Capitolo due - Fear of the Dark
"Speravo di svegliarmi,
invece era la mia vita" -P. KellerAl mio risveglio vengo accolta da un tremendo mal di testa, mi ritrovo ancora una volta sul mio divano in questo piccolo appartamento, passo una mano sugli occhi e intravedo sul tappeto per terra la bottiglia di rum al miele che mi ha fatto compagnia per tutta la notte.
Dovrei smetterla.
Si, certo...ma quand'è stata l'ultima volta che ho ascoltato la mia coscienza? Nemmeno lo ricordo più.
Mi alzo leggermente barcollante e riesco ad arrivare al bagno senza cadere per terra e rompermi qualcosa, osservo la mia immagine nello specchio sopra al lavandino e quasi mi viene voglia di tirare un pugno per frantumare il vetro. I capelli sono tutti arruffati, il trucco della sera prima è colato sulle guancie facendomi sembrare un fantasma, i miei occhi neri sono stanchi e rossi, gli occhi di chi non ne può più, eppure non sono sempre stata così distrutta...
Con mille pensieri per la testa decido di riempire la vasca da bagno con dell'acqua bollente e ci svuoto dentro metà della botticina di sapone alla vaniglia, mi ci immergo fino alle spalle e poggio la testa al bordo della vasca, mi sono sempre chiesta se sia normale riuscire ad immergersi dentro l'acqua così tanto calda.
Le persone non dovrebbero bruciarsi?
A quanto pare mi hanno così tanto distrutta che non sono più in grado di provare dolore, non fisico almeno.
Osservo con finto interesse il soffitto bianco, così puro, il bianco, troppo puro...non posso fare a meno di chiedermi quand'è stata l'ultima volta che ho sorriso davvero, credo fosse stato al funerale di mio cugino...ridevo...quelle risate isteriche che ti fanno sembrare una pazza agli occhi delle persone, quelle risate che mi sono costate centinaia di sedute dallo psicologo, perchè ovviamente nessuno si era fermato a chiedermi il perchè di quella mia reazione, preferirono chiudermi in un ambulatorio psichiatrico, per tre mesi, i tre mesi più brutti della mia vita, per una ragazzina di sedici anni. A causa di quei mesi rinchiusa là dentro sono diventata quella che sono, una persona fredda, stronza e che non cerca più l'aiuto delle persone.
Quand'è stata l'ultima volta che dormii per una notte senza la paura degli incubi? C'è mai stata una notte del genere, Angel?
Non me lo ricordo.
Dopo quel periodo all'ambulatorio tornai a casa dalla mia famiglia, se così può definirsi, ma andava sempre peggio, mia madre continuava a rinfacciarmi il mio comportamento pessimo e ribelle ogni giorno, mi diceva che non potevo essere sua figlia, come poteva una ragazza ribelle, che rompeva le regole ogni giorno, che beve, che ha una vita sregolata, essere la figlia di una donna d'alta classe qual'è mia madre? Semplicemente non potevo.
E mio padre, un uomo rispettato e stimato in tutta la California, si rifiutava anche di guardarmi negli occhi per il mio aspetto e comportamento, spesso mi nascondevano ai loro amici, definendomi come una malata mentale, solo per il semplice motivo che ascolto musica metal, mi vesto tra lo stile gotico e metallaro e preferisco i miei amati anfibi alle scarpette col tacco...
Inutile dire che diventai la rovina della famiglia, come uno squarcio nero in un dipinto perfetto, come una nuvola che oscura una giornata di sole. Cambiai decine di scuole, mi espulsero quasi in tutte, finchè non riuscii a diplomarmi per pura fortuna, dopo il mio diploma i miei genitori si aspettavano che io prendessi parte a lavorare nell'azienda di famiglia, ma quando annunciai che preferivo lavorare come musicista o come bar-lady si arrabbiarono come non mai, dicendomi che se volevo continuare a vivere con loro avrei dovuto fare quello che mi dicevano e che dovevo andare all'università in modo da concludere qualcosa nella mia inutile vita, non credo ci sia bisogno di dire che non feci nessuna delle cose che mi avevano ordinato.
Alla vigilia di Natale si presentarono nella mia camera con due valigie con dentro tutte le mie cose e mi dissero di avermi preso questo appartamento, poco distante dal centro, perchè gli facevo pena, e loro avevano ben pensato di trasferirsi in Georgia, in modo da non doversi vergognare di me. Se c'è una cosa che odio è far pena alla gente.
Non mi lamento di questo posto, comunque, il salotto e la cucina sono uniti in uno spazio decisamente grande, ci sono due camere e un bagno spazioso, posso dire di star più che comoda qui.
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Eternal Rest In My Heart
Fanfiction"Angel? Strano nome per una ragazza tormentata come te" "Che ne sai tu? Non ci conosciamo nemmeno" "Ti conosco fin troppo bene invece", continua senza smettere di guardarmi "Io non ti ho mai visto", mormoro quasi spaventata dal comportamento del rag...