ • ~ • ~ • ~ • ~ IN REVISIONE ~ • ~ • ~ • ~ • ~ «Ci vuole coraggio ad aspettare chi non torna, ad amare comunque, una persona che riteniamo cambiata, che se è vero che la riteniamo cambiata, allora chi stiamo amando? Ho imparato che le persone ama...