CAPITOLO 21: Ryan

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(Nota dell'autrice: ogni parola, ogni frase, ogni punto sono stati meticolosamente ricercati, trovati e voluti. Questo capitolo è stato scritto con l'intenzione di far riflettere e pensare. Spero troviate tra le sue righe quello che ho cercato di trasmettervi.)

Avevo brutalmente mentito al mio migliore amico. Un po' come quando gli mentivo anni fa dicendogli che avevo smesso di prendere qualsiasi tipo di pastiglia e lui mi diceva che aveva smesso di spacciare. Mi sembrava una vita fa l'ultima volta in cui ho comprato una pasticca ai bordi di una strada poco trafficata. Ora non ero in una strada malfamata ma nell'appartamento di un rampollo di Harvard. Ovunque c'era qualcuno che arrotondava così e per me era una manna dal cielo in questo momento. Avevo detto che avrei solo bevuto, ma non mi bastava. Appena ho mandato giù il primo bicchiere di rum avevo capito che il bruciore che mi finiva giù per la gola non era niente in confronto a quello che stava divorando il mio petto. Mi aveva colpito e affondato. Quella ragazzina con due palle quadrate che mi aveva tenuto nascosto fino ad adesso, aveva perfettamente capito quali erano i miei punti deboli. Non era vero che non aveva nessun potere su di me. Cazzo se ce l'aveva! Mi aveva ridotto a un straccio. Mi aveva ridotto a buttare giù quella merda di nuovo. Dopo il secondo bicchiere ero pronto ad accogliere quella nuova pastiglia sulla mia lingua, a smarrirmi completamente prima che lei tornasse. Non potevo essere lucido mentre guardavo i suoi occhi trionfanti o mentre mi diceva che qualcun altro si era preso ciò che era mio.
Portai la mia dolce fuga dalla realtà alle labbra ma venni interrotto dal telefono che suonava. Volevo spegnerlo, ma poi lessi il nome di Liam. Smisi di respirare.
" Pronto amico, l'abbiamo persa di vista. Non è più al primo piano." Mi stava prendendo per il culo?
"Che cazzo dici? La dovevi tenere d'occhio per una sera e tu dopo due ore ti sei fatto distrarre da cosa? Dalle tette di Vale?" Ero una furia!
"Hai ragione amico, io..non ho scuse..ma ti prego vieni subito qui. Io continuo a cercare, ma se non è qui non ci sono molti altri posti dove.."
"Non finire questa cazzo di frase! Se è chiusa in camera con qualcuno prima spacco la faccia a lui e poi la spacco a te! Prendo la moto e arrivo coglione. Non fare altre stronzate!" Riagganciai il telefono e scesi come un fulmine le scale.
Grazie al cielo avevo bevuto solo due bicchieri. Cristo, stavo per drogarmi dopo anni! Che cazzo avevo in testa? E tutto per dimostrarle che avevo ragione io! E adesso magari c'era veramente qualcuno che si stava approfittando del suo corpo! Scacciai subito l'immagine ma la mia mente ricorreva sempre a questa idea. Le sue mani su un lurido maiale mentre lui la faceva sua. No! Non poteva essere così stupida! Ma poi mi venne in mente il suo basso livello di sostenimento dell'alcool e mi balenò davanti agli occhi l'idea che si potessero anche approfittare di lei. Mi venne il voltastomaco.
***********

Arrivato davanti alla confraternita mi diressi in un lampo dentro casa e trovai subito Liam e Vale. Lei era in lacrime. Le sue lacrime erano l'ultima cosa di cui avevo bisogno.
"Noi la cerchiamo al piano di sopra. Apri ogni stanza, e se non ti aprono di loro spontanea volontà..butta giù la porta!" Liam annuì.
"Tu rimani dove ci sono le scale al secondo piano. Non voglio sparisca anche tu!" Vale sembrava essere in un mondo tutto suo.
"E quando la chiamo la polizia?" La cosa? Che cazzo stava dicendo questa ragazza?
"Perché cazzo dovresti chiamare la polizia?" Spostai lo sguardo da Liam a Vale e alla fine capii. Stavano pensando alle peggiore delle ipotesi. Io non ci volevo pensare. Non poteva succedere veramente. Non l'avrei sopportato.
"Ti faccio un cenno io, ma non servirà tranquilla." Le rivolsi il sorriso più finto del mondo e trascinai entrambi su per le scale. Io avrei fatto il lato sinistro e Liam il lato destro del corridoio.
Bussai a tutte le porte. Battei finché le nocche non divennero bianche. Alcune porte si aprirono di loro spontanea volontà mostrandomi coppie che si davano da fare. Altre non erano chiuse a chiave e quindi erano vuote o piene di gente che fumava. Poi c'erano i recidivi, a cui avevo buttato giù la porta. Nuovi graffi si andavano ad aggiungere a quelli che mi ero procurato tirando pugni al muro di camera mia. Ogni nuova porta che sfondavo il cuore mancava un battito. Nessuno di quelle ragazze mezze nude e affannate era la mia Bambi. E se non era neanche qui? Se l'avevano trascinata in un vicolo buio dietro uno degli edifici? E se si era voluta fare del male? No. Scacciai tutti questi pensieri che risvegliavano i fantasmi del mio passato e continuai a cercare. A bussare. A buttate giù porte.
Ero arrivato alla penultima camera. Oramai il cuore non sapeva neanche come si faceva a battere, così come i polmoni si erano dimenticati come si faceva a respirare. Bussai. Nulla. Bussai più forte. Nulla. Bussai una terza volta. Un colpo sordo provenne dall'interno della stanza. Come un pugno ben assestato. Mi si gelò il sangue nelle vene.
Fa che non sia qui. Buttai giù la porta.
Fa che non sia qui. C'erano due ragazzi e una ragazza che sembrava addormentata sul letto.
Fa che non sia lei. Aveva i suoi capelli.
Era qui. Era lei. Mi sentii morire dentro. Non. Provavo. Più. Niente. Era come 'La Bella Addormentata nel bosco', sembrava caduta in un lungo sonno profondo. Per un attimo pensai fosse morta. Ero immobile. Ogni mio muscolo si rifiutava di reagire. Ero arrivato tardi anche questa volta. Tornai in un lampo a quando avevo sedici anni. Mi tornò in mente il volto della mamma, i suoi occhi vitrei dietro il finestrino della macchina. Fu invaso dallo stesso odore di scarico di allora. La stessa impotenza di allora mi bloccava sulla soglia come un imbecille.
Muoviti Ryan. Ryan fa qualcosa.
Era morta. Io avevo causato anche la sua morte. Volevo morire anche io.
Il lieve movimento del suo petto mi riportò alla realtà. Non era il garage di casa mia questo, e lei non era mia madre. Lei respirava ancora. Mi svegliai dallo stato di trance che mi aveva inghiottito per un momento e per la prima volta da quando avevo aperto quella porta vidi la situazione per quella che era.
Bambi respirava a fatica. Uno dei due ragazzi le teneva le braccia ferme sopra la testa, sui suoi polsi si intravedevano i segni rossi che quello stronzo aveva lasciato sulla sua pelle. La camicetta, la gonna e gli slip erano spariti, era solo con il reggiseno e il suo corpo aveva lividi ovunque. Sul fianco destro c'era il segno delle luride mani di questi tizi, dovevano aver premuto con tutta la forza di cui erano capaci perché potevo distinguere chiaramente ogni dito che avrei voluto spaccare.
Sulla gamba stava già uscendo un livido nero e la sua faccia, la sua candida faccia, ora sembrava quella di una bambola di porcellana dopo che avevi rimesso insieme i cocci con la colla. Il labbro era spaccato, aveva un occhio nero e una guancia gonfia. Non le avevano solo tirato un pugno. Avevano fatto molto peggio. Mi prudevano le mani.
Il ragazzo che le stava sopra e che mi fissava con due occhi di fuoco aveva dei lunghi graffi su tutta la faccia e sulle braccia. Si era difesa. La mia Bambi si era dovuta difendere da sola perché quello che si spacciava come suo cavaliere preferiva bere rum e farsi una canna. Il senso di colpa tornò a impossessarsi di me. Ma appena il mio sguardo cadde più in basso..c'era solo rabbia in me.
Il cazzo di quel coglione era dentro di lei. Ora. Adesso. Mentre io li stavo fissando. Non ci vidi più. Non risposi più delle mie azioni.
Mi avventai su quello che era a cavalcioni su di lei e lo staccai dal suo corpo, poi lo spinsi a terra con così tanta forza da intontirlo. Bene. Mi misi su di lui e inizia a riempirlo di pugni.
Il suo cazzo era dentro di lei. I miei pugni erano fuori controllo.
Il suo cazzo era dentro di lei. Gli spaccai il naso. Gli ruppi il labbro.
A un certo punto chiuse gli occhi, ma respirava ancora. Il maiale non doveva permettersi di respirare. Continuai a colpirlo. Doveva morire. Ora.
Ma dovevo pensare anche al complice.
Lasciai il corpo inerme del primo coglione e andai in cerca dell'altro. Stava imboccando la porta. Peccato che sulla soglia c'era Liam. Andai a prenderlo e lo scaraventai contro il muro. Poi scaricai su di lui la stessa carica di pugni che avevo assestato all'amico. Non mi sarei più fermato, se non fosse stato per Liam.
"Amico hanno capito. Basta! Sta arrivando la polizia! Non credo che si rialzeranno tanto presto. C'è qualcun altro che ha bisogno di te adesso. Ci penso io a loro." Cazzo. Bambi!
Presi i suoi slip da terra e glieli misi. Poi cercai il resto dei vestiti, ma non erano più riutilizzabili. Quegli..quegli stupratori glieli avevano strappati di dosso. Mi tolsi la felpa e gliela misi, facendo il più delicatamente possibile. Ogni volta che la spostavo emetteva un gemito di dolore. Questo voleva dire che era viva. Questo voleva dire che stava soffrendo come un cane.
"Ehi Bambi, ci sono io adesso. Non ti toccheranno più." Me la misi in grembo. La sua faccia appoggiata al mio petto. Era così piccola, indifesa, impaurita. Tremava come una foglia. Volevo dirle che non era successo nulla, che ero arrivato in tempo e che non l'avevano neanche sfiorata, ma la sua faccia raccontava tutt'altra storia.
"È tutta colpa mia. Non dovevo dirti quelle cose. Sono un coglione. Se ti avessi detto che avevo paura di tenerti accanto tu avresti capito. E invece mi sono comportato come sempre. Ti ho ferita e guarda cosa ti è successo." Le lacrime mi bruciavano gli occhi. Non doveva sentire che stavo piangendo.
"Non dovevi finire così per darmi una lezione. Dovevo seguirti a questa stupida festa e invece mi sono comportato come quello che sono in realtà e ho perso anche te. Ti sto perdendo. Non te ne andare. Per favore, cambierò te lo prometto." Le lacrime avevano preso il sopravvento e demoni vecchi e nuovi si fondevano insieme alimentando nuove tenebre.
Le accarezzai le labbra, e lei emise un verso che doveva somigliare a un 'ahi'.
"Mi dispiace, perdonami. Non so se riuscirai a perdonarmi ora." Ero distrutto fisicamente, mentalmente, in tutti i sensi.
"Ryan..Ryan.." Bambi?
"Oddio Bambi sono io, sono qui. Non ti lascio, promesso." Il cuore riprese a battere.
"Mi..hai ..lasciata..cadere.." Fu una pugnalata. In quel momento morii. Morii perché aveva ragione. Morii perché sapevo che non mi avrebbe mai perdonato. Morii per quello che le avevo fatto. Morii perché avevo fatto quasi morire lei.
"Lo so. Lo so Bambi." La sua mano trovò la mia guancia rigata di lacrime. Era così debole.
"Sei venuto..però.." I suoi occhi stanchi si richiusero e lei ricalò nel silenzio. Anche in una situazione del genere lei mi stava difendendo. Perché mi meritavo questo?
"Ragazzo, ora ci pensiamo noi a lei." Non mi ero neanche accorto dell'arrivo dei poliziotti e dei paramedici. Un attimo, questo paramedico me la voleva portare via!
"No! Lei è mia, voi non potete averla!" Liam mi toccò una spalla. Capii che stavano solo facendo il loro lavoro. Sembravo un pazzo.
"Ryan.." Dio, Bambi mi uccideva ogni volta che chiamava il mio nome.
"Ehi questi signori ti devono fare degli esami. Io ti seguo con la mia macchina, ok?" Non rispose, i suoi occhi restarono chiusi. L'adagiarono sulla barella e la portarono fuori dal mio campo visivo.
Mi stavo precipitando dietro di loro, ma venni fermato.
"Prima tu vieni in commissariato con noi. Dei testimoni ti hanno visto picchiare a sangue quel ragazzo." Stava scherzando?
"Be, quel ragazzo aveva appena stuprato la mia ragazza!"
"Faremo tutto gli accertamenti, ma ora lei e il suo amico dovete seguirci." Ogni mio tentativo di andarmene fu inutile. Alla fine mi misero un paio di manette per cercare di tenermi a bada.
"Vai da lei. Vale tienici informati, non ti allontanare mai. Chiama suo fratello, tienici aggiornati. Io arrivo appena risolvo questa stronzata." Valentina annuì e si precipitò dietro ai paramedici.
Mi feci scortare dai poliziotti sulla volante. Vidi i due ragazzi salire su un'ambulanza. Quelli erano i veri responsabili di tutto ciò e quello in manette ero io?
"Per quello che vale amico, questa volta sono fiero di essere in manette." Mi rivolse un sorriso. So a cosa si riferiva Liam, tra tutte le stronzate fatte che ci hanno portato dentro a una volante, questa era l'unica stronzata giusta che avessimo mai fatto.
"Sono d'accordo. Ma che non ci mettano molto, ho altro da fare." Come andare dalla mia Bambi, tenerla tra le mie braccia e sussurrarle che fosse tutto un brutto sogno da cui si sarebbe presto risvegliata.

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