thirteen

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13.  Why?


Gli occhi di Camila non erano mai stati cosi pesanti mentre tentava di aprirli e finalmente affacciarsi al resto del mondo. La testa le faceva male, fin troppo, eppure non ricordava molto di quello che era successo. Per quanto aveva dormito? 

Minuti, ore, forse giorni. Di questo non poteva averne certezza, l'unica cosa certa era quel dolore lancinante alla testa che faceva sì che i suoi sensi venissero amplificati. Ogni singolo rumore le arrivava di almeno tre ottave sopra, e vibrava cosi forte a farle chiudere gli occhi di nuovo senza aprirli più. Come se dormire fosse l'unico modo per non sentire dolore. 
Sentì d'un tratto un odore strano, diverso, qualcosa di cui sentiva terribilmente nostalgia. Caffè. Da quanto tempo non beveva un caffè, da quanto non teneva stretto fra le mani un bicchiere di carta caldo con all'interno quella sostanza che sembrava farle solo del bene. Soprattutto al mattino, quando alzarsi e rimanere svegli sembrava cosi sbagliato. 

Aprì lentamente gli occhi lottando con tutte le sue forze contro quel dolore insopportabile. La prima cosa che notò erano le pareti spoglie, grigie, di quel grigio sporco, triste e cupo. Non c'era niente, neanche un armadio, solo un pezzo di mobilio caratterizzato da una cassettiera di legno e un comodino al fianco del letto. Letto costituito solo da un materasso gettato a caso per terra. 
Ma c'era una finestra, una grande e ampia finestra che lasciava entrare la luce del sole e illuminava la stanza più di quanto una lampada avesse mai potuto fare. 
Quella non era certo la sua camera in quel vecchio e sporco appartamento a Miami, e neanche la stanza nella casa dell'amica di Lauren. 
Lauren. Lei. 

Camila cercò di alzarsi, ma quando cercò di mettere piede a terra e alzarsi, qualcosa la tenne per il polso. Si voltò sul braccio e si accorse che il polso destro era fasciato da un qualcosa di argentato che luccicava grazie al raggio di sole. Guardò la ringhiera del letto: erano delle manette. Lauren l'aveva ammanettata. Lauren l'aveva legata ad uno stupido letto. 

Lauren l'aveva rapita? Davvero? Si poteva chiamare questo un 'rapimento'?

In quell'esatto momento la nera entrò nella stanza, Camila pote giurare di averla vista irrigidirsi notando che fosse sveglia. Si era fermata sulla soglia della porta con un vassoio fra le mani. Una tazza di caffè americano e dei pancakes. Per un attimo il ricordo di Lauren nella cucina del suo appartamento mentre preparava la colazione per lei e sua sorella la fece sorridere. Ma non doveva, quello che aveva fatto era una pazzia. E non era giusto. 
Quel breve sorriso divenne poi una linea dura nei confronti di quella ragazza che lentamente avanzava verso quel materasso dimenticato sul pavimento, e poggiò il vassoio sul comodino. 
Lo sguardo di Camila la seguì per tutto il tempo senza perdere neanche un minimo movimento, neanche un gesto o un respiro. 

"Che stai facendo?", la voce di Camila uscì dalle sue labbra in un sussurro, spezzandosi contro il silenzio opprimente di quelle pareti grigie e tristi. Non ebbe risposta se non un 'sfamo la tua fame' detto dalla più grande più per sarcasmo che per ironia. Perché di ironico in quella dannata situazione non c'era  assolutamente niente, e se all'inizio per la mora tutto questo era sembrata una bella idea, adesso non faceva che sentirsi in colpa per essersi messa in questo pasticcio. 
Come se essere liberi fosse più pericoloso e doloroso che essere prigionieri di una vita che non si vuole. Sì, forse subire sarebbe stato molto più sicuro di tutto questo. 
"Sono seria, Lauren. Che cazzo stai facendo?", stavolta le parole scivolarono in un lamento stanco e lento. Era sfinita, Camila era sfinita, prosciugata da ogni piccola forma di energia. Non ce la faceva più.

Lauren sollevò lo sguardo dal vassoio, incontrò i suoi occhioni scuri e profondi restando in silenzio. Un leggero brivido le percorse la schiena, come se vederla cosi stanca e priva di forze le facesse paura. Se Camila cominciava a stancarsi di tutto questo, come avrebbe fatto lei ad andare avanti da sola? Ad affrontare tutto questo, non solo per se stessa, ma anche per lei? 
Lauren aveva bisogno che Camila fosse forte, era l'unica cosa che la rendeva calma e non le faceva perdere la testa. Lo aveva capito, nel momento in cui la piccola ragazza aveva perso la ragione nella casa di Normani e aveva iniziato ad urlare contro; Lauren aveva capito che Camila non era più quella ragazza sfacciata che aveva conosciuto quella sera, nel locale di Alien.
Quella era un'altra facciata, la parte debole, e Lauren non poteva gestirla. 

brave; camrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora