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6.Orlando

Il cinguettio di un uccello appostato sul cofano dell'auto fece sì che Lauren si svegliasse. Aprì gli occhi lentamente, aveva dormito cosi profondamente da non ricordare nemmeno dove fossero di preciso. Abbassò lo sguardo sui propri jeans e notò che erano ancora sbottonati; il ricordo di quello che era successo si fece vivo nella sua mente e sorrise poggiando il capo al seggiolino prima di voltarsi verso la piccola al suo fianco. Dormiva beatamente stretta alla sua coperta. Lauren pensò fosse l'immagine più dolce che avesse mai visto.

"Ho fame" -brontolò improvvisamente una voce alle sue spalle che la fece sussultare. Si era completamente dimenticata della piccola Sofia.

Le sorrise. "Se resisti ancora un po' troveremo un posto dove fermarci e fare colazione."

La piccola annuì guardando fuori dal finestrino. Attorno non c'era nulla se  non un cartello che indicava i kilometri che mancavano ad arrivare a Orlando.

"Merda!" -imprecò facendo svegliare la mora affianco a lei. La ragazza si portò una mano fra i capelli disordinati e la guardò preoccupata. "Che succede?" -bofonchiò con un tono di voce ancora troppo assonnato.

"Siamo ancora ad Orlando!"

"Oh..." -si limitò a dire. "Ed è lontano?" -chiese poi. Lauren capì che non doveva mai essere uscita da Miami, e un po' le mise tristezza.

"No, sono solo a tre ore da Miami. Ne sono passate sette, sono le dieci!" -Lauren era evidentemente in crisi. Sapeva che questo voleva dire un ritardo di quattro ore, ma soprattutto che quei farabutti potevano già essere sulle loro tracce.

Camila capì la sua preoccupazione,  posò una mano sulla sua coscia e cercò di sorriderle nella maniera più dolce possibile.

"Ehi, calmati. Adesso ci fermiamo in qualche posto ad Orlando. Ci diamo una sistemata, mangiamo e poi ripartiamo."

"E se ci trovassero?" -sbottò.

"Ci sono tante strade per arrivare a Portland, e poi non hanno la minima idea di dove siamo dirette. Ben che meno di dove ci fermeremo."
Lauren l'ascoltò scettica. In fondo aveva ragione, loro non sapevano quali fossero i loro piani e poi le lamentele della bambina non facevano che convincerla che fermarsi fosse la scelta migliore. Cosi accettò, riprese a guidare per qualche chilometro finchè non si trovarono all'interno di una piccola cittadina di Orlando che a occhio e croce contava mille abitanti. Sostarono nel parcheggio di un grande AutoGrill affianco a un enorme camion che copriva la vista della loro auto. Nel caso qualcuno fosse arrivato non le avrebbero viste, questo era stato il pensiero della più grande. Stavano camminando verso l'entrata quando la piccola Sofia cominciò a lamentarsi.

"Mila, devo andare in bagno!"

Le due ragazze si guardarono per un istante. "Devo fare la pipì!" -si lamentò ancora una volta. Lauren sorrise guardando la bambina e poi guardò Camila.

"Accompagnala al bagno, io penso alla colazione."

Camila guardò la nera cercando di capire se fosse seria, e quando vide che non aveva altra scelta accettò di portare la sorellina al bagno. Lauren intanto entrò nel locale. Era abbastanza retrò: un lungo bancone occupava un'intera parte della stanza e sulle pareti vetrate erano sistemati i tavoli. Le sedute erano più dei divanetti di un colore marrone che da tanto la sensazione di sporco; dietro al bancone c'era solo una signora al quanto in carne che stava pulendo i bicchieri. Lauren si avvicinò sorridendo, voleva sembrare cortese ma la tizia non fu dello stesso avviso. Continuava a masticare la sua gomma di cui la ragazza riusciva a sentire l'odore di melone.

brave; camrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora