Alzo lo sguardo e davanti a me trovo un ragazzo dagli occhi marroni e i capelli castani, tutti ricci che gli ricadono sulla fronte. Indossa un paio di jeans neri attillati ed una maglia bianca con la scollatura a V, che lascia intravedere i tatuaggi sotto il tessuto leggero. E poi, ovviamente, indossa la giacca nera che credo di avergli appena rovinato con del whisky rosa.
«No, no, no, ti prego scusami!» Tento di giustificarmi, ma lui si dilegua e scompare fra la folla proprio come Jason e Laila.
«Vaffanculo», lo sento dire.
Ormai credo di aver raggiunto già il terzo, se non il quarto, bicchiere, ho perso il conto, e per me che non sono abituata a bere è difficile rendermi conto che il grande salotto affollato non mi sta girando intorno quando tento di raggiungere le scale.
Mi faccio spazio fra gli adolescenti e apro qualche porta in cerca di un bagno, ma per ora ho trovato solamente tre camere, ed in ognuna ci sono coppie che si baciano distese sul letto.
Finalmente raggiungo l'ultima porta infondo il corridoio e la apro, entrando in bagno, barcollando e sedendomi sul pavimento davanti il water. Credo che vomiterò.
«E tu che cazzo ci fai qui?»
Sento un rumore che non è musica, e quando mi giro, capisco che è una voce.
«Ehi, potresti essere più carino», rispondo io, ridacchiando, evidentemente troppo ubriaca per assumere un'espressione seria. «Stronza, mi hai rovinato la giacca nuova e pretendi anche che io sia carino? Ti ho già mandato a fanculo, altrimenti ti ci manderei ora».
Io sono troppo ubriaca per reagire, o forse proprio perché sono ubriaca reagisco nel modo sbagliato, perché mi alzo e, sempre barcollando, mi avvicino al ragazzo.
«Stronzo, scusa se non mi hai neanche lasciato il tempo di aiutarti con la macchia sulla tua giacca, né tantomeno di lasciarmi porgere delle scuse. Non ti ho ancora mandato a fanculo, ma lo faccio ora». E alzo la mano per tirargli uno schiaffo in pieno viso, ma lui ha i riflessi abbastanza svegli da bloccarmi per il polso con forza e riabbassare il mio braccio, lasciandolo ricadere lungo il mio fianco. Poi si avvicina pericolosamente al mio viso e mi guarda negli occhi, mostrandomi il fuoco che gli brucia dentro dalla rabbia.
«Ringrazia di essere una ragazza, altrimenti non avrei risposto di me stesso», mi dice a denti stretti, e io lo fisso tentando di non mostrare la paura che si fa spazio dentro di me per non essere da meno, e per tener testa anche da ubriaca.
«Sparisci»
«Sennò?» Mi sorride lui.
«Sennò ci penso io a rovinare quel bel visino», gli sorrido allo stesso modo e faccio per spingerlo con una mano sul suo petto, ma ancora una volta, lui prevede la mia azione e mi ferma.
«Oh che paura. Tranquilla, me ne vado, ma giusto perché qui fuori ci sono un paio di ragazze che mi aspettano», continua lui, facendo un ghigno divertito, e prima che io possa ribattere, lui mi ha già sbattuto la porta in faccia lasciandomi da sola in questo bagno troppo grande e troppo bianco per i miei gusti.Torno al water, e prendo il cellulare che avevo posato accanto al lavandino, prima che quello lì entrasse e tento di mandare un messaggio a Laila.
'Possiamo tornare al dormitorio?'
'Certo, dove sei?'
'In bagno, ti aspetto.'
Tento di alzarmi per sedermi sulla tazza del water e slaccio i cinturini delle scarpe, ormai troppo fastidiosi per levare queste torture dai piedi, posando il viso fra le mani con il tentativo di massaggiarmi le tempie con i polpastrelli degli indici.
Cavolo, mi mancava il mal di testa. Fortunatamente Laila e Jason mi raggiungono in fretta e, sempre barcollando, mi accompagnano alla macchina, tenendomi sotto braccio.
Durante il viaggio non faccio altro che ridere a tutto ciò che si dicono Jason e Laila, per poi cambiare d'un tratto l'umore e posare la fronte contro il finestrino. A questa sensazione di freddo contro la pelle, mi riprendo leggermente dallo stato di ubriachezza, ma poi ricomincio a ridere, e Laila mi asseconda dopo aver capito che lasciarmi da sola mi ha portato a questo stato: ubriaca.
Jason ci accompagna fino alla nostra stanza e si assicura che io stia bene prima di darci la buonanotte, ancora divertito dal mio comportamento. Poi Laila tenta di levarmi il vestito per farmi indossare il pigiama, ma sono troppo stanca e contraddittoria dopo i quattro bicchieri di whisky, così riesce giusto a levarmi le scarpe ed a rimboccarmi le coperte, prima di mettersi a dormire.***
Un rumore fastidioso mi rimbomba nelle orecchie, tanto da svegliarmi all'improvviso. Sporgo la mano sul comodino e spengo la sveglia, poi lentamente apro gli occhi, ancora confusa. Percepisco il sangue pulsarmi sulle tempie e d'istinto mi porto il viso fra le mani. Laila è già in piedi che si sta pettinando i capelli umidi con un asciugamano che le copre il corpo e che tiene legato appena sopra il seno.
«Ma che ore sono?» Mi lamento con la voce ancora impastata dal sonno, mentre mi sfrego un occhio con il dorso della mano.
«Ora di alzarsi, signorina», ridacchia, guardandomi attraverso il mio riflesso nello specchio. Mi scopro lentamente e con altrettanta calma mi metto seduta sul materasso, con ancora addosso l'abito. Tento di alzarmi per levarlo, è davvero fastidioso, ma barcollo e finisco per sedermi nuovamente. Laila si accorge della fatica che ho nel reggermi in piedi e si precipita verso di me, porgendomi un bicchiere d'acqua con dentro una pillola sciolta.
«Ti aiuterà a riprenderti», mi assicura lei, e tutto d'un sorso, scolo il bicchiere d'acqua. «Devi mangiare, va' a prepararti così facciamo una buona colazione insieme. Sei fortunata che oggi è sabato e che non ci siano lezioni, rincoglionita come sei dovresti restare tutto il giorno qui», mi prende in giro ed io mi limito a guardarla storto e scuotere il capo.
Poi tento di rialzarmi e questa volta il mio tentativo ha abbastanza successo. Riesco a prendere l'asciugamano e il beauty per fare una doccia e riprendermi dal doposbronza, dirigendomi alle docce pubbliche e lasciando a Laila il permesso di mettere qualcosa di mio ancora in attesa che la sua valigia venga ritrovata.Quando finalmente sento l'acqua scivolarmi addosso, inarco il capo verso l'alto e mi rilasso sotto il getto caldo. Chiudo gli occhi e per un momento riesco a ripensare a ciò che è successo ieri sera. Io, chiusa in un bagno, con un ragazzo dagli occhi verdi... apro d'istinto gli occhi e deglutisco, scuoto il capo per cancellare quell'immagine interrotta dalla mia mente, e finisco di fare la doccia.
Quando torno in camera mi aspetto di trovare Laila, ma la stanza è vuota, quindi, molto tranquillamente, sciolgo il nodo fatto sul petto con le estremità dell'asciugamano e lo abbasso, scoprendo solo la schiena dopo aver chiuso a chiave la stanza.
Quasi salto in aria quando una voce familiare mi giunge all'orecchio: «Prima mi mandi a fanculo e poi ti spogli sotto i miei occhi?»
D'un tratto trattengo il respiro e mi stringo l'asciugamano al petto, girandomi.
«Ah, e ricordare che hai chiuso la porta a chiave per non farci disturbare». Vedo lentamente formarsi un sorriso sul suo viso, uno di quelli divertiti che prenderei a schiaffi.
Lo trovo appoggiato all'armadio opposto al mio, che mi guarda da capo a piedi mentre si passa la punta della lingua lungo il labbro superiore.
Deglutisco ma riduco la distanza che ci separa per prenderlo per un braccio e tirarlo verso la porta della camera.
«Che cosa ci fai qui?» Insisto per spingerlo verso l'uscita, ma lui sembra impassibile.
«Aspetto Laila, problemi?» Continua a sorridermi, che idiota. «Ah no guarda, sei solo in camera mia mentre io cerco di vestirmi», canzono in tono sarcastico, e lui agita una mano per aria.
«Tranquilla, non ti guardo, non sei il mio tipo», si sposta, andando a stendersi sul letto di Laila.
«Senti, non so come ti chiami, ma»
«Trevooor», una voce accompagnata dal rumore della maniglia che tenta di aprire la porta chiusa a chiave della stanza interrompe a metà la mia frase, è la voce di Laila.
Vado ad aprirle e leggo lo stupore sul volto di Laila, che guarda prima me, poi il ragazzo disteso sul suo letto con le mani sotto la nuca, ed infine di nuovo me, mentre mette le braccia conserte.
«Finalmente, la vuoi far stare zitta? Mi ha fatto venire il mal di testa», borbotta lui mentre chiude gli occhi. Io mi giro verso di lui per ribattere ma Laila mi precede.
«Che stronzo, scendi dal mio letto». Gli si avvicina per buttarlo giù dal materasso, ridendo.
«Che ci fai qui?», continua lei.
Travor, o come si chiama, le porge un paio di calze a rete. «Le hai scordate ieri sera alla festa».
Laila le prende, ancora ridendo. Io guardo entrambi imbarazzata e per qualche strano motivo sento qualcosa dentro di me che mi fa provare rabbia, non so come definirlo di preciso. Certo non dovrebbe interessarmi se quei due se la fanno insieme.
Non sei il mio tipo, le parole di Trevor continuano a rimbombarmi nella testa fino a scuotere il capo e sbottare. «Vuoi uscire di qui? Devo vestirmi».
E per tutta risposta, lui ridacchia, si alza ed esce dalla stanza, salutando con un cenno della mano. Chiude la porta con forza ed il rumore mi distrae dai miei pensieri riguardo Laila e Trevor.~•~•~•~•~•~•~•~•~
{ Capitolo revisionato. }
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Stay
Romance~ • ~ • ~ • ~ • ~ IN REVISIONE ~ • ~ • ~ • ~ • ~ «Ci vuole coraggio ad aspettare chi non torna, ad amare comunque, una persona che riteniamo cambiata, che se è vero che la riteniamo cambiata, allora chi stiamo amando? Ho imparato che le persone ama...