CAPITOLO 11: Ryan

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Era la seconda volta in un solo giorno che la sua visione mi mandava in corto circuito. Se prima pensavo di essere pazzo, ora lo ero sicuramente.
"Togliti la felpa e dammela!"
"Ma sei totalmente fuori? Sta diluviando e io sono stato l'unico genio a mettere una cazzo di felpa con il cappuccio! Non sei a posto fratello!" Mike era fuori di testa ed era anche ragionevole.
"Ok ascolta, Bambi è quella figura scura sotto l'entrata di quell'edificio e io adesso voglio trasformarmi nel cavaliere dalla armatura lucente. Quindi dammi quella cazzo di felpa. Subito!"
"Mike, amico, ti consiglio di dargliela. Voglio proprio vedere come andrà a finire questa storia!" Grazie Liam, molto gentile!
Presi la felpa e mi fiondai sotto la pioggia, ignorando le risate dei miei amici. Non contava più nulla quando me la trovai davanti. La sua faccia era la cosa più divertente che avessi mai visto. Era sbigottita, in preda al panico e sinceramente sembrava sul punto di tirarmi un pugno.
"Ho paura a chiederti perché sei qui"
"Piove, e tu sei senza ombrello, mi sembrava il minimo portarti un qualche genere di riparo" Le dissi mostrandole che avevo una felpa con me.
"Sono già al riparo come vedi, quindi te ne puoi anche andare"
"E qual è il tuo piano? Aspettare che torni la siccità?"
"Le tue battute sono oscene. E comunque io non vengo da nessuna parte con te!" Da quando le era venuta questa lingua così impertinente?
"Senti io ho una felpa, con il cappuccio, e conosco una scorciatoia per il nostro dormitorio. Se vieni di tuo spontanea volontà bene, altrimenti.."
"Altrimenti co.." L'aveva voluto lei.
Non la lasciai neanche finire, mi legai la felpa in vita e me la caricai sulle spalle. Neanche a dirlo strillò come una matta e mi riempì la schiena di pugni, ma contando che aveva la forza di un gattino non è che fu un grande problema.
Corsi fino all'altro edificio e la poggiai a terra. Ero ormai diventato un tutt'uno con la camicia e lei era più fradicia di prima, il suo corpo sexy era ancora più esposto così. Grazie Signore che hai fatto piovere!
"Sei un coglione! Ma volevi ammazzarmi? Correre sotto la pioggia con me in spalla, ma lo sai che potevamo scivolare?"
"Ma da quando ti sono cresciute le palle scusa? Stamattina non eri così dura!"
"Evidentemente più ti vedo e più fai uscire la parte peggiore di me!"
"Questo tuo lato oscuro è molto eccitante, te l'hanno già detto?"
Sbuffò esasperata. A me veniva solo da ridere. In più era così goffa mentre cercava di togliersi la criniera da leonessa dalla faccia.
"Piantala, faccio io!" Fu un deja vu. Mi ritrovai in un nano secondo in bagno. Mi ritrovai con il sapore di dentifricio in bocca. Le scostai le ultime ciocche di capelli indugiando sulla sua guancia. Aveva il respiro affannoso, io suoi occhi erano un fuoco. Ci stava pensando anche lei. Poteva insultarmi quanto voleva ma il suo corpo pensava tutt'altra cosa.
Appoggiai anche l'altra mano sulla sua guancia e lentamente le accarezzai il labbro inferiore con le dita, fu percorsa da un brivido e quasi gemette sotto il mio tocco leggero. Non potevo più aspettare, fanculo all'idea di dimenticarmela!
Mi avventai sulle sue labbra. Erano un misto di freddo e caldo, morbido e duro, era come se mi volesse ma nello stesso tempo mi respingesse, tuttavia si schiusero in un nano secondo. Era così bello pensare che dopo un solo bacio le sue labbra mi bramavano con così tanta intensità. Le nostre lingue si scontrarono, si esplorarono, sembrava una guerra a chi lo volesse di più. Le sue mani si posarono sul mio petto facendomi dimenticare il freddo che provavo. Il suo tocco era fuoco. Lei era fuoco. Spostai le mie mani sui suoi fianchi e risalii piano tutta la schiena, dopo un attimo di esitazione si lasciò andare e si avvinghiò con forza ai miei capelli. Dio, non ne avrei avuto mai abbastanza. Le infilai le mani nei capelli e..era meglio se non lo avessi fatto. Erano talmente ingrovigliati che mi ci incastrai.
"Ok, questo è un segnale che forse dovremmo andare in un posto senza pioggia!" La sua risata sulla mie labbra era un suono ancora più dolce.
"Quindi accetti la mia offerta di pace?" Le porsi la felpa, le scoccai un bacio e la trascinai sotto la pioggia.
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Stavamo ancora ridendo quando entrammo in camera.
"Ti conviene cambiarti, non per essere cattivo ma sembri un gattino a cui hanno fatto il bagno!"
"Mi sei stato quasi simpatico per mezz'ora, credo che questo sia il massimo che possa ottenere!" E rise. Rise ancora. Volevo tenerla lì sulla porta e farla ridere ancora.
"Devi ritenerti fortunata, è la conversazione più lunga che abbia mai avuto con una ragazza!"
"Wow, sei proprio un pallone gonfiato!" E se ne andò in camera sua.
Io andai nella mia per cercare un cavolo di cambio. La pace non durò molto, sentii bussare e poi due grandi occhi verdi fecero capolino dietro la porta.
"Ehm, non uso le felpe non è che potresti.." Quando si accorse che ero senza camicia si bloccò di colpo. Il fatto che divenne rossa fino alle punte delle orecchie mi eccitava un sacco. Per la seconda volta non capii più niente e il mio corpo si mosse da solo come attratto da una calamita.
Andai verso di lei, la presi per mano e la condussi in camera chiudendole la porta dietro. Si irrigidì in un istante. Era così dannatamente inesperta, e io ero già così duro come il marmo.
"Dove è finita la tua linguaccia impertinente di poco prima?" Non distoglieva lo sguardo dal mio corpo. Stava guardando la fenice sulla destra, sapevo benissimo a cosa stava pensando. Aveva già visto dove finiva quel tatuaggio. Quando ancorò gli occhi ai miei erano diventati verdi speranza. Speranza di essere baciata, toccata, assaporata. La volevo fare mia qui, ora, ma sapevo che si sarebbe spaventata. Volevo che fosse Bambi a pregarmi di entrare dentro di lei.
"Forse è meglio togliere questo, stai tremando dal freddo." Speravo tremasse per me, sinceramente. Lei annuì e basta, e io decisi di farmi ancora più male di così.
Le tolsi delicatamente la felpa che le diedi poco prima e il maglione. Le sbottonai la camicia e le tolsi anche quella. Non si mosse di un millimetro, ma aveva il respiro accelerato, lo vedevo dal suo petto che si alzava come una furia. Ok, dovevo,smetterla di guardarle il seno. Ma, Dio, quel cavolo di reggiseno era una visione. Anche se sopra si vestiva da suoretta, sotto nascondeva il suo lato oscuro fatto di reggiseni con il pizzo rosso. Ebbi l'irrefrenata voglia di controllare che aveva anche le mutandine abbinate. Ma non lo feci. Ebbi un forza di volontà enorme, non pensavo neanche di averla. Non allungai mai le mani nei posti 'off limits'. Avevo la gola secca e mi serviva una doccia. Fredda.
"Tu..tu scegli un felpa dal cassetto, io intanto vado a farmi una doccia, così poi la vai a fare te, ok?" Mi serviva una pausa se no sarei esploso. Annuì e la lascia in cerca della felpa.
**************

La doccia fu davvero una buona idea. Ok, quello che feci sotto la doccia fu davvero una grande idea. Mi serviva. Così sarei potuto stare in sua presenza senza pensare in che posizione era meglio scoparla per diciamo...una mezz'oretta.
Quando tornai lei si era coperta, ma sinceramente la preferivo in reggiseno...poi notai che aveva qualcosa tra le mani. Oh no.
"Dove l'hai presa quella?" Teneva in mano una cornice. Aveva sicuramente aperto il primo cassetto per cercare la felpa che indossava.
"Mi hai spaventato!" Il suo sorriso svanì quando vide la mia faccia.
"Ti ho chiesto dove diavolo l'hai presa!"
"Io..Io..stavo cercando la felpa e ho aperto un po di cassetti a caso..è molto bella sai." Disse indicando la donna nella cornice.
"Non ti ho detto che dovevi aprire tutti i cassetti! Ridammela! Non avevi il diritto di prenderla!"
"Scusa, tu non mi hai detto dove cercare e io...non l'ho fatto apposta davvero!" Era sul punto di piangere. Sapevo di essere troppo duro ma cazzo, non doveva vedere quelle foto! Avrebbe iniziato a fare domande a cui non volevo rispondere. Mi faceva troppo male.
"Vattene." Il suo sguardo mi distrusse. Sapevo che non era sua intenzione, dovevo essere più chiaro su dove poteva trovare le cose. Il senso di colpa durò trenta secondi, poi mi riconcentrai sulla foto e mi montò di nuovo la rabbia e tutto il resto venne offuscato.
"Ryan davvero scusa, non volevo, Ryan io.."
"Vattene da questa cazzo di camera Elisa!" Si mise a piangere. Mi distrusse per la seconda volta. Ma quando si trattava di lei non ci vedevo più dalla rabbia. Nessuno doveva sapere di lei. Non mi voltai neanche a guardarla mentre usciva. Solo quando chiuse la porta presi la cornice che aveva in mano Bambi e la scagliai a terra. Poi mi afflosciai accanto alla porta e piansi. Come piansi allora.

Non Ti Lascio CadereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora