CAPITOLO 32: Elisa

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Gli incubi non mi risparmiarono neanche in una notte gelida come quella. Furono accompagnati dal solito tremore, dai sudori freddi e dalle lacrime che copiose bagnavano il cuscino, ma stranamente, quella notte, non mi fecero paura come le altre volte.
Due forti mani mi presero per le spalle e mi attirarono al caldo petto che stava dividendo il letto con me.
"Ci sono io adesso, shh, non piangere.." Appoggiai la testa al suo petto e il ritmo calmo del suo cuore mi accompagnò verso la tranquillità. Sapevo bene perché quella volta il terrore non si era radicato così in profondità nella mia anima. Averlo lì, così vicino, nello stesso letto e non più su quella dannata sedia era come comprare un biglietto di sola andata per il paradiso. Intrecciai le mie gambe alle sue, mi lasciai andare completamente al suo abbraccio e alle sue dolci carezze che mi pettinavano i capelli e feci tornare il ritmo del mio cuore a un battito normale. Se avessi dovuto scegliere un momento per morire, avrei scelto questo. Sarebbe stata una dolce morte.
"Di cosa hai paura Ryan?"
"Shh, dovresti dormire Bambi."
"La prima volta tua sorella mi chiese che cosa mi facesse più paura al mondo. Io ho pensato al buio che vedo ogni sera quando chiudo gli occhi."
"Anche adesso, anche ora, tu hai paura?"
"No. Tu scacci tutti i miei demoni. Sai, oggi avevo meno paura delle altre volte. E sai perché? Perché più nulla ci separa stasera. Ne una sedia, ne una coperta di troppo. Siamo così vicini, legati, uniti. Dovrebbero essere i mostri ad avere paura di noi." Mi posò un bacio sulla testa, indugiando sui miei capelli.
"Ho paura della perdita. Del senso di vuoto che ti lascia, dello squarcio nel petto che ti segna a vita e dell'odio che senti ogni volta che il suo viso ti viene a reclamare nei tuoi sogni. Odio il fatto che una persona possa pensare di abbandonarne un'altra. Cosa spinge certa gente a fare certe cose? Sai cosa non sopporto? Il fatto che è solo colpa mia. Odio essere ricaduto negli stessi errori con te."
"Ma cosa stai dicendo? Ryan tu sei stato e sei tutt'ora fantastico. È solo grazie a te, alla tua perseveranza, alla tua testardaggine e determinazione che sto tornando via via alla realtà. Non sentirti in colpa, te ne prego." Le lacrime tornarono a scorrere sul mio viso fino ad arrivare sul suo petto. Ero un fiume in piena e per ogni mia lacrima che ricadeva lì, vicino al suo cuore, il mio dolore si mischiava con il suo. Il mio senso di colpa si univa al suo. Due mani si racchiusero sul mio viso asciugandomi le lacrime e facendomi girare in modo tale da vederlo dritto negli occhi. Erano occhi tristi, occhi senza calore, occhi di qualcuno che portavano un enorme peso da troppo tempo.
"Non devi piangere per me. Mai. Non merito le lacrime tue e di nessun altro. Bambi, devo dirti una cosa. Perché meriti di saperla, perché non posso più nasconderla. Consiglio a te di tirare fuori tutto e poi io sono il primo che non lo fa. Io..vorrei tanto dirtelo..vorrei buttare fuori tutto..ma Dio! È difficile. Fa male..io.." Mi alzai quel poco per ritrovarmi i suoi occhi quasi nei miei. Le mia labbra a un soffio dalle sue. Il mio naso toccava il suo. I nostri fiati erano uno solo. Volevo che mi sentisse. Volevo che capisse che non me ne fregava niente. Volevo che sapesse che anche lui aveva diritto di trovare una luce in fondo al tunnel. Posai le mani sulle sue guance come poco fa aveva fatto lui.
"Qualsiasi cosa devi dirmi non sei costretto a farlo ora e qui. La mia opinione di te non cambierà. Non mi serve sapere per voler dormire con te ogni notte, per volerti al mio fianco ogni mattina e per romperti le palle nel resto della giornata. Ma voglio che tu ti renda conto di una cosa, qualunque cosa sia successo, che sia stata o meno colpa tua, non ti meriti le tenebre a cui ti sei costretto. Non meriti di sentirti in colpa per quello che è successo a me. Mi sento in colpa io per entrambi. Tu mi hai detto che io sono solo una vittima, che devo accantonare questo dolore perché non mi schiacci per sempre. Anche tu hai una luce in fondo al tunnel che ti può salvare. Io ho scelto te e di certo non cambierò idea. Ryan, io non ti lascio cadere." I suoi occhi erano diventati fuoco. Lava bollente che si scontrava con il freddo mare. Mi spostò in un nano secondo e mi ritrovai con la schiena di nuovo ancorata al materasso e le sue forti braccia ai lati della mia testa.
"Sei tu la mia luce. Sei sempre stata tu. Sarai sempre solo tu. Da quando sei finita contro il mio petto non ho pensato a nient'altro se non alla morbidezza della tua pelle, alla curva delle tue labbra quando sorridi, alla gentilezza nei tuoi occhi quando mi guardi. Sei l'unica che mi vede per quello che sono. L'unica a cui è importato vedere cosa ci fosse sotto le movenze da stronzo. L'unica che pensa che per me ci sia ancora la salvezza. Bambi non posso perdere anche te. Ne rimarrei distrutto irrimediabilmente."
"Fatti entrare in quella zucca che non riuscirai a liberarti di me. Mai!" Gli tirai uno schiaffetto sul collo. Finalmente gli strappai un sorriso e l'aria intorno a noi si alleggerì per un istante. La tensione abbandonò i nostri respiri, lasciando il posto al desiderio bruciante che avevamo l'uno dell'altro ogni volta che le distanze tra noi andavano riducendosi. Tutto in quella stanza urlava che era tempo di porre un vero contatto tra di noi. Tutto di noi stessi urlava di volerlo più di ogni altra cosa al mondo. I suoi occhi mi divoravano, mi imploravano di dargli ciò che voleva. Lo sapevo io e lo sapeva lui che volevamo baciarci come se ne andasse della nostra stessa vita.
Non sarebbe stato un bacio come gli altri. In questo bacio avremmo racchiuso tutto. Paure, tristezza, euforia, dolore, rinascita. Era la prima volta che mi avvicinavo così tanto a lui e la sensazione me la ricordavo bene, pura estasi. Le sue labbra erano a un soffio dalle mie. Io lo volevo. Lui lo voleva, ma non osava. Non avrebbe mai osato. Il rispetto che nutriva nei miei confronti era troppo. Ma adesso io ero pronta. Dovevo dirgli che ero pronta a ricevere queste sue attenzioni.
"Baciami. Adesso. Ryan baciami ora. È perfetto." Non mi servì ripeterlo una seconda volta. Leggevo nei suoi occhi che quelle erano le parole che da giorni aspettava.
Mi passò un dito sulle labbra, leggero, seguendone tutto il contorno, come per prendere le misure, come per ricordarsi com'erano, quasi come per svegliarsi da un torpore a cui troppo a lungo lo avevo costretto.
Il primo contatto fu un bacio leggero, velato, bocca contro bocca e nulla più. Semplice eppure così intimo. Sembrava che dovessimo riabituarci alla pressione delle labbra dell'altro. Sentii la sua bocca stringersi sul mio labbro inferiore. Una lieve pressione si propagò in tutto il mio corpo come mille lampadine che si accendevano per la prima volta. Lo morse appena per rivendicare ciò che era sempre stato suo dal nostro primo scontro. Si staccò piano e rimanemmo così, sospesi. Con le bocce semichiuse, appiccicate, i fiati caldi che danzavano e iperventilavano, ma senza nessuno che prendesse l'iniziativa. Quel limbo era perfettamente perfetto. L'attimo che ci separava da tutto. Che gettava alle spalle quello che è stato. Con cui abbracciavamo il futuro. La sua lingua si svegliò da quell'attimo di esitazione e trovò le mie labbra. Ripercorse lo stesso tragitto delle sue dita per poi trovare la strada giusta nel luogo in cui era destinata a stare. La mia bocca. La mia lingua trovò subito la sua. Nessuno scontro, nessuna fretta, nessun bruciate desiderio di toglierci i vestiti il prima possibile. Ce lo godemmo. Lungo. Indugiato. Pacato. Dolce. Passionale, di quella passione viscerale di cui solo pochi potevano godere, di quella passione che ti scaldava l'anima e ti faceva pensare che non ti servisse più respirare perché sarebbe stato il fiato dell'altro a riempire i tuoi polmoni. Quello fu il nostro bacio. Quello fu il nostro primo bacio dopo giorni di morte emotiva del mio corpo. E come Biancaneve si risvegliò con il bacio del principe azzurro, io tornai a rivivere con il contatto delle sue labbra, l'ossigeno tornò a riempire i miei polmoni e un timido sorriso comparve sulle mie labbra quando le sue si staccarono. Ora che avevo assaggiato il frutto proibito, non sarei più stata in grado di lasciarmelo sfuggire. Era ciò di cui avevamo più bisogno in quel momento. La massima prova che nessuno dei due avrebbe mai lasciato solo l'altro. Ora nei suoi occhi vedevo quello che già sapevo ci fosse nei miei, speranza. Speranza che un giorno non mi sarei più svegliata nel cuore della notte urlando, speranza che un giorno lui mi avrebbe raccontato tutto, speranza che in un futuro non troppo lontano la luce sarebbe stata la nostra unica compagna durante mattinate e nottate.
Strofinò il naso contro il mio ridestandomi dai miei viaggi mentali.
"Credo che dovremmo dormire adesso"
"No. Io credo che adesso tu mi dovresti baciare di nuovo. Mi dovresti baciare finché non mi addormento. Anzi baciami anche mentre dormo. Baciami nei miei sogni. Baciami finché mi dimentico il perché non ti abbia permesso di baciarmi giorni fa."
"Perché dovevi. Perché la distanza ti serviva. Perché dovevi prenderti il tuo tempo. Non rimpiango i giorni passati. Non rimpiango di averti baciato così presto rispetto alle mie aspettative e non rimpiango di dirti si a tutte le tue richieste. Mi addormenterò baciandoti. Mi sveglierò baciandoti. Voglio curare le tue labbra dal dolore che hanno dovuto subire." Mi guardò fisso negli occhi. Uno sguardo serio gli illuminò il viso.
"Voglio curare ogni parte del tuo corpo dal dolore. Dai lividi. Da mani impure che ti hanno toccato senza amore. Dalla paura di nuovo dolore. Voglio farti riscoprire il piacere del contatto fisico, di due corpi intrecciati, di due labbra incollate. Voglio guarirti, ma lo farò solo quando tu me lo chiederai." Ogni parola mi bruciò la pelle e accesse un fuoco in me. Mente e corpo erano ormai un tutt'uno. Nessuno dei due cercò di farmi allontanare o irrigidire a quella confessione. Volevo essere guarita, amata, toccata. Volevo che lui ripercorresse ogni centimetro del mio essere che quei bastardi avevano violato per dargli le attenzioni che si meritava. Volevo tutto, ma volevo anche godermelo. In piccoli dosi, per meglio assaporare cosa volesse dire essere amati, cosa volesse dire essere desiderati.
"Allora baciami." Io chiesi, lui mi accontentò, come promesso, regalandomi un bacio passionale da torcibudella. Uno di quei baci dove non si capiva più dove finisse uno e iniziasse l'altro. Bocche che si cercavano, volevano, divoravano. Lingue che si scontravano, lottavano, danzavano. Occhi che non si staccavano mai da quelli dell'altro. Fiati che ansimavano all'unisono. Quella notte fece come gli avevo chiesto. Mi baciò fino a quando il sonno non venne a prendermi e i sogni mi catturarono riportandomi alla mente l'immagine delle nostre bocche ingorde che si cercavano, si volevano, si ritrovavano. Avevo cambiato idea, era questo il momento in cui sarei potuta morire felice, ma da egoista qual ero, non avrei mai scelto la morte ora che finalmente stavo ricominciando a vivere.

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