twenty- seven

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27.Io nella mia vita non ho amato che te.




Se ne stava seduta su di una panca all'interno della sala mensa. La cuoca, da dietro il bancone, ogni tanto le lanciava degli sguardi circospetti ma Lauren evitava il suo sguardo rivolgendo gli occhi altrove. Il ticchettio delle lancette era l'unico rumore presente nella stanza mentre le altre erano già tornate in cella. Lauren si trovava lì solo perché grazie a Dummer le era stato concesso di rimanere.
Mancava un minuto alle sei, e finalmente avrebbe potuto alzare quella dannata cornetta e chiamare Camila.

58...57...56...55

Meno di un minuto, eppure le sembrava un'eternità.

45...44...43...42

Ancora troppo tempo e Lauren si sentiva morire, non riusciva più ad aspettare. Pensare che quella notte non aveva chiuso occhio tanta la rabbia e l'agitazione messa addosso.
Si sentiva delusa, davvero molto, tutto quello che aveva fatto era stato fatto invano perché adesso Camila si trovava mischiata fino al collo; e felice perché almeno avrebbe potuto sentire la sua voce.

Quando le lancette toccarono il sei, Lauren si alzò di scatto attirando su di sè lo sguardo della cuoca e della guardia. -"Posso fare una chiamata?" Chiese la nera rivolgendosi alla guardia che fece una smorfia contraddittoria.
-"Sono le sei, posso telefonare, no?", aggiunse e questa si convinse.
La scortó sino all'apparecchio telefonico e, a debita distanza, lasciò che Lauren potesse fare la sua chiamata. La ragazza prese il foglietto che Dummer le aveva dato: digitò il numero e rispose una donna che chiese chi fosse.
-"Sono Lauren, un'amica di Camila Cabello. È possibile parlare con lei?"
La donna dall'altra parte rimase in silenzio per qualche istante. -"Il Signor Dummer mi ha avvertito della faccenda, ma sappi che la telefonata verrà registrata. Siete pur sempre in carcere, anche se si fanno questi fottuti favoritismi. E dì a quell'incosciente di Troy che la prossima volta, col cazzo che gli faccio un favore!"
Lauren si trattenne dal ridere, Dummer doveva aver supplicato la tizia ad accettare perché questa non sembrava proprio convinta sul da farsi. Per un attimo dubitò che la lasciasse parlare con Camila, ma quando finalmente sentì la sua voce, fu tutto diverso.
Tutta la rabbia lasciò spazio alla nostalgia e quasi non le venne da piangere.
-"Chi è?", chiese la ragazza dall'altra parte della cornetta.
Lauren ascoltò il suono della sua voce in silenzio cercando di reprimere le lacrime, si passò il palmo della mano sotto il naso e fece un respiro profondo.
-"Sono Lauren, Camz, sono io."

Ci fu un attimo di silenzio e Lauren pensò addirittura che avesse attaccato. Ma ecco che il suo respiro picchiò sul microfono, e i singhiozzi, e l'eminente pianto.
-"Lauren, mio dio, sei davvero tu? Mi manchi cosi tanto amore mio". La nera ebbe un tonfo al cuore al sentire le parole amore mio, Camila le mancava cosi tanto. La sognava tutte le notti, quelle labbra, quegli occhi, quella pelle. E il suo profumo...le mancava tutto di lei.
-"Anche tu, piccola"
-"Come hai fatto a chiamarmi?" domandò.
-"L'investigatore Dummer, mi ha dato una mano".
-"È il tizio che si sta occupando del caso, scommetto".
-"Sì", rispose Lauren. Si prese una pausa per riflettere e decise che era il momento di parlarne. -"Camz...", sospirò.  -"Perché lo hai fatto?"
-"Fatto cosa?" la voce di Camila sembrava essere diventata piccola piccola d'un tratto.
-"Non fare la finta tonta, pensavi che non sarei venuta a saperlo? La tua deposizione è falsa!" esclamò Lauren.
-"No...non lo è", esitó. -"Io ti conoscevo".
-"Sì, in tv. C'è una bella differenza, non puoi dire di aver ucciso quell'uomo al posto mio. Non è vero", si guardò le spalle, la guardia stava cercando di capire il contenuto di quella telefonata. -"Devi dire la verità", aggiunse ma stavolta il tono di voce calò bruscamente. Sembrava quasi un lamento, una supplica carica di disperazione e dolore.

-"Dire la verità?", chiese improvvisamente Camila con aria sarcastica. -"Non puoi avermi chiamata solo per dirmi di dire la verità, se siamo qui è perché sei stata tu a mentire sin dall'inizio. Su tutto. E adesso mi vieni a dire che devo essere onesta."

-"Vuoi che sia onesta, Lauren?", chiese retoricamente Camila. La sua voce era rotta per le lacrime che cercava di ingoiare, senza esito positivo. Tremava, forse per rabbia o forse per la sofferenza che stava provando.
-"A volte...A volte vorrei non averti mai conosciuta." -fece una breve pausa -"Sì, i-io immagino la mia vita senza di te. Come sarebbe stata la mia vita adesso se non ti avessi mai parlata? O se tu non fossi mai scappata da un delitto che non hai commesso, se tu non fossi mai entrata in Liberty City. Sarei la stessa Camila di sempre, quella che di giorno spaccia e la sera fa la prostituta per tirare su una bambina di sei anni abbandonata dalla sua stessa famiglia. Quella che sbaglia tutti i giorni della sua vita solo perché non ha altra scelta."
Lo sguardo perso di Camila nel vuoto mentre le parole uscivano dalla sua bocca come un fiume in piena. Flusso di coscienza.
E quello di Lauren fisso sull'apprecchio telefonico ascoltando quelle parole.
-"Ma avrei delle certezze, sai?", una breve risata uscì dalle sue labbra secche -"Riuscirei ad andare a letto la notte con la certezza del domani. Ma adesso, adesso cosa mi resta? Solo un grande amore che non posso vivere perché tu hai deciso per entrambe. Non mi hai dato la possibilità di decidere. Hai fatto l'amore con me, mi hai detto di amarmi quando già sapevi come sarebbe andata a finire. T-Tu...", Stavolta la voce di Camila si ruppe, le lacrime scivolavano giù senza sosta e i singhiozzi tornarono più forti di prima. Si voltò poggiando la schiena sulla parete fredda, mentre la cornetta era ancora poggiata al suo orecchio. Chiuse gli occhi e sollevò la testa.

-"Tu mi hai guardata negli occhi e mi hai mentito."

-"No! Non è vero!", esclamò Lauren battendo il pugno sulla parete. La guarda fece un passo in avanti allarmata dal gesto della nera.
-"Non ho mai mentito su quello che provavo per te, su quello che provo per te. Io...Io nella mia vita non ho amato che te, e se adesso sono qui a implorarti di dire la verità è perché ti amo cosi tanto da volere solo la tua felicità. Questa non è felicità."

-"Sei tu che non vuoi essere felice, dipende tutto da te", sussurrò Camila.
Lauren chiuse gli occhi poggiando l'avambraccio sull'apparecchio, e fece un respiro profondo. -"Mi stai chiedendo di scegliere?"

-"Non è quello che hai fatto tu chiamandomi?"
Lauren rimase in silenzio.
-"Sappi che io ho scelto te. Adesso tocca a te e spero tu faccia la scelta giusta."

-"Non puoi chiedermi questo", le lacrime rigavano il volto di Lauren. Era combattuta dentro e fuori, lentamente sembrava sgretolarsi ogni certezza.
La verità, doveva dire la verità e tutto sarebbe finito. Per lei. Ma...

-"Sì invece. È la cosa giusta da fare e adesso tocca a te fare la tua parte. Al processo, so che farai la scelta giusta e dirai la verità."

-"Possiamo essere felici insieme, dipende solo da te Lauren".


sera, mi spiace se aggiorno dopo cosi tanto tempo ma sto passando un momento strano nella mia vita. sono a corto di parole e sento cosi tante emozioni che a volte sembra mi divorino.
mi spiace se è breve. è colpa mia e me ne assumo le responsabilità. 
buona lettura ad ogni modo...
ylenia .

brave; camrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora