CAPITOLO 36: Ryan

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Una luce fioca entrò dalla finestra. Mi dovevo decidere a mettere una cavolo di tenda per evitare di svegliarmi sempre all'alba, peccato che questa illuminazione si rivelò subito una pessima idea. Le prime luci della giornata si sposavano con le curve del corpo di Bambi. Avrei rinunciato volentieri a un ora in più di sonno, se questo volesse dire godere ogni mattina di quello spettacolo.
La mia maglietta le era risalita un poco, lasciando scoperta la curva invitante dei fianchi. Le sue gambe chilometriche erano avvolte nelle lenzuola, solo un piede era riuscito a scappare da quella morsa infernale. Teneva un braccio sotto al cuscino e l'altro attorcigliato al mio che ancora era posato sulla sua schiena. I suoi capelli ricadevano a onde sul suo viso, nascondendo una parte di esso alla bianca luce invernale. Il contorno della sue labbra era disteso quasi in un sorriso, e la sua bocca semichiusa sembrava quasi invitarti ad entrare. In pochi mesi il destino ci aveva fatti scontrare, odiare, volere, perdere, ritrovare e infine amare. Avevamo superato e combattuto tanto per essere lì, per essere finalmente una corpo solo e un cuore solo. Di tutti i modi e di tutte le posizioni in cui l'avevo vista dormire, quella era senza dubbio la mia preferita. Niente barriere tra di noi, niente stupide sedie, ingombranti vestiti, fantasmi del passato e maiali approfittatori. Come in una favola la strega cattiva con il suo drago era stata annientata e l'amore aveva trionfato. Non mi era mai importato nulla dell'amore. Non mi ero mai soffermato a pensare quanto fosse bello stringere tra le braccia qualcuno. Non mi era mai venuto in mente che il sesso potesse essere qualcosa di diverso e non solo..sesso. Qui, guardando quegli occhi chiusi, quelle palpebre che si muovono impercettibilmente, quelle labbra rosse grazie a mille baci e quei fianchi in cui potevi solo smarrirti, mi resi conto che la mia vita era vuota prima di lei. Prima di questo. Nessuna festa, rissa, droga, ragazza della serata avrebbe mai potuto reggere il confronto dopo quello che era riuscita a darmi Bambi. Finalmente mi sentivo amato, voluto, desiderato. Per lei non ero un peso. Non ero il colpevole dei suoi mali. Dio, gliele avevo combinate tante. Ho dovuto aspettare che venisse stuprata per riconoscere che mi aveva strappato il cuore fin dal primo istante. L'ho allontanata per poi non lasciarla mai più. Ho dovuto vederla a un passo dalla fine prima di dirle chi ero veramente, e lei ha sopportato tutto questo senza battere ciglio, senza mai smettere di amarmi. Cosa diavolo avevo fatto per meritarmi tutto questo?
"Mmm..lo vedo che stai pensando già di prima mattina." La sua voce impastata dal sonno mi colse di sorpresa. Abbassai lo sguardo e la trovai lì, a pochi passi dalle mie labbra, con una palpebra aperta e l'altra chiusa.
"Non stavo pensando.."
"Non puoi dirmi le bugie. Stavi fissando un punto nel vuoto, con quelle tue sexy labbra corrucciate che hai sempre quando pensi."
"Non puoi infilare 'labbra sexy' in una frase quando cerchi di tenere un discorso serio alle prime luci dell'alba, o penserei che tu abbia altre intenzioni." Mi abbassai quanto bastava per strofinarle il naso nell'incavo del collo. Le mie mani scesero fino alle natiche, accarezzarono i fianchi, si spostarono sul ventre piatto e scesero ancora più giù..
"No, no, no. So cosa stai cercando di fare.." Ogni parola veniva cadenzata da un ritmo sempre più lento. Stava già ansimando. Mi stavo già eccitando.
"E cosa starei cercando di fare?" Le posai piccoli baci sul collo scendendo fino al bordo della mia   t-shirt che le era ricaduta su una spalla. Spostò il collo per garantirmi un più facile accesso e io accettai volentieri l'invito mordicchiandolo. Le mie mani non smisero la loro lenta discesa. Le divaricai un poco le gambe e inizia ad accarezzare la sua parte più sensibile. Il fatto che era già bagnata mi fece eccitare ancora di più. Sarei potuto venire senza neanche toccarla come un ragazzino in preda agli ormoni davanti a una foto di Megan Fox.
"Ryan.." Il mio nome non aveva mai avuto suono tanto più bello. Sapevo bene che la stavo facendo impazzire, lì sospesa tra l'orgasmo e il nulla. Mi bastava un movimento per spezzare la magia, oppure un semplice gesto per darle quello che voleva. I suoi occhi mi imploravano di non lasciarla così. Erano pupille dilatate e nulla più, pronte per raggiungere il piacere. Rincollai le mie labbra alle sue, in un bacio famelico, e lentamente portai le mie dita dove più le voleva. Ingoiai ogni gemito che bagnava le sue dolci labbra. Le spinsi sempre più a fondo per poi uscire e rientrare di nuovo nelle sue calde pieghe. Disegnavo lenti cerchi per meglio raggiungere ogni suo punto di piacere. Bocca e dita seguivano lo stesso ritmo. Primitivo, necessario, aggressivo, turbolento. Continuai i miei lenti gesti finché non sentii il suo corpo irrigidirsi del tutto. Era all'apice.
"Bambi guardami. Fammi vedere quanto sono belli i tuoi occhi in questo momento." Le nostre labbra ancora a un soffio l'una dall'altra, i suoi occhi aperti e ancorati ai miei. Il nero che li investiva mi ingabbiò. Bui come la notte, ma non mi fecero paura come le tenebre che da anni mi inghiottivano. Le pupille avevano mangiato il verde che mi aveva sempre conquistato. Solo fuoco ardeva in quello sguardo. Fuoco che solo io sapevo accendere e spegnere. Aumentai il ritmo, spinsi più a fondo, finché il mio nome non toccò le sue labbra e il suo corpo si rilassò sotto le mie mani. Il verde tornò a investire i suoi occhi e il suo respiro tornò regolare.
"Ti ho distratto a sufficienza?" Le scoccai un bacio e mi accasciai sul letto di fianco a lei.
"Non saprei..so per certa che stavi pensando a qualcosa..quindi..forse..quello che deve essere distratto qui è qualcun altro." Un sorriso malizioso le illuminò il viso. In un nano secondo era a cavalcioni su di me. La sua parte più intima troppo vicina alla mia erezione. Le mie mani si infilarono subito sotto la maglietta, mentre le sue esploravano il mio petto. Si chinò quel tanto per lasciarmi scie di baci infuocati su tutto l'addome. Se la sua intenzione era uccidermi, ci stava riuscendo davvero bene.
"Che hai intenzione di fare?" Avevo la voce roca.
"Voglio essere il tuo unico pensiero della giornata." Detto questo, i suoi baci si spinsero sempre più giù. Passarono dalla data posta all'altezza del cuore, solcarono la fenice fino a raggiungerne la coda. Le sue mani accarezzarono la mia erezione per tutta la sua lunghezza prima che le sue labbra vi si chiusero sopra, accogliendomi. La sua bocca su di me scacciò ogni dubbio. Le sue labbra umide che aderivano perfettamente a me eliminarono ogni immagine del passato. La sua lingua che mi stuzzicava estirpò qualsiasi cosa affollava la mia mente. Venni prepotentemente riempiendo la stanza con il suo nome. Venni riempiendo la mia testa di immagine di lei, china tra le mie gambe.
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Non Ti Lascio CadereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora