Capitolo uno - The Beginning
"Non serve parlare, e forse nemmeno capire.
La vita a volte ha la stessa logica di un sogno,
a volte di un incubo" -Heaven6661La suoneria del mio cellulare mi fa svegliare di soprassalto, cerco l'oggettino diabolico sul comodino e quando lo trovo accetto la chiamata senza nemmeno guardare chi sia.
"Angel! Maledizione dove cazzo sei?!", mi urla una voce femminile dall'altro capo del telefono
"Mh...Alex ti prego non urlare...sono a casa...", biascico con la voce ancora impastata nel sonno.
"Hai idea di che ore sono?"
"No...si può sapere perchè ti agiti tanto?"
"Sono le otto, Angel! Se non ti muovi Johnathan ti farà la ramanzina per giorni!"
"Oh merda! Arrivo!"
"Hai venti minuti, non uno di più!"
Stacco la chiamata e salto giu da letto, iniziando a correre per tutta la camera nella speranza di trovare dei vestiti, dopo varie imprecazioni riesco a trovare i miei amati jeans scuri e una canotta dei Metallica, indosso il tutto molto velocemente e corro fino in bagno, mi pettino i capelli neri, leggermente ondulati sulle punte, che arrivano ormai fino alle spalle in un taglio scalato e naturale, per poi passare una linea di eye-liner alla Amy Winehouse sugli occhi, anch'essi neri come la pece.
Mi presento, sono Angel ho ventidue anni, lavoro in un pub conosciuto in tutta la città, il Johnny's, e vivo in questa piccola cittadina della California, Huntington Beach, da quando sono nata. I miei genitori mi abbandonarono dopo il mio diploma, scomunicandomi dalla loro vita dopo una litigata avvenuta proprio alla vigilia di Natale, si trasferirono in Georgia, e da allora non ho più avuto loro notizie, sono quel tipo di ragazza che la gente di solito odia, rompo le regole, ho una vita distrutta da quando sono andata al liceo, la maggior parte del mio corpo riporta dei tatuaggi e ho un piercing all'orecchio destro, un industrial, le mie unghie sono perennemente laccate di nero, amo la musica metal e suono la batteria e la chitarra da quando ho dieci anni, me la cavo anche nel canto e quando non lavoro dietro al bancone del pub improvviso uno spettacolo, in modo da guadagnare qualche soldo in più.
Non ho molti amici, eccetto Alex, una ragazza conosciuta all'ultimo anno di liceo, tra me e lei c'è sempre stata una certa intesa ed è l'unica che non mi sparla alle spalle, in poche parole, è l'unica vera amica che ho.
Una volta pronta esco di casa prendendo le chiavi della macchina e avviandomi a tutta velocità al locale, spero vivamente che il proprietario non sia già arrivato."Finalmente ce l'hai fatta!"
"Scusa Alex, non ha suonato la sveglia", borbotto mentre inizio a servire alcuni clienti
"Ti spaccherei la testa sui piatti della tua amata batteria quando fai così"
"Anche io ti voglio bene", ridacchiamo e continuiamo nel nostro lavoro.
Il Johnny's è un locale semplice, le pareti sono scure e tappezzate di foto e di poster di varie band che hanno fatto la storia, le luci sono perennemente soffuse dando un'aria abbastanza intima al posto, la gente che viene qui è quasi sempre quella abituale, persone a modo e anche un po' strane, è un locale che delle volte viene frequentato anche da famiglie, questo grazie al buttafuori, Neil, che si occupa della sicurezza di tutti, non mancano le serate dove qualcuno alza di troppo il gomito ma per fortuna non è mai successo nulla di troppo eccessivo.
Dopo qualche minuto vedo che su alcuni tavoli ci sono bicchieri e bottiglie vuote, così decido di prendere un vassoio e iniziare a toglierle, quando sto per tornare dietro al bancone, però, la mia attenzione viene catturata da un gruppo di ragazzi che cercano di chiamarmi, sovrastando la musica del locale.
"Ditemi ragazzi", dico ai cinque una volta che mi avvicino al loro tavolo.
"Puoi portarci cinque birre e un primo giro di chupito?", mi chiede uno di loro, un ragazzo muscoloso, con in testa una bandana e un cappello e delle fossette che tradiscono la sua mole facendolo sembrare un bambino troppo cresciuto.
"Nessun problema", torno al bancone e preparo il tutto, riprendo il vassoio pieno tra le mani e torno al tavolo dei ragazzi per poi poggiare tutto quello che avevano ordinato.
"Stasera paghi tu, Vengeance!", urla uno di loro iniziando a scolarsi la birra.
Vengeance? Che nome.
"Ah Gates! Sei uno scroccone bastardo!", risponde l'interpellato.
Gates, Vengeance...va bèh, io ho del lavoro da sbrigare.
Una volta di nuovo dietro al bancone inizio a pulire dei bicchieri mentre Alex continua a servire un paio di clienti, in questo posto lavoriamo io e lei principalmente e lavoriamo per di più la notte, mentre altre dipendenti sempre e solo in coppia fanno i turni di giorno, Johnathan, il titolare, non si vede quasi mai in giro se non per serate importanti e con molta più gente di stasera.
"Ehy, quel tipo ti sta mangiando con lo sguardo", sussurra Alex mentre versa della vodka in un bicchiere
"Chi?", domando guardandomi intorno con nonchalance
"Quel ragazzo lì, all'angolo"
Mi volto e vedo che la mia mica mi indica con lo sguardo il tavolo dei cinque ragazzi, uno di loro mi sta fissando mentre continua a bere la sua birra con tranquillità.
"Sarà una tua impressione"
"Non credo proprio, perchè non vai?"
"Non ci penso nemmeno, non lo conosco e non voglio conoscerlo", dico mentre inizio a distillare una birra rossa per poi porgerla ad una ragazza.
"Oh, andiamo Angel, quand'è stata l'ultima volta che sei uscita con qualcuno?", mi sprona Alex avvicinandosi
"Non ho la testa per uscire con qualcuno, non ora"
"Devi lasciarti un po' andare, non ti pare?"
"No, non mi pare e ...oh merda", sbarro quasi gli occhi quando vedo il ragazzo in questione alzarsi dal tavolo per avvicinarsi al bancone, Alex mi molla una pacca sul sedere e facendo finta di nulla inizia a pulire alcuni bicchieri che un gruppo ha lasciato sul bancone.
Questa me la paghi, Alex.
"Ciao", mormora il ragazzo appoggiando un gomito sul bancone
"Ciao", rispondo con voce abbastanza fredda
"Posso chiederti una birra o mi cacci?"
Che?!
Senza smettere di farmi domande apro il frigo posto sotto il bancone e ne estraggo una birra che stappo velocemente e gliela poggio davanti agli occhi.
"Ecco a te"
"Sei sempre così fredda?"
"E tu sei sempre così invadente?", evviva la mia stronzaggine acuta.
"No, di solito no", inizia a sorseggiare dalla bottiglia.
Ora che lo vedo meglio posso notare che è davvero un bel ragazzo, invadente, ma bello, ha i capelli neri tagliati in un modo alquanto particolare, gli occhi azzurri, un central poco sotto il labbro inferiore, le braccia sono interamente tatuate, il collo è circondato da un paio di manette perfettamente tatuate e il tutto è seguito da un'innata altezza.
Riprenditi idiota
Ricomincio a pulire il bancone cercando di non incrociare lo sguardo del ragazzo che, al contrario, non perde una singola mossa, finchè non riesce a farmi davvero irritare.
"Intendi tornartene dai tuoi amici?", sbotto con acidità
"Dovrei?"
"Sì, dovresti"
"E invece resto qui", mi guarda con un'aria di sfida sedendosi sullo sgabello
"Tra dieci minuti chiudiamo, vedi di sparire"
"Ho ancora dieci minuti, lo hai detto tu"
Vengo colta da un tic involontario all'occhio sinistro, tipico di quando sto davvero per arrabbiarmi, finisco il mio lavoro e inizio a spegnere alcune luci.
"Ehy, Rev! Muoviti dobbiamo andare!", il ragazzo davanti a me si volta verso i suoi amici che stanno già uscendo dal pub, lui si volta un'ultima volta verso di me e mi fa un sorriso beffardo guardandomi con quegli occhi incantatori.
"Ci si rivede, piccola", e senza aggiungere altro se ne va.Mi richiudo la porta di casa alle spalle, do un'occhiata veloce all'orologio notando che sono le tre del mattino, sono distrutta ma non vado a dormire, mi cambio in fretta indossando una maglia oversize e tolgo il trucco, torno in cucina per prendere la bottiglia di rum al miele e mi siedo sul divano, portandomi le ginocchia al petto, prendo il telecomando dello stereo e lo accendo, ricordandomi che all'interno c'è un cd dei Guns N' Roses, immediatamente le note di 'Don't cry' mi inondano la mente mentre butto giu un gran sorso di rum.
Appoggio la testa alla spalliera del divano in pelle nero e socchiudo gli occhi.
Mi presento, mi chiamo Angel, ho ventidue anni, e ogni pensiero lo annego al fondo di una bottiglia.
Il mio unico pensiero, ora?
Occhi azzurri.
Penso a quel ragazzo dagli occhi azzurri e dalle manette sul collo.
Lo rivedrò ancora?
Saprò mai il suo nome?
Potrò fidarmi?
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Eternal Rest In My Heart
Fanfiction"Angel? Strano nome per una ragazza tormentata come te" "Che ne sai tu? Non ci conosciamo nemmeno" "Ti conosco fin troppo bene invece", continua senza smettere di guardarmi "Io non ti ho mai visto", mormoro quasi spaventata dal comportamento del rag...