CAPITOLO 14: Elisa

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Quando se ne andò aveva la faccia più turbata di quando mi aveva cacciato da camera sua. Perché cavolo gli avevo detto che non avrei mai voluto conoscerlo? Oh già, si stava permettendo di darmi ordini come se non fosse successo niente in questi giorni. Ero seria quando gli ho detto che anche io ho sofferto. Sono stati giorni infernali, e se non fosse stato per Valentina e Matias a quest'ora sarei nella sua stessa situazione. Triste, arrabbiata, senza speranza, gelosa. Si, era geloso e questo mi infondeva una carica di adrenalina che neanche la danza mi dava. Nei suoi occhi leggevo quello che si leggeva nei miei ogni volta che usciva una nuova tizia dalla sua camera. Mi stava pregando di non farlo, di lasciare stare. Ma non potevo. In me c'era solo rabbia. Rabbia per come mi aveva trattata. Rabbia perché non mi facevo rispettare. Rabbia perché dopo il modo in cui mi aveva cacciata, non aveva il diritto di dirmi con chi diavolo potessi parlare. Gli avevo rivolto il suo stesso sorriso diabolico che mi scoccava ogni volta che rimanevo come una inebetita a fissare le sue scopate occasionali. Mi ero sentita forte, invincibile e potente. Stavo conducendo io i giochi, era lui la mia pedina questa volta.
Con questi pensieri da condottiero di guerre tornai alla mia postazione per andare avanti con il lavoro. Ma la mia aria da vincitrice durò ben poco. Ogni istante mi ritornavano in mente i suoi occhi mentre mi diceva che mi avrebbe lasciata in pace. Non avevo vinto. Lo stavo solo perdendo.
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Dopo vari ripensamenti, cambi d'abito e anche un pianto isterico, ero pronta per il mio primo appuntamento. Il mio primo appuntamento. Ok, ero più nervosa di prima.
Brad si presentò puntualissimo alla mia porta. Era anche elegantissimo e mi aveva portato una rosa. Era il ragazzo perfetto per i miei standard. Avevo sempre associato il suo nome a un uomo grande e muscoloso e lui aveva perfettamente ribadito il concetto. Oltre a un gran bel pezzo di tronco come corpo aveva dei capelli castani che gli ricadevano sui suoi occhi nocciola. Caldi occhi nocciola in cui non potevo guadare il mare, il cielo, la neve, non mi ci potevo immergere, non mi toglievano il fiato come quelli di...oh no. No. No. No. Questa serata è per dimostrare che so stare senza lui. Che non mi serve. Quindi no, non me la farò rovinare da un paio di occhi azzurri.
"Ciao, sei molto bella stasera!" Dolcezza. Avevo bisogno di questa dolcezza.
"Grazie, anche tu stai molto bene." Oddio, preferivo che la camicia non fosse portata con un paio di jeans strappati. Un pantalone elegante era meglio. Magari color cachi. Cazzo! Ancora, lo stavo pensando ancora. E come se mi leggesse nel pensiero, colui che invadeva la mia mante fece capolino nel salottino.
"Questa camera non è un albergo, non ci possono entrare cani e porci." Divenni nera di rabbia. Gli stavo rispondendo per le feste ma poi Brad mi fermò.
"Tranquillo, stavamo andando a goderci il nostro appuntamento. Buona serata Ryan!" Sembravano due leoni che litigavano per una gazzella. E la gazzella ero io, e sinceramente non era un bella situazione.
Andammo in un ristorantino davvero molto carino, c'era un enorme albero al centro con tutti i rami pieni di lucine che davano una atmosfera romantica e trasognante al posto. Ogni tavolo aveva una candida tovaglia bianca impreziosita da vistosi ricami. Non ero mai andata in posti del genere. Ero affascinata ma anche intimorita da tanta bellezza.
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La serata fu molto piacevole. Mi chiese della mia famiglia e io gli riproporsi la tiritera che rifilavo a tutti, poi mi chiese dell'Italia e io mi illuminai. Gli parlai della nostra bellissima cultura, dell'arte, del paesaggio, gli dissi quanto amassi Milano ma quanto avessi preferito vivere in campagna per la pace che riusciva a trasmettermi. Lui mi disse che i suoi genitori erano inglesi ma si erano trasferiti in America per il lavoro di suo papà. A quanto pare proveniva da una facoltosa famiglia inglese che aveva una miriade di terreni. Suo nonno era un pezzo grosso di non so cosa, sinceramente dopo un'ora mi persi. Pensai che si, era molto gentile ed era bello parlare con lui, ma se fossi stata con Ryan a quest'ora mi avrebbe già fatto una battuta su quanto io fossi sexy e al contempo impacciata. Feci tutta serata a pensare a cosa avrebbe fatto Ryan, ormai la mia ripromessa di non pensarci era finita nel cesso, e avevo anche tirato lo sciacquone!
Da vero galantuomo pagò lui e si offrì di accompagnarmi al dormitorio per paura che qualcuno mi portasse via dato quanto ero bella quella sera. Me l'avrà ripetuto un milione di volte quanto fossi bella. Non lo sopportavo più.
Arrivati davanti alla porta arrivò il fatidico momento imbarazzante: bacio o non bacio?
"Bé, è stata una piacevole serata. Grazie!" Fammi andare, ti prego fammi andare.
"Già, sei un ottima ascoltatrice. Pensi che si potrebbe rifare?" Senza Ryan nei paraggi da far arrabbiare, non pensavo più che fosse una grande idea uscire ancora con lui.
"Ehm, non so. Magari si potrebbe fare, ma devo vedere con le lezioni..sai ho tante relazioni da fare.." I compiti, ottimo modo per dissuaderlo dal voler rivedermi!
"Potrei darti una mano, in fondo sono prossimo alla laurea!" Accidenti!
"Ah già, allora al massimo ci organizziamo!" Dai, augurami la buonanotte.
"Bene, fantastico! Allora buonanotte Elisa!"
"Notte Brad!" E mi voltai per aprire la porta. Pericolo scampato, ma parlai troppo presto.
Mi prese per il braccio e mi fece girare verso di lui. Poi iniziò ad avvicinarsi pericolosamente. Non volevo, non dovevo, ma poi mi tornò in mente il mio obbiettivo principale e allora mi lasciai baciare. Era tutto sbagliato. Troppa saliva. Troppa lingua. Troppe mani che mi toccavano ovunque. Troppa prepotenza sulle mie labbra. Troppo non Ryan. Mi aveva marchiato a fuoco, e anche se non era qui fisicamente a marcare il suo territorio come aveva fatto questo pomeriggio, era come se lo fosse. La mia bocca rivendicava solo lui. Ero malata. Non c'era altra spiegazione.
Quando finalmente si staccò da me entrai il più in fretta possibile nel mio appartamento. Avevo paura che volesse un secondo round, o peggio, volesse guadagnare un altra base.
Chiusi la porta alla mie spalle mi sentii effettivamente molto meglio. Andai verso camera mia mentre cercavo di togliermi quelle ballerine maledette quando passai davanti alla sua camera. Era come se una calamita mi attirasse verso quella porta. Non dovevo bussare. Non mi sarei neanche dovuta fermare. Noi avevamo chiuso per il bene della mia sanità mentale. Ma il mio corpo non era molto d'accordo. E poi, perché non rinfacciargli quanto sia andata bene la mia uscita? In fin dei conto lo stavo solo ripagando con la sua stessa moneta. Mi sembrò un idea geniale, quindi feci un gran respiro e bussai. Bussai. Bussai. Solo quando vidi le mie nocche rosse, gettai la spugna. Poi la porta si aprì.
"Chi cazzo è che rompe i coglioni! Ma lo sai che la gente vuole.." Sembrava aver perso la parola quando mi vide. Bene.
"Ciao! Volevo solo dirti che ti sbagliavi, Brad non vuole quello che pensi tu!" Ecco, adesso potevo anche andarmene.
"Ah sì? E te la detto lui che non ci ha pensato neanche una volta? Con quel vestito? Allora é gay!" Mi aveva appena fatto un complimento? No. No. Era solo il suo modo per farmi pensare che gliene fregasse qualcosa di me.
"Non tutti si concentrano solo su cosa c'é sotto un vestito! Non. Pensare. Che. Tu. Sia. Migliore. Di. Lui!" A ogni parola li piantai un dito sul petto, giusto per ribadire il concetto. Solo allora mi resi conto di come mi aveva accolto. Era solo con i boxer. Boxer a righe rosse e blu. Boxer molto sexy che mettevano bene in mostra anche gli addominali sul basso ventre. Avevo ancora il dito appoggiato ai suoi pettorali. Era così sodo, muscoloso. Mi ero persa di nuovo. Non mi accorsi neanche che mi stava parlando.
"Hai almeno ascoltato una singola parola di quello che ti ho detto?" Merda!
"Si, certo. E penso che tu abbia torto. Brad é il ragazzo perfetto, sei tu una mela marcia!"
"Ti ho detto che sei super sexy con quel vestito e che solo un pazzo non ti prenderebbe qui e subito." Mi rivolse il suo sorriso con tanto di fossetta e io capii che ero rovinata. Dovevo riprendere in mano la situazione.
"Ci siamo baciati." Pessima idea. La sua espressione mutò da' pieno di sé' a 'sei una donna morta'.
"Dimmi che hai detto una stronzata Bambi." Era più arrabbiato del previsto.
"Mi ha dato il bacio della buonanotte. É stato un bacio molto dolce! Lo sai cos'é un bacio dolce Ryan?" Tanto che c'ero, meglio fare le cose in grande.
"Fanculo!" Mi tirò per un braccio, mi fece entrare in camera e chiuse a chiave. In un nano secondo era appoggiata alla porta e le sue mani erano ai lati della mia testa. Ero intrappolata dal suo corpo. Era una sensazione inebriante.
"Ripeti quello che hai detto. Ridimmi che il bacio di Brad ti é piaciuto guardandomi dritto negli occhi!" Lo sapevo che mi stava sfidando, ma questa volta non volevo perdere. Alzai gli occhi, li fissai nei suoi, preparai le parole e..mi morirono sulle labbra come ogni volta.
"Bambi dimmelo. Dimmi che lui ti tocca come ti tocco io. Dimmi che lui ti bacia come ti bacio io. Dimmi che le sue labbra sono più morbide delle mie. Dimmi che la sua lingua sembra fatta apposta per la tua come la mia. Dimmi che ti fa venire il fiato corto come faccio io. Dimmelo Bambi. Dimmelo e ti lascio andare." Mi aveva spiazzata. Aveva centrato il punto guardandomi solo negli occhi. Ero rapita, estasiata, consumata, ammaliata. Non avevo più il controllo di me stessa. Gli posai le mani sul petto e feci quello che era una vita che volevo fare. Gli accarezzai tutti i tatuaggi. Gli venne la pelle d'oca sotto le mie dita, e io provai un calore in tutto il corpo. I nostri respiri erano già affannosi e non stavamo facendo nulla. Volevo di più. Volevo togliermi il pensiero delle labbra di Brad sulle mie, quindi gli diedi quello che voleva. Quello che già sapeva.
"No. No, Ryan." Si avventò su di me e tutto tornò al giusto posto.
Era un bacio famelico, sembrava volesse sbranarmi. Le mie labbra si schiusero immediatamente e lui non ci mise nulla ad ancorare la sua lingua alla mia. Le sue mani erano su tutto il mio corpo, mi bruciava la pelle in ogni punto dove mi sfiorava. Senza preavviso mi prese in braccio e io ancorai le gambe al suo bacino. Non smise mai di baciarmi. Mi mancava il fiato. Mi adagiò sul letto e si appoggiò su di me, sostenendosi sui gomiti per non schiacciarmi. Gli infilai le mani nei capelli. Quanto mi erano mancati quei capelli. Quanto mi era mancato il calore che emanava. Ma poi si fermò. Avevo fatto qualcosa che non andava?
"Dobbiamo fermarci Bambi."
"Io..ho sbagliato qualcosa? Ehm non sono molto esperta in queste cose..io.." Oddio. Che vergogna!
"Come? Ma sei pazza? No Bambi tu sei perfetta..non pensare mai che non sei abbastanza quando sei con me. Va bene?" Mi accarezzò il viso con così tanta dolcezza che mi chiesi se non era questo il vero Ryan, ma la confusione rimase.
"Ma allora..ecco..perché tu.." Complimenti, gran bella figura da imbecille. Ecco perché aveva smesso di baciarti!
"Bambi non voi sentirlo, fidati." Mi stava trattando come una bambina per caso?
"Non sono un fiore delicato, compirò vent'anni, sono grande e vaccinata."
"L'hai voluto tu, sappilo. Ok..mi sono fermato perché se no ti avrei scopata fino a quando non saresti venuta urlando il mio nome." Aveva una faccia troppo seria. E io avevo una faccia troppo rossa. Perché diavolo ho voluto insistere? Mi coprii il volto con le mani.
"Bambi non arrossire. Per me sei ancora più dannatamente sexy quando arrossisci e ti spuntano le lentiggini. In questo momento non aiuta!" Oh, si era accorto delle lentiggini. Ero in un brodo di giuggiole.
"Allora è meglio che vada in camera mia, giusto?"
"Già, ma se ti piace la mia idea sai che io sono sempre pronto e disponibile." Gli diedi una sberla sul braccio e in cambio ricevetti una sonora risata. Era bello quando era spensierato, leggero.
"Buonanotte pallone gonfiato!"
"Notte Bambi!" E mi scoccò un ultimo bacio.
Andai in camera mia, mi cambiai e mi misi il mio fedele pigiama con l'orsacchiotto. Dormii felice, appagata e piena di una nuova speranza per il giorno dopo.

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