Danger

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Capitolo ventuno - Danger

"Il giorno più bello che ho vissuto
è stato quello in cui ho imparato a piangere a comando" -Kurt Cobain

"Andiamo a casa"
Senza nemmeno darmi il tempo di pensare Matt lascia i due bicchieri perfettamente pieni sul tavolo, mi afferra per un polso e mi trascina per tutto il pub fino all'uscita, nonostante stia cercando di oppormi per poter avere delle scuse plausibili, continuo a pensare all'incontro con quel ragazzo poco fa, mi chiedo ancora come faccia a conoscere me e Matt, ci ha chiamati per nome nonostante io non l'abbia mai visto, a giudicare dalla faccia di Matt anche lui non ne sa più di me, eppure c'è qualcosa che non mi torna e che voglio scoprire.
"Si può sapere chi era quel tizio? E perchè mi hai trascinata via così?", chiedo al ragazzo mentre guida come un pazzo nella speranza di arrivare a casa il prima possibile, gli occhi smeraldini sono puntati sulla strada e ridotti a due fessure, sembra che stia pensando mentre continua a zigzagare tra le macchine e il traffico.
"Non lo so, Angel", mi risponde freddamente e conciso senza guardarmi, rabbrividisco quando mi accorgo che siamo appena passati con il rosso in un incrocio decisamente pericoloso.
"Perchè stai guidando così?! Da cosa stiamo scappando?", chiedo irritata e spaventata.
"Scappando? Credi davvero che stiamo scappando?"
"A giudicare da come guidi, si, stiamo scappando"
"Bella teoria, ma non so darti una risposta"
Non ribatto e in poco tempo la macchina parcheggia davanti alla villa dei ragazzi, scendiamo con altrettanta velocità e Matt, quasi correndo, mi fa entrare in casa, chiude la porta alle sue spalle con violenza e inizia a chiamare i ragazzi, nessuna risposta arriva alle nostre orecchie e l'angelo inizia a perlustrare tutto il piano inferiore.
"Matt, si può sapere perchè ti agiti tanto?", la voce di Jimmy ci arriva dalle scale, mentre sta scendendo gli ultimi gradini con un libro abbastanza spesso in mano e un paio di occhiali da vista calati sugli occhi.
"Ma allora ci siete! Rispondere ogni tanto, no eh?"
"Ti vuoi calmare? Ero in camera mia e gli altri sono usciti per comprare qualcosa, iniziavano a scarseggiare le provviste e Zacky stava impazzendo", spiega molto velocemente il ragazzo avvicinandosi a noi.
"Dobbiamo parlare", dice serio Matt, guarda fisso negli occhi il suo migliore amico e dopo un lungo scambio di sguardi sembra che si siano capiti, iniziano a camminare lungo il corridoio del piano e io non posso far altro che seguirli, arriaviamo davanti ad una porta che non avevo mai notato e il primo ad entrare e Matt, subito dopo Jimmy entra per metà, poi si volta e mi lascia uno sguardo tra il dispiaciuto e l'indecifrabile.
"Tu aspetti qui"
"Cosa? Ma anche io ho il diritto di sapere cosa succede!"
"Prima ne dobbiamo parlare noi, non fare i capricci e fila in camera tua"
"Mi hai preso per una bambina?"
"Certo che no, ti sto solo dando un consiglio. Tra poco dovrebbero arrivare anche gli altri", sbuffo con sonorità vedendo la porta della stanza chiudersi davanti a me.
Senza avere troppa scelta decido di andare in cucina e prepararmi del tè caldo, in attesa di saperne qualcosa in più.








JAMES'S POV

"Allora, si può sapere cosa succede?", chiedo a Matt vedendolo fare su e giu per lo studio in modo nervoso, era un po' che non lo vedevo così.
"Eravamo al pub, Angel voleva incontrare la sua amica e lo accompagnata, tutto stava filando liscio fin quando mi sono allontanato, il tempo di prendere due bicchieri pieni e c'era un ragazzo di fronte a lei, stavano parlando non so di cosa ma quel tizio insisteva per sedersi con lei..."
"Arriva al dunque Shadows, non mi interessano i particolari"
"Mi sono messo in mezzo e quando ho visto quel tizio negli occhi ho avuto la strana impressione di averlo già visto...", ammette infine Matt guardandomi con preoccupazione.
"Non mi sembra una tragedia, sarà stato qualcuno che abbiamo già incontrato"
"Non in questo posto, Jimmy"
Sbarro gli occhi per la sorpresa di queste parole e mi sento un brivido freddo lungo la schiena.
"Sei sicuro? Intendi...davvero lui?", chiedo dubbioso.
"Conosceva il mio nome Jimmy, e anche quello di Angel"
"Descrivilo"
"Alto un po' meno di te, capelli neri corti perfettamente laccati, occhi blu, un piccolo accenno di barba, giacca e cravatta", mi guarda come se avesse davanti il tizio che mi sta descrivendo e poi nega con un cenno del capo, "Non so il suo nome, ne tantomeno lo sa Angel, me lo avrebbe detto".
Cammino fino alla finestra che c'è in questo studio e mi fermo davanti ad essa iniziando a guardare il cielo senza soffermarmi troppo su un punto, deglutisco a vuoto mentre immagino la persona che mi è stata descritta. Decisamente un tipo elegante ma con qualche difetto, gli occhi blu sono comuni in questo posto e per riconoscere quella persona la dovrei vedere, sempre ammesso che sia colui a cui stiamo pensando, anche se sembra strano. L'abbigliamento non lascia troppo a cui pensare, poteva benissimo essere un uomo appena uscito da lavoro...
"Matt con queste informazioni non arrivo a nulla, ci sono decine di persone come quella ad Huntington e milioni nel mondo intero, mi servono dei dettagli", dico mentre mi volto verso il mio amico che ora prende posto su una poltrona in pelle e si massaggia le tempie con la mano.
"Non lo so, James, non ho guardato troppi particolari, pensavo che tu l'avresti riconosciuto anche solo da queste poche informazioni"
"Difficile riconoscere una persona senza mai averla vista, non ti pare?", incrocio le braccia davanti al petto e sospiro.
"Che abbia cambiato il suo aspetto per non farsi riconoscere? Insomma, io lo visto più volte lo avrei dovuto riconoscere se fosse stato lui"
"Non è detto...se è lui ha decisamente giocato bene la sua entrata in scena e se ha detto il tuo nome di sicuro voleva impressionarti e farti raccontare tutto a noi, proprio come sta succedendo ora, davvero ben studiato..."
Segue un lungo silenzio interrotto solo dagli sbuffi di Sanders che non si da pace per non aver visto qualche dettaglio in più in quella persona e per non averla riconosciuta subito, se lo conosco bene si sta maledicendo in tutte le lingue del mondo.
"Non ci resta che stare più attenti, stanotte potremmo uscire e andare a cercarlo, di sicuro di ricorderai il suo aspetto", concludo io dando una pacca sulla spalla a Matt
"Si, è la cosa migliore da fare. James, se è lui, vuol dire che...?"
"E' iniziato il conto alla rovescia Matt, anche se qualcosa già sospettavo"
"Che intendi?"
"Stamattina, mi sono sentito male di punto in bianco e non era mai successo, ho provato una sensazione di panico che non riesco a spiegarmi ed era come se mi stessero schiacciando sotto una pressa, sentivo tutto ovattato e mi faceva male la testa, faticavo quasi a respirare...", Matt sospira affranto prima di guardarmi con comprensione.
"E Brian?"
"Non vuole darlo a vedere, ma secondo me c'è qualcosa che non va. Sta impazzendo, ha sempre più voglia di uccidere e non me ne capacito, non so perchè lo voglia, non è cattivo eppure sembra non ne possa fare a meno, inoltre aprire le ali è sempre più una sofferenza, qualche giorno fa mentre stavamo volando sulla costa gli sono cedute", spiego a Matt che subito sbianca.
"Come gli sono cedute!?", urla quasi preso dal panico.
"Stava volando tranquillamente non andavamo nemmeno troppo veloci, di punto in bianco non riusciva più a sbatterle e non aveva nemmeno la forza di farlo, è caduto in acqua per fortuna ma si è incazzato e ha iniziato a dare la colpa al mondo intero"
"Tipico di Brian, anche se potrebbe essere una storiella esilarante da contare davanti al fuoco, credo che questa cosa sia seria però, date le circostanze", ammette in tono preoccupato.
Ridacchiamo per smorzare la tensione e decidiamo di tornare in sala in modo da non far venire troppi sospetti ad Angel, chiaro ormai che non le diremo nulla sull'argomento, è meglio per lei non saperlo, se le dovesse succedere qualcosa non credo che me lo perdonerei tanto facilmente, in sala troviamo i ragazzi, Brian sdraiato sul divano e immerso in un sonno profondo, Zacky è vicino a lui e gli sta passando un panno bagnato sulla fronte, mi avvicino ai due preoccupato mentre Matt va in cucina dove si trova momentaneamente Johnny, della ragazza non c'è traccia.
"Che gli è successo?", chiedo a Zacky notando che Brian sta tremando come una foglia e cerca di stringersi il più che può in posizione fetale, mentre gli occhi si muovono veloci nascosti dalle palpebre chiuse.
"Appena siamo entrati in casa è sbiancato come un cadavere, dopo poco ha iniziato a tremare e da lì non ha più smesso, non so cosa gli sia preso, è successo anche a te stamattina ma qui è diverso, tu non tremavi così tanto" mi spiega Zacky facendo passare lo sguardo da me al mio migliore amico.
"Non gli è successo nulla mentre eravate fuori?", chiedo ancora.
"No...apparte che per una decina di minuti non lo abbiamo più visto, ma alla fine è tornato dicendoci che ci aspettava nel reparto della carne, ha lasciato delle confezioni dentro il carrello e ho notato che gli tremavano le mani"
"Ha parlato con qualcuno apparte voi?"
"No, perchè me lo chiedi?", lo sguardo del ragazzo si fa più curioso ma per ora non intendo dare troppe spiegazioni.
"Te lo può raccontare meglio Matt, tanto è in cucina con Johnny, sicuramente glielo starà dicendo", senza troppe domande anche Zacky raggiunge gli altri due in cucina lasciandomi da solo. Mi alzo per poter prendere una coperta pesante e coprire Brian che ha iniziato a tremare più di prima, gli passo una mano tra i capelli corvini e mi chino per lasciargli un bacio sulla fronte, mi siedo davanti a lui sul tappeto e gli prendo una mano stringendola con forza, una stretta che non viene ricambiata.
"Avanti Brian, ne abbiamo passate di peggiori, vedrai che finirà tutto questo fratellino, te lo giuro. Finirà", mormoro piano in modo che possa sentirmi solo lui e in risposta alle mie parole sento una leggera forza sulla mano, come se mi voglia far capire che mi ha sentito.
"Che è successo?", mi volto di scatto senza lasciare la mano da quella di Brian e vedo Angel venirmi vicina in fretta.
"Non si sente bene", le rispondo semplicemente
"Prima tu e poi lui, dovreste finirla di fare le cose insieme", dice ironica, "Ora vuoi dirmi cosa vi siete detti tu e Matt prima?", mi chiede con lo sguardo che lascia trasparire una certa speranza.
"Nulla di particolare"
"Avanti dimmelo, non crederai davvero che me la bevi?"
"Non c'è bisogno che tu sappia tutto quello che ci diciamo"
"Stai scherzando spero, un tizio mi si è avvicinato, sapeva il mio nome nonostante io non l'avessi mai visto prima e tu mi dici che non c'è bisogno che sappia qualcosa in più?!", urla quasi iniziando a gesticolare, mi alzo in piedi e mi metto di fronte a lei
"Smettila di urlare cazzo, non vedi che Brian sta male, non credi che anche a te dia fastidio se la gente urla mentre cerchi di riposare?"
"Non tirare in mezzo Brian! Voglio sapere la verità James Sullivan! Sono stufa di non sapere mai nulla mentre voi non fate altro che nascondermi le cose, questa faccenda riguarda anche me, se siete in pericolo voi lo sono anche io e pretendo di venire a sapere cosa succede", i ragazzi attratti dalle urla di Angel fanno capolino dalla cucina per assistere alla scena in silenzio, guardo questa ragazzina e penso che da un lato abbia ragione ma non posso rischiare di farle pesare qualche situazione inutilmente, mi limito a negare, ancora una volta, la realtà della situazione.
"Non c'è nulla che tu debba sapere, e questa è la mia ultima parola".
"E' un'ingiustizia, ti odio!"
Potrei giurare di aver sentito il cuore perdere dei battiti.
Il respiro mozzato.
L'unica certezza che avevo infranta.
Si sgretola davanti ai miei occhi, e non posso far nulla per fermarla.
La porta di casa sbatte facendomi capire che la ragazza sia uscita di corsa, nonostante i ragazzi urlino il suo nome nel tentativo di fermarla.
Un fatto ancora più strano mi porta ad alzare una mano e poggiarla sulla mia guancia, la sento umida, osservo la mia mano e vedo con chiarezza di essermi appena asciugato una lacrima.
Una lacrima che mai mi sarei immaginato di poter versare




ANGEL'S POV

Perchè deve finire sempre così?
Perchè sono sempre io quella che deve sempre farsi più male degli altri?
Sto corrrendo senza meta, nella sola e unica speranza di riuscire ad allontanarmi il più possibile da questa casa.
Sento gli occhi umidi ma non lascio che nemmeno una lacrima riesca a solcarmi il viso.
Continuo a correre arrivando al molo, sento le gambe stanche e pesanti e la milza bruciare, ho il fiatone ma non mi interessa.
Mi fermo al limitare della passerella che da sul mare, una goccia, due e tre e subito mi ritrovo sotto ad un temporale.
Sembra che il cielo stia piangendo al posto mio.
Ma a pensarci, nessuno ha mai pianto per me.
Cado sulle ginocchia e mi guardo intorno, vedo il mare che s'ingrossa e le onde arrivano quasi vicino a me, il vento soffia forte e la pioggia scende incessantemente, chiudo gli occhi e l'unica cosa che mi chiedo è come sia possibile che tutto questo mi faccia sempre così male.
Il mondo mi fa male, lo ha sempre fatto e io non trovo un modo per contrastarlo, all'improvviso non sento più le goccie di pioggia bagnarmi e il vento gelido mi fa rabbrividire.
Alzo lo sguardo sentendo una presenza dietro di me e vedo il tizio misterioso del pub con un'ombrello leggermente inclinato in modo da coprirmi.
"Giornata sbagliata per una passeggiata sul molo, non credi?", chiede con voce suadente.
"Nessuna giornata lo è"
"Se mi permetti, vorrei aiutarti, vorresti venire con me? Una casa calda e accogliente è meglio che un vecchio ponticciolo freddo e umido, mh?", mi porge una mano per aiutarmi ad alzarmi, lo fisso per qualche secondo e noto quegli occhi blu, ora quasi grigi, profondi e freddi, calcolatori e maliziosi.
Senza pensare delle mie azioni accetto quella mano che mi è stata offerta e mi alzo, mi stringe un braccio intorno alle spalle e mi fa strada.
Un passo dopo l'altro, non so cosa mi aspetti, non so se sto facendo la cosa giusta.
Continuo a camminare dopo aver lasciato un ultimo sguardo al mare.

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