twenty-nine

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29. the truth kills me inside.


Era arrivato il grande momento. Quello su cui aveva rimuginato ogni notte, che le aveva rubato il sonno e anche i sogni. Era arrivato.
Attorno ai suoi polsi le solite manette, al suo fianco due poliziotti a scortarla. Non era cosi che immaginava di finire, ma ormai indietro non poterva tornare.
Il corridoio era enorme e ricco di vetrate, ogni tanto si intravedeva qualche quadro antico o una statua di marmo. Diverse persone vestite in giacca e cravatta erano appostate fuori da un enorme porta in legno.

L'aula. Lì si sarebbe svolto il processo e finalmente avrebbe scoperto l'esito a lei già chiaro. L'unica paura di Lauren era quella di guardare sua madre negli occhi e mentirle spudoratamente. Le faceva male. Oppure guardare l'investigatore Dummer e sentire il bisogno di dire la verità; era cosa complicata.
Quella sarebbe stata la sua sfida maggiore, ma l'avrebbe superata. Poteva farcela. Doveva farcela.

La porta si aprì e subito una serie di flash la colpirono. Tutti cercavano di immortalare Lauren Jauregui, la fuggitiva più giovane e ricercata d'America. Uno scoop. La sua vita oramai era diventata solo pasto per stupidi avvoltoi in cerca di un articolo scottante da pubblicare su qualche rivista scandalistica. Ma cosa poteva aspettarsi?

Fu difficile per lei percorrere quell'aula, camminare affianco a tutte quelle persone che la consideravano colpevole. Fu difficile camminare affianco agli occhi di sua madre e non riuscire nemmeno a guardarla dalla vergogna che stava provando. La delusione che le avrebbe provocato sarebbe stata tanta.

I due poliziotti la scortarono sino al banco dove già sedeva il suo avvocato. -"Sei pronta?", mormorò questo avvicinandosi all'orecchio di Lauren.

Questa ci pensó un attimo e, dopo aver preso un respiro profondo, annuì poggiando i gomiti sul tavolo. -"Sono nata pronta".

Ed ebbe inizio.

Il giudice entrò in aula affiancato da altre due persone. Fra le mani avevano una serie di fascicoli, probabilmente lì dentro c'era documntata tutta la vita di Lauren e i suoi precedenti.
Lauren deglutì e fissò un punto nel vuoto. Dall'altra parte sedevano la moglie dell'uomo defunto e il suo avvocato.
Provò un tale ribrezzo, se solo quella donna avesse saputo con chi fosse sposata, non sarebbe stata lì a chiedere giustizia per conto di chi non meritava.

Ognuno prese il suo posto. La giuria popolare, i testimoni alle spalle, i presenti. Tutti al loro posto in attesa di essere chiamati in ballo.

Il giudice aprì il fascicolo esponendo il caso. Ci fu un silenzio straziante quando il nome di Lauren venne pronunciato.
Subito dopo cominciarono gli interrogatori.

La prima persona ad essere chiamata fu proprio la moglie del defunto che in lacrime si precipitò a sedersi al fianco della corte. Il suo avvocato si alzò in piedi avvicinandosi a lei, le porse delle domande riguardanti la loro vita in famiglia prima della morte del marito. Domande sui suoi figli e questo fece salire in Lauren un senso di colpa incredibile.

Quell'uomo aveva dei figli e quei piccoli sarebbero cresciuti senza padre. Padre mostro però.

-"Signora, lei conferma che suo marito frequentava la famiglia Jauregui?", chiese.

La donna annuì stringendo tra le mani un fazzoletto. -"Certo. Mike e mio marito lavoravano insieme, erano perfino soci. Capitava spesso che mio marito rimanesse in ufficio fino a tardi accollandosi tutto il lavoro".

A quella frase Lauren lasciò andare una risata sarcastica che fece eco nella stanza. Il giudice batté il piccolo martello di legno munendola. 

-"Cosa la fa tanto ridere?"

brave; camrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora