Capitolo 14

911 56 7
                                    

La settimana è volata velocemente, per fortuna sono riuscita a portarmi a pari con il programma. Non avevo perso granché, ma la parte buona è che Jason mi ha dato alcune ripetizioni di matematica, in cui, diciamocelo, sono un disastro.
Abbiamo passato molto tempo insieme negli ultimi giorni, e mi ha anche invitata ad andare con lui alla festa di questo fine settimana a casa di Ken, io ovviamente ho accettato. Ci sarà anche Laila, che ci verrà con Jace, il compagno di stanza di Jason. Credo sarà un'uscita a quattro, anche se io avrei preferito stare da sola con Jason. Per quanto riguarda Trevor, non ci siamo più parlati dopo ciò che è successo lunedì mattina. Giusto qualche sguardo di sfuggita, inevitabile dato che siamo in classe insieme.

Quando Laila esce dal camerino, indossa un adorabile abitino bianco, stretto in vita ma morbido lungo i fianchi. Le calza a pennello, ed al suo «Che te ne pare?», rispondo con un sorriso a trentadue denti.
«Non sarà esagerato?» mi chiede.
Scuoto il capo, ma decido di cambiare decisamente argomento.
«Piuttosto, sei sicura di voler uscire con Jace?»
Lei annuisce convinta. «Ma certo».
Poco dopo ci stiamo dirigendo alla cassa: lei ha preso due abiti, quello che mi ha mostrato per la festa da Ken ed uno attillato, corto fino a metà coscia, blu notte. Ha preso anche un paio di decolté color crema che, personalmente, non avrei mai scelto, ma che si intonano perfettamente con la sua pelle.
Quando stiamo per uscire, Laila riceve una chiamata. Si affretta ad uscire e mi chiede di entrare nel bar davanti al negozio di abbigliamento per ordinare due caffè, dicendomi di aspettarla ad un tavolo. Decido di accontentare le sue richieste e la lascio sul marciapiede, entrando nel piccolo bar sul lato opposto della strada. Vado ad ordinare due caffè macchiati, ma una voce attira la mia attenzione: è Giorgia. La sua risata mi rimbomba in testa, e le sue parole mi giungono all'orecchio. «Come sto bene con te, Trevor».
Sentire pronunciare quel nome mi fa annodare lo stomaco ed accelerare il respiro. Mi convinco di avere le allucinazioni, di sentire male, di aver confuso le persone, ma quando mi giro, le tazzine del caffè mi scivolano di mano, finendo a terra mentre il mio corpo si scontra contro quello di Trevor.
Il caffè finisce sulla sua camicia nera e sulla mia maglietta, oltre che sul petto per via della scollatura. Il caffè caldo scotta sulla pelle, mentre il rumore delle tazzine che si rompono fermano il tempo all'interno del bar. I clienti si girano a guardarci, specialmente Giorgia. Sento i suoi occhi pieni di rabbia nei miei confronti squadrarmi da capo a piedi, ma cosa ci posso fare se Trevor non guarda mai dove mette i piedi?

«Lo fai apposta, vero?» chiede lui. Credo stia facendo appello a tutto il suo autocontrollo pur di non fare scenate qui dentro.
«No, credimi, non sapevo che tu... io...» balbetto, ma Giorgia mi ferma subito.
«Ascoltami, ragazzina» inizia, ma, per fortuna, Trevor ha il buon senso di placcarla e di trascinarla fuori dal bar. Io, invece, imbarazzata come sono, mi rivolgo al cameriere e tento di scusarmi sotto gli occhi curiosi dei presenti nel negozio. Il cameriere mi dice di non preoccuparmi, ed io lo aiuto ad asciugare il pavimento. Dopo poco rientra Trevor, accompagnato da Laila. La guardo mentre mi stringo nelle spalle, e lei ricambia con occhi interrogativi.
«Vieni, muoviti». Trevor mi prende per un braccio e mi tira verso il bagno delle ragazze. Mi stringe forte il polso, ed io tento di liberarlo dalla sua presa, lamentandomi, ma lui finge di non ascoltarmi. Quando ci troviamo nel bagno delle ragazze, Trevor caccia ogni persona presente nella stanza con uno sguardo minaccioso, e tutte scappano impaurite. Se solo conoscessero il Trevor dolce e premuroso con il quale ho dormito la settimana scorsa, non scapperebbero così a gambe levate.
«Che cosa c'è?» gli chiedo una volta soli.
«E me lo chiedi?», si indica la camicia.
«Non l'ho fatto apposta, credimi, io...» inizio, ma lui mi ferma.
«Se volevi farmela pagare per aver rovinato il tuo appuntamento con Jason, allora complimenti: ci sei riuscita», alza il tono della voce, ed è patetico. Non si è neanche scusato, né con me, né tantomeno con Jason; è incredibile che ora stia anche tentando di fare la vittima.
«La mia vita non gira intorno a te, idiota. Non ho fatto proprio nulla di proposito, mi sei venuto addosso, non ti ho neanche visto arrivare» ribatto con il suo stesso tono alto di voce, solo che la mia è giusto un tantino più acuta.
Alza un braccio e chino d'istinto il capo, chiudendo gli occhi e trattenendo il respiro, ma nulla. Dentro di me il silenzio. Aspetto che questo venga rotto dal rumore di uno schiaffo, conto fino a tre, ma ancora nulla. Riapro lentamente gli occhi, e lo vedo che mi guarda con quegli occhioni marroni, gli stessi che mi guardavano dolcemente una settimana fa. Mi accarezza delicatamente una guancia, e la sua mano è calda sulla mia pelle, come avevo sognato.
Mi alza il mento con due dita e si avvicina alle mie labbra, mentre io le schiudo, trattenendo il respiro.
Non dovrei, lo so, ma non avrei dovuto fare tante cose, non sarà certo questo il danno della mia vita. O forse sì?

~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~
{ Capitolo revisionato. }

StayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora