Capitolo 3

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Questa mattina la sveglia suona puntale alle 6.30, l'ho puntata mezz'ora prima del dovuto per essere sicura che avrei potuto prepararmi senza fretta. E mentre io mi alzo al secondo suono, Laila devo svegliarla io, beccandomi due cuscinate in pieno viso.
«Avanti Laila è tardi!»
In realtà sono appena le sette, e le lezioni iniziano alle 8:15, ma prima devo passare in presidenza, e Laila deve accompagnarmi dopo aver fatto colazione. Inoltre mi sarebbe piaciuto fare un giro della scuola.
«Eddai, ancora cinque minuti...»
Mi schiaffa un cuscino sul petto, così decido di lasciarla dormire mentre finisco di prepararmi.

Torno dopo un quarto d'ora, ma lei ancora non si è alzata.
«Laila!»
Alla fine cede e si alza, borbottando e barcollando, ma si alza. Io aspetto che lei si prepari sistemando i miei libri nella cartella, e quando finalmente lei è pronta, usciamo dalla camera.
Mi fa strada verso la mensa per fare colazione. Ci sediamo al tavolo libero all'aperto e davanti a me trovo una distesa di prato su una collinetta dal quale posso osservare il campo da calcio e quello da basket. Intorno a noi ci sono altri tavoli con altrettanti studenti, ma uno di loro in particolare attira la mia attenzione. Si sta avvicinando al nostro tavolo, o così sembrava, ma non credevo che sarebbe venuto davvero a rivolgerci la parola.
«Ciao Laila! E tu chi sei?», mi guarda, me e poi Laila, poi guarda di nuovo me e lascia cadere la sua cartella sul prato. Ci sorride, Laila ricambia e io riesco a concentrare abbastanza forza per tirare gli angoli delle labbra verso l'alto per rivolgergli un sorriso.
«Io sono Cleo, sono arrivata ieri sera, frequento il primo anno. Beh, ancora non ho assistito a nessuna lezione ma sì insomma, sono del primo anno», sorrido imbarazzata sentendo lo sguardo del ragazzo su di me, e la situazione peggiora quanto sento Laila ridacchiare divertita, ma subito le lancio un'occhiataccia che la frena.
«Io sono Jason, sono del terzo anno», mi sorride col tentativo di tranquillizzarmi e quasi ci riesce, perché sento l'imbarazzo scivolarmi addosso.
«Ah, Laila, hanno ritrovato il tuo bagaglio?», continua lui. Per un momento mi chiedo come faccia lui a sapere del bagaglio di Laila se è arrivata appena ieri, ma provo ad immaginare che lui e Laila si conoscano già da tempo.
«No, che rabbia», sbuffa lei battendo un pugno sul tavolo.
«Spero lo ritrovino presto, fammi sapere se hai bisogno di qualcosa».
Lei per tutta risposta gli rivolge un sorriso. «Ah Jason, stasera vieni anche tu alla festa a casa di Ken?», continua lei.
«Sicuro, non passerò il venerdì sera in camera con quello stronzo di Jace», scuote il capo. «Il mio compagno di stanza», precisa quando Laila lo guarda con aria interrogativa.
«Tu vieni Cleo?», mi chiede lui con un gran sorriso, il quale si spegne quando rifiuto l'offerta.
«Non credo sia una buona idea...», insisto, ma Laila insiste più di me. «Avanti Cleo, ci divertiremo! È venerdì sera, non puoi restare in camera, non te lo permetto», fa lei con aria seria.
«Io non...», proseguo, ma Laila mi interrompe.
«Si Jason, ci vediamo stasera», lo saluta con un cenno della mano e lui ridacchia scuotendo il capo.
«A stasera», si volta e raccogliendo la cartella si allontana dal nostro tavolo. Laila, come se nulla fosse, continua a bere il suo caffè, ed io la guardo spiazzata.
«Laila perché gli hai detto che ci sarei andata?», sbotto, ma lei non mi degna di uno sguardo.
«Non potevo permetterti di passare in camera, da sola, sotto le coperte, ad annoiarti, il tuo primo weekend al college!»
«Sì, beh...», balbetto, «non abbiamo gli abiti adatti e il tuo bagaglio non è ancora stato trovato», abbozzo la prima scusa che mi viene in mente, ma Laila mi rassicura.
«Tranquilla, l'hai detto tu che oggi avremmo fatto un po' di shopping, no?», mi guarda come se mi volesse ricordare le parole di ieri sera, con tanto di ghigno stampato in viso.
Evidentemente mi tocca accettare, quindi cedo alzando le mani in segno di arresa. «E va bene, e va bene»
Lei si agita sulla sedia battendo le mani e finendo la sua colazione prima di accompagnarmi in presidenza per l'appuntamento con la direttrice in attesa del completamento della mia iscrizione.

Il resto della mattinata scorre velocemente. Gli insegnanti sono stati tutti molto comprensivi e gentili, mi hanno spiegato i loro metodi di insegnamento, e cose simili.
Al suono dell'ultima campanella, controllo l'orologio, noto che sono già le tredici: l'ora stabilita per l'appuntamento con Laila per andare a comprare gli abiti adatti per la festa da... Ken? Non ricordo il suo nome.
Quando esco dal dormitorio delle ragazze noto Laila che mi aspetta poggiata al muro con la schiena mentre controlla il cellulare.
«Laila!», tento di attirare la sua attenzione con scarsi risultati. Solo quando sono più vicino a lei noto la sua aria sorridente disegnata sul suo volta.
«Laila», le poso una mano sulla spalla. Lei alza subito il volto e ripone il cellulare in tasca.
«Sei pronta?»
«Certo», le sorrido mentre iniziamo ad incamminarci sul marciapiede dirette verso il centro commerciale.

***

Non sono ancora entrata in camerino, sto aspettando prima che Laila scelga il suo abito, ma non so ancora quanto le ci vorrà. Ne ha già provati una decina, le stanno tutti molto bene ma sostiene che la coprano troppo. Ce n'era uno fra i tanti, nero in paillettes che brillano, corto fino al ginocchio. Credo che sceglierò quello, per quanto io non sopporti gli abiti e per quanto scomode possano essere le paillettes quando mi muovo.
«Cleo, guarda questo!», la sento esclamare da dietro la tenda del camerino. Io mi alzo per andare a controllare e la tendina viene spostata.
Laila indossa un abito corto poco sopra il ginocchio. La scollatura a cuore senza spalline è in pizzo e lascia intravedere il reggiseno bianco, mentre lungo i fianchi è talmente attillato ma allo stesso tempo leggero per via del tessuto, velluto credo, che sembra nuda. Probabilmente, anzi, sicuramente, non sarebbe il tipo di abito che sceglierei io, ma devo ammettere che su di lei è molto meglio di quanto pensassi. Forse perché Laila ha un corpo decisamente più snello rispetto al mio.
«Allora, non startene lì impalata, dimmi che te ne pare!»
Ridacchio annuendo. «Ti sta benissimo, Laila».
Lei mi sorride, ed io ricambio.
«Allora prendo questo. Tu hai trovato qualcosa?», mi chiede lei, ancora guardando se l'abito le disegna le forme sui fianchi attraverso lo specchio.
«Sì, credo di si». Le mostro l'abito nero in paillettes che tengo fra le mani. «Devo ancora provarlo però», annuisco e lei mi sorride.
«Certo, appena esco dal camerino». Richiude la tendina e brevemente si cambia per far entrare me.

Quando finalmente abbiamo scelto anche le scarpe - io ho preso un paio di delcoltè nere con il cinturino intorno alla caviglia - ci rechiamo alla cassa per pagare.
Io prendo il mio portafoglio dalla borsa, e per quasi dieci minuti io e Laila discutiamo su chi deve pagare, ma alla fine riesco a vincere io promettendole di lasciarmi offrire qualcosa da bere.

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{ Capitolo revisionato. }

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