Capitolo 6

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Quando mi siedo al tavolo con Laila, l'aroma del caffè mi invade le narici, svegliandomi da quello stato di rincoglionimento. Soffio nel bicchierino di carta prima di portarlo alle labbra e bere il caffè.
Laila mi osserva in silenzio, ma quando la mancanza di parole crea dell'imbarazzo, apre bocca.
«Allora, cosa avevi programmato di fare oggi?» mi chiede mentre addenta una ciambella. Io alzo le spalle posando il bicchierino quasi vuoto sul mio vassoio.
«Volevo studiare, portarmi avanti. E avrei fatto un riposino di venti minuti fra lo studio di economia e storia dell'arte» affermo. Sono una persona che ha bisogno di avere la situazione sotto controllo, preferisco portarmi avanti con lo studio e prepararmi ad eventuali imprevisti.
«Caspita, tutto molto interessante, ma per oggi salta tutto. Mi devi accompagnare a fare altro shopping, la mia valigia è ancora dispersa».
Io la guardo, tentando di rifiutarmi in maniera educata. «Non credo che...» Ma lei mi zittisce.
«Non credere Cleo, non credere e basta. Ci divertiremo» mi assicura, facendomi l'occhiolino. «Ora mangia così ti riprendi completamente dopo ieri sera».
«A proposito» dico, ma subito mi pento.
Cosa avevi intenzione di chiederle? Se per caso è stata a letto con Trevor? E se anche fosse? Non sono fatti tuoi, non me ne deve importare, mi ripete la mia coscienza.
Lei mi guarda e aspetta che io continui, ma non vedendomi parlare, prosegue lei. «Che succede?»
«No, nulla, non preoccuparti», scuoto il capo e vedo formarsi un'espressione divertita sul suo volto.
«Volevi chiedermi se ieri sera ho scopato con Trevor?»
Deglutisco e tento di scuotere il capo, fingendomi disinteressata, ma fallisco alla grande, il che la fa ridere.
«No, non abbiamo scopato» mi assicura lei, e non so per quale strano motivo, sento un lieve sollievo dentro di me che mi spinge a sospirare.

Per il resto della mattinata, evitiamo di affrontare l'argomento "Trevor", Laila è troppo impegnata a svuotare il negozio di abbigliamento, e mentre usciamo dal centro commerciale riceve un messaggio.
«È Jason, mi chiede se stasera vogliamo andare con lui ad un'altra festa» mi informa, ma io scuoto il capo.
«Eddai Cleo, non vorrai lasciarmi da sola?» protesta lei.
«Ma conosci almeno la metà degli invitati di quella casa, sei tu che ieri sera mi hai lasciata da sola, e come avrai notato», mi indico con un dito fra una parola e l'altra, facendole notare il mio aspetto, «non ha portato grandi risultati».
Lei borbotta e mette il broncio, guardandomi ed insistendo. Non capisco perché non riesco a dirle di no. Mi ero ripromessa che non avrei più messo piede in quella casa, né in nessun altro tipo di casa in cui c'è una festa in corso.

***

Qualcuno bussa alla porta, e prima di indossare le scarpe, vado ad aprire; è Jason.
«Cleo, allora vieni anche tu?» Leggo una piacevole sorpresa sul suo volto, ed io sorrido imbarazzata.
«Sì, alla fine Laila è riuscita a convincermi» gli dico, mentre faccio cenno di entrare nella stanza. «È in bagno che sta finendo di prepararsi», lo informo. «Ha avuto alcuni problemi con l'abito...», ridacchio mentre ricordo quando ho tentato di allacciarle la lampo, ma faceva fatica a salire, tanto da saltare. Abbiamo provato a sistemarla ma mi sono arresa, mentre lei credo stia ancora tentando di aggiustarla.
Alla fine, con mia grande sorpresa, scopro che ha deciso di rinunciarci anche lei: esce dal bagno con uno degli abiti nuovi che abbiamo comprato oggi. Color rosso e che le arriva poco sopra il ginocchio. È di un tessuto leggero che le cade perfettamente lungo i fianchi, segnandole le curve del fondoschiena. Sul petto, invece, è più coperto, con una scollatura quadrata ed una cinturina appena sotto il seno, in vita, color nero. Sotto porta le calze nere che creano quel gioco di vedo-non-vedo, facendo notare la sua carnagione scura quando si piega. Infine, indossa degli stivaletti neri che le arrivano appena sotto il ginocchio, insomma, mi sento nulla a confronto.
Io ho scelto di indossare dei pantaloncini a vita alta, in jeans, con una camicetta color viola e delle Converse bianche ai piedi.
Si nota proprio poco che non te ne frega nulla di partecipare alla festa, la mia coscienza non tace mai.
I capelli mossi danno un po' di volume al mio viso pallido, truccato da un filo di mascara e da una matita color carne per le labbra, mentre Laila ha raccolto i capelli in una coda di cavallo e sfoggia il suo sorriso bianco accompagnato dal rosso della matita per le labbra.
«Possiamo andare», ci informa.
«Ah, Cleo, magari per stasera non esagerare con gli alcolici...» mi consiglia, e la vedo sghignazzare. Io le tiro una lieve gomitata e lei mi mostra la lingua per tutta risposta, io ricambio mentre usciamo dalla stanza, seguite da Jason che ride divertito dal nostro atteggiamento infantile.

***

Quando entriamo nella grande casa sulla spiaggia, la musica inizia a rimbombarmi nelle orecchie, e l'odore del whisky alla ciliegia mi invade le narici. Sento l'aria impastata dal fumo farmi accelerare il respiro.
Sei appena entrata e già non vedi l'ora di andartene?
Grandioso, no?
Sospiro e mi lascio cadere sul divano malandato dell'altra sera, mentre Laila e Jason si siedono accanto a me. Poco dopo ci raggiunge Ken per salutarci, accompagnato da una ragazza dai capelli rossi e mossi, più svestita che vestita. Ci saluta, e si siede sul bracciolo del divano, accanto a Jason, accavallando una gamba.
Che schifosa, continuo a ripetermi, mentre la guardo di tanto in tanto con la coda dell'occhio.
«Dovremmo fare qualcosa», Ken rompe il silenzio.
«Succhia e soffia?» interviene la ragazza dai capelli rossi, sorridendo a Jason, evidentemente in imbarazzo. Il gioco viene approvato, così Ken si precipita a prendere un tovagliolino di carta e ad aprirlo nelle quattro parti in cui viene piegato di solito, tenendo uno solo dei quattro quadrati.
Ci sediamo in cerchio, ed io mi sento troppo stupida per chiedere come funziona il gioco, quindi attendo di vedere come giocano gli altri. Ken porta il tovagliolo troppo sottile alla bocca e lo tiene fermo fra le labbra. Si avvicina alla ragazza con i capelli rossi, e i due si ritrovano l'uno di fronte all'altra, separati solo dal tovagliolo.
Le loro labbra si allineano, e lui soffia il tovagliolo contro le labbra di lei, che lo risucchia e trattiene il respiro, girandosi verso Jason. Non so come nell'espressione in cui si trova, ma riesco a leggere un ghigno divertito sul suo volto.
Jason si avvicina a lei e si prepara ad accogliere fra le labbra il tovagliolo, ma questo cade sul pavimento, eliminando la distanza fra i due. Jason e la ragazza dai capelli rossi si baciano, ma io distolgo lo sguardo per non assistere alla fine dello spettacolo. Il gioco riprende e, fortunatamente, ogni volta che Jason mi passa il tovagliolo con le labbra o che io lo passo a Laila, riesco ad evitare baci indesiderati.

«Esco a prendere una boccata d'aria», informo Laila, che annuisce. Mi allontano dal gruppo ed esco dalla casa, dirigendomi verso la spiaggia.
Mi siedo su un muretto di pietra e faccio dondolare le gambe.
La brezza fresca ed il rumore delle onde del mare che si scontrano contro gli scogli, mi rilassano. Respiro profondamente l'odore di salato che mi giunge alle narici e mi alzo, faccio retromarcia per tornare in casa, ma qualcosa mi blocca.
Sento un liquido freddo, gelato, bagnarmi la camicetta già troppo sottile e trattengo il respiro prima di girarmi.
«Cazzo!»

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{ Capitolo revisionato. }

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